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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    25/04/2014    3 recensioni
Il mondo di glee trasferito in quello di Hunger games.
La storia d'amore tra Brittana e Santana proiettata nell'arena.
***
Dal testo: «Faremo capire a Capitol City che non possono trattarci come se fossimo loro, noi siamo nostre, e di nessun altro.»
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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«VIENI QUI, VIGLIACCO!»
Grido con le mani a cono attorno alla bocca, al centro della cornucopia.
Oggi i novantanovesimi Hunger Games finiranno, e il distretto 7 avrà il suo vincitore, la sua vincitrice.
«PER UNA VOLTA AFFRONTA IL TUO NEMICO QUANDO PUO’ REAGIRE, CODARDO!»
Grido ancora e ancora, sempre più forte. Non ho più pianto dopo la morte di Brittany, ho promesso che l’avrei vendicata, e almeno questa, è una promessa che vorrei mantenere, e per farlo dovevo smetterla di piangere per lei.
«NON SEI PIU’ TANTO FORTE EH?»
Un rumore metallico alle mie spalle mi spinge a stringere ancora di più la presa attorno alla mia lancia, la sua lancia, e mi giro velocemente.
Lui è lì, in piedi, davanti a me, con un’ascia in mano, che mi mostra il suo sorriso più agghiacciante.
La voglia di porre fine alla sua insensata esistenza cresce dentro di me, ma so che non posso sprecare questa occasione.
«Ho sempre saputo che alla fine ce la saremmo giocata io e te, Lopez.»
«Già, e io che credevo che alla fine mi sarei suicidata»
Ogni mia singola parola è carica di delusione, risentimento e tanta, tanta rabbia.
«In altre circostanze Lopez, saremmo stati ottimi amici»
«Ma le circostanze sono queste, Smythe. E non vorrei mai essere amica di un mostro»
Scoppia in una risata rumorosa.
«Già, i mostri li vuoi solo come fidanzati, fidanzate, scusa»
La rabbia mi avvolge completamente, nemmeno in queste circostanze si rivela per quello che è davvero, ma forse devo rassegnarmi all’idea che il vero Sebastian è proprio questo, un lurido verme senza cuore.
«Sei mai stato sincero con me su qualcosa, qualsiasi cosa?»
Assume un’espressione pensierosa chiaramente falsa.
«Il dolore mi ha davvero sovrastato quando ho ucciso quella del 3. Ma ho deciso di ignorarlo, alla fine, e così sono diventato questo essere penoso che hai davanti»
Fa un inchino.
Da chi tornerebbe se vincesse? Chi è che può amare un tale mostro?
«Sei un traditore. Non so perché ti sto consentendo di parlare, dovrei semplicemente ucciderti.»
Sorride soffocando una risatina.
«E’ perché sei buona, Lopez. Tu non sei come me, non sei come Brittany, o Sam o gli altri tributi»
Mi guarda negli occhi per un istante e in quell’istante mi sembra di aver davanti un serpente che sputa veleno insieme alle parole.
«Tu sei buona, non riusciresti ad uccidermi»
«Tu non sai cosa sono capace di fare, niente mi impedirà di ucciderti.»
«Fino a quando lo credi tu, Lopez…»
«L’HAI UCCISA! L’HAI UCCISA! PERCHE’ DOVREI RISPARMIARTI?! ERA TUTTO CIO’ CHE AVEVO!»grido, adesso.
Penso davvero ciò che sto dicendo, forse in altre circostanze non sarei riuscita ad ucciderlo, ma le circostanze sono queste.
Lui fa spallucce.
«Lei era solo un altro gradino verso la mia vittoria, proprio come te»
Scuoto la testa.
«Solo un mostro si sarebbe comportato come hai fatto tu»
Fa una pausa, guarda prima in basso, poi mi guarda negli occhi.
«Io non ho mai detto di non essere un mostro, Lopez.»
«Perché hai ucciso lei. Perché non hai ucciso me?»
Fa un sorrisetto agghiacciante e malizioso. Il mio sangue diventa ghiaccio nelle vene.
«Davvero non volevo ucciderti. Al centro di addestramento sono stato me stesso. Tu mi hai conosciuto davvero, prima che diventassi quello che sono»
Fa un respiro profondo. Non ci cascare, Santana. Adesso ti ucciderà.
«Guardami! Credi che mi faccia piacere essere così?»
Lo guardo e sembra davvero rassegnato. Rassegnato a quello che è diventato.
«Io credo che tu sia un ottimo attore, Sebastian.»
Fa qualche passo verso di me, io indietreggio.
Scuote la testa.
«A che scopo tornare a casa eh? Tu non avrai più Brittany, io non avrò più la mia ragazza, o credi che mi vorrà ancora dopo tutto questo?»
«E allora lasciati uccidere! Se non vuoi tornare a casa perché me l’hai portata via?»
La mia voce si spezza, lui alza le spalle.
«Dovevamo essere sullo stesso livello, Lopez»
In uno scatto di ira mi lancio su di lui.
L’ho sorpreso, e adesso è immobile sotto il peso del mio corpo, sdraiato sul pavimento di metallo freddo sporco di neve, con l’ascia a pochi centimetri dalla sua mano tesa.
La spingo via con un calcio, mandandola troppo lontano perché possa afferrarla.
Gli do un pugno sul naso, il suo sangue inizia a colare e a macchiare me e tutto intorno a noi.
Cerca di alzarsi ma sono forte, troppo forte guidata dalla vendetta.
Tiro via la lancia e in mezzo secondo prendo uno dei miei pugnali, il più affilato.
Con un taglio netto gli graffio uno zigomo, e per un attimo mi sembra di rivivere il mio sogno, ma con i ruoli invertiti.
«L’hai uccisa, non potrei mai lasciarti vivere.»
Prendo il coltello e scelgo dove colpirlo, non so se gli taglierò la gola, o se lo colpirò al cuore.
Scelgo il cuore, trafiggerò lui come lui ha trafitto lei.
Posiziono la punta del pugnale sul suo petto, pronta ad affondare.
«Dille che la amo. Che non avrei mai voluto lasciarla.»
«Tu non hai dato a Brittany la possibilità di dirmelo.»
mi guarda negli occhi e per la prima volta credo, temo, sia sincero.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime che non lascia uscire.
«Per favore, Santana, tu sei buona, tu non sei come me»
Ha smesso di combattere, adesso giace fermo, immobile, rassegnato.
«Mi mancherai Smythe»
E il pugnale gli affonda nel petto.
Dritto nel cuore.
Un istante dopo l’ultimo colpo di cannone suona.
E poi le campane, le trombe, iniziano a fare rumore, come per una grande festa che non riesco a vedere.
«Signore e signori, la vincitrice dei novantanovesimi Hunger Games, Santana Lopez, distretto 7!»
Mi sollevo dal corpo senza vita di Sebastian e cerco di pulirmi del suo sangue.
Lascio cadere le armi e vado verso l’esterno, dove una scaletta di corda è già scesa da un hovercraft.
Guardo l’arena per un’ultima volta.
«Ce l’ho fatta,» sussurro «ti ho riscattata.»
Vado verso la scala e quando provo ad arrampicarmi qualcosa mi immobilizza, la scala sale da sé e mi ritrovo sull’hovercraft, circondata da Sue, Will, il mio staff di preparatori e Shelby. Sono in estasi, non smettono di festeggiare, qualcuno sta stampando dello champagne.
Già, festeggiamo la morte di ventuno persone!
Mi sento oppressa dalla gente della capitale, vorrei soltanto tornare a casa, nel 7, buttarmi sul mio letto nella mia nuova casa e scoppiare a piangere, senza smettere mai.
Ma ovviamente prima ci saranno le cerimonie a Capitol City.
**
Non ho riportato ferite, così hanno solo dovuto lavarmi e farmi bella.
Hanno reso i miei capelli mossi e mi hanno fatto indossare un lungo vestito rosso con lo strascico, con una semplice scollatura a cuore e una sfumatura nera alla fine.
Mi fa sentire potente, importante.
Non ci sono più riferimenti al 7, ma mi piace, è semplice ma invincibile.
Fa capire che i giochi non mi hanno cambiata, mi hanno resa migliore, ma io non ci credo, io lo so che mi hanno cambiata.
Mi guardo allo specchio e mi rivedo le mani sporche di sangue, serro gli occhi e poi li riapro, le mani sono perfettamente pulite.
Chiudo il viso tra le dita curate e trattengo i singhiozzi e le lacrime, sono nella mia stanza al centro d’addestramento, tutte le persone che hanno alloggiato qui con me sono morte, penso, e la disperazione mi assale.
Esco dalla stanza e attraverso il corridoio dirigendomi silenziosa verso l’ascensore.
Premo 12 e salgo sul tetto.
Mi siedo su una panchina impolverata, la nostra panchina impolverata, e scoppio a piangere.
Le mani mi si sporcano del lavoro di ore ed ore dello staff di preparatori e la mia faccia diventa un ammasso di colore deforme, ma non m’importa.
Questo è il nostro posto, lo sarà per sempre, e stare qui mi fa pensare a lei, come qualsiasi cosa, e pensare a lei mi fa venire voglia di piangere.
E così cado a pezzi per la prima volta.
Mi inginocchio per terra e piango, grido, la cerco, me la immagino raggiungermi e consolarmi, ma sono consapevole che non accadrà mai.
«Ti amo Brittany, e ti amerò per sempre»
Le grida soffocate dalle lacrime, nessuno verrà qui su a consolarmi; né lei, né Sebastian, né Sam, nessuno.
«Sono tutti morti!»
Grido isterica, verso il cielo stellato.
Forse mi sarei dovuta lasciare morire, forse avrei dovuto raggiungerla in alto, nel cielo, forse sarei dovuta diventare l’ennesima stella di una costellazione, perché questo sarebbe stato l’unico modo per stare con lei per sempre.
Il viso, il collo, le mai e il vestito sono bagnati di lacrime, sporchi di trucco e polvere, ma non m’importa, non m’importa più di niente ormai, perché lei non c’è.
«Non doveva finire così! Saresti dovuta tornare a casa!»
Batto i pugni sul pavimento impolverato.
«Perché l’ho ucciso, perché? Adesso potrebbe esserci lui qui, adesso potrebbe esserci lui…» Le mie grida si sono trasformate in sussurri.
Mi alzo in piedi e vado verso la ringhiera.
Potrei buttarmi, potrei farla finita, potrei tornare da lei e niente me lo impedirebbe, potrei farlo davvero.
Mi siedo sulla ringhiera, con i piedi in fuori, le scarpe alte nere piene di strass riflettono la luce della città.
«Un salto ed è finita. Un salto e l’abbraccerò di nuovo, questa volta per sempre»
Mi sporgo in avanti reggendomi con le mani, il vento mi scompiglia i capelli e secca le lacrime che mi rigano il volto, che vengono subito sostituite da nuove.
No. Mi tiro indietro di nuovo.
Lei non lo vorrebbe mai.
E così scendo dalla ringhiera, torno indietro verso la scala e in un paio di secondi sono di nuovo sul piano del 12.
Entro in una camera da letto dai colori scuri.
Cammino con le dita sulle pareti lasciando segni senza polvere.
«Loro ce l’hanno fatta.» Sussurro alle pareti, «Gli innamorati sventurati del distretto 12 sono tornati a casa, sono sopravvissuti, due volte, perché noi no?»
Prendo a pugni il muro grigio pieno di polvere.
«Perché noi no?!» Grido ‘sta volta, con la voce sempre più spezzata.
Mi lascio cadere sul letto liberando un alone di polvere nell’aria.
«Non voglio vivere in un mondo senza Brittany Pierce» Passano degli attimi che mi sembrano infiniti prima che io possa tornare alla realtà.
Mi asciugo le lacrime inutilmente e mi dirigo verso l’ascensore.
Esito per un istante prima di premere il pulsante del 7, preoccupata dalle reazioni del mio staff al mio aspetto, ma poi lo premo e scendo velocemente.
Le porte si aprono davanti a me mostrandomi il mio staff, la mia stilista, Sue e Will completamente scandalizzati.
Mi stavano cercando, ci sarà il riepilogo dei giochi tra pochi minuti e il mio aspetto è completamente sconvolto.
Le lacrime mi rigano ancora il volto, portandosi dietro un alone di mascara nero.
Il vestito è pieno di polvere, il rosso quasi nemmeno si nota, coperto dal grigio.
«Cos’hai fatto signorina!? Guardati! Sei impresentabile!!»
La voce di Sue riecheggia nelle mie orecchie.
«E allora non mi presenterò»
Faccio per dirigermi verso la mia camera ma il braccio saldo di Will mi afferra impedendomi di andare oltre.
«Non ce la faccio, okay? Non riuscirò mai ad andare lì fuori e a vederla morire di nuovo!»
Le lacrime iniziano a scendere di nuovo, sempre più forti.
Quelli di Capitol city sembrano provati, ma Will non allenta la sua presa.
«Beh dovrai trovare la forza di farlo, fatti preparare di nuovo, adesso!»
La sua voce tuona come un ordine e finalmente mi lascia andare, io rimango immobile e i miei preparatori mi assalgono, affrettandosi a riempirmi il viso di trucco a prova di lacrime.
«Metterai il vestito che avevamo preparato per l’intervista, questo lo metterai domani»
Shelby si avvicina con il nuovo vestito, nel vederlo resto pietrificata.
E’ celeste.
Del colore del mare.
Del colore dei suoi occhi.
Le lacrime fanno segno di voler uscire di nuovo ma io le ricaccio dentro, afferro l’abito e lo indosso.
Nel giro di mezz’ora sono già pronta di nuovo, Will mi tiene stretta per un braccio, temendo che proverò a scappare di nuovo.
Beh, io non lo farò.
Mi portano in una stanza dove un tubo simile a quello che mi ha portato nell’arena mi aspetta, ma questa volta so che quello che mi attenderà lì sopra sarà molto peggio dei giochi.
Entro nel cilindro di vetro facendo attenzione all’abito e riesco a sentire gli applausi sopra la mia testa.
Il presentatore fa un’introduzione al mio staff e alla mia stilista, che hanno il loro momento di brillare, e poi tocca a me.
«Signore e signori, la vincitrice della novantanovesima edizione degli Hunger Games, Santana Lopez, distretto 7!»
Il pubblico è in estasi quando inizia a vedermi, migliaia e milioni di persone mi stanno applaudendo, in questo preciso momento, compresa la mia famiglia, a casa.
Il presentatore mi fa accomodare su una poltroncina e dopo una breve presentazione, della quale non sento nemmeno una parola, alle mie spalle uno schermo gigante trasmette i momenti più belli di questa edizione.
Si inizia con il bagno di sangue, dove rivedo Sebastian uccidere Marley, e poi ci sono tutti, davvero tutti i nostri momenti.
Da quando l’ho medicata, a quando abbiamo trovato la tana, a quando abbiamo litigato, a quando sono scappata dal mio compagno di distretto, a quando sono tornata da lei, a quando abbiamo ucciso quella del 10, a quando ci hanno attaccato gli ibridi, al tradimento di Sebastian, che posso vedere per la prima volta:
Lui che trafigge Sam, e nell’attimo prima che lo faccia anche con me Brittany si sveglia, lui scappa via prima di potermi uccidere, e nell’attimo dopo Brittany mi sveglia terrorizzata.
Rivedo il saluto di Brittany a Sam, rivedo l’arrivo del veleno, la morte dei favoriti, e quando so che la sua morte sta arrivando chiudo gli occhi.
Sento le sue urla e le lacrime iniziano a rigarmi il viso, mi costringo a continuare a guardare.
Le dico che andrà tutto bene, che tornerà a casa, che Sebastian e io moriremo, poi lei mi dice che mi ama, e il cannone suona accompagnato dalla luce che si spegne nei suoi occhi.
I miei singhiozzi sono silenziosi quando le dico addio.
Rivedo la morte di Sebastian dall’inizio, da quando lo chiamo, e un sorriso maligno mi si forma in viso.
Non ho provato alcun dolore nell’ucciderlo, non mi sono trovata davanti a nessuna scelta, mi sono soltanto sentita libera, per un istante la morte di Brittany non mi ha schiacciata.
Il video finisce e il pubblico applaude alle mie lacrime.
«Questo è tutto, a domani con le interviste!»
Dovrei tornare al mio piano e invece vado al quarto.
Lo trovo deserto ma quasi posso vedere Brittany svolazzare tra quelle mura celesti.
I miei piedi mi guidano da soli verso la sua camera equando la trovano si abbandonano sul suo letto.
Le lenzuola odorano ancora di lei.
La notte la passo lì, a piangere e a ricordare.
**
«Ed eccoci di nuovo qui con la vincitrice di questa edizione, Santana Lopez!»
L’intervista si tiene sul mio piano, nel salotto, dove una poltroncina bianca piena di petali di rosa è stata posizionata per l’occasione.
«Santana, il tuo amore per Brittany è stato chiaro sin dall’inizio, la domanda che tutti ci poniamo è: cos’hai provato alla sua morte?»
Bene, si inizia con le domande facili…
«Ero a pezzi, sono a pezzi. Lei è l’amore della mia vita, ho sempre progettato di sacrificarmi per lei, ma non me ne è stata data la possibilità.»
Lui mi mostra un’espressione dispiaciuta e comprensiva, ma per una volta vorrei che chi mi circonda smettesse di fingere.
«E invece, cosa hai provato quando hai ucciso Sebastian? Era la tua prima vittima»
Annuisco.
«Si è tanto parlato di scelte, se essere sovrastati dal dolore o ignorarlo, beh, ti dirò, io non mi sono trovata davanti a nessuna scelta, non ho provato alcun dolore nell’ucciderlo. L’ha uccisa, capisci? Mi ha privato di ogni possibile felicità, ha ucciso lei e ha ucciso anche me, anche se non materialmente. Io ho solo ricambiato il favore.»
Lui annuisce. «Certo, certo»
«Sapevi già di essere gay, prima di venire qui?»
La sua domanda mi innervosisce, ma non lo do a vedere.
Scuoto la testa.
«Non ero mai stata con una ragazza prima di venire qui»
…Nemmeno con un ragazzo, vorrei aggiungere, ma me lo tengo per me.
«Passiamo alla tua amicizia con Sebastian, il suo tradimento…»
Non lo lascio finire.
«Mi ha devastata. Non ho mai avuto un amico vero, nella mia vita, e credevo davvero di averlo trovato, anche se sapevo sarebbe durata poco.
Quando mi ha tradita, quando ci ha traditi, non riuscivo a crederci, mi sono sentita delusa e arrabbiata.
L’avrei ucciso comunque, anche se non avesse toccato Brittany.» Concludo.
«Rimpiangi qualcosa?»
«Bella domanda… Credo di no, ho fatto di tutto per proteggere Brittany e per godermi ogni singolo istante con lei… Avrei voluto che Sebastian uccidesse me invece che lei, ma non ho potuto farci niente»
Alzo le spalle con finta noncuranza, cercando di trattenere le lacrime.
«Era da tempo che non vedevamo una storia d’amore nell’arena,» fa una pausa, si starà perdendo nei ricordi della ghiandaia imitatrice, penso. «e la vostra è stata di certo la più tragica di tutte… Ce l’avevate quasi fatta»
Mi stringe la mano come per infondermi coraggio e mi sorride compassionevole, beh, io non ho bisogno di compassione.
«Questo è tutto, Panem, con ciò che resta delle innamorate sventurate dei distretti 4 e 7»
   
 
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