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Autore: Clary F    27/04/2014    5 recensioni
Clary è nata e cresciuta come una Cacciatrice di Idris e lei e suo fratello Jonathan, alla vigilia dei nuovi Accordi, sono costretti a vivere nell'appariscente tenuta dei Lightwood, dove si sta tenendo la più ridicola delle competizioni mai organizzate nella storia dei Nephilim, coordinata da Magnus Bane, maestro del bon ton. Cacciatrici e Nascoste affronteranno varie prove per accaparrarsi il cuore del giovane Jace Wayland. Tra incubi e bagni notturni, la ragazze inizieranno a scomparire misteriosamente ... Chi sarà il colpevole?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CHAPTER 1
WINNER TAKES ALL


Clary osservò l'imponente cancello in ferro battuto che delimitava la proprietà, dove intricati disegni di rose e altri fiori confluivano verso il centro in cui era raffigurata una torcia, il simbolo della famiglia Lightwood. Sospirò, ravviandosi i capelli rossi e spingendo il cancello cigolante, che dava sul viale. Aveva portato poche cose con sé, nella speranza di non doversi fermare a lungo in quella proverbiale tana del lupo. Percorrendo il vialetto Clary iniziò a sudare, e non solo per il caldo afoso dell'estate, ma per l'imminente incontro con Jace Wayland e la sua famiglia adottiva. Conosceva Jace dai tempi dell'Accademia, nonostante non si fossero quasi mai rivolti la parola, se non per qualche battuta sarcastica. Aveva sempre trovato quel ragazzo detestabile e fin troppo pieno di sé. La tenuta dei Lightwood era imponente in un modo differente dalle altre tenute di campagna dei Cacciatori. Era enorme, con grosse balconate di marmo bianco e colonne greche che completavano l'intera facciata dell'edificio. Dell'edera era cresciuta sui muri della casa, senza dargli però un aspetto abbandonato, ma rendendo quel posto ancora più magico di quello che già era. Ai Lightwood piace fare le cose in grande. Era quello che le aveva detto una volta sua madre. Al pensiero di Jocelyn avvertì una stretta allo stomaco, ma si fece forza e usò il battente di ferro a forma di testa di leone per annunciare la sua presenza. Il suono sembrò propagarsi lungo tutti gli interni, mentre Clary voltava le spalle alla porta per rimirare l'immenso parco di alberi e cespugli fioriti che avvolgeva la tenuta. Il portone si aprì, dandole una piccola visuale dell'ingresso, che appariva semibuio dietro la figura esile di una donna con tanto di cuffietta e grembiule bianco, la quale la osservava dalla soglia con cipiglio severo. La governante, pensò Clary.
«Chi è lei?» Sbraitò la donna, con fare assai poco gentile.
«Sono Clarissa Morgenstern. Sono ospite dei Lightwood.» Rispose meccanicamente, mentre avvertiva un certo senso di nausea. Voleva tornare a casa. E voleva Jonathan.
«È in ritardo. Non è educato far attendere i signori.» Borbottò l'anziana governante.
«Beh, se non sono i paparazzi …» disse una voce alle spalle della donna.
Era una voce boriosa e arrogante. Clary strinse i pugni, mentre Jace Wayland si affacciava sulla soglia di casa, appoggiandosi mollemente allo stipite della porta e incrociando le braccia al petto. Osservò i suoi capelli biondi riflettere la luce del sole, i suoi occhi dorati posarsi su di lei e i muscoli delle braccia che tendevano il tessuto della maglia. Non ricordava fosse così bello.
«Hai intenzione di farla entrare, o vuoi tenerla sulla porta per sempre?» Continuò Jace, rivolgendosi alla governante con un sorriso. La donna fece segno a Clary di entrare, borbottando fra sé parole incomprensibili e dileguandosi senza nemmeno prendere il suo bagaglio.
«Non sapevo avessi una governante.» Disse Clary, alzando un sopracciglio e dando un'occhiata all'ingresso, dove un'ampia scalinata dalle ringhiere dorate portava ai piani superiori.
«Vuoi denunciarmi per questo?» Le chiese lui, beffardo, con gli angoli della bocca sollevati all'insù. Clary scrollò le spalle, già irritata dalla sua presenza.
«Vieni, ti mostro la tua stanza.»
Le prese la pesante borsa dalla spalla e si avviò su per le scale, senza darle il tempo di replicare. Lei si ritrovò ad ansimare per tenergli il passo. Si muoveva con una tale velocità e grazia che Clary pensò si fosse appena inciso una runa di agilità. Poi le tornò alla mente che lei e Jonathan non erano gli unici due bambini ad essere stati sottoposti ai folli esperimenti di Valentine. Anche Jace lo era stato, anche lui aveva sangue di angelo nelle vene, proprio come Clary. Lo seguì in silenzio lungo i corridoi illuminati dal sole mattutino, fino a che il ragazzo non si fermò davanti ad una porta di legno, uguale identica a tutte le altre. L'aprì, posando il bagaglio sul pavimento senza tante cerimonie. La sua stanza era stupenda: grande e luminosa, con un letto matrimoniale al centro, una scrivania, un armadio e una porta che dava su un piccolo bagno personale, le tende erano di un rosso acceso, come i garofani freschi che spuntavano da una vaso di porcellana sopra un tavolino. L'odore dell'estate e dei fiori riempiva l'intera stanza.
«È di tuo gradimento?» Le chiese Jace, squadrandola. Era di nuovo appoggiato alla porta, a braccia incrociate. Sembrava quasi che reggere gli stipiti delle porte fosse il suo sport preferito.
«È stupenda.» Rispose Clary, con sincerità.
«Bene,» fece lui, raddrizzandosi e assumendo un'espressione distaccata. «Il pranzo è alle dodici. Non tardare, Maryse odia i ritardatari. Per il resto … fa' quello che ti pare.»
«Cosa vuol dire fa' quello che ti pare?» Chiese lei, esasperata. «Ehi … aspetta!» Disse, vedendo che il ragazzo le voltava le spalle senza nemmeno degnarsi di rispondere. «Jace -» Gridò al vuoto, esattamente quando la porta della sua nuova stanza le si chiuse in faccia con un suono secco. «Stupido, arrogante, viziato!» Bofonchiò irata, buttandosi sul letto a faccia in giù.
Dopo aver borbottato insulti rivolti al ragazzo per una buona mezz'ora, essersi fatta una doccia e aver indossato un paio di jeans e una maglia leggera si erano già fatte le dodici in punto. Imprecò a bassa voce, mentre si precipitava giù per le scale alla ricerca della sala da pranzo. Non fu difficile trovarla, guidata dal profumo invitante di arrosto che aleggiava nell'aria. Il suo stomaco brontolò felice, ma la sua felicità venne spazzata via in un batter d'occhio quando entrò nella sala. C'era un lungo tavolo apparecchiato di tutto punto, con argenteria lucente e deliziose pietanze. Al tavolo erano già sedute quattro persone, che Clary riconobbe dai tempi dell'Accademia. A capotavola Robert Lightwood, alla sua destra Alec e Jace e alla sua sinistra Isabelle e un posto ancora vuoto, il suo. Sembravano tutti in attesa, il cibo ancora intatto nei piatti da portata. Fu felice di vedere che Maryse, l'odiatrice dei ritardatari, non avrebbe partecipato al pranzo.
«Scusate,» disse a bassa voce, arrossendo e sedendosi accanto a Isabelle.
«Non preoccuparti, Clarissa.» Le rispose Robert, in tono stranamente gioviale. La conversazione di famiglia, che si era interrotta nel momento in cui lei era entrata, riprese all'istante.
«Non capisco perché dobbiamo ospitare un branco di idiote nella nostra casa.» Sibilò Isabelle al padre, infilzando con rabbia una patata al forno. «Jace neanche la vuole una moglie. È troppo giovane per una moglie!»
Clary aguzzò le orecchie, ma evitò di intromettersi.
«Jace non si sposerà subito, Iz.» Si intromise Alec, guadagnandosi un'occhiata piena di gratitudine dal padre. Sembrava che quel discorso fosse trito e ritrito. Clary azzardò un'occhiata all'oggetto della discussione. Jace era silenzioso e il suo sguardo sembrava assente, non arrogante come lo era stato qualche ora prima.
«Tu cosa ne pensi, Clarissa?» Le chiese Robert, inaspettatamente. Lei alzò gli occhi dal suo piatto, deglutendo a fatica. Perché Robert Lightwood voleva sapere la sua opinione? Probabilmente solo per includerla nella conversazione, pensò a disagio.
«Io … non saprei.» Rispose arrossendo.
«Dubito che tua madre debba usare tali fini per riuscire a sistemarti con un ragazzo per bene.» Disse Robert, «ma Jace deve mettere la testa a posto. Deve capire che la sua vita non è solo un gioco, in cui può abbandonarsi ai vizi e sperperare tutte le ricchezze di famiglia.» Continuò imperterrito. «Una moglie è l'unico rimedio per far sì che un ragazzo torni sulla retta via.»
Clary non la pensava proprio così, ma quella nuova scoperta, ovvero che non era stato Jace a indire quella ridicola competizione, le accese un piccolo barlume di speranza nel cuore. Forse non era poi così male.
«Tu sei qui per la competizione?» Le urlò nelle orecchie Isabelle, in tono feroce. Avrebbe voluto dirle che non era il caso di urlare, visto che erano sedute a meno di mezzo metro di distanza, ma qualcosa negli occhi infuriati della ragazza la fece desistere.
«Sono qui perché mia madre è sparita.» Disse secca.
Isabelle non sembrò per nulla turbata dalla sua affermazione. Non si finse nemmeno turbata, ma almeno abbandonò il tono accusatorio. «Ah, già. La mamma aveva accennato a una cosa del genere.»
«Forse, dopo avermi rivisto, Clary ha cambiato idea e ha deciso di competere.» Le disse Jace con voce strascicata, perdendo all'istante i punti che aveva guadagnato.
«Non direi.» Rispose acida. Non riusciva a controllarsi, Jace era così borioso da darle la nausea.
Lui alzò un sopracciglio. «Che cosa triste. Allora sarà meglio farti avere qualche vantaggio: dopo pranzo puoi allenarti con me.»
Clary lo guardò scioccata, mentre Alec sorrideva divertito dietro al suo tovagliolo di stoffa. «Perché mai dovrei aver voglia di allenarmi con te?»
«Per poter spettegolare con le ragazze, vantandoti di avermi visto mezzo nudo e tutto sudato, non è ovvio?» Fece lui, agitando in aria una mano affusolata, pavoneggiandosi.
Si sentì ribollire di rabbia. Avrebbe volentieri tirato un pugno su quel bel viso angelico.
«Lasciala stare, Jace.» Ribatté Robert, stancamente.
Il pranzo si concluse in un silenzio teso e imbarazzante. Dopo aver finito il dessert, Clary si alzò da tavola insieme agli altri, catapultandosi nella sala d'ingresso e lanciando sguardi di fuoco. Finì per imbattersi in Robert che, vedendo i fulmini nei suoi occhi, le rivolse un sorriso consapevole.
Almeno Robert era conscio di avere un figlio idiota.
Quando tornò in camera si sdraiò nel soffice letto matrimoniale e si addormentò. Clary si svegliò di soprassalto, con la sensazione di non trovarsi nel proprio letto. E in effetti era proprio così. Si districò tra l'ammasso di lenzuola che le si erano avvolte attorno al corpo. C'era un caldo soffocante. Sì alzò e venne subito attratta dal panorama verdeggiante che si intravedeva dalla sua finestra. Sospirò, aprendola e lasciando che un filo d'aria fresca della sera le rinfrescasse il viso. Il sole di un arancione brillante stava per tramontare sulle montagne di Idris. Si sedette nella nicchia, con il suo blocco da disegno sulle ginocchia, ma presto venne distratta da una specie di cicaleggio proveniente dal piano di sotto. Abbassò lo sguardo sul viale d'ingresso che attraversava il parco: circa sei teste colorate si stavano muovendo nella sua direzione. Gli enormi bauli appresso.
Le ragazze erano arrivate.
Clary riconobbe alcune di quelle teste: il biondo platino di Leah Silvermark, il rosso carota di Ridley Stairwell e il nero corvino di Aline Penhallow. Non erano molte, solo sei, anche se sapeva che un gran numero di giovani avevano fatto domanda per partecipare. Sì, perché quelle sei ragazze che camminavano impettite verso la tenuta dei Lightwood erano il risultato di un'accurata selezione tra una quarantina di candidate. Ridley era graziosa e molto intelligente, ma niente a che vedere con la bellezza da femme fatal delle altre due ragazze. Clary si infuriò nella solitudine della sua stanza, non concepiva come una ragazza piacevole e intelligente come Ridley potesse partecipare a quella stupida competizione. Che cosa patetica.
La sua curiosità però ebbe le meglio, così, dopo essersi vestita e aver domato la sua chioma rossa, Clary scese nell'ingresso, dove trovò Robert e Jace. Robert Lightwood la salutò cortesemente mentre Jace le rivolse solo un'occhiata. Sembrava molto stanco. Tutta l'arroganza sembrava sparita, lasciando posto ad un ragazzo pallido e … spaventato? No, non era possibile, Jace non poteva avere paura di sei belle ragazze pronte a conquistarlo, era ridicolo. Lui sguazzava in quelle situazioni, il suo ego non poteva chiedere di meglio, eppure.
«State creando un po’ di suspence
Chiese a padre e figlio, riferendosi al fatto che la porta fosse ancora chiusa, nonostante il chiacchiericcio delle ragazze si sentisse fin lì. Jace la guardò gelido e fu Robert a risponderle che avrebbero aspettato l'arrivo di Maryse, prima di accogliere le ragazze in casa. Clary annuì distratta e sgattaiolò all'esterno da una porta laterale, mischiandosi con le concorrenti eccitate. Raggiunse Aline, salutandola con un cenno della mano.
«Un mucchio di soldi, Clary, un mucchio! Ma ci pensi?» Esclamò esaltata.
Clary dovette riflettere un attimo prima di capire che Aline si stesse riferendo al premio per la finalista.
«Fantastico. Conosci qualcuna?» Le chiese distratta, facendo scorrere lo sguardo sulle ragazze. «Certo, credi che io sia una sprovveduta? Mi sono informata sulla concorrenza.» Iniziò a snocciolare i nomi di ogni ragazza, indicandole con discrezione. Leah Silvermark, la bionda con i profondi occhi blu. Marlene Ashwood, una ragazza bruna dalla pelle abbronzata, con occhi verdi e intelligenti. Ridley Stairwell, con i suoi capelli color carota e il corpo longilineo. Victoria Greenshade, la cugina di Aline, con la quale condivideva gli stessi capelli neri e un accenno di tratti asiatici. E infine Rebecca Heroncross, una ragazza dai lineamenti fini, capelli rossi e degli strani occhi dorati. Erano tutte bellissime. E tutti i cognomi le suonavano familiari; conosceva alcune di queste ragazze fin dai tempi della scuola. Parlò con alcune di loro, ascoltò i loro discorsi, tra cui uno molto interessante che si stava svolgendo tra Leah, Victoria e Marlene.
«E se venissi eliminata nella prima prova? Come ti sentiresti?» Stava chiedendo Leah alle altre due.
«Devastata!» Rispose Marlene con trasporto.
«Sarebbe imbarazzante!» Ribatté Victoria, portandosi le mani alla bocca in un gesto di orrore.
Clary roteò gli occhi al cielo, spostandosi di qualche passo per non essere obbligata ad ascoltare oltre, ma per sua sfortuna si imbatté di nuovo nel monologo di Aline: «… mia cugina, Victoria, figurati se non si presentava. Credo abbia ancora una cotta per lui fin dai tempi dell'Accademia. Personalmente, non ho alcun interesse verso Jace, ma quel premio in denaro …»
Clary staccò il cervello da quella conversazione, prima di rischiare di staccare qualcos'altro ad Aline. Era sempre stata una persona esuberante e in continua competizione con qualsiasi essere femminile, ma di solito non era una tale stronza. Per fortuna il suo sproloquio venne interrotto dalla voce chiara e limpida di Robert Lightwood. Sulla porta spiccava la sua figura massiccia, accanto a quella esile come un giunco di sua moglie, Maryse. C'era un'altra cosa però, che attirò l'attenzione di Clary: Jace non era con loro.
«Grazie a tutte per essere venute. Fra poco vi mostreremo le vostre stanze. La competizione avrà ufficialmente inizio stasera alle nove.»
«Dov'è Jace?» Urlò la brunetta di nome Marlene.
Per una frazione di secondo Robert sembrò a disagio, ma Maryse rimediò subito a quel momento di esitazione.
«Vedrete Jace questa sera. Sarà una cena formale.» Disse la donna con voce di ghiaccio. Non sembrava compiaciuta per quell'assurda competizione e Clary provò un moto di simpatia nei suoi confronti. «Inoltre, avrete la brillante opportunità di essere istruite dallo stregone Magnus Bane, il -»
La voce di Maryse si interruppe bruscamente e Clary ne approfittò per sgattaiolare all'interno dell'ingresso. Una volta dentro tornò ad osservare la piccola folla di fanciulle e il motivo per cui Maryse si era interrotta. Lungo il viale stavano camminando altre quattro sagome femminili, delle ritardatarie probabilmente. Sentì sghignazzare qualcuno alle sue spalle e si voltò. Era Jace, appoggiato a una parete, in un punto che dall'esterno non poteva essere visto. Al contrario lui aveva un ottima visuale del vialetto.
«Qual è il tuo problema?» Sibilò Clary, mettendosi al suo fianco e sussurrando per non farsi sentire dai genitori di lui.
«Aspetta di vedere la faccia di Robert e riderai anche tu, Morgenstern.» Ribatté, divertito.
A quel punto Clary capì. Il sole era tramontato da alcuni minuti e altre quattro ragazze si erano aggiunte alla folla di Cacciatrici, ma le ultime arrivate non erano come loro, erano diverse, erano Nascoste. Clary trattenne il fiato, mentre osservava lo sguardo allucinato di Maryse e Robert spostarsi rispettivamente sulle due vampire e sulle due fate appena approdate davanti alla loro casa. Lily era una vampira asiatica dai capelli tinti di un blu elettrico. Maureen dimostrava al massimo quindici anni, con l'ossatura esile e una cascata di capelli biondo pallido. Poi c'erano le due stravaganti fate. Kaelie, con la sua pelle bianca come il latte striata da venature verdi e i capelli biondicci. E Hyacinth, con la pelle di una lieve tonalità di blu e le mani palmate. Clary spostò subito lo sguardo su Robert, il cui viso cinereo stava assumendo una preoccupante tonalità di rosso acceso, mentre si voltava verso Jace, furioso.
«Che cosa hai fatto?» Sillabò al figlio, senza emettere alcun suono. Jace sorrise compiaciuto, facendo alcuni passi avanti e mostrandosi alla folla che ora aveva raggiunto la decina.
«Ho pensato che con gli Accordi alle porte, sarebbe stato un gesto carino invitare anche delle Nascoste a partecipare alla gara, sai, per esprimere la nostra approvazione.» Disse, osservandosi le unghie con nonchalance. Clary lo guardò in viso, Jace aveva progettato tutto e adesso si stava divertendo un mondo.  
   
 
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