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Autore: kk549210    21/04/2014    1 recensioni
La vita dolceamara dei piccoli insetti ronzanti in sei brevi quadretti narrativi...
Genere: Satirico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMILCARE, FUCO POLITICO
 
Amilcare era un vecchissimo fuco, il più vecchio di tutta la comunità: nessuno sapeva dare un’età ai suoi peli ormai bianchi e le sue zampette ormai deboli e stanche avevano camminato a lungo per i corridoi del Palazzo, durante le lunghe stagioni in cui il vecchio fuco aveva esercitato il potere nella comunità. Ad ogni ciclo di elezioni veniva rieletto, più per abitudine che non per merito, tanto che i suoi concittadini lo avevano soprannominato scherzosamente Calcare, perché dicevano che la presenza di Amilcare nel Palazzo era paragonabile a quella delle incrostazioni di calcare: una volta attaccatosi, non si poteva più staccare. Amilcare non prestava attenzione a queste chiacchiere e se ne andava per la sua strada: ogni giorno, immancabilmente, si recava al lavoro con la sua valigetta, pronto ad affrontare una montagna di scartoffie, inviate dalle api più giovani per avere diritto all’istruzione, oppure dalle più anziane per ottenere al termine della carriera la meritata pensione; sulla sua scrivania, inoltre, vi erano infinite domande di un lavoro decente.
Sotto il suo governo i posti dirigenziali erano tenuti solamente dai fuchi, che passavano le loro giornate negli uffici esagonali agli ultimi piani dei più moderni grattacieli di cera, spesso senza combinare nulla di utile alla comunità, anzi, il più delle volte, facendo andare tutto quanto storto. Amilcare e gli altri dirigenti e politici si dicevano tanto occupati, da doversi fare letteralmente mantenere, anzi sfamare, dalle api, le uniche in tutta la società ad avere conservato in sé il senso del dovere.
Quella mattina, Amilcare aveva un’importante seduta in Parlamento, poiché bisognava varare una nuova legge sulle pensioni. Alcuni dei fuchi sostenevano che l’età del pensionamento delle api dovesse essere alzata, altri ritenevano addirittura che esse dovessero lavorare fino allo stremo delle forze, finché non fossero state portate al cimitero, poiché la produzione di miele non era sufficiente ai fabbisogni della società. Amilcare fece un appassionato discorso a sostegno di quest’ultima proposta, affermando che tutti dovevano prendere esempio da lui, che, pur essendo ormai tanto vecchio, lavorava ancora (sempre che si possa definire “lavoro” starsene tutto il giorno dietro una scrivania senza combinare nulla). Un giovane fuco, eletto da poco per le sue idee democratiche, ancora poco conscio del fatto che fare politica, per i suoi  colleghi, significava cercare di star bene e di fare lavorare gli altri al proprio posto, affermò che un provvedimento di legge tanto ingiusto avrebbe scatenato l’ira delle principali industrie del paese, che avrebbero così scioperato ad oltranza, tenendo per sé il miele e facendo morire di fame loro, i fuchi, incapaci com’erano  di procacciarsi da soli il cibo. Nessuno dei vecchi conservatori gli diede ascolto e addirittura quelli che si erano sempre dichiarati democratici gli voltarono le spalle. E così la legge venne approvata ed entrò in vigore nel giro di pochi giorni (cosa assai rara nel mondo della politica).
Subito si verificò quello che il giovane fuco aveva previsto durante la famosa seduta in Parlamento. Seguirono giorni di sciopero: le api non si presentarono al lavoro, sfilando con cartelli e striscioni di protesta di fronte al Palazzo del Potere ed ovviamente cessarono immediatamente di nutrire la classe politica, responsabile della loro rovina: tutti quanti i dirigenti della comunità perirono assai tragicamente, compreso il vecchio Amilcare.
Ci fu così un rinnovamento nella classe dirigente e la legge sulle pensioni approvata dal governo Amilcare fu abrogata.
  
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