Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: saitou catcher    22/04/2014    1 recensioni
Enjolras si sta preparando per un importantissimo esame universitario, che si terrà di lì a sette giorni. In questo momento di estremo stress, per il giovane capo degli amici dell'ABC, i momenti di romanticismo tra lui e il suo compagno Javert vengono ridotti al minimo... o almeno così si potrebbe pensare...
Dedicata a Makochan, un piccolo sbrocco sulla Enjavert che spero vi piacerà. Mi raccomando, recensite!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I was made for lovin' you, baby
you were made for lovin' me
And I can't get enough of you, baby,
Can you get enough of me?

 

Enjolras aprì gli occhi e si mise a sedere, le iridi azzurre illuminate da un lampo omicida. Lentamente, volse il capo verso la figura che dormiva accanto a lui nel letto, completamente nascosta dalle coperte che lo avvolgevano.

-Maledetto idiota...- sibilò tra i denti. -Mette la sveglia e nemmeno si alza.

Afferrò il cuscino sotto di lui e lo calò con forza sulla figura avvolta nelle coperte. Dall'intrico di lenzuola uscì un mugugno appena accennato.

-Courfeyrac- sibilò Enjolras. Lo colpì di nuovo. -Courfeyrac, svegliati.

Per tutta risposta, sotto le lenzuola Courfeyrac si contorse, andando ad infilare la testa sotto l'ultimo guanciale rimasto.

 

Tonight I wanna see it in your eyes
Feel the magic
There's something that drives me wild...

 

Un altro colpo:-Courfeyrac, spegni immediatamente quella sveglia!

-Spegnila tu- riuscì a mugugnare Courfeyrac da sotto il cuscino.

Gli occhi di Enjolras si accesero, il suo viso si contorse in una smorfia di rabbia omicida. Con uno scatto improvviso, il giovane leader degli Amici dell'ABC afferrò il suo compagno e lo strattonò fuori dalla lenzuola, mandandolo praticamente fuori dal letto.

-COURFEYRAC, SPEGNI IMMEDIATAMENTE QUELLA MALEDETTA SVEGLIA!!!

-Va bene, va bene! Pacifico, eh!- improvvisamente sveglio e pimpante, Courfeyrac si stese sulle ginocchia dell'amico, allungando una mano per raggiungere la sveglia. Nel momento in cui la musica fu cessata, il giovane biondo scagliò l'altro fuori dal letto con malagrazia e raccolse i suoi vestiti, dirigendosi verso il bagno.

Fu lì, sotto il getto rigenerante della doccia, che Enjolras si rese improvvisamente conto della situazione. Di lì a poche ore si sarebbe finalmente svolto l'esame che da un mese a quella parte occupava un posto centrale nella sua vita. Finalmente si era arrivati a quel fatidico giorno...

E lui aveva litigato con l'Ispettore solo la sera prima.

Enjolras sussultò a quel ricordo e strinse gli occhi, lasciando che rivoli fumanti di acqua calda scendessero lentamente sul suo viso per confondersi con le lacrime che sentiva bruciargli le guance.

La consapevolezza di quanto era appena accaduto faceva male, un male incredibile, ma Enjolras non poteva permettersi di pensare a questo, ora. Se avesse lasciato che le sue emozioni prendessero il sopravvento, tutto il lavro che aveva fatto per arrivare preparato a quel giorno si sarebbe rivelato inutile.

Ma quando si diresse verso la cucina, dopo essersi asciugato e rivestito, a dire la verità non si sentiva affatto più tranquillo. Le sue viscere erano strette da un nodo di ghiaccio che gli aveva preso anche la gola, in strano contrasto con la sensazione di bruciore che provava alle mani e alle guance. Si sentiva come se, da un momento all'altro, l'Uomo Nero che per tutta l'infanzia aveva temuto potesse sbucare improvvisamente da sotto al letto e aggredirlo.

-Dove sono finiti i biscotti di farro?- domandò, bloccandosi al centro della cucina.

-Non ci sono più- lo informò Combeferre. -Da quando te ne sei andato Courfeyrac li ha banditi e ha lasciato nella dispensa solo i biscotti al cioccolato.

Enjolras chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. La giornata non iniziava affatto sotto buoni auspici. E del resto, non era così che sarebbe dovuta andare. Se l'era figurata mille volte, in mente, durante tutto il mese che aveva preceduto quel momento: lui si sarebbe bevuto mille e mille tazze di the, mentre il suo Ispettore gli sarebbe stato accanto, accarezzandogli di tanto in tanto i capelli per confortarlo...

No. Basta. Niente pensieri su Javert. Zona vietata. Off-limits.

Le mille tazze di the Enjolras se le bevve davvero, ma il nodo che gli serrava la gola era così stretto da impedirgli di ingerire qualsiasi cibo solido. Passò i successivi cinque minuti a passeggiare nervosamente su e giù per la stanza, il bruciore sulle guance che sembrava farsi più intenso mentre mille scenari cupi gli vorticavano per la mente.

Il cellulare nella tasca destra dei pantaloni vibrò, annunciandogli l'arrivò di un messaggio. Enjolras lo tirò fuori in fretta e furia, sentendo il suo cuore accellerare i battiti e le viscere attorcigliarsi ancora più strettamente. Ma nel momento in cui posò gli occhi sullo schermo, sentì distintamente qualcosa dentro di lui sgonfiarsi come un palloncino bucato.

Il messaggio era di Bossuet:

 

Tanti, tantissimi auguri di buona fortuna dalle Bahamas! Mi piacerebbe davvero tanto poterci essere, ma purtroppo affari urgenti mi richiamano altrove! Ancora auguri, Bossuet.

 

Enjolras chiuse il messaggio, mentre dentro di lui si facevano strada due pensieri contraddistinti: il primo, assai poco caritatevole, era Per fortuna che Bossuet è alle Bahamas, almeno ho una possibilità in meno che questo dannato esame mi vada male.

Nel momento in cui la sua mente formulò il secondo, qualcosa, dentro di lui, sussultò.

Avrebbe dovuto essere Javert...

NO. Niente Javert. Javert Off-limits. E che cavolo, non era poi tanto difficile.

 

-Courfeyrac.

Sentendosi afferrare una spalla, Courfeyrac si voltò per lanciare uno sguardo al suo leader, abbandonato sul sedile posteriore.Il viso di Enjolras era di un pallore cianotico, che sulla zona intorno agli occhi sfumava in un'inquietante cerchio bluastro. La sua mano serrava la spalla di Courfeyrac con tanta forza da mettere in evidenza l'intrico violaceo delle vene, le labbra quasi scomparivano tese in una line dura e sottile, e gli occhi scintillavano di un inquietante bagliore vitreo. Il respiro affannato del giovane risuonava con forza nel piccolo abitacolo.

-Che c'è, Enjolras?

Gli occhi di Enjolras parvero dilatarsi nel viso cianotico. -Non mi ricordo niente.

Courfeyrac si drizzò improvvisamente, sul volto un'espressione terrorizzata ed infuriata al tempo stesso:-Non farmi di questi scherzi, Enjolras! Sono mesi che ti prepari. Le cose le sai, è solo ansia da prestazione!

Enjolras scosse la testa, sempre più nel panico. -No, sul serio... ti giuro, Courf, non mi ricordo niente.

Courfeyrac gli strinse una mano, tenendo gli occhi fissi nei suoi. -Enjolras, non andare nel panico. Dimmi una cosa, anche la più stupida.

Enjolras lo fissò, gli occhi aperti e sgranati come se non capisse nemmeno la lingua in cui parlava.

-I dati sulla sovrappolazione mondiale- tentò Courf, disperato. -Li hai ripetuti talmente tante volte che ormai li so persino io.

Gli occhi di Enjolras parvero farsi più grandi, dal suo viso scomparvero anche le ultime traccie di colore, e improvvisamente il giovane leader perse il controllo:-Combeferre, torna indietro! Non ci posso andare all'esame in questo stato!

-Troppo tardi, Enj- spietato ed impassibile, Combeferre continuò a guidare. -Ormai sei in ballo e devi ballare.

Enjolras si accasciò sul sedile senza più forze, la vita che lentamente gli scorreva davanti agli occhi (non Javert, non Javert, quella parte è off-limits, pensa a qualcos'altro). Tutto d'un tratto, il panico dentro di lui si era mutato nella lucida certezza del suo fallimento.

Arrivò al cortile dell'università in stato catatonico. Scese dalla macchina come un'automa, gli occhi spalancati e fissi, a malapena cosciente di quello che stava guardando. Il suo cervello registrò distrattamente la presenza dei suoi amici che si accalcavano intorno a lui, tutti con indosso una maglietta con scritto sopra FORZA ENJOLRAS a caratteri sgargianti (avrebbe ucciso Grantaire per quello non appena fosse stato abbastanza lucido da formulare un pensiero coerente). Si accorse a malapena della presenza del signor Fauchelevent, che comunque sembrava troppo impegnato a discutere con Eponine.

-Cara, non ti sto dicendo che d'ora in poi dovrai andare in giro col burqa, ma quella gonna mi sembra un tantino troppo corta, non trovi? Insomma, è una questione di pubblico decoro...

Si trovò a pochi passi dalla soglia dell'aula senza una soluzione di continuità, o almeno così gli parve. Improvvisamente, sentì l'urgente bisogno di vomitare. Il mondo attorno a lui sembrava danzare e ondeggiare, e per un attimo si chiese se non si fosse scolato una delle bottiglie di birra di Grantaire senza accorgersene.

-Alexandre Enjolras!

Il suo nome espolse nel silenzio della stanza con tutta la potenza di una condanna a morte. Enjolras avvertì distintamente il suo cuore sprofondare, le ginocchia cedere. Per un istante, valutò l'idea di fuggire, di girare i tacchi e darsi alla fuga. Non poteva, no, non poteva proprio affrontare quell'esame, non in quelle condizioni, non senza Javert...

(E che cazzo, cos'è c'è di difficile nel concetto di off-limits?!)

-Forza, Apollo- sussurrò Grantaire alle sue spalle. -Vai e fatti onore.

Quelle parole scossero qualcosa in lui, ma nemmeno lui avrebbe saputo dire cosa. Lentamente, Enjolras raddrizzò le spalle e prese un profondo respiro, superando a grandi passi la soglia dell'aula.

Si sedette con il cuore che gli batteva all'impazzata, incapace di reggere lo sguardo dei membri della commissione d'esame che lo attorniavano. Enjolras li fissò uno ad uno, sentento la sicurezza scemare ad ogni sguardo.

Poi, il commissario d'esame si schiarì la voce:- Bene, signor Enjolras. Proporrei di dare l'avvio al nostro esame con un argomento estremamente semplice.- Lo fissò, sulle labbra un sorriso fiducioso.- I dati sulla sovrappopolazione mondiale.

Il cuore di Enjolras mancò un colpo.

Si voltò lentamente, sul viso un'espressione assolutamente spaesata, gli occhi che vagavano come in cerca d'aiuto.

E lo vide.

Se ne stava immobile sulla soglia della stanza, la schiena appoggiata allo stipite e le braccia incrociate.

Gli occhi di Enjolras si fissarono su di lui come se non riuscissero a credere a quello che il cervello stava dicendo, e Javert ricambiò il loro sguardo, sul viso un'espressione assolutamente impassibile. Non c'era nulla nei suoi occhi, solo il blu profondo di quelle iridi gelide.

Bastò.

Enjolras si volse di scatto verso la commissione d'esame, le labbra allargate in un sorrisetto di trionfo. -I dati sulla sovrappopolazione mondiale. Certo.- Prese un profondo respiro. -Allora...

Fu perfetto. Parlò senza interruzioni, con voce tranquilla e monocorde, rispondendo alle domande quasi prima che gli fossero poste. E mano a mano che attorno a lui i visi dei docenti si facevano sempre più soddisfatti, quelli degli Amici dell'ABC si illuminavano per la vittoria,mentre, in mezzo a loro, Courfeyrac ripeteva sottovoce le risposte perfettamente in sincronia con Enjolras.

Non durò molto, ma fu un successo. E quando il commissario d'esame si allungò per stringere la mano ad Enjolras, il suo viso trasudava approvazione. -Complimenti, signore. Una prova brillante, non c'è dubbio.

Enjolras si alzò lentamente, con la sensazione che improvvisamente gli fosse stato tolto dalle spalle un peso enorme. Si volse, e i suoi occhi cercarono immediatamente l'unica persona di cui in quel momento gli importasse. E lo trovarono. Il lampo di orgoglio che vide nel suo sguardo gli confermò che ce l'aveva fatta.

Aveva vinto.

La gioia lo invase, e in un lampo superò i pochi passi che li separavano.

-Ce l'ho fatta!- urlò, buttandoglisi al collo- Ce l'ho fatta! Ho superato l'esame!

Javert barcollò all'indietro, sorpreso, mentre con le mani andava delicatamente a stringergli i fianchi. -Lo vedo- mormorò.

Contro il suo corpo, Enjolras s'irriggidì e si staccò improvvisamente, il viso cosparso di chiazze rosse. -Ehm... sì. Scusa- borbottò.

Alle sue spalle, Grantaire scosse la testa, un sorriso divertito sulle labbra. -Apollo, Apollo- lo canzonò- Quando imparerai che mostrarsi umani non è un male?

Poi, fu il turno degli amici di accerchiarlo, ed Enjolras lasciò che lo stringessero da tutte le parti, che gli mollassero sonore pacche sulle spalle, in un intreccio di risa e di congratulazioni.

-E adesso, tutti a festeggiare!- gridò Grantaire, alzando la birra.

Usciti dall'università, Enjolras si volse, e i suoi occhi incrociarono nuovamente quelli dell'Ispettore. Per un istante, rimasero entrambi in silenzio, i visi distorti dall'imbarazzo.

-Tu... hai intenzione di venire?- domandò Enjolras, le guance che si erano fatte di brace.

-Solo se mi vuoi- ribatté Javert.

Enjolras alzò lo sguardo, il viso composto e dignitoso. -Mi piacerebbe- sussurrò.

Javert annuì appena, ma quando Enjolras si diresse verso la macchina di Combeferre non fece commenti.

 

Al Café Musain, Enjolras fu l'anima della festa: rise, scherzò, bevve più di quanto forse avrebbe dovuto, riuscendo però a mantenersi sempre dignitosamente sobrio. Ascoltò, divertito, l'interpretazione alquanto discutibile di Can You Feel The Love Tonight? di Courfeyrac e Grantaire, rise con gli altri delle clamorose perdite di Marius a Twister (nonché della sua proverbiale incapacità di distinguere la destra dalla sinistra senza l'aiuto di Cosette), e applaudì con tutto il club quando Eponine, sedutasi sulle ginocchia di Monsieur Fauchelevent, gli strappò un bacio che era tutto meno che casto.

-E vai, 'Ponine!- risero Courfeyrac e Grantaire, agitando le bottiglie.

-Pubblico decoro, eh?- sussurrò Javert, che era seduto alle spalle di Fauchelevent.

-Oh, chiudete il becco, voi- ribatté quello, rosso fino al colletto della camicia.

Per tutta la durata della festa, Enjolras e Javert rimasero rispettivamente ai lati opposti del locale, evitando d'incrociare gli sguardi. Enjolras poteva percepire la presenza dell'Ispettore quasi come una sensazione fisica, così come percepiva il suo desiderio. Ma sapeva bene che quello non era ne' il momento ne' il luogo adatto. Prima di poter festeggiare degnamente col suo Ispettore avrebbero dovuto dirsi molte cose, ed Enjolras non era sicuro di volerle sentire.

Poi, come tutte le cose belle, la festa finì. Gli Amici dell'ABC cominciarono ad abbandonare il locale alla spicciolata, le loro risate che lentamente si spegnevano nella sera.

-Enjolras, vuoi che ti riaccompagniamo a casa?- domandò Combeferre.

-No, grazie.- Enjolras gettò un rapido sguardo alle sue spalle, lì dove l'Ispettore attendeva silenziosamente. -Casa mia non dista molto da qui.

Combeferre gli lanciò un'occhiata d'intesa e annuì.

E alla fine, rimasero soli.

Enjolras fissò l'Ispettore negli occhi, fingendo una calma che non provava. -Beh, allora andiamo?

Camminarono in silenzio, distanti pochi centimetro l'uno dall'altro, quasi riuscendo a percepire i pensieri che si addensavano nella mente dell'altro.

Arrivati sul pianerottolo, Javert girò la chiave e aprì la porta, facendosi da parte perché Enjolras potesse passare.

Il ragazzo entrò e prese un profondo respiro, cercando di calmare il cuore che gli batteva all'impazzata. Quando sentì chiudersi la porta dietro di lui si voltò lentamente e piantò i suoi occhi in quelli blu dell'altro.

-Io e te dovremmo parlare- fu la prima cosa che disse.

Javert si appoggiò alla porta.-Sono d'accordo.

Enjolras si costrinse a prendere un altro paio di profondi respiri prima di iniziare a parlare:- Ieri sera ci siamo detti delle cose terribili, e dopo quello che ti ho detto non so nemmeno se riusciremo ad essere più come prima. Ma voglio che tu sappia una cosa: non pensavo niente di quello che ho detto. La verità è che io sono stato intrattabile per tutta questa settimana, e non avevo il diritto di urlarti contro, non quando tu sei stato così gentile e così paziente con me. Mi dispiace. È stata tutta colpa mia e...

-Fermati qui- intervenne Javert alzando una mano.

Enjolras lo fissò, sorpreso. -Cosa c'è?

-Non è tutta colpa tua e non sarebbe onesto da parte mia lasciartelo credere. Sarebbe troppo facile, per me, lasciarti autoflagellare e poi perdonarti come se non fosse successo niente.- Tacque, e per alcuni istanti il suo sguardo parve perdersi nel vuoto.

-Quello che è successo è anche colpa mia- Enjolras aprì la bocca per protestare e Javert alzò nuovamente una mano. -Non interrompermi, fammi finire. Non ho rifiutato di venire al tuo esame per ripicca. Ho rifiutato perché non volevo vederti mentre... mentre ti allontanavi da me.

Enjolras spalancò gli occhi. -Mentre io... cosa?

-Affrontiamo la realtà, Enjolras- Javert alzò il volto per guardarlo negli occhi.

-Abbiamo quasi vent'anni di differenza e la pensiamo oppostamente su moltissime cose. Se un giorno tu decidessi di... cambiare, andartene, non ti biasimerei. Sarebbe giusto.

Per alcuni istanti, Enjolras rimase a fissarlo in silenzio, sbattendo ripetutamente le palpebre. Poi scosse con decisione la testa. -Ok. Passando alle cose serie, volevo dirti che...

-È una cosa seria, Enjolras.

Il ragazzo s'interruppe e fissò il suo compagno dritto negli occhi, lo sguardo calmo e limpido. -L'idea che io possa stancarmi te, per un qualsiasi motivo, è assurda. Io amo te, Ispettore, punto e basta, e questo faresti bene a ficcartelo in testa. E non m'importa se hai venti, cent'anni più di me, ne' se non ci troviamo d'accordo nemmeno sulla quantità di zucchero da mettere nel caffé. Io ti amo, e questo non cambierà mai. Sopratutto dopo che tu mi hai sostenuto per una settimana intera, senza mai perdere la pazienza, sostenendomi come non ha mai fatto nessun altro.

Gli si avvicinò fino a non lasciare che pochi centimetri di spazio tra loro, la mano alzata a sfiorargli la guancia. -Ed è proprio per questo che non avrei mai dovuto dirti tutte le cose orribili che ti ho detto. Non le pensavo davvero. E mi dispiace, non sai quanto.- lo fissò. -Mi perdoni?

Javert alzò gli occhi al cielo. -Considerando quanto mi sento in colpa io, non credo di aver molto da perdonare.

Enjolras sorrise. -Siccome mi sento in colpa anch'io, perché non facciamo che ci perdoniamo a vicenda?

Javert sorrise. -Hai qualche idea?

-Molte, a dire il vero- sussurrò Enjolras prima di abbandonarsi sulla sua bocca.

Il bacio che si scambiarono parve voler colmare non solo le ore di lontananza, ma anche tutte le parole velenose che si erano scambiati. La mente di Enjolras perse qualsiasi connessione col mondo reale. Tutto lo stress e la tensione che aveva accumulato in quei giorni estenuanti parvero scivolare via dalla sua pelle, come se le labbra dell'Ispettore le avessero dissolte a forza di baci, e, per le ore che seguirono, Enjolras dimenticò completamente il mondo al di fuori.

 

Dopo, si risvegliò, sul divano. Javert era seduto accanto a lui, completamente rivestito e con una tazza di caffé tra le mani. Nel momento in cui aprì gli occhi, gli rivolse un sorriso.

-Buongiorno- commentò.

Enjolras si tirò su a sedere con uno sbadiglio e gli appoggiò la testa sulla spalla, le labbra atteggiate ad una smorfia soddisfatta. -Che bello potersi finalmente rilassare- mormorò. -È stata proprio una settimana orrenda. Orrenda. Spero proprio che non me ne capiti mai più un'altra del genere.

Per alcuni istanti rimasero immobili godendosi la rinnovata tranquillità.

-Sai, Javert- disse Enjolras dopo qualche minuto, alzando la testa- Stavo pensando che questa settima dovrei...

-Dovrei che cosa?- sibilò Javert, gli occhi che si socchiudevano pericolosamente.

Enjolras lo fissò, quindi scoppiò a ridere e gli appoggiò di nuovo la testa sul braccio. -Scherzavo! Stavo pensando che questa settimana potremmo tranquillamente starcene qui a rilassarci, solo io e te. Che ne dici?

-Non potrei essere più d'accordo- sussurrò Javert. Enjolras alzò il viso per baciarlo, e ancora una volta non ci fu posto per altro, nella certezza che insieme sarebbero riusciti ad affrontare quella settimana e tutte le altre che sarebbero venute.

 

E con un ignominioso, disgustoso, orrendo, deprecabile ritardo, sono finalmente giunta alla conclusione di questa storia.

È strano questo miscuglio di esaltazione e malinconia che si prova quando si finisce qualcosa a cui si è affezionati. Questa storia è stato un piccolo rutto mentale su una coppia che mi attirava, e mi sono divertita a scriverla. La dedico a Linsday BlackRose e a Makochan, che mi hanno sostenuto e incoraggiato e che hanno creduto in questa coppi quasi più di quanto non abbia fatto io.

Vi saluto, quindi, e vi ringrazio per aver letto questa mia storia. E vi dico: non distogliete gli occhi dal computer, perché non appena potrò ritornerò su questo fandom con una storia che parte da una premessa MOOLTO strana.

E, per finire, vi lascio il link di una canzone che mi sembra perfetta per questa coppia:

http://youtu.be/WofJ04bNmb4

Un bacio a tutti,

Saitou

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: saitou catcher