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Autore: Sherlokette    21/04/2014    4 recensioni
Tratto dal testo:
Era il 2002 quando mio nonno finì in manicomio. Avevo 10 anni.
Oggi di anni ne ho 21, e per tutto questo tempo non mi è stato mai permesso di andarlo a trovare. Come se la follia fosse contagiosa.
Solo adesso mi rendo conto che non è pazzo.
Cosa succede quando i miti racchiudono un fondo di verità?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto. Col respiro un po' affannoso, guardai l'orologio: segnava le nove meno un quarto.

“Alla faccia della dormita...” Mi stiracchiai, ricordandomi perchè mi fossi rifugiata nella mia stanza.

D'impulso, guardai la porta: “Chissà se lui è ancora lì...” Mi misi seduta sul bordo del letto, e strofinandomi gli occhi presi coscienza dell'innaturale ed inquietante silenzio che aleggiava nell'appartamento.

A piccoli passi, andai ad aprire l'uscio. Le luci erano tutte spente, e mi strinsi nelle braccia. Pensai che Loki fosse già andato a dormire, finché non arrivai in salotto, dove il divano-letto non era neanche stato aperto.

-Loki? -

Iniziai a cercarlo dappertutto, sempre più consapevole che era inutile.

Se ne era andato.

E mi mancò un battito al cuore pensando che forse non l'avrei più rivisto.

Ma non mi lasciai prendere dallo sgomento: infilai il cappotto, mi armai di ombrello nel caso si fosse di nuovo messo a piovere (e anche come eventuale arma di difesa) ed uscii, decisa a ritrovarlo.

“Non può farmi una cosa del genere!!”

Scesi in volata le scale, spalancai il portone e mi gettai nella notte, ancora giovane, a caccia del dio. Non sapevo dove cercarlo, ma il mio istinto mi suggeriva la strada che poteva aver percorso, e il mio istinto non mi aveva mai tradito.

Camminai, camminai, senza avvertire la benché minima stanchezza.

Le uniche persone che incontrai furono quelle che andavano e venivano dai locali notturni. Li ignoravo, proseguendo imperterrita lungo le vie principali di Londra, quando ad un certo punto ebbi una sensazione, che mi fece fermare e voltare: Hyde Park. In quel momento una pioggia copiosa iniziò a cadere, e a differenza di tutti coloro attorno a me, che correvano in cerca di un riparo, aprii l'ombrello e mi addentrai nel parco.

I mie passi risuonavano nelle pozzanghere, schizzando acqua in ogni direzione. Gli alberi si muovevano sotto le gocce pesanti, creando figure spettrali contro la luce dei lampioni. I viali erano scivolosi, e più di una volta rischiai di cadere. Decisi di provare a chiamare il dio: - Loki!! Sei qui? Loki!! -

Un tuono fragoroso percorse l'aria, facendomi sobbalzare, ma ripresi subito coraggio e proseguii, nonostante le gambe dei pantaloni fradici e una sensazione di freddo sempre più pungente che mi arrivava fin dentro le ossa.

Fu allora che notai una figura vestita di nero seduta a testa china su una panchina, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Sembrava assorta in qualche pensiero, incurante dell'acquazzone, così mi avvicinai. Con sollievo, mi resi conto che era Loki, e con un sorriso portai l'ombrello sopra la sua testa, commentando: - La pioggia è un elemento ricorrente nei nostri incontri, vero? -

Lui sollevò lo sguardo, sorpreso: - Che ci fai qui? -

-Potrei farti la stessa domanda. -

Il dio degli inganni abbassò la testa: - Tu volevi stare da sola. -

-Sì, ma solo per un po'. Cosa credevi, che fosse un invito ad andartene? -

-No, ho solo pensato che starti lontana ti avrebbe aiutato a decidere di chi fidarti, tutto qui. Sarei tornato, prima o poi. -

Mi sedetti al suo fianco, senza badare alla panchina bagnata: - Io mi fido di te, Loki. Ma le parole di Sif mi hanno... scossa. -

-Hai avuto paura? -

-No. Perchè se tu fossi un assassino come lei ti ha descritto, allora non saremmo qui a parlare adesso. -

Trascorse un minuto di silenzio fra noi due, mentre lo guardavo riportare la sua attenzione su di me.

Poi gli poggiai una mano sul braccio, sorridendo: - Noi siamo amici, adesso. Chi se ne importa di Sif, io non ho conosciuto un criminale. E adesso andiamo a casa, con un tempo del genere ci vuole una bella tazza di cioccolata calda. -

 

 

 

Dopo un bel bagno caldo a testa e avvolti in morbidi pigiami freschi di bucato, io e Loki ci ritrovammo sul divano, l'una accanto all'altro, come più ci sembrava comodo (io rannicchiata e lui a gambe incrociate) a bere la promessa cioccolata calda.

-Giurami che non lo farai mai più - mormorai ad un certo punto.

-Che cosa? -

-Scappare. -

-Non ero scappato. -

-Sembrava di sì. -

-Sif non mi fa paura, se è ciò che stai insinuando. -

-Io non l'ho detto. -

Lui sospirò: - E' ciò che segue alla sua comparsa che mi preoccupa. Come ho già detto, raramente si muove da sola. -

-Davvero? -

-Lei è la guerriera più forte, ma Asgard conta anche altri tre valorosi combattenti: Hogun, Fandral e Volstagg. Questi quattro insieme sono fortissimi, e se aggiungi Thor allora sono guai seri per qualsiasi nemico incroci la loro strada. -

-Vorresti dire che tuo fratello... -

-Fratellastro. -

-... Potrebbe farsi vivo presto? -

-Spero di no, altrimenti non ci sarà forza né in cielo né in terra che potrà impedire loro di rinchiudermi di nuovo. -

Poggiai con rabbia la mia tazza sul tavolino davanti a noi: - Non è giusto! -

-Sì, lo so. -

-Ci deve essere una soluzione! Una... alternativa alla prigione! -

Loki scosse la testa sorridendo tristemente: - Non per la legge asgardiana. -

-E allora impedirò loro di portarti via! -

Lui mi guardò: - Seriamente, Mystery: una midgardiana, senza poteri e senza il minimo addestramento; quali speranze potresti avere contro il dio del tuono e il suo allegro gruppetto? -

-Non sarò forte fisicamente, ma ho un'ottima dote diplomatica. Potrei convincerli a lasciarti stare. -

-Quanto ottimismo. -

-Loki... - Mi avvicinai un po' di più a lui: - Hai già pagato abbastanza per le tue colpe. Non gli permetterò di farti ancora del male, chiaro? -

Vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa, e mi resi conto di aver detto una cosa piuttosto melensa.

Arrossii e mi allontanai, tenendomi vicina al bracciolo del divano: - Quello che voglio dire è che... Non lascerò che tu li affronti da solo. -

-Vuoi dire che se si dovesse presentare l'occasione di una battaglia, nonostante le tue scarse abilità di combattimento, resterai al mio fianco? -

-Esatto, sì. Una specie di spalla, ecco. Assistente, o come ti pare. -

-Amica suona meglio. -

Sbarrai gli occhi, per poi voltarmi verso di lui e incontrare un'espressione inusuale sul suo volto: un sorriso. Non di scherno o finto, ma un semplice sorriso, che svanì dopo un secondo sostituito dalla solita aria annoiata: - Che facciamo? Andiamo a dormire? -

-Io non ho sonno. -

-Allora... Restiamo a chiacchierare un po' finché non è tardi? -

-Mi va benissimo. -

Riuscimmo a fare le tre di notte, con le nostre chiacchiere. Non vi dico bugie quando ammetto che non appena toccai il mio letto crollai di nuovo addormentata, ma con la consapevolezza che al mio risveglio avrei ritrovato il dio degli inganni ad aspettarmi.

  
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