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Autore: Pandora86    22/04/2014    4 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ieri, i Guardiani hanno compiuto un anno!
Ebbene sì, è passato un anno da quando ho pubblicato il primo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che, in questo anno, hanno seguito la storia, chi silenziosamente chi commentando. Grazie Mille.
E, ovviamente, ringrazio anche tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente e inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
 
Capitolo 18. Sospetti


Londra 2013 – Novembre 


 

“Persone interessanti, i nuovi arrivati” disse Lance seduto all’altro lato della scrivania del suo capo, mentre gli porgeva un fascicolo.

“Sì, l’ho pensato anch’io” rispose questi con professionalità, afferrando il plico di fogli.

“Sembra che ci sia del tenero tra la nuova assistente di Gwen e il nuovo assunto!” si sentì in dovere di aggiungere.

“Quindi, si conoscono tutti e tre!” valutò Artù pensieroso, congiungendo le mani.

“Non è strano che dei ragazzi facciano dei colloqui insieme” rifletté Lance.

“È il sogno di molti, entrare in quest’azienda” concluse poi.

“Hanno dei nomi un po’ strani, non credi?” aggiunse però dopo un po’, buttando la frase casualmente.

L’ombra del dubbio iniziava a serpeggiare nei suoi occhi.

“Perché non dici che lei ha un nome strano?” lo corresse Artù, capendo perfettamente dove l’altro volesse andare a parare.

“Perché intendo loro, tutti e tre!” non si scompose quest’ultimo.

“Lenn è un nome che non ho mai sentito!” disse ancora.

“Ognuno può avere il nome che vuole, purché lavori bene!” liquidò la faccenda Artù.

“Oh, ti assicuro che lavorano più che bene” gli confermò Lance.

“La ragazza poi, è sempre così entusiasta di tutto” disse ancora, ricordando come avesse gioito nel momento in cui era andata a prendere il caffè per tutti alla macchinetta automatica.

Peccato che poi, nel troppo entusiasmo, l’avesse mandata in tilt.

Distratta fino all’inverosimile, eppure più che competente nel suo lavoro.

Veloce ed efficiente, con un’esperienza che sembrava decennale.

Eppure, aveva appena ventisei anni secondo il suo curriculum.

“Questo è l’importante”.

La voce di Artù lo riscosse dai suoi pensieri.

“Non ti sembrano troppo competenti?” chiese ancora Lance.

“Che vuoi dire?” domandò a sua volta Artù.

Anche lui aveva notato qualcosa di strano nei tre arrivati, ma aveva lasciato correre la cosa.

Ma se anche Lance aveva qualche sospetto, allora i dubbi divenivano certezze.

“Beh…” cercò di trovare le parole adatte Lance.

“Ginevra adora la sua nuova segretaria, le ho sentite mentre progettavano di andare a fare shopping insieme” iniziò pensieroso.

“Kyle poi, ha già attirato le simpatie di tutti, lavorando qui da sole due settimane!” disse ancora.

“E Lenn, nonostante sia al suo secondo giorno, sembra già perfettamente a suo agio con tutti noi!” concluse, non riuscendo a trovare un capo nei pensieri che affollavano la mente.

“E questo, dove ci porta?” chiese Artù facendosi attento.

“Non lo so, ma ti posso dire che la loro esperienza lavorativa non è quella di semplici ventottenni” incrociò le braccia Lance.

“Sembrano un gruppo molto affiatato” rifletté Artù.

“Lo sono!” gli confermò Lance.

“E si sono perfettamente inseriti nel nostro, di gruppo” gli rivelò, con aria seria.

Sapeva, infatti, che Artù avrebbe compreso perfettamente.

Il loro gruppo, quello originario: i cavalieri e il Re.

Artù gli rivelò allora la strana frase di Lenn, il giorno prima.

“Adesso, ho la certezza che non sono chi dicono di essere!” decretò Lance.

Artù annuì.

“La domanda è: sono i buoni o i cattivi?” chiese ancora Lance perplesso.

“Aspettiamo di avere qualche dato in più prima di avvisare gli altri” disse poi e Lance approvò, annuendo con il capo.

“Se non abbiamo dati, non possiamo fare nulla” commentò ancora, assottigliando gli occhi.

Nella testa il sospetto prendeva sempre più forma.

E se non solo fossero i buoni, ma fossero addirittura Loro?

Certo, il numero non quadrava, ma Artù non aveva la più pallida idea di come fossero organizzati; forse si muovevano tutti insieme, forse no.

In ogni caso, non restava altro da fare che vedere come le cose si sarebbero messe e tenere d’occhio i nuovi arrivati.
 
 

***
 

“Ancora a inciampare qua e là, Merlìha?” la prese in giro Kyle, porgendole dei documenti da parte di Leon.

“Ah – ah – ah” finse di ridere la ragazza, prendendo il fascicolo dalle mani di Kyle.

Gwen, seduta dietro la sua scrivania, alzò il capo sorridendo.

Le piacevano i nuovi arrivati e li trovava simpatici.

Inoltre, erano tutti e tre amici e sembravano molto affiatati.

I teatrini tra loro, con l’arrivo di Merlìha e poi quello di Lenn non erano mancati.

Questo, per l’appunto era uno di quei casi.

“Perché non vai a lavorare?” ghignò Merlìha in risposta, dividendo velocemente i fogli per poi passarli a Ginevra.

“È quello che sto facendo!” le rispose fintamente offeso Kyle, sgranando gli occhi e portandosi le mani al cuore.

“Perché non vai a infastidire qualcun altro, allora?” riformulò la domanda la ragazza.

“Oh beh” sospirò affranto il biondo.

“Senza il bel tenebroso è una grande noia. Lenn poi, così serio e sorridente” alzò gli occhi al cielo Kyle.

“Non c’è gusto prendere in giro qualcuno, se questi non reagisce alle provocazioni” sospirò ancora con occhi fintamente tristi.

“Parla di mio fratello” spiegò Merlìha a Ginevra.

“È lui il suo bersaglio preferito” concluse scrollando le spalle.

“Oh, anche lui ha fatto domanda qui?” chiese interessata Gwen.

In fondo, quelli erano tre amici che avevano tentato la sorte insieme, provando a lavorare tutti nella stessa azienda.

“Oh no!” rispose Merlìha con un sorriso.

“Lui lavora altrove. Non ha una laurea adatta per fare domanda nella compagnia” spiegò semplicemente.

“Mi dispiace!” la confortò Gwen.

“Figurati!” sorrise ancora Merlìha.

“In fondo, abitiamo tutti insieme” la informò.

“Già!” asserì Kyle.

“E il bel tenebroso è sempre di cattivo umore, quando torna a casa!” disse con scherno.

“Non gli piace il suo lavoro” aggiunse con finto rammarico, guardando Merlìha di sottecchi.

“Beh, se tu evitassi di ricordarglielo e di sottolineare continuamente il lavoro che fai tu, forse il suo umore sarebbe migliore” lo riprese Merlìha, portandosi le mani ai fianchi.

“Non è colpa mia, se il grembiulino gli dona” ghignò Kyle uscendo dall’ufficio con fare teatrale.

Merlìha sbuffò, ritornando al suo posto.

“Sempre il solito” borbottò fra sé.

Ginevra intanto aveva assistito a quelle battute con un sorriso.

“Bel tenebroso?” domandò, cercando di ricordare dove avesse già sentito quella definizione.

“Kyle lo chiama così!” rispose Merlìha sorridente.

“Ti assomiglia?” s’informò Ginevra.

“Per nulla!” rispose la ragazza.

“È l’opposto di me, sia nel carattere che nell’aspetto”.

“Ma gli vuoi molto bene” costatò Ginevra, notando il tono affettuoso dell’altra.

“È il mio fratellone” le sorrise raggiante Merlìha e Ginevra annuì di rimando.

Sì, quella ragazza le piaceva proprio.

E lei aveva bisogno di un’amica.

Un’amica normale.

Un’amica di quel secolo.

Peccato non potesse sapere quanto le sue supposizioni fossero sbagliate.

Nel frattempo, qualcuno aveva ascoltato tutta la conversazione dietro la sua porta.

Qualcuno che aveva trovato quella conversazione molto più che interessante.

Forse sarà meglio parlarne in privato con Lance, pensò Artù ritornando dietro la sua scrivania.

Fratello.

Bel tenebroso.

Il grembiulino gli dona!

Un ascoltatore esterno non avrebbe trovato nessun legame tra questi elementi, e forse stava proprio in questo la bravura dei tre.

Però, per colui che sapeva cogliere i segnali, allora il dubbio veniva.

In fondo, indagare non contravveniva alla parola aspettare.

E stavolta, le possibilità di fare centro erano altissime.
 

Sera – Casa di Artù
 

 “Fammi capire” chiese conferma Lance, “mi hai fatto venire qui per parlare di un cameriere?”

“Non di un cameriere” lo corresse prontamente Artù, “ma del cameriere!”.

“Non cambia poi molto” sbuffò l’altro.

“E invece cambia tutto” si infervorò l’Antico Re.

“Rifletti Lance!”.

Lance scosse la testa pensieroso.

Non si stupiva della chiamata di Artù.

Erano anni che il Re lo chiamava agli orari più improbabili per condividere questa o quell’idea su una particolare persona.

La risposta era anche semplice, in effetti: Lance era quello che, nella loro vita passata, era stato più a contatto con lui dividendo, per qualche tempo, i suoi segreti.

Artù si era fatto raccontare innumerevoli volte di come lo avesse aiutato a contrastare gli uomini immortali.

Si era fatto raccontare molte volte gli aneddoti che a lui erano stati preclusi.

Solo una volta il Re gli aveva domandato perché non lo avesse mai denunciato, nonostante avesse giurato fedeltà.

Non c’era rimprovero nella sua voce, solo tanta tristezza, ma non per la mancata denuncia del cavaliere.

C’era tristezza perché aveva dovuto ammettere che un cavaliere di umili natali era stato più nobile di lui nel riconoscere un vero alleato.

“Non ho mai saputo quanto fosse grande in realtà, in quella vita!” aveva risposto Lance a quella domanda.

“Tuttavia, sentivo che proteggerlo avrebbe protetto Camelot. Nell’anno che abbiamo passato insieme al castello, mi sono sentito onorato per aver condiviso con lui il grande peso che ha portato sulle spalle per tutta la sua vita” aveva risposto semplicemente Lance.

Artù aveva annuito triste.

“Servendo me, non hai fatto altro che servire lui in realtà” aveva ammesso finalmente con la voce di chi comprende.

Con lo sguardo di chi sa.

Perché era sempre stato Merlino a portare avanti il regno.

Era sempre stato Merlino che per fare la cosa più giusta, avendo accettato di fargli da servitore.

Quando, nei secoli addietro avevano combattuto la stregoneria, Artù aveva sempre cercato di capire quale fosse la cosa più giusta.

Nei suoi anni da principe, aveva osservato il padre cercando di imparare il più possibile in quella lotta che, lui lo aveva sempre saputo, li vedeva in svantaggio.

Certo, molte volte aveva dissentito le decisioni del suo passato padre però, lo aveva anche amato e cercato di renderlo orgoglioso, aiutandolo quanto più poteva in quella lotta dove il padre sembrava sapere di più.

Poi, nei suoi anni da Re, Artù si era ritrovato a combattere con Morgana e, in ogni battaglia, aveva sempre dato il meglio di se.

Tuttavia, nell’intimo dei suoi pensieri, sapeva che a loro mancava un elemento che li rendeva in netto svantaggio contro la strega: la magia.

Invece, la magia era sempre stata a Camelot, sotto le mentite spoglie di un servo un po’ idiota e talvolta anche ridicolo.

Avevano sempre avuto la magia dalla loro parte e Lancillotto questo lo aveva sempre saputo.

Per questo, lo sguardo di Artù era stato triste quando gli aveva rivolto quella domanda.

Per questo ora si trovava lì, interpellato prima degli altri.

Per questo, Artù ascoltava la sua voce fra tutte nelle questioni magiche.

Lo ascoltava persino più di Ginevra che, dopo la sua morte, era vissuta lunghi anni a Camelot conoscendo la vera identità di Merlino.

Ma anche di questo, Lance non si sorprendeva.

Con la morte di Artù, anche Morgana aveva cessato di vivere.

Non c’erano più stati intrighi e complotti ma solo un lungo scorrere di anni.

Merlino e Ginevra non avevano mai condiviso la complicità che invece il mago aveva avuto con il cavaliere; non c’era, infatti, stata nessuna battaglia da sventare.

Per questo era lui che Artù interpellava.

“C’è qualcosa che non quadra!”.

La voce di Artù lo riscosse dai suoi pensieri.

“Beh, ammetto che è un po’ strano!” costatò l’altro.

“Non è strano! È regale” sottolineò la parola Artù.

Non esisteva nessun’altra parola adatta per definire quel cameriere.

L’aveva visto, per la prima volta, circa un mese prima.

Lo sguardo che gli aveva rivolto aveva fatto accapponare la pelle ad Artù.

Non l’aveva guardato, l’aveva scrutato.

Poi, ecco che compariva Kyle poco dopo.

E, secondo un ordine prestabilito, si presentavano a lui Lenn e Merlìha.

Lenn che gli diceva quella frase, poi; non poteva essere un caso!

“Non pensi che potrebbero essere Loro?” sussurrò Artù e Lance scosse il capo.

Spesso, in passato, avevano cercato delle persone; senza risultati, ovviamente.

E ora, ecco che comparivano quei quattro.

Tuttavia, considerando che nel passato tutti i loro tentativi erano stati dei buchi nell’acqua,
Lance preferiva andarci piano.

“Sappiamo che sono in quattro” ragionò Artù.

“Ma non sappiamo che faccia possano avere e nemmeno i loro nomi” lo riportò alla ragione Lance.

“La Dama ha sempre descritto la loro potenza e la loro opera nella storia, ma nulla di più” concluse pensieroso.

“Hai detto tu stesso che si sono inseriti con facilità nel nostro gruppo” gli appuntò Artù.

“Sarebbe da sciocchi non tentare” s’infervorò e Lance lo guardò pensieroso.

Quella era stata la frase più ricorrente in quegli anni da parte del suo attuale capo.

Sarebbe da schiocchi non tentare.

Da un lato, Lance comprendeva la difficile situazione dell’Antico Re.

Sapere com’erano andate veramente le cose aveva apportato un radicale cambiamento nella sua persona.

O forse, non era cambiato per nulla.

Sempre di animo nobile, sempre uomo d’onore, sempre votato alla causa.

E, ora che sapeva tutto, si sentiva ancora più responsabile.

Tuttavia, Artù era logorato al pensiero di apparire come uno sciocco, ora che sapeva.

Ora che comprendeva.

E preferiva essere scrupoloso fino allo sfinimento piuttosto che dimostrare a Lui quanto fosse incapace anche in questo secolo.

A nulla era servito rassicurarlo sul fatto che Merlino l’avesse accompagnato per il suo cuore puro, per la sua nobiltà.

Per il suo valore, per il suo coraggio.

Per tanto altro.

L’Antico Re era logorato dall’attesa.

L’attesa della sua metà.

Inoltre, non aveva tutti i torti nel sospettare dei nuovi arrivati; Lance stesso aveva avuto dei sospetti.

Quindi, in definitiva, c’era la possibilità che quello non fosse l’ennesimo buco nell’acqua.

“In effetti, ho detto io stesso che sono un po’ strani” ammise perplesso.

“Ma non è detto che conoscano il cameriere!” scosse la testa.

“Ma se lo conoscessero?” domandò Artù.

“Beh… potremmo essere vicini a qualcosa” ammise ancora l’altro.

“Ma come fare per verificare ciò?” domandò poi.

Artù sogghignò.

“Io un’idea l’avrei”.

Lance lo osservò attento.

“Se è davvero uno di loro, sarà lui stesso a venire da noi” affermò con sicurezza.

“Che vuoi dire?” domandò Lance perplesso.

“Che non perderà l’occasione d’oro per entrare di persona nel palazzo che ospita l’azienda”.

“Non capisco” ammise l’altro.

“Capirai fra qualche giorno” lo rassicurò l’Antico Re.

“Forse, addirittura domani!”.
 

Continua…
 

Note:
 

Bene, in questo capitolo scopriamo che Artù e i cavalieri conoscono i Guardiani.

Non di persona, ma comunque conoscono cosa rappresentano.

Nei capitoli passati, ho spiegato che la Dama avesse istruito le loro anime prima di farli ritornare.

La conoscenza dei Guardiani, oltre alla potenza di Merlino, rientrava appunto in questa istruzione.

D’altro canto, Artù sospetta subito di loro visto che ha passato buona parte della sua vita a sospettare di chiunque.

Non sa che faccia hanno ma sa che sono in quattro, e che due sono fratelli; per questo collega tutto ascoltando le parole di Merlìha.

Che dire… spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

Come sempre, attendo i vostri commenti adesso più che mai visto che la storia sta entrando nel vivo (dopo venti capitoli è anche ora, potreste dire) e quindi sono curiosa di conoscere le vostre opinioni e i vostri commenti.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Alla prossima.

Pandora86
  
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