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Autore: kk549210    24/04/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Meg era ferma nel corridoio da circa una trentina di minuti e osservava con attenta apprensione attraverso la finestrella, ma non aveva cuore di entrare. Harm si era già svegliato dal sonno, ne era sicura. Lo aveva visto muoversi. Non erano contrazioni involontarie dei muscoli, ma gesti decisi seppure ancora deboli. Quell’organismo così vigoroso, frenato dalla violenza di uno spietato killer, si riaffacciava di nuovo alla luce del giorno. La giovane ufficiale tirò un sospiro di sollievo. Harm, anche se non suo, tornava finalmente anche a lei. Inoltre Hemlock, il pericoloso sicario che lo aveva ferito, seminando il panico al JAG, era stato eliminato dagli uomini del servizio di controspionaggio. Un’operazione molto complessa e piena di rischi che si era conclusa all’Ambassy Row Hotel, dove l’astutissimo criminale dalle mille identità era stato intercettato, proprio sul punto di mettere in atto un piano per uccidere il presidente russo Eltsin nel corso di una delicata trattativa internazionale.
Non se la sentiva però di entrare a salutare Harm e a dargli la bella notizia. Su una poltroncina, accanto al bel dormiente appena ridestatosi, c’era la sua dolce sposa, la madre del suo bambino. Era crollata dal sonno. “Povera ragazza” pensò il tenente Austin con sincera compassione. Livia gli era rimasta accanto per tutti quei tre giorni, a dispetto del suo stato. “Ancora due settimane”, aveva risposto a Meg quando questa le aveva chiesto notizie sulla sua gravidanza. E l’aveva ringraziata con grande calore per la premura e l’affetto che dimostrava a suo marito con le sue visite in ospedale, e soprattutto per avergli prestato i primi, tempestivi soccorsi. Harm non poteva avere accanto compagna più adatta – Meg ne era certa, ora che l’aveva conosciuta. A dispetto di quello che si poteva banalmente presagire dalla sua figura minuta, che contrastava decisamente con quella imponente del suo affascinante marito, Livia era una donna tenacissima e forte. Pur nella tensione di quel drammatico momento, i suoi occhi castano verdi sembravano vibrare di un’energia inestinguibile. E quando ringraziava chi le stava vicino, sul suo bel volto da statuetta etrusca si stampavano profonde le fossette d’un sorriso aperto e sincero.  
-Tenente Austin, cosa fa lì impalata? È di piantone? – si sentì dire alle spalle. Era arrivato anche l’ammiraglio.   
 
 
 
 
-Livia
Possibile che stesse ancora sognando? Aprì gli occhi. Harm era desto e la stava chiamando. Il cuore le sobbalzò nel petto. In un secondo fu con lui e gli prese la mano.
-Amore mio, bentornato!
-Sei bellissima… - fece Harm rinsaldando la stretta.
-Devi essere ancora stordito… sono tre giorni che non mi cambio e puzzo come una capra! – scherzò lei per stemperare l’emozione.
- Ma che giorno è? – chiese lui sorridendo.
Harm era ritornato, e con lui quel sole meraviglioso che illuminava il suo volto.
- Il 24 aprile…
- Oh no, il 22…
-Non ti preoccupare, avremo almeno un’altra cinquantina di anniversari da festeggiare… ti passerà la voglia!
Con molta discrezione, l’ammiraglio entrò nella stanza.
-Bentornato, capitano! Comodo, comodo – gli disse, quando vide che Rabb cercava goffamente di raccogliere le energie per assumere una postura dignitosa.
-Grazie, ammiraglio. Di tutto! – Livia lasciò per un momento Harm per stringere la mano al superiore di suo marito.
-Dovere, Livia. E ora, capitano, pensi solo a rimettersi e a diventare padre. Il JAG non scappa…
-Grazie, signore. Tanto ci penserà questa qua a tenermi in riga.
Chegwidden sorrise tenuamente e si congedò con un cenno del capo.
Harm guardò Livia con un’espressione molto interrogativa.
-Che c’è? – fece lei con un sorriso ironico.
-Da quand’è che siete così intimi, Livia?
-Ti consiglio di non sprecare il fiato, sei ancora troppo debole per fare il geloso… Chegwidden è stato molto gentile con me. Sai, tra l’altro parla anche un ottimo italiano… decisamente molto migliore del tuo!
-Ah sì? – ribatté lui inarcando un sopracciglio.
Per tutta risposta, lei gli accarezzò i capelli. Harm le appoggiò la mano sul ventre. Anche il piccolo decise di partecipare alla gioia dei suoi genitori.
-La nostra bambina è una calciatrice! – esclamò il futuro padre.
“Eh sì, la nostra bambina!” si disse Livia, dolcemente presaga.  
  
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