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Autore: _Cissy_    23/04/2014    3 recensioni
Si dice che Leo si innamori di Calipso, e che la debba abbandonare, ad un certo punto. Ma ha giurato di tornare da lei, giurandolo sullo Stige. E se si giura sul quel fiume, la promessa va mantenuta. Ma cosa accade al Figlio di Efesto prima di riuscire a mantenere quella promessa?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Giuro che tornerò da te." 

Glielo avevo promesso. E io, Leo Valdez, figlio di Efesto, mantengo le promesse. Beh, a dire la verità, il più delle volte CERCO di mantenerle e portarle a termine. 
Ma questa volta era diverso. Avevo trovato l'amore. Quell'amore valeva più di ogni Dracma d'Oro, che potevano donarmi. L'amore per lei, per quell'essere immortale, che aveva fatto in modo che Afrodite mi catturasse, e mi facesse vedere il mondo non come missioni suicide e mostri demoniaci, ma un mondo di unicorni e cuoricini, con lei come Regina di esso. 
Beh, ok. Diciamo anche che non vedevo veramente il mondo con cuoricini e cavalli con un corno piantato sulla fronte. Beh si, insomma, avete capito, no?
Glielo avevo giurato, e non mancai di dire le fatidiche parole.
 
LO GIURO SULLO STIGE
 
Come dire... ERO ESTREMAMENTE E ALTAMENTE FOTTUTO SE NON MANTENEVO LA PAROLA DATA. 
Lei si fidava di me. E mentre salpavo da quell'isola, con lei che mi fissava con le lacrime agli occhi.
"Non piangere, Calipso... Tornerò. Tornerò da te, a costo di farmi rigurgitare da dei Tori della Colchide". C’era una profezia su di me, una profezia che dovevo portare al compimento, insieme a quella testa fulminata del mio migliore amico, a Miss Mondo e altri 4 tizi di genitori divini, tra cui una sapientona e uno che viene soprannominato dalla sapientona “Testa-D’Alghe”... ma che carucci... no ok, siamo in 7. 3 coppiette più me. Non è il massimo ma mi accontento. Sta di fatto che ora che l’avevo trovata, non potevo ne abbandonare lei, ne il mio compito.                                                                                                                       
Dovevo fermare la resurrezione di Gea, e disponevo di una cintura che mi poteva mandare mentine e martelli e tante idee. Come la Argo II... Quella si che era una nave con i contro fiocchi, e l’avevo disegnata quando avevo.. quanto? 7 anni? Già da allora dovevo capire che avevo qualcosa di sbagliato, di diverso. MA non immaginavo mai che fossi un semidio. Un semidio, a cui apparteneva il dono più bello del mondo: Calipso.
La sua maledizione era mia. Lei era la mia maledizione. Lei era tutto.
Ormai ero al largo... non vedevo piu la sua isola. Ma sarei tornato. Giurato. Sullo Stigie.
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Ok, sono nella battaglia finale contro Gea.  Ok, rischio di morire. Ok, mi hanno ferito...                                          
No aspetta cosa? Mi hanno ferito? Mi guardo il braccio.. Sanguino.                                                                                    
–Porco Ze...- dico. Mi fermo in tempo per non essere fulminato dal sommo Padre degli Dei. Mi guardo in giro, scorgendo gli altri semidei. Percy e Annabeth sono alla mia destra, contro un gigante. Stessa cosa a sinistra Piper. Hazel e Frank davanti a me contro dei... cosa sono? La vista annebbiata, non mi fa vedere cosa sono. Jason contro una signora, gli occhi aperti neri carbone. Il vestito di terra. Gea, la madre Terra. Dalla ferita continua ad uscire molto sangue, e mi fa perdere le forze. Non riesco a trattenere il martello, perciò lo lascio cadere. Mi accascio lentamente: prima in ginocchio, poi poggio la faccia sulla terra.             
Sento un grido, sembra lontano. Piper? Si, credo che sia veramente Miss Mondo. La vedo gettare il suo pugnale contro il gigante e raggiungermi.                                                                                                                        
–Oddio! No, Leo! Leo, ti prego. Non morire, non chiudere gli occhi! JASON! JASON! Oddio, no- . Sento le sue lacrime. Sul mio viso. Sono stanco, vorrei chiudere gli occhi.                                                                                    
 –No, no no no. Leo Valdez, ti proibisco di chiudere gli occhi- dice Piper.                                                                      
Sento che sta tentando di usare al lingua ammaliatrice. Vuole costringermi a tenere gli occhi aperti.                   
 “Cara Piper, ti ho sempre preso in giro.” Penso  “Fin dalla scuola della natura. Ma ti ho sempre voluto un gran bene. E, a quanto vedo, è una cosa reciproca”.  Davanti agli occhi ho come una tendina, che non mi fa vedere bene quello che succede. Ma sembra che Miss Mondo stia sorridendo. Forse ha letto i miei pensieri, o forse ho detto quei pensieri ad alta voce. Ne arrivano delle altre.                                                                                 
–Piper, cosa è suc... Oh, no. Leo!-. La voce di Jason. Non sembra rotta dal pianto come quella della figlia di Afrodite. Forte. Come suo padre, Giove, alias Zeus.       “Jason. Sei stato il mio migliore amico per quasi 3 anni. Insieme abbiamo liberato Era, siamo andati a Roma con la Argo II... Abbiamo fatto tanto insieme. “.
I suoi occhi mi fissano. Devo avere detto questa cosa ad alta voce. Poi, piano piano li vedo tutti. Vedo Percy, Annabeth. Vedo Frank e Hazel. Dico su ognuno qualcosa. Credo di aver riservato ad Hazel la più sofferente. “Hazel, mi dispiace. Mi dispiace non averti protetto così come voleva il mio bisnonno. Credi che potrete perdonarmi?”.                                                                                      
–Leo, quella promessa, l’hai mantenuta. Mi hai sempre protetto. Ora però non devi abbandonarti- mi dice. Sorrido. E piano piano chiudo gli occhi. Non so se è la fine. Posso sentire altro che Piper che singhiozza e mi chiama.

Poi sento un’altra voce. Più lontana. Più dolce, sebbene quella di Piper lo sia. Calipso.                                                    
–Leo apri gli occhi. Devi rimetterti, e tornare da me.-                                                                                                                
Non li riapro. L’immagine di Calipso avanza verso di me.                                                                                                                                              
–Leo, avevi promesso che tornavi. Lo hai giurato sullo Stige, ricordi?- mi sorride. –Se continuerai a tenere gli occhi chiusi, te ne andrai, e non potrai più raggiungermi-.                                                                                                               
Non tornare da te? Come potrei vivere? -Te lo avevo promesso. E ora devo mantenere la promessa. – dicco deciso. E apro gli occhi.                                                               
I ragazzi hanno tutti le lacrime agli occhi. Pensavano fossi morto?                                                                                         
Esordisco tossendo e esclamando. –è morto qualcuno?-  Sei paia di occhi mi fissano stupiti. Poi delle braccia che mi stritolano. Piper.                        
–Leo, sei vivo. Pensavamo.. pensavamo che fossi morto...- mi dice con gli occhi pieni di lacrime.                              
–Non è ancora giunto il giorno in cui non vedrete più Leo Valdez- dico. Mi rialzo. –Come va la battaglia?-             
-Abbiamo vinto, Leo- dice Percy. –E ora ti portiamo al Campo per curarti. La Casa di Efesto sarà felice del fatto che l’ennesimo Capocabina non sia passato a miglior vita-.                                                                                       
–Come ho già detto, Jackson, non è ancora giunto il giorno in cui non vedrete più Leo Valdez-.                                                                            
Ridiamo tutti. Beh , io sono l’anima felice del gruppo. Devo risollevare il morale a tutti anche se quello che stava per morire ero proprio io. Ora dovevo fare 2 cose.
                                          1: rimettermi in forze.                                            
2: Tornare da Calipso  
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-Ancora convinto di tornare da Calipso, Leo?- mi chiede Frank sulla porta del Bunker n° 9.                                             
Fermo il mio martellare. –Ovviamente. Gliel’ho promesso e...-                                                                                           
-E giurato sullo Stige, lo so, lo so- conclude lui. Poi fissa la mia “creazione”. –Perciò userai la Argo II per tornare da lei e sto... coso?..  ok, questa sottospecie di Tom Tom, per ritrovare la sua isola?-                                      
-Sei piuttosto intelligente, per essere figlio di Marte, amico mio.-  gli dissi.                                                            
Sempre tenendo tra le mani la mia creazione e fissandola, sorrise. –Devo ammetterlo, Nico. Tu sei un grande. Un grande costruttore. E a volte non vorrei essere... quello che sono. Non dover dipendere da un bastoncino per vivere. Non dovermi ingelosire per quanto riguarda Hazel. E tu sai quanto ci tengo a lei... e – iniziò a dire.                                                                                                                                                                                          
 –Calma Frank- dissi. Gli presi l’arnese dalle mani, misi qualche vite e lo accesi. Funzionava e captava la foschia. –Ci siamo. È ultimato. Ora devo fare le valigie e..- mi girai verso Frank. Dietro di lui vidi gli altri miei compagni di impresa.                                
Piper mi fissò con i suoi occhi dalle varie sfumature. –Te ne vai, Leo?-                                                                           
-Si, Miss Mondo. Devo tornare da lei, ricordi?- le dissi. Lei abbassò lo sguardo, così come gli altri. Jason fu il primo a ridestarsi da quel mortorio.
-Buona fortuna, amico mio.   Sarai sempre, SEMPRE il mio migliore amico.- mi disse. Io gli sorrisi.                                            
–Conterò sempre su di te, Jason. E non metterti troppo nei guai, mi raccomando-                                                                  
-Contaci- disse. Poi andò da Piper, che fissava ancora il pavimento . Jason la sospinse verso di me.                                 
Non disse niente, ma vidi le lacrime che scorrevano sul suo volto.                                                                                         
–Pip..- tentai di dire, ma mi ritrovai le sue braccia al collo.                                                                                                        
Tra i suoi singhiozzi riuscì solo a sentire un flebile –Non ti scordare mai di noi. Ti voglio bene, Leo-.                           
Nemmeno il tempo per rispondere che era già corsa fuori dal bunker, con Jason che la seguiva.                                     
Poi vennero da me Percy e Annabeth. Anche lei aveva due sottili righe che le tagliavano le guancie. Prima che potessi dire qualcosa, mi abbraccio pure lei. Ma, stranamente, la sua voce era sicura di se, senza la traccia che stesse piangendo.                                                                                                                                                                          
 –Leo, sei un grande amico, e un grande eroe. Mancherai a tutti, ma.. devi seguire il cuore, e quella promessa. Sono certa che tu sarai colui che le spezzerà   quella maledizione. – Poi si staccò da me.                   
Percy venne da me, dandomi una pacca sulle spalle. -Non potrò insegnarti ad usare Vortice... Che peccato.    Ehm...- si spettinò i capelli dietro, fissando una formica che passava –senti Leo, non sono bravo con gli addii. Ma spero.. Spero che se la maledizione di Calipso si spezzi, e lei possa uscire da quell’isola. E... o al diavolo. Pensaci a noi poveri semidei. Sei stato un grande, la cosidetta anima della festa. Ci hai tenuti allegri in ogni momento, e anche positivi. Non riuscirò mai a sdebitarmi. Grazie Leo, sei stao un grande... amico-. Mi sorrise.  Poi prese Annabeth per la vita e la condusse fuori.                           
Eravamo rimasti io, Frank e Hazel. Lei mi fissò con i suoi occhi dorati.                                                                               
–è un addio, quindi?- Occhi dorati che mi scrutano. Delle gocce che scendono. Fisso il soffitto del bunker.              
–Ma perché voi donne piangete sempre?- dico. Frank alza le spalle, accennando un sorriso.                                       
–Perché  noi 3, Io , Pip e Annabeth, ci teniamo a te. E ci dispiace che te ne vai.. per sempre. Comunque- mi abbraccia –sappi che mi hai protetto. Mi hai protetto come nessun’altro. Grazie, e non dimenticarmi, non dimenticarci, non dimenticare ciò che hai vissuto- .          
Frank non disse niente. Solo un –Buona Fortuna, Leo- e se ne andò con Hazel.                                                                         
Mi avevano dato tutti i loro addio. Ora dovevo solo partire.

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L’aggeggio bippava più forte da qualche ora. Sentiva la presenza di qualcosa di mistico, magico. La sua isola. Ma sapevo che non potevo tornare. “Padre” pensai con tutte le mie forze “ho trovato l’amore. Ho trovato una forma di vita organica, come dici tu, che ricambia il mio sentimento. Ti prego. Fammi tornare da lei. Non chiedo altro. Concedimi questo. E nient’altro”. La nebbia si diradò, mostrandomi un’isola lontana, sperduta. Ero tornato.
“Grazie Padre”  dissi, aumentando la velocità.
Dovevo rivederla.
Riabbracciarla.
Baciarla un’altra volta.
La nave volava su quell’acqua sconosciuta, mentre, metro dopo metro, l’isola si ingrandiva dinanzi a me.
Poi la vidi, splendente come il sole, che fissava verso l’orizzonte. All’orizzonte c’ero io.
A distanza di 20 metri iniziai a diminuire la velocità, così da bloccarsi alla riva senza problemi.
La vidi, con gli occhi limpidi e le lacrime su di essi. Scesi con un balzo, portandomi dinanzi a lei.                               
 Piccole lacrime le rigavano il viso.                                                                                                                                                
–Sei tornato.- mi disse.                                                                                                                                                                                    
–Lo avevo giurato sullo Stige- dissi, prima di baciarla.                                                                                
  
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