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Autore: everyteardropisawaterfall    26/04/2014    1 recensioni
Due ragazzi che non si assomigliano, se non per un particolare: la loro bellezza. E lo straordinario potere che i loro sguardi hanno su Aline. I loro occhi azzurro-cielo, attraevano alla stessa maniera la ragazza.
Due segreti celati al resto del mondo, un duplice amore, una lotta tra Bene e Male.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Mi ritrovai a fissare un Luke che ricambiava con un sorriso sghembo.
Lo stesso sorriso, che mi faceva pensare, di avere dei tamburi al posto del cuore.
"Non oseresti." dissi, tenendolo un po' sulla corda.
In realtà volevo. Volevo sfiorare quelle labbra così perfette, tanto che il pensiero mi spaventava.
E, ad un certo punto non mi importò più nemmeno che fosse uno sconosciuto.
L'attrazione era troppo forte. Era come se provassi a respingere una calamita da una superficie di alluminio. Improbabile che la calamita si allontanasse facilmente.
Mi sentivo esattamente così.
Sapevo che tutto era profondamente sbagliato, ma non riuscivo a scappare da quella situazione.
Per di più, avevo la sensazione, che quel ragazzo, sapesse su di me più di quanto mi facesse credere.
Non hai tutta questa insistenza con una sconosciuta.
Perciò decisi di stare al bacio.
'Un bacio non fa male a nessuno' mi dicevo.
Quanto erravo.
"Va bene, c'ho ripensato, per me è okay." affermai soltanto.
A quelle parole, il ragazzo, mi si avvicinò lentamente.
Misi una mano fra di noi.
"Però prima devi raccontarmi qualcosa di te. Un bacio in cambio di informazioni." dissi.
Lui mi guardò di traverso, e le uniche parole che gli uscirono furono:" Che stronza!"
"Allora accetti?"
"Porca tro...e va bene! Ti dirò quello che vuoi sapere."
"Tutto" risposi. "Voglio sapere chi sei, cosa fai, perché sei salito esattamente su questa nave, quanti anni hai, e di che parte dell'Inghilterra sei, perché hai quest'accento così marcato..."
Capivo abbastanza bene il suo inglese in quanto tre volte a settimana andavo ad un corso d'inglese presso il Trinity College.
"Ehi, una domanda per volta!
Ho 17 anni e sono di Sheffield.
Non vado a scuola perché... mi sono ritirato un anno fa e mi trovo in questa nave senza un motivo preciso."
"Ma tu non hai genitori?" chiesi leggermente perplessa dalla libertà che avesse.
Lui si accomodò per terra, in mancanza di sedute.
Lo imitai.
"Che cazzo te ne frega dei miei genitori? Eh? Loro non c'entrano!"
Quel ragazzo soffriva di qualche disturbo, doveva essere per forza così.
Oppure era bipolare.
"Okay." dissi la prima parola a caso.
"Adesso, invece, voglio sapere da te qualcosa. E voglio sapere perché cazzo ti sogno ogni notte, perché?!" un tremore gli attraversò il labbro inferiore e le mani.
Era sul punto di una crisi isterica.
Mi avvicinai, "questo se non faccio qualcosa, esce fuori di testa." pensai e cercai di sfiorargli il braccio.
Lui sussultò, forse per la sorpresa, ma non si sottrasse.
Gli presi la mano, era calda e soffice.
Osservai il suo palmo.
Era privo di linee, la famosa 'linea della vita' era assente.
Mi chiesi se non mi stesse venendo nuovamente la febbre.
Comunque, in ogni caso, non erano affari miei. Chi cazzo se ne fregava se non aveva quelle linee? Magari non era nemmeno una cosa bizarra, per cui lasciai perdere.
Pareva che quel tocco lo calmasse.
Sentii un rumore come di passi e sghignazzi, mi girai nella direzione da cui mi sembrava provenire il rumore.
Non vidi nulla.
"Ehi" mi chiamò Luke.
E finii per ritrovarmi le sue labbra incollate alle mie.
Non mi sottrassi, anzi ricambiai. Dio, aveva delle labbra....mi mandava completamente in tilt.
All'inizio il bacio fu dolce, quasi timoroso e goffo. Poi, dopo aver dischiuso le labbra, le nostre lingue cominciarono a rincorrersi e a fare dei giri immensi.
Baciava incredibilmente bene, e con mia sorpresa, aveva un tocco delicato sulle mie labbra.
Mi sembrava strano perché, anche se non lo conoscevo, a Luke non avrei mai affiancato il sostantivo 'delicatezza'.
Dava l'impressione di uno stronzo, un cattivo ragazzo.
Oppure, forse il suo vero io, si celava dentro una spessa corazza. Una corazza che ero sempre più decisa di rompere per scoprire qualcosa in più su di lui. Una corazza da rompere perché ero convinta che nascondesse un animo gentile.
Ero convinta che in tutti, anche nelle persone più fredde e distaccate, ci fosse del buono. Ed ero intenzionata a far venir fuori la parte buona di Luke.
Si staccò da me.
"Tu, invece, cosa ci fai su questa nave?" sbottò con fare serio.
Cercai di respirare regolarmente e tentai di rispondere alla sua domanda.
"Sono stata a Londra e dintorni come viaggio d'istruzione del terzo superiore. E domani sarò a casa, in Sicilia. Tutto finirà.. e la mia vita sarà sempre la solita palla."
Il ragazzo mi guardò con tristezza e con qualcos'altro in quell'azzurro dei suoi occhi, che non seppi decifrare.
"Sei qui da solo?" domandai, con sentita curiosità.
"No. In realtà, sono qui con i miei amici, quelli..di qualche ora fa. Loro, sono abbastanza simili a me. Sono tutto ciò che mi resta."
Qualcosa in quel discorso non mi quadrava, ma non indagai oltre. Preferii assimilarle per bene, tutte quelle nuove informazioni. E non avevo il diritto di intromettermi.
"Che ne pensi di, uhm, sì, di non scendere domani mattina? O meglio, quando la nave attraccherà, saremo i primi a scendere in modo tale che nessuno possa vederci. Scappiamo. Insieme." disse ad un tratto.
Lo guardai basita. Questo si faceva seriamente di canne. 
La prospettiva non mi allettava per niente, soprattutto se si è la figlia minore di due genitori iperprotettivi come i miei.
"Non posso." confessai, mentre il rimorso si faceva strada nel mio cuore. "Non potrei mai fare una cosa del genere ai miei. Andrebbero fuori di testa."
"Bambinetta." mi scherzì lui. Non seppi se per scherzo, o con un fondo di verità.
Luke restava un punto interrogativo, su tutto. E dire che mi piaceva provare a capire la gente, i loro pensieri, le loro emozioni più profonde..ma con lui, tutto era inutile.
Era come se attorno a sè, mettesse un muro di cemento armato, e niente e nessuno potesse romperlo.
Guardai il mio Galaxy SIII: erano le 3:16. Ancora tre ore e poi sarei arrivata. Sarei tornata a casa, alla vecchia scuoloa, alla mia solita vita.
E non avrei più rivisto Luke. Mi sembrava un pensiero contorto, quello di essere dispiaciuta perchè il giorno dopo non avrei visto quel tizio, che conoscevo da sole..mh, sei ore?
Eppure mi attraeva in una maniera assurda e non sarei mai stata in grado di capacitarmene.
"Aline, ma mi stai ascoltando?". Il biondo interruppe il mio turbine di pensieri, forse fu meglio così. Quando inizio a pensare non smetto più. E' una sorta di autolesionismo dell'anima.
"Cosa mi stavi dicendo? Ero distratta."
Con uno sbuffo, il ragazzo continuò il suo quasi monologo "Dicevo, hai intenzione di voler stare tutta la sera qui? Vieni, andiamo nella mia stanza."
Oddio. Oddio Santissimo.
La stanza di Luke.
"Mh, o-okay." dissi, imbarazzata.
Ci incamminammo, con Luke davanti. Camminava a passi svelti, e io dovevo quasi correre per stargli dietro.
La sua stanza non era molto lontana da quella mia, anche se più spaziosa e confortevole.
Entrando, potevo benissimo sentire come l'ambiente era impregnato del profumo del biondo.
Uno strano miscuglio fra sigarette, e qualcosa di dolciastro. Mi chiesi che profumo usasse, perchè era davvero buono. Sapeva di...Luke.
"Fai pure con comodo." mi incitò lui, vedendo che ero ancora sull'uscio.
Avanzai, e notai con un senso delusione, che oltre a me e il ragazzo, c'erano altri tre ragazzi.
Probabilmente gli stessi che erano presenti poche ora fa, alla nostra discussione.
Luke non mi presentò ai suoi compagni. Tipico di lui, quello di alternare atteggiamenti affettuosi, all'indifferenza più totale. Già, proprio tipico. Con non curanza, il ragazzo,  si distese scompostamente sopra un letto, probabilmente non suo perchè al 'Coglione non scombinarmi il letto! Lì, ci dormo.' rispose con un sorriso beffardo.
Mi fece segno di sedermi accanto a lui. Io, impacciata come sempre, feci come richiesto.
La luce presente nella stanza era fievole e riuscii a distinguere solo in parte i volti dei tre ragazzi: erano seduti sul letto di fronte il nostro.
Uno sembrava avere i capelli molto scuri, che successivamente, grazie ad alcune conversazioni con gli altri, capii si chiamasse Joshua. Era un tipo abbastanza serio e a cui piaceva rimanere fra le sue. Un po' come Luke.
Un altro, uno che rideva per qualsiasi cazzata, aveva un nome strano. Credo avesse origini asiatiche. Suonava tipo come 'Chun' o forse 'Sun', non ricordavo proprio.
Mi ispirava allegria quel tipo. Sembrava anche uno a posto, non nel vero senso della parola, ma rispetto agli altri mi dava l'impressione di quello più 'normale'.
L'ultimo ragazzo alla destra, era molto simile a Luke. Stesso colore di capelli, stessa postura, stesso atteggiamento. Si chiamava James. Mi chiesi se per caso non fossero fratelli, ma lo tenni, infatti, per me.
Ad un certo punto, Luke, stanco di quelle conversazioni senza senso a cui prese parte poche volte, disse che era ora di dormire.
"Non sono il tuo cagnolino, non mi comandi mica a bacchetta!" urlò Jamie facendo il finto offeso.
Luke in risposta, gli tirò un cuscino in piena faccia. Risero entrambi.
Ero in totale imbarazzo. Cosa avrei dovuto fare? Lasciarli e tornare in camera mia? Stavo andando nel pallone quando il biondo mi disse "sdraiati, pensi di dormire seduta?". Mi sorrise leggermente. Cazzo, quel sorriso! Mi rincoglioniva troppo. Evitai il suo sguardo, acconsentendo.
Perciò mi sdraiai, e Luke fece lo stesso. Roba da non crederci. Dormivo con Luke, nello stesso letto, io e lui soltanto.
Da quella volta in poi preferii abbandonare il nomignolo 'sconosciuto' che gli attribuivo. Tanto non lo avrei visto più. E fanculo se potevo passare per una puttana, proprio come mi aveva chiamato lui qualche ora prima, in preda alla rabbia.
Ormai era fatta.
Mi girai verso il suo volto. Respirava regolarmente, mentre io di lì a poco avrei avuto un attacco di tachicardia.
Quant'era bello. Nonostante la poco luminiosità, avvicinandomi, potevo notare i lineamenti del suo volto.
La curva perfetta della sua bocca, gli zigomi alti, e i suoi occhi. Quei dannati occhi che mi fottevano ogni volta.
Mi sfiorò le labbra con le sue, un tocco dolce.
Mi avvinghiai a lui, sentendomi, dopo tanto tempo, al sicuro.
Dopo aver lasciato il mio ex, Jonathan, e aver capito di aver fatto la cazzata colossale dell'anno, decisi di non frequentare più nessun  ragazzo.
Credevo che così, il senso di colpa si alleviasse almeno un po.'
Era passato già un anno da quando ioe  Jonathan non stavamo più insieme, ma, fare quelle cose con Luke mi faceva sentire una puttana. Sentivo di starlo tradendo. 
Ecco cos'ero io. Mi sentivo una puttana, tra l'altro, pure una testa di cazzo.
Cercai di scacciare la tristezza. Porca troia, rovinavo sempre i momenti belli. Era come se quando mi capitasse qualcosa di bello il mio cervello mi ricordasse ininterrottamente:'Smettila, non illuderti. Tu non sarai mai felice, stupida.'
Luke, intanto, continuava a baciarmi delicatamente, stringendomi una mano attorno ai fianchi.
Mi scese una lacrima, reduce da tutta quella mia tristezza interiore, che fortunatamente Luke sembrò non notare.
Lui, nel frattempo, lui, fece scivolare la mano stretta attorno al mio fianco, più giù, sulla pancia, sotto l'ombelico, e infine, lì.
Stava quasi per entrarla nei miei jeans, ma lo spinsi.
Quello sì che era troppo.
Mi aveva preso seriamente per una puttana, o, era soltanto un suo atteggiamento normale, far sentir così, qualsiasi ragazza gli si avvicinasse.
"Scusa" mormorò.
Io ero già girata dall'altra parte, e gli davo le spalle. Non credo mi reputasse sveglia, quando un suono debole gli uscì fuori dalla bocca. "Buonanotte piccola."
E qui abbiamo il nostro bello, tanto quanto misterioso, Luke Branwell. 
  
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