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Autore: LittleMissMaddy    20/07/2008    6 recensioni
Ginny Weasley ha un problema, e bello grande, anche.
Soprattutto bello.
Indossa spesso e volentieri una divisa dalle tinte verdi ed argentate,
ha la bacchetta facile ed un caratteraccio terribile.
Si chiama Pansy Parkinson.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Coppie: Ginny/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere Romantico / Comico.
Rating Giallo.
Personaggi Pansy Parkinson e Ginny Weasley.
Timeline Estate tra il quinto e sesto libro. Precisamente durante l'undici Agosto.
Spoiler Nessuno.
Disclaimer I personaggi appartengono tutti, sfortunatamente, alla cara J.K. Rowling.


Dedico questa shot a due persone: La prima, è la mia personale Ginny Weasley.
Per il suo compleanno, per tutto quello che può accadere ancora e per tutto quello che mi fa provare.
In secondo luogo, la dedico a Jehan du Moulin, ch'è tra i miei primi fan e tra i più cari lettori.
Perché se c'è qualcuno che adora quasi più di me questa coppia è proprio lui.




I've got a problem



“Guarda, Pans: c'è Pel di Carota.”
“Come?”
Pansy Parkinson si voltò. Ruotò appena il busto sottile ed alzò gli occhi dal cono gelato che manteneva in mano, andando a cercare con una certa discrezione l'oggetto delle attenzioni della biondina che le sedeva a fianco.
“Ci ha appena fulminate con lo sguardo. Che paura!” aggiunse allora Daphne Greengrass, abbozzando un sorrisetto che non lasciava trasparire nessuna buona intenzione.
Sedevano da una mezz'oretta buona ad uno dei tavoli esposti di fronte alla vetrina della Gelateria di Florian Fortebraccio, e la noia iniziava ad impadronirsi di entrambe le ragazze: quale occasione più ghiotta se non quella di poter prendere di mira una Grifondoro amica dello Sfregiato?
“Già.” rispose Pansy distrattamente, seguendo con lo sguardo lo svoltare d'angolo che portò Ginny Weasley fuori dalla sua ampia visuale.
“Va tutto bene?”
“Certo. Mi sono appena ricordata di aver dimenticato la borsetta – lasciò scivolare l'oggetto in questione sotto la sua sedia, indisturbata e senza essere vista – da Madama McClan. Ti dispiace aspettarmi qui? Ci metto un attimo.” e ci mise davvero un attimo a saltar in piedi e a corrersene via.
Daphne restò un attimino perplessa di fronte all'improvvisa vivacità dell'amica: fino a neanche cinque minuti prima l'aveva vista sfoggiare uno dei musi più lunghi della storia, ed effettivamente la ragazza si comportava stranamente da più di qualche settimana. Poteva giurare che non l'aveva vista sorridere da quando avevano lasciato Hogwarts.
Forse le mancava Draco?
Improbabile, visto che si vedevano anche troppo spesso, e l'aveva persino sentita lamentarsi un pomeriggio per aver dovuto dividere il pranzo con la famiglia Malfoy.
Ingrata! Fossi in te mi sentirei lusingata.” le aveva gracchiato contro con aria scandalizzata ( e Pansy aveva risposto prontamente: “Prego, fa pure, te li cedo.” )


*

“Fermati, Weasley!” urlò la Serpeverde.
“E perché dovrei?” chiese Ginny.
“Perché sto per collassare. Abbi pietà, babbanofila che non sei altro” insistette la prima. Quando vide che i passi della Weasley andavano facendosi più pesanti e calcolati, si fermò aspettando che la ragazza la imitasse.
Ginny frenò definitivamente la marcia - perché così sembrava, data l'energia che metteva nel filar dritto - e si voltò a guardarla.
Pansy manteneva in mano il cono - una volta - gelato, mentre quello che prima era solido ora le gocciolava ovunque. Dopo aver ripreso fiato, si spinse verso un cestino della spazzatura: buttò le spoglie del cono e si voltò a fronteggiare una Ginny particolarmente cupa.
“Dobbiamo parlare” disse.
“Io non credo” le rispose la rossa, puntellandosi le mani sui fianchi snelli. Piegò appena la testolina di lato, muovendo inconsciamente i capelli raccolti in un'alta coda, e si dedicò a squadrare la Serpeverde da capo a piedi: senza l'ingombrante e tetra divisa che era costretta a portare tra le mura di Hogwarts, era decisamente attraente, soprattutto se abbigliata in un vestitino così corto - in onore dell'estate che era al suo apice, portatrice di sfiancante caldo - e se accompagnata da dei sandaletti alla schiava come quelli che indossava allora.
I suoi capelli erano cresciuti un poco nei due mesi che le avevano divise, ma erano comunque corti. Le arrivavano a stento a sfiorarle il collo. Il rossetto che le tingeva le labbra era di un rosso assolutamente tentatore e le sue gambe scoperte dall'abito nero non lasciava molto all'immaginazione.
Era estremamente bella. E non si stupì affatto a pensarlo: le era già successo.
Precisamente, la prima volta si sentì morire a pensare certe cose della sua nemica peggiore: era stato poco prima che l'Esercito di Silente venisse scoperto ed intralciato dai cosìdetti inquisitori assoldati dalla Umbridge per rovinare i piani di Harry ed i suoi degni compari.
Era successo qualche mese prima, per l'esattezza. Un giorno Pansy le si attaccò alle calcagna per un motivo a lei del tutto ignoto, e non le permise di raggiungere gli altri nella Stanza delle Necessità.
Dovette inventarsi l'impossibile.
Alla fine, la baciò. Così, senza pensarci troppo. Quale momento migliore per baciare una persona, se non dopo un feroce litigio?
Lo aveva fatto e Pansy Parkinson era arrossita. Davvero.
Da quel pomeriggio cambiò tutto.
Più le due cercavano di evitarsi, più finivano per trovarsi sempre nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Insieme. Sempre.
A poco a poco, la loro ripugnanza si trasformò in rabbia, poi in desiderio, e così via.
Nessuna delle due si sbilanciò mai con qualche commento sul loro rapporto: era più una toccata e fuga, la loro. O meglio, più di una, ma pur sempre niente che dovesse importare agli altri.
In fin dei conti, non avrebbero saputo come spiegarlo a loro stesse, figurarsi ai loro amici. Ed era decisamente fuori discussione.
Così, al di fuori delle mura del loro piccolo segreto, non ne parlarono mai. Lei era la Weasel, comunemente chiamata Pel di Carota o Pezzente. Pansy era Carlino o Malefica Parkinson, per non dire peggio.


*

“Senti” tentennò Pansy, “non volevo. Davvero.”
“Non volevi cosa, Parkinson?” incalzò senza pietà la rossa “Non volevi mettere nei guai Harry e gli altri? Non volevi schiantare Dean sul treno? Beh, l'hai fatto.”
“Sai bene che per la prima questione non ho potuto farci niente. E anche fosse, Potter ed i suoi non mi sono mai piaciuti” biascicò con una smorfia la Serpeverde.
“Potter ha rischiato la vita. Come devo spiegartelo?” per non dire che aveva perso il suo Padrino, l'ultimo appiglio al suo passato.
Pansy si strinse nelle spalle e si avvicinò di qualche passo.
“Non volevo far del male al tuo ometto” insistette. Sapeva benissimo che discutere di San Potter e dei suoi amici non l'avrebbe portata a nessun risultato desiderabile. Lasciò quindi perdere la questione Potter e si dedicò all'altro, quello stupidissimo Thomas.
“Scommetto che ti è scivolata casualmente la mano alla bacchetta, e che è stato uno sbaglio. Giusto?”
“Non proprio” negò l'altra.
La moretta diede uno sguardo attorno, e si fece più vicina, forte del fatto che Ginny non si fosse fino ad allora ritratta.
“Allora?” fece impazientita quest'ultima.
“Sai come sono fatta” ed era la scusa più vecchia del mondo. Sono così e non cambierò mai, tantomeno per una Grifondoro.
“Oh, io so perfettamente come sei fatta” ringhiò quasi la Weasley “sei egoista, egocentrica, arrogante, bugiarda e violenta!”
“Grazie, ma mi era parso di capire che non ti dispiacessi poi tanto.” sibilò di rimando la Parkinson. L'aveva inseguita - stranamente - con le più buone intenzioni.
Ecco che cosa si ottiene ad essere sinceri e disinteressati, pensò.
“Non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo, Parkinson” mentì Ginny.
Non ebbe neanche il tempo di avere qualche rimorso per quella bugia, perché si trovò afferrata per un braccio dalla Serpeverde che, seppur minuta, torreggiava su di lei grazie a quei cinque centimetri in più.
“Davvero non indovini?”
“Non incominciare, per favore. Ne parleremo a scuola. Sono già in ritardo, e Hermione mi aspetta”
“Oltre che Babbanofila, ti piacciono anche le Mezzosangue?”
“E' una mia amica, ed è una ragazza. E non ti – “azzardare a chiamarla così?” la precedetta un'abituatissima Parkinson – ... sì, giusto. ”
“Perché dovete vedervi?”
“Sei gelosa?”
“Ti ho fatto una domanda” ripetè la Serpeverde stringendo appena la presa sul braccio scarno della Weasley.
La rossa scosse il capo e sbuffò.
“Ah, okay.”
Ginny strattonò il braccio e si liberò. Indietreggiò di qualche passo e si guardò attorno, seguendo la numerazione degli edifici che le circondavano lungo quell'isolata stradina di Diagon Alley. Si fermò a studiare con particolare interesse il numero Undici. Sotto, c'era un insegna di un piccolo localino anonimo apparentemente deserto.
“E' questo” annunciò solennemente.
“Cosa?” domandò l'altra, disinteressata.
“Il posto che mi ha detto di raggiungere: possiamo separarci qui.”
“Non mi sembra di aver detto di avere altri impegni”
“Io ne ho!”
“Ah, sì? E di cosa si tratta?”
“Niente che ti riguardi” borbottò l'altra infantilmente.
“Vediamo.” disse Pansy imperturbabilmente “sei vestita quasi elegante, ti sei truccata e hai una borsetta in mano a sostituire la scopa. Dev'essere qualcosa di importante. E' il compleanno della Granger?”
“No, il mio” si lasciò sfuggire la Rossa. Indietreggiò di qualche passo sotto lo sguardo assolutamente fulminato della Parkinson.
“Io non lo sapevo!”
“Non ce n'era bisogno.”
“Certo, non ti avrei portato un regalo - non puoi esserti aspettata questo, no?” continuò laconicamente l'altra, ignorando platealmente il borbottìo indistinto della Weasley.
“L'unico regalo che ti chiedo è: non procurarmi altri guai, capito? Non ho nessuna intenzione di passare il mio compleanno con una possibile futura serial killer. Né mi va di litigare.”
“Giusto, non litighiamo: non ti rovinerò niente.”
“E' una cosa tra me e Hermione, Pansy.”
Che la chiamasse per nome era di uno stupefacente che sfiorava vette elevatissime. La Parkinson sgranò gli occhi, avanzò di un passo e poi scosse la testa.
“Va bene, me ne vado” disse dopo un attimo di esitazione.
“Davvero?” indagò sospettosa l'altra. Troppo facile.
“Davvero. Ma prima voglio darti un regalo. Poi farò finta di non averti mai vista.” la rassicurò la Serpeverde.
“Solo?”
L'altra annuì.
Perfetto.
Ginny intanto aveva catturato la maniglia della porta del locale con la destra, retrocedendo impercettibilmente. Tese la mano gemella in direzione della ragazza mora ed attese il dono.
Pansy non cercò neanche tra le tasche inesistenti di quel vestito. Scivolò in un secondo di fronte a lei, e le prese la mano tesa con la propria. Strinse le dita sottili e lunghe sulle sue più piccoline, e si fece così vicina che Ginny ebbe la netta sensazione che se si fosse avvicinata anche solo di un minuscolo centimetro sarebbe stata costretta a baciarla, perché non era tutto vero quello che diceva di non poter soffrire di lei.
Aveva dovuto allontanarla per evitare ulteriori guai. E poi era ancora arrabbiata con lei: come le veniva in mente di schiantare Dean Thomas proprio sul treno di ritorno a Londra? Non glielo avrebbe perdonato facilmente. E tutto era così difficile, ora che Voldemort era tornato apertamente alla superficie. Aveva troppi di quei problemi per potersi incaricare anche della redenzione di una Serpeverde che, da parte sua, non aveva nessuna intenzione di tornare sulla giusta via, facendo eccezione per quella piccola relazione che intratteneva volentieri con l'ultima dei Weasley.
“Cosa?” biascicò stupita Ginny.
“Questo.” le soffiò Pansy sulle labbra, ad una distanza irrisoria dal suo volto, prima di prendere la bocca della Grifondoro con la sua.
La baciò.
La baciò con una naturalezza disarmante, come si usa quando si entra in una stanza buia e si cerca istantaneamente l'interruttore; così le labbra di Pansy trovarono quelle di Ginny, quasi fossero state forgiate per saggiare quel loro gusto dolciastro da sempre, e per sempre.
Perché se Pansy Parkinson sapeva di Limone, Ginny Weasley sapeva di Fragole dolcissime, e i due sapori finivano sempre per combinarne uno nuovo, un mix che era una bomba, una bomba ad orologieria pronta a scoppiare al primo accenno di cedimento in quello che era un nodo umano.
Le loro bocche.
E la schiena di Ginny che non resse l'attacco, inclinandosi appena in dietro. E la sua mano che tremava e per sbaglio premette un po' troppo sulla maniglia, costretta ad abbassarsi.
“SORPRESAAAA!” urlarono.
Hermione, per prima, e non sola. C'erano i Weasley al completo, Harry Potter, Luna Lovegood, Neville Paciock, Tonks, Lupin e tutti gli altri, più o meno.
Tanti festoni, tanto cibo e troppa gente. Una festa a sorpresa in piena regola.
Seguì un attonito silenzio e un tonfo causato dalla caduta di una Molly Weasley priva di sensi. Il tutto bordato dagli occhi sgranati di tutti i presenti.
La prima a riprendersi fu proprio Pansy Parkinson.
“Sorpresa!” ululò disperatamente, non sapendo che altro dire e cercando di passare inosservata.
  
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