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Autore: _Miokie    24/04/2014    4 recensioni
"Uccido i demoni sulla terra perché quelli nella mia mente non possono morire".
In città è arrivata una ragazza avvolta da un mantello e dai lunghi capelli vermigli.
[Avvertimento per coloro che leggono, la storia che vi accingerete a leggere si rifà agli avvenimenti presenti nell' anime ispirato dalla saga dei videogiochi di Devil May Cry ]
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Home sweet home

Il viaggio più lungo della mia vita.

Le sei ore in macchina più stressanti mai trascorse.

Non sono riuscita a dormire neanche dieci minuti, nonostante la sveglia alle quattro.
Anzi, sveglia la si chiamerebbe se solo avessi dormito. Sono stata tutto il tempo a fissare il soffitto questa notte.
Le valige preparate il giorno prima, ai piedi del letto. Così tentata di disfarle e non presentarmi alla festa. Di punto in bianco così, senza neanche avvisare.
Dante sembra abbastanza di buon umore invece, abbastanza da canticchiare sottovoce le canzoni che passano alla radio e battere a ritmo le dita sul volante.
Ogni tanto mi lancia un'occhiata veloce, per controllare se mi sono addormentata, dato che il silenzio non gli da' alcun indizio.

Non ci voglio andare.

Non voglio.

Perché ho accettato?

Cosa è successo quando ho detto di sì?

-Sto seriamente pensando che in un momento di mia distrazione tu mi abbia ipnotizzato per convincermi.- La prima cosa che dico dall'inizio del viaggio che non fosse un "Sì", "mh", "okay" semplicemente mimato con un cenno della testa o un'alzata di spalle.
-E con cinque ore e quaranta minuti stabilisci il tuo record personale di silenzio assoluto, complimenti Bea!- dice dopo aver controllato l'orologio sul cruscotto. Si volta appena per vedere la mia espressione totalmente indifferente alla battuta appena fatta. -Comunque no, e sono contento che tu lo abbia deciso di tua spontanea volontà- Ride, ma non è la solita risata.
-Non è proprio così, lo sai.-
-Beh qualcuno doveva pur smuoverti un po'- ride ancora, come prima. La sua risata naturale di solito è un po' roca e bassa, questa invece è più alta. Tesa.
-Ti sei messo ad organizzare tutto ancora prima che ti dicessi se volevo venirci oppure no, questo suona come forzatura.-
-Suona come organizzarsi per tempo, e conoscendoti, se non avessi fatto così avresti deciso il giorno prima come minimo.- Guardi fisso la strada, a qualche centinaio di metri, l'uscita. -Siamo arrivati. Da qui guidami tu.-
-Se ti dico che la riconoscerai appena la vedrai mi credi?-
-Questo dipende...-
-Ricordati di com'è fatto l'invito e prova ad immaginare.- Quel foglio di cartoncino con scritte e decorazioni in rilievo che era riuscito a rovinarmi la giornata.-Segui questa strada.-
Esegue in silenzio le mie indicazioni.
-Adesso prendi quella stradicciola sulla sinistra.-
-Casetta in campagna?- chiede svoltando sulla stradina sterrata in mezzo ai campi.
-Casetta non direi...-
Un colle più in là ci ritroviamo davanti alla residenza Blanchard.
Dante frena davanti al cancello, con un'espressione confusa ed allibita.
-Adesso più di prima mi chiedo perché tu non volessi venire.-
Sbuffo.-La vedi quant'è grande? Sarà piena di persone che non conosco e di un rango sociale che dovrebbe essere per intero preso e sterminato.- apro la portiera e vado ad aprire il cancello.
-Beh anche tu fai parte di questo rango sociale...-
Mi affaccio dentro dal finestrino aperto. -Non direi, io sono solo una cacciatrice di demoni.-
Sorride e rimette in moto per entrare. Io rimango fuori e cammino verso la porta, alla fine del vialetto.
Sono ancora in tempo.
Giro i tacchi e corro via.
Non se ne accorgerà nessuno.
-Non pensarci neanche.- compare di nuovo alle mie spalle prendendomi per un braccio.-Ho guidato per sei ore, se proprio vuoi scappare via almeno concedimi di riposare prima.-
-E' in questi momenti che mi pento di non avere la patente.-
Un passo. Due passi. Cinque. Dieci.
Il portone è davanti a me.
Allungo il braccio e suono.
Sento dei passi affrettarsi per venire ad aprire.
L'uscio si apre lentamente con un cigolio.
-Signorina l'aspettavamo.- la voce pacata seppur evidentemente lieta della mia presenza.
La cameriera dal viso fin troppo familiare si scosta su un lato per farci passare.
-Se mi lasciate le chiavi dell'auto ci occuperemo noi delle valige e di sistemarle nella vostra stanza.- Dante gliele fa cadere sulla mano mentre si guarda intorno.
-La signora Margaret vi attende in salotto.- ed in un secondo si è dileguata.
-Che te ne pare? Ed è solo l'ingresso.- Non che sia di dimensioni particolarmente grandi, ma rende abbastanza bene l'idea di quel che è il resto della casa.
Una grande vetrata di fronte alla porta, contornata da delle tende pesanti color rosso scuro. Il parquet quasi interamente ricoperto di tappeti e quadri grandi e piccoli qua e là.
-Non mi aspettavo tutto questo... specialmente la servitù.-
-Hai presente quel luogo comune della zia vecchia e ricca? Beh nel mio caso è così.-
-Ah, quindi questa non è casa tua.-
-Già, anche se praticamente ci ho vissuto.- Mi guardo un po' intorno per riportare alla mente i vari ricordi. Corro verso la finestra e scosto un lembo della tenda. Sorrido rimirando uno dei miei pasticci di bambina. Un bel scarabocchio fatto sulla carta da parati.
Ritorno subito al presente ed indico a Dante un corridoio. -Vieni.-
Come sempre è stata questa casa, così l'ho ritrovata. Neanche un angolo buio. Ovunque una finestra o un lampadario illuminano tutto.
Arrivati nel salotto, vedo la figura di mia zia che mi aspetta seduta sulla sua poltrona vicino alla finestra.
-Cara, ti trovo bene.- mi sorride, alternando lo sguardo tra me e l'uomo albino al mio fianco.
Qualsiasi cosa tu, cara zietta stia pensando, ti sbagli. E di grosso pure.
Le vado incontro e la abbraccio:-Anche tu stai bene zia.-
Il suo sorriso così candido e dolce incorniciato dalle rughe che scavano il suo volto mi fanno tornare bambina. -Buon compleanno, Beatrice.- Mi accarezza la guancia con la mano magra e delicata.
-Grazie-
-E' lui il tuo compagno?- mi sussurra all'orecchio indicando Dante ancora sulla porta.
-Collega, zia. È il mio collega.- la correggo tentando di non scoppiare a ridere.
Si avvicina e stringe la mano a mia zia. -Dante, molto piacere signora.-
-Oh il piacere è tutto mio, sono contenta che la mia nipotina si sia sistemata finalmente.-
-Zia.- La riprendo di nuovo -Siamo colleghi di lavoro.-
-Oh certo certo, era quel che intendevo!- ride, notando l'insistenza con cui la correggo.
Alla fine ci siamo messi a sedere sul divano a chiacchierare un po'. Nonostante le numerose lettere ce ci siamo mandate, abbiamo passato comunque molto tempo a parlare, mentre Dante è rimasto quasi sempre in silezio ad ascoltare in nostri discorsi.

Appena la lancetta dei secondi ha oltrepassato il dodici segnando l'una precisa, sulla soglia è apparso uno dei maggiordomi.
-Signorina Beatrice buongiorno e bentornata. Madame Margaret il pranzo è pronto.-
-Molto bene, grazie.- Risponde lei. Ci alziamo in piedi ed andiamo nella sala da pranzo.
Durante il pasto, ogni membro della servitù che compare mi rivolge un sorriso radioso accompagnato da un "Bentornata signorina".
-Vedo che non hai cambiato nulla alla casa zia.- commento dandomi l'ennesimo sguardo intorno.
-Ho voluto lasciare tutto com'era. Però ho dovuto far fare dei lavori di ristrutturazione nell'altra casa.-
Per un momento ho temuto che a Dante stesse andando di traverso il boccone.-Altra casa?-
-La casa dei miei genitori.- gli ho risposto lapidaria. -Cos'hai sistemato?-
-Oh ho fatto ricostruire il tetto ed ho levato la muffa dai muri nello scantinato.-
-Bene, spero non sia costato molto.-
-Una sciocchezza.- ride. Mi è sempre piaciuta la risata della zia. Cristallina ed acuta. Quasi come un coretto di campane.
Finito il pranzo sono arrivate le cameriere a sparecchiare insieme al maggiordomo.
-Se volete riposarvi la vostra stanza è pronta.- dice rivolgendosi a me e Dante.
-Grazie mille.-
Saliamo al piano di sopra. Un lungo corridoio che si estende sia a destra che a sinistra. Se non ricordo male verso sinistra ci sono gli alloggi dei domestici e le stanze mie, della zia e degli ospiti.
-Potrei sbagliarmi, ma mi sembra abbiano detto "la vostra stanza" ci hanno sistemato insieme?-
-Non ti sbagli. Mia zia quando ci si mette è testarda.- Mi dirigo verso l'unica porta che non si addice ai colori del resto della casa.
Completamente bianca. E sopra dipindo in corsivo con uno sgargiante rosso: "Bea"
-Deduco che questa sia la nostra stanza.-
-Se vuoi posso farne preparare un'altra.-
-Oh no, non preoccuparti, non voglio disturbare.-
-Guarda che non è un problema...-
-Bea. Va bene così. Inizio a pensare che non mi vuoi in camera con te, ti ricordo che abbiamo già dormito insieme.-
Colta dal rossore improvviso, apro frettolosamente la porta.
Come ti prende Dante di ricordarmi una cosa del genere all'improvviso?
Certe volte non ti rendi conto neanche di quel che dici.
-Che stanza carina.- commenta.
-Niente di che. Forse è la cosa più normale che si può trovare.- E neanche questa è cambiata quasi per niente. Quasi perché il mio letto ad una piazza era stato sostituito con uno più grande matrimoniale.
Ma per il resto è rimasta esattamente come era otto anni fa: la scrivania sotto la finestra, l'enorme libreria, l'armadio di legno bianco decorato da me con dei ghirigori floreali ed il vecchio pianoforte verticale scordato e polveroso.
-Sai suonarlo?- mi chiede scostando con una mano la polvere.
-Sapevo, ho preso lezioni per un po', ma poi mi sono stufata, è uno strumento troppo raffinato per me.-
Vado ad aprire il mio borsone, posto dai camerieri ai piedi del letto insieme al bagaglio di Dante.
-È l'ora della droga?- ridacchia mentre mi vede ingurgitare la pillola.
-Magari fosse solo una dipendenza guarda, mi risparmierebbe un sacco di disagi.-
-Disagi?-
-Come lo chiami tu svenire in classe nell'unico giorno in cui tutti i pantaloni sono a lavare e sei costretta per forza di cose ad indossare una gonna?-
La sua risata rimbomba nella stanza. -Ti è successo davvero?-
-...Purtroppo sì.- recupero il vestito per la festa e lo poggio sul letto. -Vado a darmi una rinfrescata, dopo se vuoi andiamo a fare due passi...-
-Non vuoi scappare vero?-
-No tranquillo, voglio solo farti vedere un posto.-









L'angolo di Lilith!

Sciao amisci! Quanto tempo eh? Ahah... ahaha... ahah.
È cortino lo so mi dispiace c.c però il prossimo sarà bello bello promesso **
volevo dirvi una cosina e avrei bisogno del vostro aiuto (specialmente da parte di chi abitualmente mi lascia le recensioni): innanzitutto ringrazio Kingblade che mi ha fatto rendere conto di ciò, ovvero che secondo lui Dante sia OOC, in effetti lo stavo pensando anche io inizialmente però non ero sicura se inserirlo tra le note, voi che mi dite? Ci si può passare sopra o è un must?
Aspetto i vostri consigli :3

Alla prossima amisci!

  
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