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Autore: ValeryJackson    29/04/2014    16 recensioni
Skyler aveva sempre avuto tre certezze nella vita.
La prima: sua madre era morta in un incidente quando lei aveva solo sette anni e suo padre non si era mai fatto vivo.
La seconda: se non vuoi avere problemi con gli altri ragazzi, ignorali. Loro ignoreranno te.
La terza: il fuoco è un elemento pericoloso.
Tre certezze, tutte irrimediabilmente distrutte dall'arrivo di quel ragazzo con gli occhi verdi.
Skyler scopre così di essere una mezzosangue, e viene scortata al Campo. Lì, dopo un inizio burrascoso, si sente sé stessa, protetta, e conosce tre ragazzi, che finiranno per diventare i suoi migliori amici. Ma, si sa, la felicità non dura in eterno. E quando sul Campo incombe una pericolosa malattia, Skyler e i suoi amici sembrano essere gli unici a poterlo salvare.
Una storia d'amore, amicizia, dolore, azione, dove per ottenere ciò che vuoi sei costretto a combattere, a lottare, e ad andare incontro alle tue peggiori paure.
Ma sei davvero disposto a guardare in faccia ciò che più ti spaventa?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Girl On Fire'
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Il vento danzava leggero in quello scuro cielo di mezz’estate. Si nascondeva fra gli alberi, e dava a tutto ciò che incontrava un movimento sinuoso, quasi regale.
Rinfrescava l’aria, dopo aver trionfato sul sole.
Ma, nonostante questo, Skyler riusciva a sudare.
Le sue mani erano diventate scivolose, ormai inutilizzabili, e lo sfregarle contro il pantalone non sembrava essere molto d’aiuto. Pareva quasi fossero loro agitate, mentre tremavano, intimorite.
Il suo stomaco era chiuso in una morsa d’acciaio, come stretto da un pugno di ferro che le bloccava il respiro. Si rendeva conto di essere in apnea solo quando i suoi polmoni reclamavano aria.
All’inizio, era corsa via dall’armeria, decisa ad arrivare al lago il prima possibile. Ma, poi, aveva rallentato. Quasi avesse paura, quasi si stesse domandando se fosse la cosa giusta. 
Quando raggiunse quelle sponde bagnate, si fermò, perlustrandole con lo sguardo.
Non ci mise molto a trovarlo. Non solo perché era l’unica persona a trovarsi ancora lì, ma anche perché la Luna sembrava volesse aiutarla, illuminandogli il volto con la sua placida luce.
Michael era seduto alla fine della passerella di legno, i pedi immersi nell’acqua.
Nel vederlo, il cuore di Skyler fece un balzo, arrampicandosi fin su alla gola. Tentò di deglutire, ma senza risultato, per cui, con passo esitante, si decise a raggiungerlo.
Quando fu circa ad un metro di distanza, si bloccò. Lui non si era ancora accorto della sua presenza, e lei non voleva farsi vedere così, pallida come un cencio.
Sospirò, scrollando le spalle come se servisse ad alleviare la tensione, poi si abbracciò la pancia ed andò verso di lui.
«Ehi» lo salutò, sorridendo raggiante.
Michael alzò lo sguardo, e, non appena la vide, un angolo della sua bocca si sollevò in un sorriso storto. «Ehi!» ricambiò, esclamando felice.
Skyler corrucciò le sopracciglia, sospirando e pregando gli dei che lui non si accorgesse di quanto fosse nervosa. «Che ci fai qui?» domandò.
Lui fece spallucce, riportando lo sguardo sul lago. «Mi rilasso» rispose. Poi esitò. «Credo.»
Lei fece un sorriso sghembo, quasi fosse divertita. Scosse leggermente la testa e si sedette accanto a lui, immergendo a sua volta i piedi nel lago. «Non ti sei ancora abituato a tutte quelle attenzioni, vero?»
Michael arricciò il naso. «Onestamente no» ammise. «Tutti continuano a definirmi un eroe, a ringraziarmi. Ma io non mi sento così. Insomma, non ho fatto niente.» Si strinse nelle spalle. «Ho solo cercato di salvare mio fratello. Chi non l’avrebbe fatto?»
«Ehm… più della metà dei ragazzi del Campo?» propose Skyler, sarcastica.
Risero insieme. Furono avvolti improvvisamente da uno strano silenzio, mentre i loro sguardi si posavano sull’orizzonte che avevano davanti.
Skyler strinse il bordo della passerella con entrambe le mani. Avrebbe voluto dirglielo, ma come? Aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse, indecisa. Questo successe anche una seconda volta.
Alla fine, optò per la via più drastica. «Io e John ci siamo lasciati» esclamò, ad un tratto.
Michael la guardò, confuso ma anche stupito. Quando si rese conto che non stava mentendo, i suoi occhi si sgranarono. «Cosa? E perché?»
Skyler fece spallucce, abbassando lo sguardo. «Abbiamo capito di non essere fatti l’uno per l’altra.»
Michael soppesò quelle parole, ancora sorpreso. Poi un pensiero gli attraversò la mente, e spostò lo sguardo sulle sue mani, che stavano giocando con l’orlo della maglietta. «E quindi adesso voi due siete…?» fece per chiedere, ma quella domanda gli sembrava inappropriata.
A dispetto di quanto pensasse, Skyler sorrise. «Amici» annuì la ragazza, senza esitazione. «Degli ottimi amici. E infondo, credo sia ciò che siamo sempre stati. Forse non eravamo predestinati, ma questo non ci impedisce di volerci un bene immenso.»
Michael alzò lo sguardo, e si sorprese nel trovare il suo, che luccicava di tanta dolcezza. «Sarà sempre il mio migliore amico. Ed io sarò la sua. Niente di più, mai niente di meno.»
Michael annuì, sorridendo a sua volta. Distolse gli occhi per farli vagare lungo il profilo del lago, e Skyler si sentì come se qualcosa le fosse stato appena sottratto. Arrossì leggermente, soppesando un attimo le parole che le ronzavano nella mente, prima di decidersi a dirle.
«Sai, mi sono accorta di non averti ancora ringraziato» esordì.
Michael corrucciò le sopracciglia, perplesso. «Per cosa?»
La ragazza sorrise. «Per avermi salvato la vita.»
Michael soffocò una risata, scrollando leggermente la testa. «Non devi ringraziarmi» le disse. «Chiunque si sarebbe tuffato in mare, al posto mio. Chiunque avrebbe ucciso quel mostro e chiunque avrebbe scelto di salvare te. Non ho fatto niente di speciale.»
Skyler fece una smorfia, inclinando di poco il capo. «Non mi riferivo a quello.»
Michael sembrò non capire, ma lei non aggiunse altro. Ci fu qualche secondo di silenzio, prima che lei sorridesse. «Ricordi la frase del biscotto della fortuna?» Lui sembrò confuso, così lei sollevò le sopracciglia. «Si, dai! Quella che abbiamo letto su quel bus pieno di asiatici. La frase di Gibran.» Si sgranchì la voce, drizzando la schiena e prendendo un bel respiro, prima di citare. «Se guardi in cielo, e fissi una stella, e poi senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore. Non è freddo…»
«… Ma solo amore» terminarono insieme. Skyler lo guardò, e lui sorrise.
«Si, me la ricordo» annuì. Poi inarcò un sopracciglio. «Ma che centra?»
«Ricordi, ti avevo chiesto il significato» cominciò a dire Skyler, parlando così velocemente da non riuscire a prendere fiato. «E tu me lo spiegasti, ma in quel momento non avevo davvero capito. Il mio cuore gridava un nome, ma io cercavo di ignorarlo, perché pensavo fosse sbagliato, e perché non credevo potesse essere reale. Ma adesso ho deciso di ascoltarlo.»
Michael la guardò confuso, non trovando però il suo sguardo. Aggrottò la fonte. «E con questo cosa vorresti dire?»
Finalmente, Skyler lo guardò intensamente negli occhi, e Michael giurò che in quel momento si fosse dimenticato come si respira. Le sue iridi scure erano indecifrabili, sincere.
Skyler sospirò, prima di annuire decisa e rispondere. «Che credo di aver trovato la mia stella.»
Michael continuava a non capire. O almeno, non ci era ancora arrivato. Ma quando avvertì il respiro di Skyler vibrare accanto al suo, il suo cervello decise che non aveva poi tanta importanza, e che non era quello il momento di mettersi a pensare.
Skyler gli prese dolcemente il mento con una mano, e avvicinò il volto al suo. I loro nasi si sfiorarono, e Michael desiderò accorciare quelle distanze come un’aquila desidera spiccare il volo. Ardentemente e con tutta se stessa.
Skyler accarezzò con il pollice il contorno delle sue labbra, che lentamente si schiusero.
E poi, con dolcezza, lo baciò.
Michael non se lo sarebbe mai aspettato, e la sorpresa e lo shock erano tali da impedirgli di fare qualunque cosa se non quella di godersi quel bacio. Le labbra di lei erano esattamente come le aveva immaginate ogni notte. Morbide, calde e buonissime.
Quando Skyler si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, le palpebre di Michael esitarono un secondo, prima di aprirsi.
Il ragazzo incastrò gli occhi, che in quel momento erano di un affascinante blu cobalto, nei suoi, guardandola ancora incredulo. Poi, quando si rese conto che ciò che era successo era tutto reale, e che lei si stava mordicchiando il labbro in attesa di una risposta o di una reazione, lui, come un idiota, scoppiò in una risata. Lei inarcò un sopracciglio, interdetta, per cui lui sorrise, inclinando leggermente la testa di lato.
«Sembro sfacciato se dico che aspettavo questo momento dal primo giorno che ti ho vista?» chiese, in un sussurro.
Skyler rise, lasciandogli un leggero pugno sulla spalla.  «Stupido» mormorò, scuotendo la testa.
«No, davvero!» assicurò lui, annuendo. «Io… credo di essermi infatuato di te esattamente nel momento in cui sei uscita da quella stanza, in infermeria. Con gli occhi arrosati dal pianto e il tuo pigiama malconcio.»
Skyler fece un sorriso sghembo. «Molto romantico» commentò ironica.
«Ma è la verità. Io… io non so spiegare perché.» Incontrò il suo sguardo, e fece spallucce. «A volte succede. A volte ci sono persone che con gli occhi non si limitano a guardarti, ma che ti assorbono. Con te… non so, mi sono sentito come se fossi entrato in un tunnel dove tutto ciò che potevo fare era aggrapparmi alla vertigine.» Esitò un attimo, prima di continuare. «È che la tua voce mi tranquillizza. Sarà il tuo modo di parlare, sarà il tuo modo di chiamarmi, sarà quel tono dolce che mi riservi. È che sei tu. Quando si tratta di te, ti giuro, non so cosa mi succede. Per quanto cerchi di trattenermi, se si tratta di te, io sono felice.»
La guardò intensamente negli occhi, perdendosi in quelle bellissime striature dorate. Quante volte aveva sognato quel momento? Quante volte aveva desiderato dirle tutte quelle cose, senza però trovare mai il coraggio? Quante volte si era tirato indietro, pensando a lei, pensando a John, pensando agli altri?
Ma ora sentiva che era arrivato il momento. Era arrivato il momento di dirle finalmente quello che provava. Era arrivato il momento di prenderle il volto fra le mani e farle sentire l’intensità del suo sentimento, ignorando le farfalle nello stomaco, ignorando il sangue che pulsava nelle vene, ignorando il cuore che gli martellava nel petto. Ignorando tutto il resto.
Il quel momento c’erano solo lui e lei.
E questo era tutto ciò che aspettava.
Sorrise, piantagrane, accarezzandole una guancia per poi spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Sei entrata nella mia vita come un uragano» ammise. «Hai distrutto tutto, e sono stato costretto a ricostruirla daccapo. Ma grazie. Grazie per avermi fatto capire cosa significa veramente tenere tanto ad una persona. Grazie per avermi reso migliore, anche se non era tua intenzione.» Fece sfiorare le punte dei loro nasi, prima di sorridere e sussurrarle a fior di labbra. «E grazie per avermi fatto innamorare di te.»
La guardò negli occhi, posandole una mano sulla guancia. E poi, finalmente, la baciò.
Stavolta, però, fu più intenso. C’era dentro tutto ciò che pensava di lei, tutti i sogni, tutti i desideri, tutte le promesse. C’erano dentro tutte le parole non dette, ma bramate e tenute nascoste in un cassetto del cuore che minacciava di non essere mai aperto, ma che ora aveva finalmente visto la luce. C’era dentro un sentimento, una passione incontrollabile. Magari strana, anomala e insolita. Ma pur sempre bellissima.
Skyler chiuse gli occhi, godendosi quel bacio, e lentamente le sue labbra si schiusero.
Michael avvertì qualcosa bloccargli il respiro in gola. La sua lingua esitò, quasi avesse paura di far la cosa sbagliata, quasi temesse di rovinare tutto. Ma, quando incontrò quella di Skyler, che senza esitazione raggiunse la sua, il ragazzo non poté fare a meno di sorridere contro le sue labbra.
Si lasciò andare, perdendosi nel dolce sapore di ciliegia, e di fuoco, e di cose belle che avevano le labbra di lei.
Le cinse i fianchi con un braccio, nell’intenzione di attirarla a se e stringerla contro il suo corpo. Ma, non appena lo fece, il movimento fu così repentino e inaspettato che Skyler perse l’equilibrio.
Cadde in acqua, con un gridolino di sorpresa. Michael tentò di afferrarla al volo, ma, nel farlo, scivolò anche lui.
I due ragazzi risalirono a galla, bagnati fradici. Si guardarono, e ci fu un istante di imbarazzante silenzio, prima di scoppiare entrambi in una sonora risata. L’acqua gli arrivava alla vita, e Skyler ebbe la buona idea di schizzarla in faccia al ragazzo, a mo’ di dispetto.
Michael si finse offeso, e la schizzò a sua volta, provocandole una risata cristallina. Cominciarono a scherzare, quasi fossero due bambini di cinque anni. Quasi non ci fosse stato né il Campo, né il Morbo di Atlantide, né nessuna missione, né nessun problema.
C’erano solo due ragazzi, felici e bagnati, che si rincorrevano spensierati.
Dopo l’ennesimo spruzzo ben piazzato, Skyler rise, provando a scappare. Ma Michael era pur sempre figlio di Poseidone, e così la raggiunse in fretta, senza alcuno sforzo.
La afferrò per un polso e l’attirò a se, costringendola a voltarsi.
Si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra, il fiato grosso, i volti ad un palmo.
Michael scrutò il suo, estasiato. Sollevò esitante una mano, per toccare una ciocca bagnata che le copriva gli occhi. Se l’avvolse attorno a dito, per poi spostargliela dietro l’orecchio. La prima volta che aveva compiuto quel gesto, gli era sembrato inappropriato; perfino troppo intimo, per un amico. Ora, invece, tutto ciò che riusciva a passare per la sua mente era la consapevolezza di quanto fosse bella.
Fece scivolare le sue dita tremanti dal suo zigomo alla sua mascella, e poi su fino al lobo.
I loro respiri si condensavano nel poco spazio che li separava, e Michael sentì il suo venire meno quando le posò una mano sulla guancia, e lei vi si appoggiò, chiudendo gli occhi e sorridendo appena.
I suoi occhi blu si spostavano velocemente dalle sue iridi scure, al suo naso, alla sua bocca.
Poi le prese il viso fra le mani e, incurante delle conseguenze, la baciò di nuovo.
Questa volta sembrò tutto più naturale. Come se l’avessero fatto già un milione di volte. Le loro labbra si schiusero contemporaneamente, e le loro lingue si abbracciarono, dolci, calde, bramose.
Michael fece scivolare le sue mani dal suo viso alle sue spalle, e poi giù fino alla vita.
Le cinse i fianchi con entrambe le braccia, e il suo palmo si aprì nell’incavo della sua schiena, mentre l’attirava a sé.
La sollevò appena, facendola alzare sulle punte e permettendole di raggiungere la sua stessa altezza.
Skyler gli strinse le braccia attorno al collo, mentre le sue dita si nascondevano fra i suoi scuri capelli.
Giurò di non essersi mai sentita così bene.
Così felice, così amata, così parte di qualcosa.
Tempo fa era ancora indecisa se la sua vita fosse cambiata in meglio o in peggio.
Ma ora lì, con quel bacio, con quella luna, con quel calore nel cuore, non aveva più dubbi.
Meglio, pensò tra sé e sé.
Decisamente meglio.
 
Ω Ω Ω
 
Il volto di Skyler si librava a mezz’aria, come intrappolato in una bolla di sapone sospinta dalla gravità su entrambi i lati. Immobile, sospesa.
La ragazza sorrise, negli occhi un luccichio di felicità. Si trovava al falò del Campo, ed era circondata da tutti i suoi amici, i suoi compagni d’avventura. Da tutte le persone che le volevano bene.
Delle note leggere e spensierate di perdevano nell’aria, spargendo allegria.
Al solo vedere tutta quella gioia, l’uomo sorrise.
Erano giorni che l’osservava, che ammirava i suoi lineamenti, che scrutava i suoi occhi e che studiava ogni suo dettaglio, fin nei minimi particolari. Avrebbe potuto descriverla perfettamente, in tre secondi e ad occhi chiusi.
Eppure non riusciva a non sorprendersi ogni volta che la vedesse.
La sua chiave per il successo. Il suo premio della vittoria.
Non la guardava con occhi così bramosi finché non aveva capito che era lei la parte più importante del suo piano. Quella essenziale.
Che era lei, il suo asso nella manica.
Doveva solo trovare un modo per raggiungerla; per arrivare a lei e farla sua.
Ma come? C’era forse qualcosa che gli sfuggiva?
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal rimbombare ponderoso di passi sul pavimento di marmo.
La pesante porta di mogano alle sue spalle cigolò, e il Generale entrò nella stanza senza chiedere neanche il permesso, troppo era agitato.
Non appena si rese conto dell’errore, si irrigidì, esibendosi in quello che sembrava un goffo inchino.
«Signore…» mormorò, con voce strozzata. Se la sgranchì e tentò di assumere un’aria rispettabile, da Generale. «Sono desolato. Ci abbiamo provato in tutti i modi, ma purtroppo la situazione ci è sfuggita di mano. È stato…»
«Incompetenti» tuonò l’uomo, mantenendo una calma glaciale. Il Generale rabbrividì, ma cercò di non scomporsi.
L’uomo si voltò a guardarlo, scrutandolo con le labbra incurvate in un ghigno sadico. «Se siete ancora in vita, è perché ho ancora bisogno di voi, Generale» disse, con sufficienza, al ché il Generale deglutì.
L’uomo sospirò teatralmente e tornò a guardare il volto della ragazza, il cui sorriso riempiva gran parte dello spazio. Sembrava felice, e serena.
Peccato che questa felicità durerà poco, pensò, già pregustando la vittoria.
«Se voglio ottenere ciò che voglio» esordì, con freddezza. «Dovrò prendermelo con le mie mani.»
Il Generale corrucciò leggermente le sopracciglia. «S-se posso permettermi, Signore» balbettò, confuso ma anche un po’ spaventato. «Perché proprio lei? Che cos’ha di così speciale?»
«Il fuoco, Generale» spiegò l’uomo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. I suoi occhi si illuminarono di una sadica esaltazione. «Lei ha il fuoco dentro. Un fuoco forte, e potente. Che brucia in continuazione e che la rende invincibile. Viva.» Si strinse nelle spalle. «Il tipo di fuoco che serve a me.»
Strinse le forti dita in un pugno, fissandolo con un ghigno come se all’interno ci fosse qualcosa. Qualcosa che non poteva scappare. «Farò mia la sua forza. E solo allora potrò definirmi imbattibile.»
Il Generale sospirò, a disagio. «E come intende fare?»
«Un bacio, Generale» mormorò lui, gli occhi lividi di cattiveria. «Ho bisogno solo di quello.» Sfiorò con una mano la nuvola di fumo che racchiudeva il volto di Skyler, e la sua immagine, per un attimo, tremolò.
«Un bacio» ripeté. «Solo un bacio, e sarò legato al suo fuoco.»
 

 

Fine

 
Angolo Scrittrice.
Aggiungerei un piccolo sottotitolo fra parentesi sotto quella parola, con scritto "per ora".
Salve, semidei.
Fine... Cavolo, fa un effetto strano. Non posso credere che sia davvero finita. E' la prima storia che concludo, e questo mi rende filice ma anche triste. Felice, perchè sapere di aver raggiunto un traguardo è una gioia immmensa. Triste, perchè sto per abbandonare un pezzo di me.
O forse no...
Allora, il fatto è questo. Avevo quest'idea in mente già da un po', ma fino all'ultimo era decisa a non metterla in atto. Ma poi, grazie ad alcuni di voi (in particolare a 
kiara00) ho deciso che forse potevo provarci.
Si, avete capito bene. Insomma, è finita, ma non è davvero finita. Il Campo ha superato il Morbo di Atlantide, Skyler e Michael si sono messi insieme, e tutti sono felici e contenti... pensano che durerà per sempre. Ma forse non è così.
Dipende tutto da voi. Ho in mente un seguito, come avrete capito. Con una nuova storia, ovviamente, ma che alla fine è sempre la stessa. Non nel senso di un'altra malattia, aspettate xD nel senso che ci saranno sempre tutti. Skyler, Michael, Emma, John. Si chiarirebbero alcune cose, se ne aggiungerebbero altre. Un classico sequel, insomma.
Da come avrete capito, il Generale non è morto. Né è fuori dai giochi. Ma chi è davvero la mente di tutto? Chi è quell'uomo? C'è qualcuno con molta più autorità del Generale, che addirittura lo spaventa. Ma chi è? E che vuole da Skyler?
Allora, la domanda che vi faccio è questa. Vi prego, non mi linciate! So che molto probabilmente adesso la maggior parte di voi mi sta odiando, e che il resto ha già chiuso internet e mi  ha già mandato a quel paese. Ma per me è importante. Ho tante idee per la testa, e mi piacerebbe continuare a raccontarvi le avventure di questi quattro ragazzi, vorse un pò sfortunati, forse non proprio eroici come tutti gli altri, ma pur sempre vivi e speciali. O almeno, per me. Ecco, vorrei continuare a raccontarvi la storia della Ragazza in Fiamme.
Se non volete, vi capisco. Fatemi sapere.
Se vi piacerebbe un seguito, sapete che io sono pronta a cominciare, e che ho già tante di quelle idee in testa che aspettano solo il momento giusto per essere scritte!
In caso contrario, non fa niente. Le scriverò comunque, ma le terrò per me, e voi potreste benissimo vedere il finale perfetto nel bacio di quei due ed immaginare quest'ultima scena come una alla "non si finisce mai, con il male". E poi stop.
Ditemi voi, accetto qualunque opzione. 
I ringraziamenti ufficiali arriveranno fra qualche giorno, nella quale vi comunicherò, in base alle vostre decisioni, se il seguito ci sarà o no. Vi ringrazierò tutti come si deve. Nel frattempo, perciò, ringrazio i Valery's Angels che hanno commentato lo scorso capitolo, e cioè:
Wise Girl98, carrots_98, Fred Halliwell, saaaraneedsoreo, Greg Heffley, DormitePayne, FoxFace00, giascali, Ema_Joey, kiara00 e Kalyma P Jackson.
Grazie, grazie davvero di cuore. Non riesco ancora a capacitarmi di quel numero infinito, quel numero che significa per me più di quanto potreste mai immaginare.
Spero davvero tanto che quest'epilogo sia piaciuto, a tutti (soprattutto il bacio tanto atteso fra Michael e Skyler). Questa storia ha significato davvero tanto per me, mi ha insegnato tanto, e spero col cuore che sia piaciuta anche a voi, e di non avervi deluso. E scusate, se è così. Ma ora non voglio pensarci.
Ci vediamo fra qualche giorno, e nel frattempo, grazie ancora.
Un bacione enorme,  vi amo tutti!
Sempre vostra,
ValeryJackson  
 
 
 
  
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