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Autore: Mariam Kasinaga    24/04/2014    0 recensioni
Ero stata io ad ucciderla, ma era stato il suo braccio a guidarmi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo n° 1 – Come arrivammo ai Confini del Mondo

 

Sir Robin aveva trent’anni quando fu sconfitto per la prima volta sul campo di battaglia. Ricordo ancora le mille emozioni che si erano susseguite sul suo volto in pochi minuti: l’incredulità per vedere il suo esercito battuto dagli stessi barbari che si era promesso di eliminare, l’orgoglio di voler spingere i suoi all’ennesima carica, la disperazione dinnanzi alla carneficina che ne era seguita e, infine, la vergogna di salire sul suo cavallo e ritirarsi insieme ai pochi sopravvissuti. Quella fu una delle poche volte che lo vidi piangere: le sue lacrime scivolavano lentamente lungo le guance candide, per poi cadere come piccole perle sul mio fodero. Era in quel modo, attraverso quel liquido salato, che mi trasmetteva il suo stato d’animo. Avevamo combattuto insieme innumerevoli volte ed avrei potuto elencare tutte le sue vittorie: ricordo tutte le notti in cui, in preda ai fumi dell’alcol e trascinato dai suoi amici cavalieri, mi abbandonava in un angolo della sua tenda per andare a divertirsi con le donne che seguivano fedelmente l’esercito ovunque andasse. Credo fosse quella sua eccessiva sicurezza, quella sensazione di impotenza, che lo aveva portato a sottovalutare il reale potenziale bellico dei barbari. Ancora, sono sicura che fu per qualche strano sentimento umano a me ignoto se una notte decise di abbandonare ciò che restava del suo esercito per deviare verso Sud, dove non vi è altro se non la fine del mondo.

Arrivammo ai Confini all’alba, lui assetato ed affamato, entrambi sporchi. Quel che vidi, sarà per sempre lo spettacolo più bello che io abbia mai ammirato: all’orizzonte, dove la linea del cielo e dell’acqua si univano, a pochi chilometri dalla costa, vi era un’enorme cascata, di cui avevamo cominciato a sentire il rombo il giorno prima. La grande massa d’acqua si infrangeva contro delle rocce granitiche, prima di lambire i bordi della terra ed, infine, cadere pesantemente nel baratro oscuro che gli abitanti del luogo chiamavano la Voragine. Sir Robin tirò delicatamente le briglie del suo cavallo con la mano sinistra, mentre il braccio destro giaceva inerte lungo il fianco a causa di una ferita riportata nell’ultima battaglia. Faticosamente, il mio cavaliere riuscì a smontare dalla cavalcatura e trascinarsi fino alla sottile spiaggia candida che si estendeva davanti a noi. Allentò il fodero, facendomi cadere al suolo con un tonfo attutito dalla sabbia, si slacciò il gabbione dell’armatura e le placche metalliche che gli proteggevano gli altri e, con un profondo sospiro, si sedette affianco a me. Rimanemmo in quella posizione per interi minuti, scanditi esclusivamente dal rombo assordante dell’acqua, fino a quando non mi accorsi che qualcosa aveva catturato la sua attenzione: alla nostra sinistra si stava avvicinando una ragazza con dei lunghi capelli rossi e la pelle indurita dal sole. I suoi piedi affondavano nella sabbia, mentre correva nel tentativo di inseguire una bambina che aveva i suoi stessi occhi azzurri. Riuscì ad afferrarla a pochi metri da noi, rivolgendoci degli sguardi furtivi. Le bisbigliò qualcosa all’orecchio indicando la direzione opposte e si avvicinò lentamente, senza distogliere lo sguardo da Sir Robin. Lui le rivolse quello che sperava potesse essere un sorriso, ma nelle ultime settimane il destino era stato talmente crudele con lui che il suo volto sembrava essere la maschera della disperazione.

Il giorno in cui nascerà, tra i forgiatori dell’Ovest, un uomo in grado di farci comprendere appieno il linguaggio umano, egli si meriterà a buon diritto il titolo di Maestro d’Armi. Fu difficile comprendere il dialogo tra il mio padrone e quella ragazza, la quale sembrava decisamente preoccupata per le numerose ferite di Sir Robin, specialmente quella che gli aveva completamente paralizzato il braccio. Continuava ad indicare freneticamente la direzione dove si era allontanata la bambina, probabilmente il luogo dove si trovava il suo villaggio, ed il braccio del mio cavaliere, tirandolo per una manica. Lui all’inizio continuava a scuotere la testa con forza, chinandosi a raccogliermi ed allacciando il mio fodero al fianco, ma nell’ascoltarla parlare, la sua espressione si addolcì leggermente. Montò a cavallo e le fece cenno di indicargli la strada, facendole trotterellare l’animale a fianco.


 

   
 
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