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Autore: PhoenixOfLight    26/04/2014    2 recensioni
“Odio la metropolitana.”
Tecnicamente, Xavier odiava tutto. Le persone, il mondo, la vita, tutto. Cercava di essere tranquillo e di non odiare nulla, davvero, ci provava. Alcuni giorni ci riusciva, eh! Poi però l’umanità faceva qualche cazzata e poof! Di nuovo punto e daccapo.
Ora, prendere la metropolitana era una delle cose peggiori che gli potessero capitare, poiché… no, davvero deve spiegare i motivi per cui la metropolitana faccia schifo? Ecco, appunto.
Beh, almeno quel giorno lui e Nia erano riusciti a sedersi.
Ma faceva caldo – ovviamente – e non vedeva l’ora di tornare a casa e di continuare quel livello di Assassin’s Creeds e, cavolo, ora ci si metteva solo un bambino che piangeva.
“Grandioso.”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: le frasi in grassetto sono i discorsi di Nia.
 
 
Mr. Blue Sky


 
 
“Odio la metropolitana.”
Tecnicamente, Xavier odiava tutto. Le persone, il mondo, la vita, tutto. Cercava di essere tranquillo e di non odiare nulla, davvero, ci provava. Alcuni giorni ci riusciva, eh! Poi però l’umanità faceva qualche cazzata e poof!  Di nuovo punto e daccapo.
Ora, prendere la metropolitana era una delle cose peggiori che gli potessero capitare, poiché… no, davvero deve spiegare i motivi per cui la metropolitana faccia schifo? Ecco, appunto.
Beh, almeno quel giorno lui e Nia erano riusciti a sedersi.
Ma faceva caldo – ovviamente – e non vedeva l’ora di tornare a casa e di continuare quel livello di Assassin’s Creeds e, cavolo, ora ci si metteva solo un bambino che piangeva.
Grandioso.
Stava per prendere le cuffie dalla tasca della giacca – tutto, davvero, ma i bambini che piangono no – quando sentì degli strani rumori provenire dalla sua sinistra.
No.
Già. Nia era intenta a fare le smorfie al coso piangente.
Non ci credo.
Era un bambino carino… beh, non che se ne intendesse tanto di bambini, per lui erano tutti uguali, ma quello era abbastanza carino, sì. Forse. Capelli neri, occhi marroni, bocca normale, naso normale, orecchie normali. Niente di che, insomma.
Di certo apprezzava la maglia dei Pokemon. Poi vide la sorellina con la maglietta di Violetta e sbuffò. Viva le differenze di genere!
Nia continuava a fare facce buffe e la rottura di scatole formato tascabile… si stava calmando?
Xavier inarcò un sopracciglio e la osservò.
Ovviamente doveva fare del suo meglio per non far piangere un bambino. Cosa ci troverà mai in quei minuscoli portatori di disgrazie, non l’avrebbe mai capito.
La mamma del bambino alternava sguardi tra il figlio e Nia, incredula e scettica. Notò che aveva aumentato la presa sul bambino, forse per inconscio; non sapeva se prendere a calci lei o se stesso per essersi permesso di roteare gli occhi.
Nia continuava, ovviamente. Probabilmente non se n’era nemmeno accorta. “No, niente probabilmente” pensò, mentre la ragazza si copriva e si scopriva il volto con le mani ripetutamente. “Non se n’è proprio accorta. E poi, davvero, ‘Cucù Teté’?”
Xavier, però, non si accorse neppure di aver posato le cuffie nella giacca e che ora era completamente girato verso la ragazza, fissandola con gli occhi assottigliati, come se stesse cercando di capire un segreto.
Lo spettacolino continuò per almeno una decina di minuti buoni, durante i quali il bambino aveva cominciato a ridere apertamente e la mamma si era abituata alla strana ragazza.
Fu quando il bambino cominciò a scendere dalle gambe della madre che Xavier sentì l’odore di guai.
Oh no. Ooooooh no no no no, si sta avvicinando a noi. Scappiamo. CORRETE TUTTI, LA FINE DEL MONDO È VICINA!
Il piccolo mezzo di distruzione di massa si stava avvicinando a loro e… ah, no, solo a Nia. Bene. Era momentaneamente salvo.
Il bambino guardò la ragazza, poi i propri piedi, poi di nuovo la ragazza, poi le posò una mano sulla gamba.
Nia sorrise e picchiettò sulla suddetta gamba. Il bambino si illuminò e saltò in braccio a lei, dando un calcio al ginocchio di Xavier nel mentre.
Spero per lui che non l’abbia fatto apposta.
«Ciao!» esclamò il bambino.
Nia sorrise e sventolò la mano, poi si voltò verso Xavier e gli fece un cenno con la testa.
«Scordatelo» rispose lui, accompagnandosi con i gesti delle mani.
Ti prego” gesticolò lei.
Lui sbuffò. «Devo davvero parlare con un bambino?»
Lei annuì con veemenza… e poi mise il broncio, fissandolo con quei suoi occhioni enormi.
Non il broncio, dannazione.
«E va bene, va bene. Sarò il tuo traduttore» rispose lui, gesticolando stizzito.
Nia sorrise – no, non era un sorriso, era un fottuto faro – e lo ringraziò. Lui, ovviamente sbuffò.
La ragazzina cominciò a fargli dei gesti, alternando lo sguardo tra lui e il bambino, che li fissava scettico. Xavier lo squadrò di tutta risposta e sospirò: «La mia amica Nia qui dice: “Sparisci, piccola peste! Non ti dirò mai il mio nome e non m’interessa come ti chiami”».
Nia gli diede una gomitata nel fianco e dovette mordersi il labbro dal non urlare una parolaccia in mezzo alla folla. “Dopo me la paga.
«Sì, scusa, ho sbagliato a capire. La mia amica ha detto: “Ciao, piccolino! Io sono Nia, tu come ti chiami?”».
Il bambino ridacchiò e disse: «Mi chiamo Aaron. Ma tu non parli?»
Nia sorrise e scosse la testa.
No, non parlo. Sono sordomuta!
«No, genio, non parla perché non vuole parlare con t- OUCH! D’accordo, scusa, scusa! In realtà, la mia amica ha detto di non poter parlare perché è sordomuta.»
Aaron sbatté le palpebre e chiese: «Che significa sordomuta?»
Significa che non posso né sentire né parlare.
«È una malattia che le fa crescere tentacoli verdi al posto delle braccia e-». Nia gli lanciò un’occhiataccia. «No, ok, significa che non può parlare né sentire. E, se le vuoi chiedere il perché, te lo dico: perché le cosine che stanno nella gola e che ti fanno parlare e gridare – come stavi facendo tu prima – a lei non funzionano.»
«Io non stavo gridando!» protestò il bambino.
«Oh, sì, che stavi gridando!» rispose Xavier. «Tutta la carrozza ti ha sentito!».
Nia gli diede un piccolo schiaffo dietro la testa e gesticolò velocemente.
Smettila e fa’ il bravo!
«Non puoi avermelo chiesto davvero, pensavo che avessi capito con chi stai avendo a che fare» disse lui, inarcando un sopracciglio.
Sì, beh, ma stai parlando con un bambino!
«Appunto.»
Ti prego, ti prego, smettila di essere così cinico per cinque minuti. Solo cinque.
«Nope.»
E se ti offro un po’ di ramen?
«… un minuto.»
Quattro.
«Un minuto.»
Tre. Ultima offerta. Il ramen ha il pollo dentro.
«Oh, dannaz- d’accordo.»
E Nia sbatté le mani e sorrise come una deficiente e lui dovette stare al gioco, ancora più deficiente.
Furono i quattro minuti più lunghi della sua vita.
Fu salvato in calcio d’angolo dalla mamma che prese il suo piccolo Gremlin, dicendogli che dovevano scendere. La creatura demoniaca fece per protestare, prima che Nia lo pattasse sulla schiena e gli sorridesse, gesticolando poi verso l’amico.
«I quattro minuti sono finiti» la informò lui.
Oh, andiamo! Se ne sta andando!
«Tutto questo ti costerà una porzione di ramen in più.»
Come vuoi, ma diglielo!
«Agli ordini» replicò Xavier con tono sarcastico. «Nia dice che le ha fatto molto piacere conoscerti e che spera che tu faccia il bravo.»
Il minuscolo essere lo guardò con uno sguardo da pesce lesso, per poi annuire e saltare verso la mamma, che li guardò scettica.
«Ehm… ciao, ragazzi! Scusate il disturbo» esclamò la signora, per poi rispondere a una chiamata.
Nia si limitò a sorridere e Xavier non si premurò neppure di ricambiare il saluto.
Dopo essere usciti dalla porta – mentre Nia seguiva con lo sguardo l’unitile essere di dimensioni giriniche – Xavier sospirò dal sollievo e si premurò di pizzicare Nia nel fianco.
Ehi!
«Questo è per la gomitata.»
Dovrei riempirti di schiaffi, per come ti sei comportato!
«Se non ti piacciono i miei metodi, trovati un altro traduttore.»
Sfortunatamente, sei l’unico a disposizione.
«E allora arrangiati.»
Stettero in silenzio per un po’. Xavier prese le cuffie e cominciò ad ascoltare della musica, lo sguardo rivolto dall’altra parte rispetto alla ragazza.
Odiava la metropolitana.
Dopo nemmeno due minuti si sentì picchiettare sulla spalla e si voltò.
Rewatch della 4X02 Game of Thrones insieme alla doppia porzione di ramen, ci stai?
Il suo piatto preferito e la sua serie tv preferita. Non poteva andare meglio.
«Se usi il Purple Wedding, mi inviti a nozze.»
Sì, beh, a parte che questa battuta è pessima, poi cerchiamo di non invitare George Martin o moriamo tutti, che dici?
«L’importante è che uccida-»
SPOILER!
«Ma chi vuoi che ci capisca?»
Non si sa mai.
Sbuffò. «Oh, devi accompagnarmi in quella boutique vicino casa tua, c’è una gonna che devo assolutamente comprare.»
Uuuuh, ma certo! Scommetto che ti starà uno schianto!
«Ovviamente.»
Nia rise. Beh, non era proprio una risata. Era un insieme di rumori gutturali. Non sapeva ridere. Però era comunque una bella risata. La sua era l’unica risata che gli piaceva ascoltare.
E, per la prima volta in quella giornata, Xavier sorrise. Perché, se c’era una cosa che Nia sapeva fare benissimo – a parte le torte – era fargli tornare il buonumore e un po’ di fiducia nell’umanità.
Nia gli prese la mano e gli sorrise. Lui si rimise le cuffie nelle orecchie e si voltò di nuovo dall’altra parte, poggiando la mano di Nia sul suo petto e cominciando a cantare sottovoce, per farle sentire il ritmo della canzone. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e lui si nascose sotto il cappuccio, rosso in volto e il cuore che batteva forte.
 
 
 
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Non guardatemi così.
Lo so che è un punto bruttissimo in cui farla terminare, ma avevo un’idea chiara della fine da prima che capissi come cominciasse la storia.
Da dov’è uscita questa cosa? Dal nulla.
Ascoltavo musica che mi aiutasse a studiare e mi ritrovo Mr. Blue Sky degli Electric Light Orchestra… e mi compaiono questi due davanti
Xavier e Nia.
Non li ho descritti perché non mi sembrava utile ai fini della trama, perciò ve li lascio alla vostra immaginazione.
Posso dirvi che secondo me Nia è di colore, ha i capelli mossi, gli occhi luminosi (a detta di Xavier), ama vestirsi di mille colori e adora ballare. Sì, avete letto bene.
Xavier è un misogino di prima categoria… ed è genderfluid. Ecco il perché della gonna. (Se non sapete cosa significhi genderfluid, andate qui: x). Anche lui/lei è piuttosto normale, capelli biondo scuro e occhi marroni, piuttosto pallido/a, orecchie a sventola e occhiaie perenni.
Entrambi sono due nerd assurdi e li adoro.
Non so se scriverò ancora su di loro, ma spero di sì!
Ringrazio la Fra per avermi ispirato i nomignoli da dare ad Aaron <3
Grazie per aver letto!
   
 
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