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Autore: CreAttiva    25/04/2014    0 recensioni
Runne è una bambina di undici anni dal temperamento ribelle, lunghe orecchie ripiegate sui capelli dorati e un paio di enigmatici occhi rossi. Occhi che sollevano domande alle quali non sa rispondere; perché sono gli stessi di suo padre, di cui non sa praticamente nulla.
Ma Runne guarda al futuro, e insegue il suo sogno di diventare una guerriera per combattere il famigerato Endrun, spietato re del Mondo dell'Avvento. Ancora non sa quanto il suo passato e il suo destino siano intrecciati alla sete di potere del tiranno.
La sua vita e quelle di tutto il mondo dipendono dalle scelte di Runne; e quelle più giuste per il bene comune potrebbero richiedere dolorosi sacrifici.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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2 - Un nuovo amico

Nota dell’autrice pasticciona

A tutti i nuovi lettori (dal 22/04/2014): proseguite la lettura senza curarvi della nota.

Ai vecchi lettori e a quelli più affezionati: ho cambiato alcuni termini.

Consiglio di rileggere i precedenti capitoli o in alternativa (quando leggete

qualcosa che non vi è chiaro) consultare questa legenda:

https://www.facebook.com/notes/parole-cozzate-cre-attiva/legenda-il-destino-scelto/294400400727412


Buona lettura e perdonate il disturbo.

CreAttiva


A Trais


Leggimi su Facebook: https://www.facebook.com/notes/parole-cozzate-cre-attiva/il-destino-scelto-cap-7-a-trais/294420947392024


Runne aprì gli occhi rossi alle prime luci dell’alba. Rimase ferma, in ascolto, e udì con piacere il sottile respiro di Daeb, calmo e regolare. Si alzò silenziosamente e si vestì in fretta, senza fare alcun rumore. Erano trascorsi tre anni da quando era entrata a far parte degli Scindri: ormai aveva imparato a muoversi come un’ombra. Prese il coltellino che le aveva regalato Arlenan, soppesandolo. Era indecisa se infilarlo nel cinturino nascosto dall’ampia manica del braccio sinistro o lasciarlo sotto al cuscino, dove lo teneva durante il sonno. Alla fine si convinse che l'occasione le imponeva moralmente di farne a meno.

Si grattò il naso a patatina e guardò il proprio riflesso allo specchio incrinato che Judith le aveva regalato per il suo quattordicesimo compleanno. Non era cambiata molto: era rimasta piuttosto minuta, nonostante i muscoli sodi e la pancia piatta frutto dell'addestramento; il seno si era leggermente gonfiato e ammorbidito, le guance arrossate e le labbra erano forse più carnose. Le orecchie ripiegate non sembravano più quelle di un coniglio: con la crescita si erano proporzionate al volto tondo, ricordando più i tratti di un gatto.

Nonostante le pressioni del suo maestro, Runne si era rifiutata categoricamente di tagliarsi i capelli. Ora erano parzialmente acciambellati dietro la testa, ormai così lunghi che la treccia proseguiva fino a un terzo della schiena; sul viso, invece, ricadevano la frangia e alcune ciocche più lunghe.

Si vergognava un po’ con quel vestito blu profondo indosso, abituata ad abbigliarsi da uomo. Ma era un’occasione speciale: Kail l’aveva invitata a uscire. Ufficialmente.

La ragazza aveva accettato di intraprendere l’addestramento degli Scindri e poco dopo Kail era partito con suo padre per girare il Graäm, imparando il mestiere di armaiolo. Senza il loro capo, il gruppetto si era sfaldato, e Runne aveva smesso di giocare alla guerra con i suoi amici. Kail era stato via più di due anni, tornando a Fiandher soltanto un mese addietro. Runne era andata a incontrarlo e accoglierlo; quando Kail le aveva timidamente chiesto se potevano continuare a vedersi, lei aveva risposto di sì con entusiasmo. La stessa risposta venne rivolta all’invito di Kail. Il giovane non aveva voluto rivelarle dove l’avrebbe portata, ma non aveva alcuna importanza: dovunque, purché ci fosse Kail. Controllò un’ultima volta Daeb con soddisfazione.

Che lui dormisse faceva parte del piano: era stato già abbastanza difficile trovare Runne da sola per chiederle appuntamento. Uscì silenziosamente dalla camera, rimuginando su Daeb. Ultimamente il sinhilare era diventato iperprotettivo nei suoi confronti, specialmente se si trattava di Kail. Sembrava quasi geloso. E di cosa? Runne considerava Daeb il suo più grande amico e ci viveva anche assieme: aveva forse paura che scappasse di nascosto? Trattenne a stento una risata. Era proprio quello che stava facendo. Quasi. La mamma era al corrente di tutto e aveva saggiamente appoggiato la sua scappatella mattutina. Fece colazione in fretta, smaniosa di andare all’appuntamento. Evitò per un pelo la secchiata di acqua gelida che chissà come era finita incastrata fra la porta e la mensola della cucina (opera di Daeb, sicuramente) e uscì. Il cielo risplendeva come sempre del bagliore verde dello smeraldo. In tre anni la luce non si era mai spenta e ormai gli abitanti del Graäm ci avevano fatto l’abitudine.

Si diresse al luogo d'incontro, l'estremità occidentale della città. Kail la stava già aspettando. Il suo viso era diventato ancora più bello e mascolino, con gli occhi grigio-azzurri seminascosti sotto i riccioli biondo-platino; il corpo era forte e muscoloso, risultato dell’addestramento e del viaggio intrapreso col padre. Il ragazzo le andò incontro sorridendo.

«Buongiorno!» lo salutò lei allegramente. Kail si bloccò, osservandola estasiato.

«Che c’è?» chiese Runne.

«Niente. Sei... bellissima!»

La ragazza arrossì «Grazie.»

Kail tossicchiò nervoso «Allora ci avviamo?»

«Certo! Potresti anche dirmi dove andiamo adesso.»

«Segreto! Dovremo camminare un po’; ti dispiace?»

«No, figurati.» rispose Runne felice: più strada da fare significava più tempo da trascorrere insieme fra andata e ritorno.

Marciarono per un paio d'ore in direzione nord-ovest, uscendo da Fiandher. Kail la interrogò su tutti i cambiamenti che c'erano stati a Fiandher durante la sua lunga assenza. Runne iniziò dalle nozze della nipote del signor Koremore, quindi riferì tutto quello che le veniva in mente. Mentre parlava, però, non riusciva a guardare il ragazzo direttamente negli occhi. Osservava con ostinazione la Foresta Dipinta, che li accompagnò a cavallo del sentiero per tutto il tragitto. Era così emozionata che, nonostante fosse allenata a percorrere i terreni più accidentati, inciampò più di qualche volta. Kail la sorresse prontamente, deciso a svolgere il suo ruolo di cavaliere fino in fondo. Questo non aiutava Runne: quando lui la soccorreva il suo viso si avvicinava e il cuore della ragazza accelerava i battiti, già troppo veloci. Runne cercò di distrarre la mente concentrandosi sul racconto, ma il suo stomaco non poteva fare a meno di annodarsi mentre Kail di tanto in tanto le lanciava un’occhiata di sottecchi. Grazie ai sensi stramaledettamente sviluppati, Runne poteva percepire il suo rapido sguardo, sebbene non lo vedesse.

Non capiva perché si sentisse tanto agitata: dov'era finita la naturalezza con cui trascorrevano insieme le giornate quand'erano bambini?

Finalmente giunsero davanti alle alte mura della città marittima di Trais. Lì la luce dello smeraldo era leggermente più fievole. A Runne quell'ingresso imponente sembrò quasi minaccioso. Non era mai stata così lontana da casa. Si grattò il braccio vuoto, dove normalmente avrebbe trovato il coltellino di Arlenan, sentendosi indifesa senza armi.

Due guardie si fecero avanti. «Quali sono i vostri nomi?» chiese una.

«Kail e Runne di Fiandher.» rispose il ragazzo. La seconda guardia, più alta e robusta dell’altra, gli puntò contro la lancia, mentre il compagno tirava fuori una serie di carte. Runne sapeva bene cos’erano: liste di nomi e ritratti di ricercati. Spie, traditori noti e guerrieri al soldo di Endrun. Dopo averli controllati, l’uomo rimise a posto i fogli, quindi si avvicinò per perquisirli.

«Potete passare.» concluse l’uomo. I ragazzi varcarono con sollievo la Porta Orientale. La prima cosa che sommerse Runne fu il frastuono della gente del mercato, poi venne il turno dei colori variopinti delle vesti e delle bancarelle. Non era abituata a tutto quel caos; preferiva di gran lunga il silenzio. Strabuzzò gli occhi più volte mentre Kail la trascinava in mezzo alla via.

«Andiamo a mangiare un boccone?» urlò lui per farsi sentire. Runne riuscì solo ad annuire. Dopo una moltitudine di “pesce fresco!” e “che ne dice di una collana, bella signorina?” i ragazzi entrarono in una locanda gremita di gente. Non appena si sedettero, una ragazza con i capelli lunghi e castani si avvicinò al loro tavolo.

«Prego... desiderate?»

«Avete le Alche rosate?»

«Certamente. E per lei, signorina? Lo stesso?»

«Neanche morta.» Piuttosto che mangiare Alche rosate preferiva tagliare le unghie al vecchio Koremore...

«Mi porti dei semi di Bargo.» Tipico piatto di mare, i semi di Bargo erano dei piccoli molluschi azzurri. La ragazza annuì e portò nell’attesa due Schiume. Runne ne bevve subito un sorso. Adorava il sapore dolciastro di quella bevanda.

«Qual'è il programma per oggi?» chiese.

Kail sorrise furbo «Vedrai...»

«Dimmelo, su!» protestò Runne.

«Neanche sotto tortura! È una sorpresa.»

«Cattivo.» Runne gli fece scherzosamente la linguaccia e Kail scoppiò a ridere.

Dopo aver consumato il pasto (offerto dal ragazzo) uscirono nuovamente nella strada affollata. La gente li spintonava in continuazione, quindi Kail prese Runne per mano. Lei avvampò. Calma. Possibile che continuasse a reagire in quel modo esagerato? Proseguirono il cammino. Kail cercava di tagliare per i vicoli evitando le bancarelle, ma persino lì la gente non mancava. Trais era tutta così: sembrava che il mondo vi fosse esploso dentro. Era una città piena di vita: i continui scambi commerciali con le città vicine e con l’arcipelago Erenya l’avevano resa ricca e fiorente. Se non fosse stato per il cielo dalle sfumature verdi nessuno avrebbe pensato che Endrun esistesse. D’altronde chi avrebbe osato sfidare la potente flotta di Trais, rinomata in tutta la contea? Eppure a Runne quell’atmosfera non piaceva; la rendeva nervosa. Tutti quei volti gentili, quei sorrisi tirati, quelle parole cordiali: l'aria era densa di falsità. Esaminando a fondo quelle persone si poteva percepire la loro ignoranza. Continuavano la loro vita monotona giorno dopo giorno, senza sapere cosa stesse accadendo al resto del mondo. A loro non importava se degli innocenti venivano torturati, schiavizzati e uccisi. Erano al sicuro all’interno di quelle mura robuste.

Dopotutto Fiandher non era molto diversa. Sguarnita del suo esercito dalla scomparsa del suo fondatore, la città si era estraniata dalla guerra. Solo l'insediamento segreto degli Scindri la rendeva differente da Trais.

Runne represse un moto di disgusto: non era venuta per giudicare ma per passare una bellissima giornata in compagnia di Kail. Si stampò in faccia un ampio sorriso e si lasciò guidare davanti a un palco. Si incastrarono fra gli spettatori e attesero.

«Di cosa si tratta?» chiese Runne osservando le tende rosse ancora chiuse.

«E’ uno spettacolo acrobatico. La banda è molto famosa.» Un attimo dopo si udì un rullo di tamburi e le tende si aprirono. Una bellissima ragazza che calzava un costume sgargiante fece il suo ingresso con una piroetta. Runne si immobilizzò. Quei capelli neri dalle sfumature tormaline non potevano che essere feliani; eppure le orecchie della giovane erano perfettamente tonde e minute. Indagando il suo sorriso, notò anche la mancanza dei tipici canini pronunciati.

«Salve, signori!» esclamò la fanciulla «Io sono Moe, vi auguro buon divertimento!» Gli applausi non mancarono e poco dopo entrarono in scena due ragazzi muscolosi. Al ritmo del tamburo si unì la melodia di un violino e lo spettacolo ebbe inizio. I ragazzi inscenarono una specie di sfida tra rivali: prima si batterono a mani nude, inserendo qualche salto o piroetta, poi passarono alle spade. Runne li osservò con interesse: sapeva che simulare un combattimento realistico poteva essere più difficile che ingaggiarlo per davvero. Il suo sguardo rimase ipnotizzato dalle movenze agili e aggraziate di Moe. La ragazza compiva acrobazie spettacolari senza l’ombra di uno sforzo nel tentativo di porre fine al presunto duello iniziato in suo nome.

Improvvisamente il rullo di tamburi si fece più forte ed entrò in scena un uomo incredibilmente alto con indosso un ampio mantello e un elmo ornato di corna di cervo. I due ragazzi si ritrassero con il volto sfigurato dalla paura, mentre Moe afferrava un lungo bastone e si avventava contro di lui. La giovane si tuffò in un combattimento ad armi impari, schivando all’ultimo secondo la mazza chiodata dell’uomo e scatenando un coro di fischi ammirati e di applausi. Dopo una serie di capriole e di avvitamenti aerei, Moe disarmò con destrezza l’avversario e lo immobilizzò a terra. L’uomo attese la sua fine, convinto di morire... Moe invece gettò il bastone, lo liberò dalla stretta e gli porse una mano per aiutarlo a rialzarsi, come voto di perdono. L'uomo si tolse l'elmo e abbassò il panno che gli copriva il viso. Fissò il pubblico, che trattenne il fiato per lo stupore.

Le corna non erano parte dell'elmo: erano sue. I palchi crescevano ad arco dalle tempie e sporgevano dal cranio, afferrando l'aria con dita ossee. Le ampie narici del naso rincagnato assumevano un tono più scuro rispetto alla carnagione bruna. Una goccia di sudore si perse nella sua folta barba mentre gli astanti attoniti cercavano di metterlo a fuoco. Quel particolare velo che pareva avvolgere la sua pelle faceva strizzare gli occhi.

Runne comprese a fatica che l'uomo non era avvolto da nulla; era proprio la densità della sua pelle a essere impalpabile. La ragazza strattonò Kail per la spalla. «E quello che cos'è?»

«Un cervode. Ne ho sentito parlare, anche se non ne ho mai incontrati durante il mio viaggio. Si dice che siano intangibili.»

Dal retro delle tende sbucarono i musicisti e i ragazzi della prima parte dello spettacolo. Assieme alla bizzarra coppia formarono una fila. S’inchinarono e la folla esplose in un applauso fragoroso a cui si unirono anche Runne e Kail.

Runne tornò a fissare Moe. Per un attimo i loro occhi si incrociarono: vide lo stupore dell’acrobata, mascherato quasi subito da un altro sorriso rivolto alla folla. Dopo un ultimo inchino, i saltimbanchi rientrarono dietro le tende. Un bambino dal visetto dolce e ingenuo passò fra gli spettatori con un bicchiere in mano. Si udì un tintinnio di monete piuttosto consistente: a quanto pareva Moe aveva conquistato tutti i presenti. Kail depose qualche soldo nel bicchiere, poi chiese:

«Piaciuto lo spettacolo?»

Runne ammirò per un attimo ancora le tende rosse, prima di rispondere:«Sì, molto.»

Il ragazzo parve studiare la sua espressione «Non sembri convinta.»

«No, è che... Moe è una feliana?»

«In parte. Suo nonno lo era. Sposò un’umana. La sua famiglia è di Trais e la sua abilità acrobatica l’ha resa piuttosto famosa.»

«Prima mi ha guardata come se fossi un'anguilla volante.»

Kail rise. «È raro vedere dei feliani, non dovresti sorprenderti.»

«Giusto.» Dalla caduta di Hermet Dlun la razza feliana era praticamente scomparsa. Runne scosse la testa e sorrise. «Grazie, mi sono divertita tanto!» Kail contraccambiò e la prese per mano.

«E adesso dove mi stai portando?» domandò lei. Il ragazzo le scoccò uno sguardo malizioso e scosse il capo. Runne seguì con gli occhi il movimento dei suoi capelli morbidi. Quasi non si accorse che Kail la stava tirando per un braccio. Si riprese e sospirò, rassegnata. La giornata fu tutta così: Kail la guidava da una parte all’altra di Trais, mostrandole i palazzi più antichi, le bancarelle più fornite, le gioiellerie più rinomate. Runne commentava con un “mmh” e un “ah, bello!” ogni cosa che le passava sott’occhio e non appena la sua espressione assumeva un leggero entusiasmo (posto da Runne anche solo per educazione) Kail insisteva per comprarle l’oggetto in questione. Runne doveva stare attenta: se dimostrava poco interesse il ragazzo si deprimeva; se invece ne esprimeva troppo lui tirava fuori tutti i soldi che aveva. Vedendo rifiutato ciascuno dei suoi tentati regali, Kail rimaneva sempre più deluso. La sua speranza però si riaccendeva quando dovevano raggiungere una nuova meta, a Runne costantemente celata.

Al termine del pomeriggio Kail la portò in un ristorante in riva al mare. Runne era riuscita a non farsi comprare niente. Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente Kail disse:«Scusa.» A Runne andò di traverso il boccone di kortrone, un pesce dalla polpa ambrata.

«E di cosa?»

«Di averti annoiata per tutto il giorno.»

Runne lo contemplò tossicchiando. «Stai scherzando, vero?» chiese con voce strozzata.

Kail rimase zitto, lo sguardo basso. No, stava dicendo sul serio. Runne bevve un sorso di Schiuma per frenare i sussulti, poi parlò:«Kail, mi sono divertita con te oggi. Sono sincera. I tuoi regali mi hanno fatto piacere; se non li ho accettati è solo perché non li trovavo necessari. E neanche questo.» e indicò con un gesto il ristorante «Potevi portarmi in un posto più economico. Immagino che vorrai offrire tu...»

«Certo.» si affrettò a rispondere il ragazzo.

Runne alzò gli occhi al cielo «Siamo in riva al mare. Lo sai quanto costa?»

Kail fece spallucce «E allora? È la prima volta che usciamo insieme, mi sembra il minimo.» Si pentì subito di ciò che aveva detto. L’ovvietà delle sue parole lo fece arrossire violentemente. Anche Runne sentì le guance pizzicare, ma riuscì a mantenere un po’ di contegno.

«Quello che volevo dire è che io non pretendo tutte queste attenzioni. Non ne ho bisogno. A me basti tu.» Kail alzò gli occhi di scatto, incredulo. Stavolta toccò a Runne abbassare lo sguardo: lei stessa era stupita della propria sfacciataggine. Si tuffò nel proprio piatto, affogando l’imbarazzo in frenetiche sorsate di Schiuma. Finirono di cenare in silenzio, senza osare guardarsi negli occhi. Runne insistette per pagare il conto in parti uguali; con una voce stranamente rilassata, Kail accettò.

Uscirono dal ristorante e il ragazzo la prese per mano quasi con naturalezza, superando il disagio. Scesero i gradini di pietra che dal lungomare portavano alla spiaggia. Lo smeraldo della torre di Fiandher brillava con maggiore chiarezza di notte, senza l’attenuante luce solare. Le stelle sembravano tremolanti gemme preziose intagliate nell’immensa volta del cielo e il mare riluceva con riflessi di un verde cupo, ove l’acqua era più profonda. La sabbia era composta di minuscoli granelli sospinti dal vento, luccicanti di un verde bagliore se sollevati dalle spirali. Runne e Kail camminavano a piedi nudi, lasciando orme scure col loro passo lento, poi cancellate dal moto placido delle onde. L’ipnotico scroscio della risacca e il profumo salmastro accompagnavano i due ragazzi lungo il loro quieto tragitto.

«Durante il viaggio con mio padre ho conosciuto un sacco di gente diversa.» esordì Kail «Da Trais a Rodramino, dalla Cima Solitaria a Poltur: ogni luogo ha la sua bellezza particolare, anche se guastata dalla luce dello smeraldo. Eppure non ho mai smesso di pensare a Fiandher, la mia vera casa. Ci siamo spinti oltre i confini e non ci sembrava quasi vero di essere liberi da questa insistente luce verdognola. Abbiamo raggiunto l'Erenem, una regione prospera grazie alla ragnatela di fiumi che la contraddistinguono. È un paradosso, poiché in quella terra convivono elementi contrastanti: le fruttuose piantagioni di caciandre, il Deserto di Sale e la lunghissima catena dei monti Xürba.»

«Siete arrivati sino al confine col Regno di Kuden?!» esclamò Runne stupita.

«A dire il vero mio padre non voleva spingersi tanto lontano ma è stata una deviazione necessaria: solo nelle miniere degli Xürba si può trovare il titanio pallido, un materiale leggero come un filo d’erba ma più resistente dell’acciaio.»

Runne affondò i piedi in un punto in cui la sabbia era completamente asciutta. «Ma da quel che ho sentito dire il titanio pallido è molto costoso.»

«Da una decina d’anni, dopo che Endrun ha conquistato il Raion e il Dron, il prezzo è sceso sensibilmente: i maggiori acquirenti del prodotto erano i feliani, gli unici capaci di sfruttare appieno le proprietà magiche del titanio pallido. In effetti lavorarlo è impossibile senza le dovute conoscenze nel campo della magia.»

Runne era sempre più confusa «Allora... a che vi è servito comprarlo?»

Kail si fermò. Teneva lo sguardo basso, pensieroso. Sembrava che si stesse arrovellando per trovare le parole più adatte. Si volse verso Runne con cautela.

«Prima che partissi... avevo intenzione di forgiare una spada un po’ speciale. Ho chiesto consiglio a Daeb perché... bé, lo capirai dopo il perché. Il punto è che è stato lui a consigliarmi il titanio pallido, assicurandomi che mi avrebbe aiutato con la magia. Quando sono tornato, in quest’ultimo mese, abbiamo lavorato insieme. Avevo già elaborato un progetto ma Daeb l’ha corretto indicandomi le modifiche necessarie. Poi ci siamo messi all’opera. Il titanio pallido è immune al normale calore della fiamma, così Daeb ha dovuto alimentare il fuoco con la magia e nel contempo mantenere arroventato il metallo per permettermi di modellarlo. Ci sono volute due mesi per portare a compimento il lavoro, poiché Daeb non riusciva a ricorrere alla magia per più di un’ora e usarla gli prosciugava tutte le forze. A parte qualche coltello, questo è stato la mia prima forgiatura. Avevo paura di combinare un disastro... invece non è andata così male. Persino mio padre mi ha fatto i complimenti.»

«Wow...!» fu l’unica cosa che riuscì a dire Runne. C’era troppo mistero nel racconto di Kail e, cosa ancora più sospetta, nelle conoscenze di Daeb. Alimentare un fuoco con la magia richiedeva capacità avanzate ben lontane dalla portata di un comune sinhilare. Quante sorprese riservava ancora il suo piccolo amico?

Kail la tirò per mano verso l’entroterra, fino a condurla sotto il muro di pietra che tracciava il percorso del lungomare. Si accovacciò vicino alle fondamenta. Runne aguzzò la vista. Alla base del muro, dove la roccia era più grezza, notò una sporgenza che creava una sorta di piccola nicchia naturale. Era bassa, quasi al livello della sabbia, ed era talmente indistinta da risultare invisibile se non l’avesse esaminata con attenzione. Kail allungò le mani sotto la nicchia e scavò nella sabbia. Dopo qualche bracciata estrasse qualcosa di lungo e solido, e si rialzò.

«Buon compleanno... in ritardo.»

Gli occhi rossi di Runne si spalancarono per la meraviglia. Srotolata dalla stoffa una spada bianca riluceva come una stella. L’elsa si apriva in un taglio diagonale, spalancandosi sulla lama affilata da un lato.

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Kail sorrise di fronte alla sua aria sbigottita. «Prova a brandirla.»

Runne seguì il consiglio e tagliò l’aria della notte. Sentì la spada leggera e, malgrado fosse abituata a maneggiare tutti i tipi di arma, doveva riconoscere che si adattava perfettamente all’estensione del suo braccio.

Si fermò a guardare Kail, che reggeva ancora il fodero perlaceo. Aveva osservato rapito le sue eleganti evoluzioni. Balbettò uno stupefatto:«Daeb mia aveva accennato qualcosa, ma non credevo...!»

Runne rinfoderò la spada, quindi la poggiò con delicatezza sulla sabbia. Si rialzò e si avvicinò al ragazzo con cautela. C’era qualcosa che balenava nell’atmosfera intorno a loro. Forse era il rossore sulle guance di Runne; o l’ardore negli occhi di Kail. I ragazzi non sapevano dare voce a quelle sensazioni, ma le parole sembravano solo un ostacolo alla dolcezza che li stava avvicinando. Il mistero di quegli istanti si dissolse nel momento in cui il loro timido abbraccio si trasformò in un bacio.

Un’intricata combinazione di colori si agitò nell’incrocio fra le loro anime. La vampa della passione li avvolse, il sapore della tenerezza inondò i sensi. Cullati dal moto placido delle onde, i due amanti condivisero i cuori.



«Igh!.» Runne finì schiacciata a terra, con il braccio bloccato dietro la schiena. Arghenteo lasciò la presa, torcendole il polso come ammonizione.

«Si può sapere cosa ti prende oggi?» sbottò il feliano «Sei distratta e prevedibile!»

Runne si rimise in piedi, mortificata per l’umiliazione. Il suo addestramento era ripreso quel pomeriggio, ma la sua mente vagava ancora sui ricordi del giorno prima.

Era tornata a Fiandher con Kail passeggiando in piena notte, con la consapevolezza che Judith e Daeb l'avrebbero sommersa di rimbrotti per l'ora tarda e l'incoscienza. Ne era valsa la pena, solo per prolungare il tempo trascorso con il suo ragazzo.

«Basta così.» intervenne Arlenan. Arghenteo sbuffò e lasciò soli allieva e maestro. Runne fece per scusarsi, ma Arlenan sollevò una mano per invitarla al silenzio.

«Quando arrivammo qui ti insegnammo a combattere. Ti impartimmo la disciplina di un guerriero. E tu...»

Runne si preparò a ricevere un duro giudizio.

«... hai imparato meglio di quanto potessi sperare. Il primo bacio distrarrebbe chiunque, non preoccuparti.» La ragazza rimase a bocca aperta, arrossendo, mentre Arlenan le faceva l'occhiolino. Abbassò lo sguardo e si spettinò la frangia, imbarazzata.

L'uomo riprese il discorso, questa volta in tono più grave:«Sei cresciuta molto in questi mesi, Runne. Penso sia venuto il momento di mettere alla prova le tue capacità. Assisterai Thomas nella missione che gli ho assegnato: sarà lui a valutarti. Sei pronta a mettere in gioco il tuo titolo di membro degli Scindri?»

Runne contenne la felicità per aver ricevuto quell'ordine inaspettato:«Sì, maestro!»




(S)parla con l’autrice

Dia dhaoibh, lettori!

Finalmente ho pubblicato questo capitolo! Chiedo scusa a tutti i lettori, ma un complotto che coinvolge genitori, università e computer (sottratti) mi ha rallentata. Come se non bastasse, ho avuto un blocco durante la descrizione della spada. Mi sono documentata su tutti i tipi possibili di armi da taglio prima di decidere. La prima bozza uscita esaltava l’ambivalenza feliana-reptile di Runne; ma era decisamente pacchiana! Ve la lascio qua sotto, in modo che possiate confrontarla con la scelta attuale (presa da Assassin’s CreedTM):

L’impugnatura, con pomolo zannuto, era scolpita in squame sottili, che non disturbarono la sua presa quando provò ad afferrarla. L’elsa si apriva nelle fauci di un leone, spalancandosi sulla lama ondulata. La punta terminava in una piccola testa di serpente.

Kail sorrise di fronte alla sua aria sbigottita. «Prova a brandirla.»

Runne seguì il consiglio e tagliò l’aria della notte. I due piccoli fori sulla lama, gli occhi del serpente, sibilarono seguendo i suoi movimenti.

Che orrore! Come ho fatto anche solo a pensarci? Chissà, magari a voi lettori piace questa spada decisamente troppo accessoriata xD

Spero di aver fatto un buon lavoro alla fine, anche se non ne sono del tutto convinta.


Trovo molto carini Runne e Kail; era ora che le cose si muovessero fra loro due, che ne dite? Avete già fatto castelli in aria su questa coppia? O non vi piace? Spero di non essere stata troppo melensa. Ho faticato a descrivere il loro appuntamento, perché le vicende troppo dolci mi danno il voltastomaco... Spero che questo non abbia avuto ripercussioni sul capitolo. In caso, criticatemi e aiutatemi a migliorare!


Per quanto riguarda le creature che popolano il Mondo dell'Avvento, ho introdotto un'altra specie. Che ne pensate?

Per problemi di complessità ho inserito una legenda sulla mia pagina facebook, che trovate qui:

https://www.facebook.com/notes/parole-cozzate-cre-attiva/legenda-il-destino-scelto/294400400727412


Fate un salto anche sulla mia pagina facebook: Parole Cozzate – CreAttiva

Al prossimo capitolo! Slán libh!


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