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Autore: kiku_san    17/07/2008    3 recensioni
E se Murtagh non fosse fuggito dal palazzo di Galbatorix, ma fosse cresciuto alla sua corte tra intrighi e giochi di potere, fino a diventare Cavaliere e a giurargli fedeltà di sua spontanea volontà..E se Brom e Ajihad non fossero morti ...E se L'Imperatore considerasse Nasuada una pedina essenziale per la vittoria contro i Varden...Un NasuadaxMurtagh che inizia con un inganno e si sviluppa tra odio e violenza, in un gioco crudele e perverso nel quale i ruoli di vittima e carnefice non sono così scontati.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nasuada
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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LA TRAPPOLA

1.“Dobbiamo ad ogni costo eliminarlo” la voce di Ajihad era calma ma irrevocabilmente ferma.
“Non sarà facile, Murtagh è molto potente, Galbatorix ha avuto modo di addestrarlo bene, conosce la magia e soprattutto ha imparato ad usare le parole che non si possono pronunciare. Non possiamo neppure supporre cosa l’Imperatore abbia scoperto sulla magia segreta, quella che gli Elfi hanno deciso di dimenticare, perché troppo pericolosa” Brom era scuro in volto, nessuno aveva sospettato che Murtagh avesse imparato così tanto e che fosse così potente.
“Non dovete preoccuparvi, quando mi ha sconfitto la situazione era nettamente in suo favore, io e Saphira eravamo stanchi, avevamo combattuto per molte ore, lui era fresco e riposato. Quando ci rincontreremo non mi farò più sorprendere, statene certi”
Eragon si sentiva avvilito, aveva la sensazione sgradevole di aver deluso le aspettative di tutti quanti.
Nessuno naturalmente gli aveva espresso un minimo rimprovero, però ugualmente continuava a biasimarsi nel suo intimo. Le parole appena pronunciate, erano più che altro un tentativo di rassicurare prima di tutto se stesso.
“Arya?” Ajihad guardò la giovane Elfa con una domanda nello sguardo.
“Eragon ha avuto un ottimo addestramento, ma da quello che ci ha raccontato del duello, Galbatorix deve aver progredito moltissimo sulla strada proibita e Murtagh sta seguendo le sue orme. Sono due avversari temibilissimi, non sono sicura che Eragon possa avere la meglio in un nuovo scontro”
Eragon si sentì ferito da quelle parole, proprio Arya era la prima a non avere la minima fiducia in lui? Sentì la delusione e la rabbia riempirgli l’anima.
“So di avervi deluso ma non succederà mai più, avete la mia parola di Cavaliere” pronunciò queste parole con ira mal trattenuta.
“Non ci hai deluso, sappiamo che tu hai fatto tutto quello che era in tuo potere ed è stato molto, Eragon Ammazzaspettri”
“Come mi hai chiamato, Brom?”
“Ti chiamano tutti così ormai”
Arya gli si avvicinò, gli posò una mano affusolata sulla spalla.
“Siamo tutti fieri di te Cavaliere, ma siamo anche preoccupati, nessuno di noi vuole che tu affronti uno scontro che potrebbe determinare la tua sconfitta; se cadi tu, tutte le nostre speranze cadranno con te”
Eragon capì che Arya pensava a lui come al Cavaliere dei Draghi, l’unica speranza per sconfiggere Galbatorix e non come a Eragon, il ragazzo che aveva cercato in mille modi di farle capire il suo amore.
“Devo smetterla di pesare ogni parola che dice Arya come un complimento o un insulto a me, lei cerca solo di trovare le soluzioni migliori affinché i nostri tentativi di abbattere il tiranno, sortiscano i migliori effetti”
L’esercito dei Varden, di Re Orrin e dei Nani era schierato ai confini del Surda. Ci si aspettava che Galbatorix attaccasse proprio da lì, sicuramente non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di eliminare i suoi oppositori e di conquistare il Surda, che ormai non poteva far leva sulla sua neutralità.
“Con molta probabilità cercheranno di entrare da qui” Brom con un dito segnò alcuni punti su di una carta militare.
“Dobbiamo cercare una soluzione per mettere fuori gioco Murtagh, sarebbe un duro colpo per Galbatorix se anche il suo Cavaliere, dopo Durza, venisse sconfitto”
“La regina Islanzadi ha inviato un esercito da Ellesmera in nostro aiuto, sicuramente tra loro ci saranno alcuni sapienti esperti nelle arti magiche, io penso che dovremo aspettare il loro arrivo prima di agire”
“Quando pensi che arriveranno? Sai che l’Imperatore potrebbe attaccarci da un momento all’altro” Aijhad si rivolse ad Arya.
“Tra breve”
“E poi, cosa dovrei fare io?” Eragon si intromise, non gli andava a genio quel discorso.
“Avanti piccolo, sai benissimo che quello che stanno facendo non è per scarsa fiducia nelle tue possibilità, ma per garantirti le maggiori possibilità di successo, non essere arrabbiato con loro”
Saphira intervenne, stava seguendo attraverso il contatto mentale con Eragon, tutto il discorso che si teneva all’interno della tenda da campo.
“E’ necessario che quando tu affronterai Murtagh, abbia l’appoggio di tutti noi, solo in questo modo potrai vincerlo; sebbene potente non è ancora in grado di reggere un confronto con te sostenuto dagli stregoni elfici, da me e da Arya.”
“Cos’hai in mente Brom, io non accetterò mai di combattere in modo sleale, anche se con un verme come Murtagh”
Eragon si accorse che non riusciva a pensare a Murtagh come suo fratello. Riteneva inaccettabile quello che il Cavaliere gli aveva rivelato, sapeva che era vero, lui glielo aveva ripetuto nell’antica lingua, ma la sua ragione si rifiutava di prendere consapevolezza di questa tremenda verità. Quando lo aveva riferito al consiglio, un gelo era sceso su tutti loro, ma poi Aijhad aveva posto fine ad ogni congettura.
“Non importa di chi sei figlio Eragon, ne di chi sei fratello, tu non hai mai dovuto, per tua fortuna, subire l’influsso ne di Morzan ne di Galbatorix, questo ti rende completamente diverso da Murtagh”
“E’ vero” aveva continuato a ripetersi il ragazzo tra se, “mio padre è Garrow, lui mi ha cresciuto e mio fratello è Roran, questa è la mia storia e non ne accetterò un’altra”
Orik a nome del popolo dei Nani gli aveva donato un’ altra spada, forgiata per lui: il metallo brillava di una tenue luce azzurra e sull’elsa uno zaffiro enorme rifrangeva la luce, scomponendola in mille sfumature.
“Zar’roc è tornata nelle mani di un traditore, tu meriti una spada tutta tua, sarai tu a forgiarne la storia, a farla diventare leggenda” gli aveva detto il nano nell’offrirgliela.
Eragon si riscosse e si concentrò sulle parole di Brom: “Non sarà un duello sleale, tu affronterai Murtagh da solo, ma noi saremo accanto a te e interverremo per darti energia o per aiutarti nel caso lui riuscisse a sopraffarti”
“Appunto, questo è sleale!”
“Non abbiamo altra scelta Eragon” intervenne Aijhad “ oppure preferisci essere battuto di nuovo, preferisci cadere tu e Saphira nelle mani dell’Imperatore, preferisci mandare in frantumi tutte le nostre speranze, tutte le speranze di fare di Alagaesia un paese di nuovo libero?”
“Hanno ragione piccolo mio”
“Lo so, so che è giusto così, ma vorrei poterlo battere da solo”
“Forse ci riuscirai, ma è meglio coprirsi le spalle , se tu dovessi avere difficoltà i tuoi amici saranno al tuo fianco per sostenerti, vedila in questo modo”

“D’accordo, accetterò il vostro aiuto, capisco che Murtagh è più potente di me nell’uso della magia, è giusto che accetti tutto l’aiuto che potete darmi, ma dimenticate un particolare”
“Quale?”
“ Murtagh non è uno sciocco, sarà difficile trascinarlo in una trappola, sospetterà di sicuro qualcosa”
“Hai ragione” lo interruppe Brom “ dobbiamo buttargli un’esca”
“Un’esca? Che vuoi dire?” intervenne Aijhad.
“Qualcosa alla quale non possa resistere”
“ Eragon è il suo obiettivo”
“Certo, ma sarà guardingo e non accetterà lo scontro se non quando si sentirà al sicuro, è necessario che qualcosa intervenga e lo faccia agire senza riflettere”
“Hai in mente qualcosa Brom?” Arya lo guardò con un’ espressione pensosa.
“Sì”
Lo sguardo di Brom si andò a posare su Nasuada che per tutto quel tempo era stata in silenzio, inquieta.
“Che hai in mente Brom?” la voce di Aijhad era pericolosamente allarmata.
“Ascoltate, quello che ci ha raccontato Nasuada su come Murtagh l’ha trattata, su come l’ha liberata è sicuramente molto strano, ci ho pensato e non sono riuscito a trovare una ragione, una sola per spiegare il suo comportamento”
“Non possiamo entrare in quel cervello perverso, chissà cosa aveva in mente” sussurrò Aijhad.
“Io penso che tua figlia, sia per lui un richiamo irresistibile e..”
“Brom ti avverto, non pensare neppure di mettere in mezzo mia figlia”
“Padre ti prego lascialo finire” per la prima volta, da quando era iniziata la riunione Nasuada parlò.
“Lei sarà la nostra esca, lei sarà alla testa dei suoi uomini; quando Murtagh e il suo drago entreranno in scena, dovrà cercare di attirare la loro attenzione, fingere di trovarsi in difficoltà, fuggire, allontanarsi dalla battaglia e cercare di condurlo in un luogo isolato dove noi lo attenderemo”
“Non è uno stupido e poi perché dovrebbe seguire Nasuada” Aijhad sentiva che mettere di nuovo a repentaglio la vita di sua figlia, metterla di nuovo nelle mani di quel mostro, era per lui inaccettabile.
“Io penso che Murtagh abbia un certo interesse per te, non è così” Brom si rivolse direttamente alla ragazza.
Nasuada si sentì arrossire, abbassò gli occhi; che poteva dire: non certamente del bacio che c’era stato tra loro, non di sicuro delle parole che lei gli aveva detto; sarebbe apparso a tutti assolutamente assurdo.
“Penso di piacergli” disse.
Aijhad strinse la mano destra intorno all’elsa della sua spada.
“Lo penso anch’io, anche se non posso comprendere cosa significhi per uno come lui; comunque che ne pensi del mio piano, potrebbe funzionare, lui ti seguirebbe se ti vedesse fuggire?”
“Penso di sì, ma non posso esserne sicura”
“Lo penso anch’io, non rinuncerebbe a riprenderti”
“Se voleva Nasuada perché l’ha liberata?” intervenne Eragon, “questo comportamento non ha senso”
“Per come la vedo io Murtagh vuole tutta per se Nasuada, quando la vedrà penserà che potrebbe riprendersela e riportarla ad Uru- baen insieme a te e a Saphira, a quel punto l’Imperatore sarebbe quasi costretto a fargliene dono per ricompensarlo”
“Dovrei ingannarlo?” sussurrò Nasuada.
“Ingannarlo? Non direi che è il termine giusto” re Orrin intervenne sbalordito.
“ E’ una trappola” continuò Nasuada “ e io dovrei farcelo cadere dentro, non è così?”
“ Proprio così” Brom la scrutò con espressione vigile.
“ Io non posso fargli questo, non dopo che mi ha liberata, ve lo state dimenticando tutti ma se non fosse per lui io sarei ancora nelle mani dell’Imperatore e poi ve l’ho detto, lui non mi ha mai fatto del male” Nasuada sapeva che questa era una bugia, ricordava ancora la paura, il terrore e le botte dei primi giorni della sua prigionia, ma ora non riusciva più a collegare quelle orribili sensazioni con Murtagh, ora lui era un altro, ne era sicura.
“Gli stregoni mi hanno assicurato che su di te non è stato fatto nessun sortilegio, altrimenti sentendoti parlare in questo modo penserei che non sei più tu” Aijhad scrutava la figlia ansiosamente.
“ Nasuada capiamo che saresti tentata di essere riconoscente a Murtagh perché ti ha liberato, ma sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni, non l’ha fatto per bontà, neppure per pietà, è un mostro, tutte le sue azioni lo stanno a dimostrare e tu come tutti noi le conosci bene: violenze, omicidi, stragi di persone innocenti, stupri … devo continuare? Preferisci che i nostri sforzi falliscano, per non essere sleale con un individuo come Murtagh?”
Nasuada girò intorno lo sguardo, fermandosi sul viso di ciascuno, sapeva che ciò che aveva appena finito di dire Brom, rispecchiava il pensiero di ciascuno dei presenti.
“D’accordo farò ciò che mi direte di fare”


2. Galbatorix era furente, Murtagh non lo aveva mai visto così.
Rimase immobile e apparentemente impassibile di fronte a lui.
“Vuoi dirmi che non sei riuscito a sconfiggere Eragon, che hai fallito la tua missione e che Durza è morto, è questo che stai cercando di dirmi Cavaliere???”
“Mi dispiace ma Durza ha voluto fare tutto da solo, quando sono arrivato, Eragon stava combattendo con lui per difendere Lady Nasuada. Io gli ho detto di lasciare fare a me, ma lui non ha voluto, mi ha insultato, ha detto che poteva benissimo sbrigarsela da solo. Eragon lo ha ucciso, poi sono arrivati Brom e quell’Elfa in suo aiuto e lo hanno portato in salvo, non ho potuto fare niente”
Murtagh guardò diritto negli occhi Galbatorix, diede al suo sguardo tutta la credibilità di cui era capace, per lui era un gioco da ragazzi, si era allenato tutta la vita a mentire e ad ingannare. Sperò che l’Imperatore non decidesse di ispezionare la sua mente, cercò di nascondere i ricordi più compromettenti sotto quelli che avrebbero coinciso con il suo racconto, sapeva però che contro l’Imperatore le sue difese non erano abbastanza potenti, aveva bisogno di Castigo, ma non osava chiamarlo, temeva che Galbatorix se ne accorgesse e si insospettisse.
Era necessario distrarre l’Imperatore.
Si avvicinò maggiormente al suo Signore, solo pochi centimetri li separavano. Con quel suo sguardo chiaro era l’immagine dell’innocenza e del rammarico.
“So di avervi deluso mio Signore” il suo viso assunse un’espressione terribilmente mortificata.
“So di avervi disubbidito, prima con quella ragazza e ora non portando a termine la missione che mi avevate affidato, avrei dovuto tentare e magari morire nel tentativo, ma l’unico motivo che mi ha spinto a desistere è che in questo modo la prossima volta potrò soddisfare tutte le vostre richieste, non vi deluderò più, chiedo il vostro perdono”
Si inginocchiò ai piedi dell’Imperatore, gli abbracciò le ginocchia, si lasciò sfuggire un singhiozzo. Galbatorix rimase immobile per un istante, poi si chinò e lo sollevò.
I loro visi erano vicini, molto vicini.
“Sono sicuro che saprai farti perdonare Cavaliere” un dito andò a carezzare mollemente il contorno del viso di Murtagh e si soffermò delicatamente sulle sue labbra che tremarono a quel tocco.
“Castigo, muoviti, aiutami ad occultare i miei ricordi, sbrigati non ho molto tempo”
“Ti aiuterò come posso”

Murtagh sentì che nuovi muri e barriere si ergevano sui ricordi compromettenti, con l’aiuto di Castigo forse avrebbe potuto ingannare l’Imperatore.
Galbatorix indugiò un attimo sulle labbra del giovane, che le schiuse leggermente. L’Imperatore sorrise lascivamente e con il dito carezzò le labbra al loro interno soffermandosi agli angoli della bocca.
“Cavaliere pensi che io debba fidarmi di te?” la sua voce risuonò sarcastica, ma contemporaneamente melliflua.
“ So di non meritarmi la tua fiducia, scruta nella mia mente ti prego, non potrei sopportare un tuo dubbio sulla mia condotta”
Come uscivano sincere e imploranti quelle parole, con un tono lievemente addolorato.
“Farò quello che mi chiedi, sai bene che la prima regola che ti ho insegnato è ‘Non fidarti di nessuno, neppure di te stesso”
Murgah sentì la mente dell’Imperatore penetrare nei suoi ricordi, cercare avidamente tra gli anfratti dei suoi pensieri. Quasi senza avvedersene si avvicinò anche di più all’Imperatore, come se volesse mettersi completamente nelle sue mani, un sorriso impercettibile errava sulle sue labbra e negli occhi brillava una luce di innocenza mista ad una scintilla di malizia. Proprio quello che piaceva a Galbatorix. I loro corpi si toccavano, la mano dell’Imperatore scese ad accarezzargli la nuca, a scompigliargli i capelli, un fremito attraversò la schiena di Murtagh e strappò un sorriso all’Imperatore.
I ricordi di Murtagh combaciavano con il suo racconto. Distratto dalla vicinanza del ragazzo, dal colore che emanava il suo corpo e dalla sua disponibilità, non scavò in profondità, ma si accontentò di ciò che la mente del cavaliere gli mostrava, sapeva che non vi era nessuno in tutta Alagaesia che sarebbe riuscito a nascondergli qualcosa.
“Bene ragazzo, questa volta devo darti atto di lealtà, non ho trovato tracce di menzogna in te”
Murtagh abbassò leggermente il capo in un cenno di ringraziamento.
Galbatorix gli sollevò il viso con una mano: “Trattieni i tuoi desideri Murtagh, ora sono troppo occupato per soddisfarli, ma non ti lascerò aspettare a lungo ed ora vai a riposarti, domani penseremo al nuovo piano d’attacco”
Murtagh si ritirò nei suoi appartamenti, si gettò sul letto vestito, togliendosi solo la spada, si sentiva spossato.
“ Castigo, è stato solo grazie al tuo aiuto che non si è accorto di nulla”
“Hai rischiato grosso, non so per quanto potrà andare avanti questa storia”
“Non andrà più avanti, la prossima volta sconfiggerò Eragon e lo portarò a Uru-Baen”
“Ne sei sicuro?”
“Certo! Non ho nessun motivo per non farlo, ora che quel lurido verme di Durza è morto. Abbiamo bisogno entrambi di dormire un po’, buona notte”
“Buon riposo ragazzo”

Buon riposo? Era un’utopia pensare che sarebbe riuscito anche solo a chiudere gli occhi.
La sua mente era piena di immagini, di sensazioni ma soprattutto di rabbia e di… Quel brivido che aveva provato sotto le carezze dell’Imperatore e che il suo Signore aveva interpretato come un fremito di piacere, in realtà era stato ribrezzo e repulsione. Si sentiva la gola secca e gli occhi umidi.
Si alzò e bevve del vino, poi andò alla finestra, forse un po’ d’aria l’avrebbe aiutato a respirare meglio.
Solo il suo autocontrollo gli aveva impedito di indietreggiare, di urlargli in faccia il suo disprezzo, il suo disgusto.
Era nei guai, queste emozioni prima o poi sarebbero uscite fuori, Galbatorix se ne sarebbe accorto, per lui sarebbe stata la fine!
Doveva calmarsi! Si sdraiò di nuovo, l’immagine di Nasuada a terra nella polvere, gli fece stringere lo stomaco, l’avrebbe voluta accanto a se, sdraiata al suo fianco, con il suo profumo che rimaneva sulle lenzuola per tutto il giorno e che lui si era sorpreso ad annusare con piacere, appena sveglio. Doveva smetterla con quella storia, ne avrebbe ricavato solo del male. Doveva tornare ad essere quello che era sempre stato, quando tutto era semplice e lineare.


3. L’esercito di Galbatorix stava attaccando e cercando di penetrare nelle linee difensive dei Varden. Erano passate alcune ore da quando la carica era stata impartita, le azioni si erano susseguite rapidamente fino a confondersi.
Muratgh sulla groppa di Castigo sorvolava il campo di battaglia tenendo aperta la mente, cercando di captare anche il più piccolo indizio di Eragon. Dentro la sua testa si confondevano migliaia di emozioni di dolore, paura, rabbia, odio, terrore: le emozioni dei combattenti che si battevano, venivano feriti, morivano.
“Senti qualcosa Castigo?”
“Nulla, forse non è venuto in battaglia”
“No, di sicuro è da qualche parte, dobbiamo scovarlo”
“Se c’è, la sua mente è completamente chiusa”
“Dobbiamo avere pazienza prima o poi si tradirà”

Ad un tratto la mente di Murtagh fu sfiorata da una presenza familiare, girò lo sguardo cercando di localizzarla.
All’ estremità dell’ala destra dell’esercito di Galbatorix, si stava svolgendo uno scontro tra un gruppo di soldati e dei Varden. Nasuada era a capo del manipolo e combatteva senza sottrarsi agli scontri violenti.
“Perché mi fa questo?” mormorò Murtagh tra i denti.
“Cosa?” rispose Castigo.
“Esporsi in questo modo, le ho chiesto di rimanere fuori dalla battaglia, a che scopo l’avrei salvata se poi cerca in tutti i modi di farsi ammazzare?”
“Hai detto che la storia con lei era chiusa, ricordi? Ora il nostro obiettivo è Eragon non scordartelo”
“ Me lo ricordo bene, ma di Eragon non c’è traccia e pertanto finchè non si fa vivo, sono libero di agire come mi pare”

Nasuada alzò la testa e intravide avvicinarsi la sagoma del drago rosso, avrebbe voluto che questo non succedesse, aveva pregato e sperato che Murtagh e lei non si rincontrassero. Invece lui era lì a poca distanza . Chiamò a raccolta i suoi uomini e iniziò una manovra di ritirata.
I soldati dell’Impero li inseguirono. Arrivati ad un bivio, la ragazza con uno strattone trattenne il suo cavallo e mentre i suoi uomini continuavano retrocedere inseguiti dai nemici, lei pungolando la sua cavalcatura con i talloni nei fianchi lo fece scartare e inerpicarsi su una china rocciosa.
“Che cosa sta facendo, è una strada troppo ripida, finirà per uccidersi” nella voce di Murtagh trapelava ansia e irritazione, “stagli sopra Castigo, non voglio che le capiti nulla”
Improvvisamente Nasuada girò il cavallo verso un gruppo di alberi che occupava l’orizzonte sulla destra. Arrivata in prossimità del boschetto lanciò il cavallo al galoppo, cercando rifugio sotto le fronde.
“Vattene, non seguirmi, vattene”
La mente di Murtagh raccolse il pensiero di Nasuada: era una supplica, una richiesta impellente.
“Hai sentito Castigo? Cosa significa?”
“Mi sembra un avvertimento, forse è una trappola!”

Le parole del drago rosse non si erano ancora spente nella sua mente, che un rumore di rami schiantati li fece entrambi sobbalzare. Saphira ed Eragon sulla sua groppa, erano usciti da dietro gli alberi, dove probabilmente li stavano attendendo.
“La ragazza ci ha teso una trappola”
“Non importa, probabilmente è stata costretta e poi ha cercato di avvertirci, comunque ci ha fatto un piacere, cercavamo Eragon e lei ce lo ha portato su un piatto d’argento”
“Stai in guardia ragazzo, ho un brutto presentimento”
“Di che ti preoccupi? Tutto va come deve andare; sai che siamo più forti di loro, Durza è morto e l’Imperatore non potrà più usarlo contro di me, eseguirò i suoi ordini, mi riprenderò la sua fiducia, sarò sempre io il primo Cavaliere”

Saphira si lanciò contro Castigo, i due draghi si scontrarono furiosamente librati in aria, i lunghi e flessuosi colli attorcigliati, le fauci spalancate pronte a dilaniare, le zampe posteriori che scalciando, cercavano di infliggere qualche colpo mortale nel ventre dell’avversario.
“Non usare il fuoco Saphira, sarebbe uno spreco inutile di forze, sappiamo che Murtagh è in grado di proteggersene senza fatica”
“Aggrappati bene piccolo mio, ora voglio sperimentare una mossa che mi ha insegnato Glaedr”

Saphira sgusciò tra le zampe di Castigo con una mossa serpentina, si alzò in volo, sovrastandolo solo di poco e con un colpo d’ali che fece fischiare l’aria, si posizionò dietro all’avversario. Castigo nel tentativo di non farsi attaccare alle spalle, istintivamente si girò, ma per un breve istante scoprì il fianco e il ventre; Saphira fulminea lo artigliò proprio nel punto dove le squame erano più tenere. I suoi artigli penetrarono nella carne lasciandovi una lunga e profonda ferita.
Castigo cercò di mantenersi in volo a fatica.
“Scendi Castigo, ti curo in un attimo”
Toccato terra, Murtagh scese con un balzo avvicinandosi alla ferita, Eragon non gli lasciò il tempo di pronunciare nessuna formula magica ma gli si avventò contro con la spada alzata, Murtagh rispose ai fendenti.
“Lascia che curi Castigo, poi sarò tutto tuo”
“Mi dispiace Murtagh, ma non commetterò lo stesso errore due volte”
Pronunciare queste parole fu un vero dolore per Eragon, capiva perfettamente la preoccupazione di Murtagh per il suo drago, ma si sforzò di restare sordo alla pietà che provava.
“Vedo che i tuoi amici ti hanno forgiato una nuova spada, ma non ti servirà a nulla”
Mormorando a fior di labbra alcune parole Murtagh fece volare via dalla mano di Eragon l’arma, Eragon la richiamò a sé rapidamente.
La lotta continuò implacabile alternando il duello con la spada a quello di magia.
Murtagh era sicuramente più potente, le sue formule magiche erano rapidi ed efficaci, Eragon cominciò a sentire un calo d’energia, ma subito nuove forze gli giunsero dagli stregoni elfici, che stavano poco lontani, protetti dagli alberi. Murtagh si accorse di loro quando intervennero in aiuto del fratello.
“Sei un codardo, ti sei portato degli aiutanti, non è così? Comunque non importa, li eliminerò tutti e ti porterò da Galbatorix”
“Risparmia la voce, fra poco avrai bisogno di tutte le tue forze”
Il tempo passava lentamente, dilatato oltre misura.
Murtagh cominciava a sentire le forze venire meno, nonostante i suoi poteri. Eragon aveva un energia inesauribile e un potere aumentato dall’apporto degli altri. Percepì la mente di Brom e quella di alcuni elfi. Quello che però l’angosciava di più, era percepire il dolore di Castigo, che stava sdraiato su di un fianco, impotente, mentre dalla ferita continuava a scorrere sangue.
“Resisti Castigo, ancora un attimo e sarà da te”
“ Sono in molti, anche per la tua magia sono in troppi e io non ti posso aiutare , mi dispiace ragazzo”
il brontolio del drago divenne quasi un rantolo.
Murtagh sentì mancargli il respiro.
Si scostò meccanicamente i capelli dagli occhi,impastati di polvere e sudore e sangue, si accorse tra la nebbia della stanchezza che i nemici erano usciti dal loro nascondiglio, lo stavano accerchiando e il cerchio si stringeva anche se impercettibilmente sempre di più.
“Arrenditi” una voce ferma e stranamente pacata lo colpì, facendogli girare impercettibilmente il capo. Alla sua destra era apparso Brom.
“Brom, combatti con onore io e te da soli, se ne hai il coraggio, morirò felice dopo averti scannato” rise Murtagh.
Il vecchio scosse il capo.
“Non accetto sfide da te e non parlarmi d’onore, tu che non sai neppure cosa significhi. Tu sei il secondo che cadrà dopo Durza, ma non sei ciò che desidero, quello che cerco è una preda ben più importante di te, quello che cerco è il vecchio lupo non il suo cucciolo”
“Vuoi uccidere Galbatorix? Tu sei pazzo vecchio, oppure questa è una scusa perché hai paura di trovarti faccia a faccia con me?”
“Ragazzo sei presuntuoso e arrogante, come il tuo maestro d’altronde. Eragon saprebbe batterti anche senza il nostro aiuto ma è assurdo rischiare quando in gioco c’è la libertà della nostra terra.”
Un lampo di luce accecante lo colpì facendolo cadere a terra. Cercò di rialzarsi, ma si accorse di essere troppo debole. Sorrise, questa era la fine.
Quanti uomini aveva ucciso?Aveva ormai perso il conto, sicuramente moltissimi ed ora toccava a lui, aspettò con ansia il colpo mortale, ma il colpo tardò a venire e invece ad un tratto arrivò il dolore di uno spasmo atroce di Castigo.
“Castigo, mi dispiace, mi dispiace tanto”
Non era così che doveva andare, furono i suoi ultimi brandelli di pensiero, non era questa la morte che aveva sognato.
  
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