Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Segui la storia  |       
Autore: madelifje    22/04/2014    2 recensioni
A dodici anni ho avuto l’idea di salire sul tetto.
Lo spettacolo da lassù è bellissimo: si vedono le ultime luci ancora accese delle case, i lampioni che illuminano le strade deserte e, alla mia destra, i campi.
Mi sdraio sul plaid cercando di trovare la stella polare. Poi controllo di avere montato l’obbiettivo giusto sulla mia Canon, metto a fuoco e scatto la foto.
Giselle diceva che un giorno Alianna Crawford sarebbe diventata qualcuno.
Oggi è il 7 settembre 2012 e sono le ventitré e quindici minuti.
Alianna Crawford è ancora la ragazza invisibile.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


No Angel



-Questa è forse la cosa più stupida che abbiamo mai fatto –dice Willow. Ed è tutto un dire, perché noi di cose davvero stupide ne abbiamo fatte a bizzeffe. Questa, però, le batte davvero tutte.
Finiremo in un mare di guai, i miei non mi permetteranno più di mettere il naso fuori di casa, non riusciremo mai a scoprire la verità e Nathan Morris continuerà ad essere libero.
 
Il 2013 è iniziato malissimo.
Willow è venuta a bussare furiosamente alla mia porta alle dieci e mezza del primo gennaio, e io inizialmente l’ho presa per un’allucinazione perché, dai, era impossibile che fosse già sveglia. Invece lei era davvero nel mio vialetto perché “mi doveva dare una notizia molto importante e io come al solito avevo il cellulare spento”. Siccome non volevo che svegliasse tutto il vicinato, l’ho fatta salire. Sono così venuta a conoscenza di una sua conversazione con Connor Morris avvenuta intorno alle nove e quaranta (sì, erano entrambi svegli nonostante la festa della sera prima), in cui Conny le aveva inavvertitamente comunicato di aver dormito a casa dei suoi zii, nella stanza di Nathan, perché i suoi erano partiti per Aspen e lui si era dimenticato le chiavi nella sua cucina. All’affermazione “Spero per te che Nathan non russi”, Connor aveva risposto che in realtà Nate a casa non c’era.
-È a Maple’s Hill. Sono sicura. Connor ha cambiato discorso nel giro di due secondi! –ha dichiarato Willow, seduta sul mio divano. Ne ero abbastanza certa anche io, motivo per cui alle dieci del mattino seguente eravamo fuori dalla casa di Ed con già le valige preparate. Dopotutto, era la nostra unica occasione per parlare seriamente con Nathan.
-Non vorrei fare una domanda troppo ovvia –ha detto il rosso –ma… Cosa diamine state facendo?
Noi ci siamo limitate a trascinarlo nella macchina di Willow.
Ammetto che convincere mia madre sia stato abbastanza difficile. Secondo lei il due gennaio sono partita per quel famoso stage di fotografia di cui mi aveva parlato Gale tempo fa ed è bene che continui a crederlo. L’unica raccomandazione è stata “ricordati delle medicine”.
 
Che Willow guidasse malissimo già lo sapevo, ma del lato truzzo di Ed ero completamente ignara. Ha iniziato a scattare selfie circa dopo mezz’ora di viaggio, più o meno quando Willow ha deciso di superare il limite di velocità e io ho richiuso il mio libro (meglio evitare di vomitare sui sedili della bionda), e ha messo via il cellulare solo quando entrambe abbiamo minacciato di buttarlo giù dalla macchina in corsa. Allora ha scavato tra i cd di un’imbarazzatissima Willow, dando inizio ad una serie di esibizioni canore a cui mi pento di aver partecipato. Dopo aver fatto rivoltare Freddie Mercury nella tomba per un po’, Ed ha dato via al gioco degli indovinelli.
Sembrava che stessimo facendo un viaggio di piacere.
Adesso, fuori dai cancelli di Maple’s Hill, Seattle, nessuno ha più voglia di scherzare.
 
-Sono un’amica di Nathan Morris –dico alla signora nell’ingresso –posso vederlo?
Stavolta fuori a fare da palo è rimasto Ed. Ha usato la scusa del “qualcuno non deve farsi vedere, nel caso dovessimo fare un altro tentativo domani”, ma io non gli ho creduto. C’è dell’altro, glielo si legge in faccia. Tuttavia non era il caso di mettersi a psicanalizzarlo, così ho fatto finta di averla bevuta e mi sono incamminata con Willow per il lungo vialetto.
Il piano era semplice: io entro e parlo con Nathan, Willow cerca di mettere le mani sul fascicolo (“So che lui l’ha bruciato, ma è impossibile che non ne abbiano una copia”).
-Sicura di non voler fare cambio? Non ho paura di lui –sussurra la mia amica.
-Sicurissima. –devo vederlo. Non voglio che la sua faccia continui a perseguitarmi nelle mie allucinazioni, insieme a Andrew e, be’, Giselle.
Mi faccio scortare lungo un corridoio troppo stretto e finalmente la donna –un’infermiera, presumo –apre la quinta porta sulla destra. Ci troviamo in una specie di sala ricreativa, con persone che giocano a Trivial Pursuit e altri che disegnano.
Nathan è seduto vicino ad una delle grandi finestre, tutto concentrato in un solitario con le carte da scala quaranta.
-Ecco qui –dice l’infermiera –vi lascio da soli. Hai mezz’ora, cara, poi è ora di pranzo.
Nathan solleva lo sguardo. Di solito il suo volto non tradisce nessuna emozione, ma stavolta proprio non riesce a contenere lo stupore. Sono esattamente l’ultima persona che si aspettava di vedere. Ovviamente si ricompone subito e le sue labbra si increspano nel solito sorriso strafottente.
-Ali –mi saluta.
-Ciao.
-A cosa devo l’onore? Non sono ancora venuti nemmeno i miei genitori.
Ripenso alla conversazione che ho origliato in casa loro e non mi risulta così difficile credergli. –Cosa ci fai qui?
-Hanno trovato dell’eroina in casa mia. Solita storia.
Da parte a noi c’è una ragazza poco più piccola di me che parla da sola. Sta chiedendo ad una certa signora Blossom se vuole dell’altro thè.
Al suo posto potrei esserci io. Se non miglioro, è in un posto del genere che finirò.
Desiderosa di andarmene presto da qui, rompo il silenzio. -Nathan, ti devo parlare.
-Bene.
-Già.
-Hai intenzione di stare lì impalata o pensi di sederti?
Scosto una sedia dal tavolo e mi ci siedo sulla punta, pronta ad alzarmi in qualsiasi momento.
Ho tante cose da dirgli e non so da dove iniziare, questa è la verità. La Vivident Xylit che sto masticando ormai ha perso completamente il sapore ed è diventata disgustosa, ma sputarla significherebbe trovarsi di colpo senza un’occupazione, così continuo a ruminare e a fare qualche bolla. 
Nathan impreca. A quanto pare ha perso il suo solitario.
-Ero al funerale di Andrew. –che strano modo per rompere il silenzio.
-Mi aspettavo di vedere anche te, ma eri ancora in ospedale.
-Lo so.
-Perché non vai direttamente al punto, Ali? Così potrai tornare da Ed Sheeran.
Per poco non ingoio la gomma da masticare. –Cosa ne sai tu di lui? –balbetto.
-Lo conosco. È un bravo ragazzo, Sheeran. Quasi quasi mi pento di averlo picchiato.
Il mondo si è fermato. Il mio respiro è più affannato, una mano comincia a tremare e non riesco più a ricordare se quella mattina ho preso le pillole.
-Di cosa stai parlando?
-Non te l’ha detto?! Eppure è successo la stessa settimana in cui Drew ci ha lasciati… Il tuo amico si è anche difeso abbastanza bene. 
«Come stai?» «Come una che ha avuto un incidente in macchina, e tu?» «Oh, io… ho sbattuto contro un palo. Poi sono dovuto andare di corsa da mia zia perché… lei aveva… partorito. Adesso ho un cugino che si chiama John.» «Il palo aveva per caso un guanto da pugile? E tu hai fatto avanti e indietro dall’Inghilterra in così pochi giorni? Vai al diavolo, Ed.»
-Che cazzo gli hai fatto?
-Oddio, allora non te l’ha detto davvero.
«C’è stata una rissa, lunedì sera. Se ti interessa, l’altro è messo molto peggio di me. Purtroppo i due giorni seguenti non ero esattamente in forma. E non volevo che tu mi vedessi così.»
«Chi è stato?»
-Fattelo spiegare da lui, Crawford, non mi va di sentirti frignare.
E poi la vedo. Giselle, in giardino, proprio dall’altra parte della vetrata. Probabilmente è un’allucinazione. Insomma, lei è morta. Però lei mi sorride, e io ricordo perché sono lì, perché io, Ed e Willow stiamo facendo tutto questo e perché è così importante scoprire la verità. Deglutisco, senza staccare lo sguardo da Giselle, mi alzo, appoggio entrambi i palmi sul tavolo e mi piego in avanti.
-Dimmi subito cos’è successo quella sera, Nathan –sibilo.
-Cazzo, ad Andrew dovevi piacere davve…
Sbatto una mano sul tavolo, così forte da farmi male.
-Se non ti calmi ti sbatteranno fuori da qui –dice sottovoce.
-Allora vedi di fare in fretta.
-Sai, Giselle non stava bene, –perché sorridi, bastardo? Perché sorridi mentre parli di lei? –era depressa. I Dawson temevano che le venisse un esaurimento.
-Tu la picchiavi, brutto figlio di…
-Poi è morta la sua adorata nonna e lei non ce l’ha fatta più. Fine. Dispiace anche a me.
Ci vuole tutto il mio autocontrollo per non colpirlo.
-E le pillole di riluzolo dove le avrebbe trovate?
-I miei hanno una farmacia e lei ci veniva a trovare spesso.
Sta in piedi. La storia sta in piedi. Non posso permettergli di fare una cosa simile.
-E Miguel?
E l’espressione di Nathan cambia. Non sorride più, l’odiosa scintilla nei suoi occhi scuri è sparita. Se non lo conoscessi bene direi che ha paura. Si morde un labbro e infila una mano in tasca, per non farmi vedere quanto stia tremando.
-Tu non sai niente.
-Allora dimmelo.
Tre infermiere si avvicinano in fretta al nostro tavolo. Forse ho alzato un po’ troppo la voce.
-Sei stato tu?
-Sai qual è il bello, Ali?
Una donna bionda mi dice che forse è meglio che me ne vada.
-È stato un maledetto incidente. L’abbiamo spinto. Miguel ha battuto la testa. Eppure per quello è morta anche lei.
 
Willow è esattamente dove ci eravamo separate neanche mezz’ora prima. È incredibile come mi sembri passata un’eternità. Parliamo solo quando il pesante portone di Malple’s Hill si chiude alle nostre spalle.
-Ce l’hai fatta? –mormoro.
-Ovvio. Dio, dovrei entrare nella CIA.
Riesco addirittura a sorridere.
-Tu? Scoperto qualcosa?–domanda Will.
Non rispondo, ma infilo una mano in tasca e premo il pulsante che ferma il registratore del cellulare.
 
La stanza dell’hotel è minuscola. Le valige di Willow ne occupano circa due terzi, mentre io devo ancora capire dove incastrare le mie –sotto al letto non ci passano. Questo è comunque un problema di cui mi occuperò dopo. Ed è seduto sulla scrivania, quell’aria ansiosa che può significare solo “avanti, raccontante tutto” e quella faccia da schiaffi. Qualcuno ha inserito il cd degli Arctic Monkeys nello stereo e adesso Willow balla mentre sistema i suoi vestiti su ogni ometto-gancio-sporgenza qualsiasi che trova. Perché “non gliene frega niente se io e Ed vogliamo fare i piccioncini, lei in stanza da sola non ci sta”. E comunque non avrei mai trovato la forza necessaria per chiedere a Ed di stare in camera con me.
-Ok, io vado a farmi una doccia. Voi due riuscite a non fare sesso sul mio letto?
Non le rispondiamo nemmeno.
Nessuno dei due apre bocca fino a quando al rumore dell’acqua che scorre si aggiunge anche la voce di Willow, in quella che sembra una sua versione di Empire State of mind.
Ed mi fissa.
-Vuoi finalmente dirmi cosa sta succedendo?
Vorrei, davvero. Ma tutto quello che esce dalla mia bocca è –Tu e Nathan vi siete picchiati.
Si passa una mano fra i capelli, imprecando sottovoce. Annuisce.
-Perché non…?
-Ti avevo appena baciato. Sai, dopo il nostro viaggio. Ero su di giri, volevo urlarlo più o meno a tutto il mondo, ma mi sono accontentato di offrire una birra a J. Lui però era in ritardo. Al bar c’erano anche Nathan e i suoi amici. Avevo bevuto, non ero esattamente in me. Poi loro mi hanno riconosciuto, hanno iniziato con  le solite stronzate tipo “Lui è l’amico di quella puttana della Crawford”, eccetera. Non c’ho visto più, All. volevo farlo stare zitto.
Non so cosa dire. Come si risponde ad un racconto del genere?
Ma forse le parole non servono. Sa anche lui che non doveva farlo, mica c’è bisogno che glielo dica. Quello di cui lui forse ha bisogno - di cui io ho disperatamente bisogno – è qualcuno che lo tenga. E io voglio essere quel qualcuno. Così gli butto le braccia al collo e lo stringo, appoggiando la guancia sulla sua spalla e respirando il suo profumo buonissimo.
Dal bagno proviene uno “Youu shook me aaaaaaall niiiight loonnng”. Una coppia sta litigando furiosamente nel corridoio dell’albergo. La batteria del mio cellulare è scarica. Willow sta palesemente inventando le parole della canzone degli ACDC. Ma sto abbracciando Ed, e questa è l’unica cosa importante.




Sooono tornata!
Invisible vi era mancata? Ok, molto probabilmente no.
Come ho spiegato nell'avviso - il quale ha appena fatto puf - volevo prima finire di scrivere la storia, poi avre postato tutti i capitoli settimanalmente.
E l'ho fatto.
Tra venerdì e sabato ho finito di scrivere Invisible. 

Adesso vi posso dire con esattezza che mancano due capitoli, poi ci sarà l'epilogo. Due capitoli molto, molto lunghi. Adesso siete liberi di odiarmi.
Spero che i passaggi di questo capitolo vi siano chiari. Ricapitolando: Willow scopre che Nathan è tornato a Maple's Hill, così Il Trio - ok, fa tanto Harry Potter - decide di partire per Seattle. Voglio sottolineare che Ed e Will non sanno di tutta la faccenda di Miguel. Nathan praticamente confessa di aver ucciso un ragazzo e Willow ruba una copia del suo fascicolo. Cosa ci sarà scritto? Lo scoprirete nel prossimo episodio *musichetta*.
Spero abbiate passato una buona Pasqua :)
Grazie ancora per tutti i vostri feedback, siete stupendi (e la storia è terza nella classifica delle più popolari. Terza. Ancora non ci credo, grazie)
Gaia ♥

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: madelifje