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Autore: padme83    01/05/2014    7 recensioni
Raccolta di storie dedicate esclusivamente a Rumplestiltskin e Belle.
{21 capitoli autoconclusivi + una mini-long di 4 = 22 storie in 25 capitoli: una stagione di OUAT completamente dedicata ai Rumbelle}
Cap. 25: "E' un attimo. Un'impercettibile distrazione – una risata che affiora appena sulle labbra – un piede in fallo, e l'urto con il pavimento che però non avviene.
Apri gli occhi, e sei fra le sue braccia.
Ti stringe con la delicatezza di una piuma e la forza dell'acciaio.
E ti guarda come se volesse rubarti l'anima."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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#75 – Tale (Storia)

 

 

Quale sostegno, quale consolazione nella Verità, a paragone di una storia?
A che giova la Verità a mezzanotte, al buio, quando il vento ruggisce nel comignolo come un orso?
Quando il lampo sprigiona ombre sulla parete della stanza e la pioggia bussa alla finestra con le sue lunghe unghie?

(Diane Setterfield - La Tredicesima Storia)

 

 

 

 

Parte II

 

 

 

Il Maestro d'Armi

 

 

 

Belle era sempre stata una bambina tranquilla, persino nella culla. Le balie si lamentavano del fatto che non piangesse mai, sicure che questo fosse sintomo di una fragilità che, con il tempo, non poteva che degenerare in ben più gravi complicanze relative alla salute.
Nonostante queste poco bene auguranti predizioni, la principessina crebbe invece sana e forte, e, con il trascorrere degli anni, acquisì anche un bel po' di quella vivacità la cui apparente assenza tante preoccupazioni aveva suscitato nella sua primissima infanzia.
Fu così che, in un pigro pomeriggio d'autunno inoltrato, quando ormai mancava poco al compimento del suo settimo anno di età, attirata dal giocoso vorticare di un'impertinente foglia secca sul marmo del patio, riuscì a sfuggire al rigido controllo della sua giovane istitutrice, alle cui inesperte cure era da qualche tempo stata affidata. Inebriata da quello che a tutti gli effetti rappresentava il suo primo atto di ribellione contro l'autorità degli adulti, che sino ad allora aveva dominato ogni singolo aspetto della sua vita, si mise a correre sempre più forte, ridendo deliziata, fino a raggiungere zone del Palazzo Reale che non aveva immaginato di poter esplorare nemmeno nei suoi sogni più audaci. Nella sua mente già si profilavano scenari fantastici di mirabolanti avventure che l'avrebbero vista come assoluta protagonista, ora nei panni della strega potente tutta presa ad ordire piani malvagi per vendicarsi dei suoi nemici, ora invece nelle vesti sgargianti di una superba eroina che, armata del solo coraggio, avrebbe salvato il suo popolo dalla minaccia mortale di orchi assetati di sangue, proprio come leggeva nei suoi adorati libri.
Persa come era nei suoi gioiosi pensieri, non si accorse dell'ombra scura che le si parò improvvisamente davanti, e le cadde rovinosamente addosso, finendo simultaneamente col rotolare sul freddo pavimento di pietra in un modo che definire assai poco dignitoso sarebbe risultato riduttivo, persino per una principessa tanto giovane. Un dolore acuto al ginocchio le fece salire un sommesso gemito alle labbra, e alcune lacrime presero – del tutto indipendentemente dalla sua volontà! – a rigarle le soffici guance. Prima ancora che potesse riprendersi del tutto, però, due forti braccia la sollevarono da terra, e la piccola si ritrovò tutto ad un tratto faccia a faccia con un gentiluomo il cui viso le era sì famigliare, ma con il quale non aveva mai avuto a che fare, trattandosi di una figura che, nel quadro delle dinamiche della corte, non avrebbe mai dovuto entrare in diretto contatto con lei.
Era Garet Jax*, Maestro d'armi, e Comandante della Guardia Reale addetta alla protezione personale del Re e della sua famiglia. Spadaccino provetto, soldato di provata esperienza e infinito coraggio nonché stratega dall'indiscusso talento, di lui si diceva che fosse in grado di essere letale con ogni tipo di arma, che riuscisse a rendersi invisibile agli occhi del nemico quando l'effetto sorpresa era determinante nell'economia di un'azione di guerra, che avesse sconfitto un'intera legione di goblin da solo in un'unica giornata, e che la sua capacità di persuasione e dominio era tale da avergli consentito, in gioventù, di salire in groppa ad un drago – un drago vero! – e di schiacciarne lo spirito indomito. Belle, naturalmente, era sicura che ogni diceria che girava sul suo conto fosse senza ombra di dubbio vera; d'altra parte, bastava guardare per un istante in quegli occhi gelidi come calotte polari, per intuire la straordinarietà – e la pericolosità – dello spirito che si celava al di là di essi.
La piccola principessa rimase a lungo a fissare intimorita l'imponenza del Cavaliere, il quale era al momento tutto preso, non senza un certo imbarazzo, dal tentativo di fasciare alla bell'e meglio con un fazzoletto la lieve sbucciatura che le aveva sfregiato il candore niveo del piccolo ginocchio. Non passò tuttavia molto tempo prima che lo sguardo di Belle fosse irresistibilmente attratto dall'impugnatura scintillante della sua grande spada, e la curiosità cominciò a pungerla in modo tanto insistente da non poter fare a meno di allungare la manina verso quell'oggetto che, davanti ai suoi meravigliati occhi, brillava come un cielo trapunto di stelle.
Una mano enorme, ma dal tocco sorprendentemente delicato, la intercettò prima che riuscisse nel tentativo di toccare l'arma che, per quanto protetta dal fodero, non poteva certo considerarsi esente dall'essere pericolosa nelle vicinanze di una bambina.
– Mi dispiace, principessa, ma questa – e il Maestro sottolineò le sue parole battendo la mano sul fianco che reggeva la spada – può diventare un giocattolo veramente pericoloso, se non si è in grado di maneggiarla con perizia. –
Belle, all'epoca già parzialmente cosciente dello straordinario potere seduttivo del suo dolce sorriso, fece con la dovuta grazia le sue scuse al Cavaliere, e, scoccandogli al contempo uno sguardo splendente, gli chiese, se, per favore, non potesse essere tanto gentile dal mostrarle lui quell'arma meravigliosa, e, in cambio, lei prometteva di non cercare di toccarla in alcun modo.
Preso in contropiede da tanta innocente malizia, Garet Jax non poté fare a meno di obbedire a quel tenero comando (che regina sarebbe diventata, un giorno, quella smorfiosetta!), e, con un solo, elegante, fluido movimento, estrasse la spada dalla sua apposita custodia, e pose ai piedi della sua caparbia interlocutrice la compagna inseparabile di tutte le sue battaglie.
Era bellissima. O, almeno, quello era l'unico aggettivo che venne in mente all'inesperta principessa per descrivere la rara perfezione di quell'arma; il suo vocabolario non era ancora così ampio da poter contenere la meraviglia che le si dipinse sul volto alla vista della luce che emanava la lunga lama, e il fascino ipnotico che esercitava su di lei, che mai prima di allora, si era trovata tanto vicina ad un simile pericoloso strumento.
In preda ad una brama che solo in un'unica altra occasione aveva sperimentato, ovvero in presenza dei libri che il padre le proibiva di leggere, Belle non riuscì a frenare l'impulso di chiedere al Comandante una dimostrazione della sua maestria nell'uso di quello stupefacente oggetto. Garet Jax, già completamente succube della malìa che quella bambina non mancava di esercitare su chiunque la circondasse, non potè fare altro che accontentarla anche questa volta, e si esibì in un rapido ed elegante volteggio che aumentò a dismisura lo stupore della sua sempre più estasiata ammiratrice.
– Signore vi prego, vi prego! Insegnate anche a me a duellare come voi! –
Ora, se Belle si fosse trovata di fronte ad un qualsiasi altro soldato della guardia, probabilmente si sarebbe sentita rispondere a questa assurda richiesta con una grassa risata, che l'avrebbe liquidata come lo sciocco capriccio di una bambina viziata e monella alla quale ancora non era stato insegnato a dovere a rimanere al suo posto. Ma Garet Jax non era un uomo qualunque, e, per quanto l'accenno imperioso contenuto nelle parole della principessina l'avesse profondamente colpito, si guardò bene dal recarle un dispiacere con un secco e sgarbato rifiuto. C'era qualcosa, nello sguardo limpido della bambina, una sorta di vibrante ma assopito ardore che già trapelava da ogni suo minimo gesto, che lo portò a considerare più attentamente cosa risponderle.
Il Maestro d'armi non era un uomo superstizioso, ma aveva un particolare e sottile talento nel comprendere a fondo le persone con le quali si trovava ad interagire, tanto che a volte aveva la netta sensazione di vedere tanto chiaramente nelle loro vite da riuscire a prevederne addirittura il futuro. Fu questa una di quelle volte. Nello scrutare attentamente il luminoso visetto di Belle, ad un tratto ebbe il nitido presentimento che su quella bambina tanto graziosa, alla quale apparentemente la vita offriva ogni tipo di gioia e bellezza, si sarebbe invece presto stesa un'ombra scura e terribilmente minacciosa. Lasciare la piccina in balìa di eventi ostili senza avere la benché minima capacità di difendersi da sola era un'ipotesi che la sua coscienza gli imponeva di non prendere assolutamente in considerazione, per quanto l'idea di insegnare ad una fanciulla di stirpe reale a tirar di spada come un soldato potesse sembrare ai più fuori da ogni logica. Del resto, Re Maurice aveva già dimostrato in numerose occasioni di fidarsi ciecamente del suo giudizio; non aveva quindi dubbi che, utilizzando la giusta dose di buon senso e di argomenti persuasivi, non sarebbe sorto alcun tipo di problema nello strappare al sovrano il permesso di prendere la sua preziosissima e unica erede sotto la sua ala protettrice.
Belle, da parte sua, una volta compreso che avrebbe potuto contare sull'appoggio del Cavaliere, si mise d'impegno per convincere un poco meno che scioccato Maurice della serietà del suo desiderio – Padre, vi prego, vi assicuro che non si tratta di un capriccio! – e della fermezza della sua decisione di intraprendere questo nuovo 'corso di studi' con il Comandante della Guardia. C'erano veramente poche cose che il Re era in grado di rifiutare alla sua amata figlioletta, e anche questa volta l'assenso che sia la bambina che il cavaliere attendevano con fremente impazienza – sebbene per motivi diversi – non tardò poi molto ad arrivare.
Molto più difficile fu naturalmente convincere le balie e le governanti di palazzo della necessità che Belle indossasse durante le lezioni di scherma dei comodi completi composti da camice e – apriti cielo! che scandalo! – pantaloni, nonché da morbidi stivaletti di camoscio confezionati apposta per lei dal ciabattino di fiducia di suo padre.
Cominciò così per la piccola principessa una nuova fase della vita che la vide costantemente impegnata ad apprendere il più possibile dagli insegnamenti di Garet Jax e, anche se all'inizio gli allenamenti la lasciavano stremata e piena di lividi, ben presto la sua naturale e spiccata intelligenza e la propensione verso tutto ciò che comportava grandi doti di equilibrio e concentrazione la portarono ad ottenere risultati che anche il Maestro d'armi, noto per la sua proverbiale intransigenza, non si trattenne dal definire eccellenti.
All'interno della grande sala d'armi nella quale seguiva con esemplare diligenza le lezioni del Comandante, Belle non solo apprese le nozioni fondamentali dell'arte della scherma, ma anche e, soprattutto, fece suoi i principi cardine della cavalleria di cui il suo Maestro incarnava i più alti ed intoccabili valori, quali l'importanza del sacrificio e del duro lavoro – fisico e, a maggior ragione, intellettuale – come unici mezzi per raggiungere lo scopo prefissato, che fosse riuscire a vincere un duello contro uno dei giovani cadetti che frequentavano la caserma, o imparare a fidarsi solo ed esclusivamente del proprio giudizio e del proprio istinto nel valutare persone e situazioni, pur non trascurarando la necessità di sapersi rivolgere sempre con onestà e correttezza nei confronti del prossimo.
La luce è una gran bugiarda, soleva ripeterle Jax, nel tentativo di spiegarle quanto fosse determinante non farsi mai ingannare dalle apparenze, né tanto meno lasciarsi condizionare dalle prime, fuorvianti impressioni. Approfondire, capire, svelare, riconoscere – questo era il segreto per intraprendere con successo la via della saggezza, indispensabile nella vita come e forse più della capacità di distinguere il forte dal medio, il debole dal filo, una punta dritta da una punta roversa.
I libri – con somma gioia di Belle – erano parte integrante della sua preparazione, poiché il Maestro, a differenza del Re, che aveva sempre cercato di scoraggiare questa abitudine da lui ritenuta 'sconveniente' per una principessa, era fermamente convinto che niente più della lettura di un buon libro fosse in grado di allenare la mente e renderla pronta e ricettiva anche dinnanzi ai più svariati ostacoli in cui si finiva per incorrere durante un'ordalia.
Tra una stoccata e un affondo, un fendente ed un'imbroccata, una dissertazione sul vero significato della parola 'onore' e racconti di eroi più umani che mai che non temevano affatto di mostrare al mondo intero la loro paura, senza per questo esserne sopraffatti, la principessa di Avonlea non imparò soltanto ad essere sorprendentemente pericolosa con una spada tra le mani: in realtà, ciò che Garet Jax le stava lasciando in eredità era qualcosa di decisamente molto, molto più importante.
Garet Jax non le stava insegnando a combattere. Garet Jax le stava insegnando a vivere.

 

Belle si prese qualche minuto per far sì che quel ricordo così vivido e intenso le scivolasse lentamente via dagli occhi, mentre lacrime d'acqua tiepida continuavano a percorrerle con spire irregolari le guance e il mento.
Quella che era tornata improvvisamente a farle visita era l'immagine struggente di un passato in cui era stata davvero felice, e ogni giorno si portava appresso la promessa di sorprese continue, unite ad esperienze entusiasmanti e sempre più coinvolgenti. La vicinanza di un uomo straordinario come il Maestro d'arme, che mai l'aveva ritenuta incapace di fare alcunché solo perché donna, aveva fatto sì che la sua mente si aprisse su un ventaglio di possibilità pressoché infinito e aveva contribuito in maniera determinante a formarle il carattere e a infonderle quel coraggio e quella sicurezza di sé che anni dopo l'avevano portata ad offrirsi all'Oscuro, sacrificando se stessa in cambio della salvezza del suo popolo.
Quando, all'inizio della Guerra degli Orchi, Garet Jax partì con il resto dell'esercito per il fronte, senza alcuna speranza di ritornare un giorno sano e salvo ad Avonlea, Belle aveva percepito chiaramente che una parte di lei se ne stava irrimediabilmente andando insieme a lui. La bambina che in un pomeriggio d'autunno aveva supplicato – un po' per gioco, un po' perché era destino che accadesse – il Comandante delle Guardie Reali di insegnarle i segreti della scherma stava bruscamente lasciando il posto ad una giovinetta assai più matura di quanto la sua età esigesse, e già – e forse anche troppo – ben consapevole del dolore e dell'ineluttabile senso di perdita di cui è permeata l'esistenza di ogni singola creatura umana.
L'attenzione costante ed esclusiva che il Re dedicava alle sorti di una guerra già persa in partenza la portarono ad assumere un ruolo inevitabilmente più attivo all'interno della corte: ogni mercante, artigiano, vassallo o possidente che per un qualsiasi motivo veniva a trovarsi fra le mura del Palazzo Reale imparò ben presto ad affidarsi alle capaci mani della giovane ed intelligente erede al trono, cosicché nessuno si stupì più di tanto quando Maurice le lasciò ufficialmente la conduzione del castello, nonché la supervisione ed organizzazione dell'intero personale domestico.
Le sue giornate si riempirono di doveri e responsabilità a tal punto incombenti che ritagliarsi qualche momento per se stessa divenne quasi impossibile, tanto che alla sera era davvero raro che riuscisse a tenere gli occhi aperti davanti ad un libro per più di qualche minuto, prima di crollare esausta in un sonno profondo e senza sogni. Se persino riuscire a dedicare un po' di tempo alla sua più grande passione si rivelò un'impresa ardua, le possibilità di allenarsi ancora con la spada si azzerarono del tutto, anche a causa del fatto che dopo la partenza di Garet Jax ad Avonlea non era rimasto nessuno che fosse disposto a prenderne il posto; dopotutto, non poteva certo avere l'assurda pretesa di trovare in qualcun altro la stessa pazienza del suo Maestro, e soprattutto, la medesima assenza di qualsivoglia pregiudizio nei confronti del suo essere principessa e – cosa se possibile ancora peggiore – del suo essere femmina.
Infine, una volta raggiunta la tanto temuta età da marito, il Re le aveva fatto solennemente promettere di tenere nascosta a tutti i suoi pretendenti l'intera faccenda delle lezioni di scherma, perché altrimenti, le aveva detto tra un piagnucolio e l'altro, chi se la sarebbe voluta sposare una volta scoperto che sapeva tirar di spada come e forse addirittura meglio di ciascun aspirante alla sua mano? E poi, che figura ci avrebbe fatto lui davanti a tutti i Nobili feudatari del regno, se avessero saputo con quanta facilità aveva ceduto ad un desiderio tanto sconveniente da parte della figlia?
Nel ricordare la rabbia che l'aveva pervasa nell'ascoltare queste parole uscire dalla bocca di quel padre che tanto amava – ma che mai era riuscito a comprenderla fino in fondo –, Belle sentì di nuovo ribollire il sangue nelle vene, e le dita, in modo forse non del tutto involontario, le si strinsero sull'elsa di una spada la cui lama sinuosa ed elegante l'aveva da subito colpita per la sua straordinaria lucentezza.
Quasi senza accorgersene, si ritrovò ad assumere la posizione di guardia, saggiando nel frattempo il peso del pomolo e dell'elsa, allo scopo di trovare il giusto equilibrio per tentare un affondo. Nonostante fossero passati anni dall'ultima volta che aveva potuto godere dell'inebriante sensazione di tenere fra le mani un oggetto di siffatta perfezione, il suo corpo al contrario sembrava ricordare ogni cosa, e fremeva d'impazienza nel desiderio di tornare a provare ancora l'ebrezza vertiginosa del combattimento.
Prima lezione: calma. Non si deve mai combattere con rabbia. La fermezza e la stabilità della spada dipendono dalla serenità dello spirito**.
La voce del suo antico Maestro le risuonò nitida nelle orecchie attraverso il velo del tempo, come se non fosse mai partito, come se fosse ancora vicino a lei.
Senza soffermarsi a pensare se fosse o meno il caso di seguire quell'impulso irresistibile – e senza lasciare per un solo istante la presa sulla spada – Belle si precipitò fuori dalla sala d'armi, e raggiunse in fretta la sua camera, nella speranza di trovare, fra i vestiti che Rumplestiltskin le aveva messo a disposizione, qualcosa di più consono per un allenamento del suo vaporoso – e di certo poco adatto all'occasione – abito azzurro.

 

 

* Personaggio tratto da 'La Canzone di Shannara', by Terry Brooks. Se amo leggere, lo devo a te. Grazie di tutto, Terry.

** Isabel Allende, Zorro.

 

 

 

Nota:

Rieccomi ^_^
Intanto, buon 1° maggio a tutti\e!
Aggiorno con un po' di anticipo perché la volta scorsa non ho tenuto conto di un fattore fondamentale che mi terrà un bel po' occupata nelle prossime due settimane: la festa del paese! Per cui ho preferito pubblicare questo capitolo adesso, dato che era già pronto, e rimandare la stesura della terza parte dopo che sarà passata la prima decina di maggio. Abbiate pazienza!
Due parole su quanto avete appena letto. Innanzitutto, l'idea di questa storia parte da una mia personalissima considerazione riguardo all'outfit di Belle nella 2x11: si vede chiaramente che al fianco porta una spada, per cui mi sono detta, una persona intelligente come Belle non si terrebbe mai vicino un simile strumento, rischiando così di far del male a sé e ad altri, senza avere un minimo di dimestichezza con esso. Questa è la mia teoria su come avrebbe potuto imparare ad usarlo; d'altronde, se Snow è capace di tirare con l'arco, perché Belle non dovrebbe essere capace di tirare di spada? La scelta di un personaggio 'terzo' come insegnante (e non, ad esempio, Rumple al Castello Oscuro) vuole sottolineare il fatto che Belle (la nostra Belle, non la bambola di pezza che ci propinano gli autori in questo periodo) deve aver per forza avuto una vita anche al di fuori della sua storia d'amore con l'Oscuro. Insomma, in quei 24 anni trascorsi prima di stringere il famoso patto, non può esserci stato il vuoto assoluto, o sbaglio? Qualcuno deve pur avere avuto un'influenza positiva su di lei; per quanto le sue doti siano in gran parte innate, anche l'educazione ricevuta e le esperienze vissute devono aver contribuito a renderla speciale com'è.
Vabbeh, spero di essermi spiegata bene e di non aver combinato un solenne pasticcio!
Ringrazio Stria93, Euridice100, PoisonRain, claraoswald, S05l e xX_Luna_Lovegood_Xx per aver recensito la prima parte di questa 'storia'. Grazie anche a always_rick_jane, Araba Stark, Beabizz, Euridice100, ctdg, claraoswald, fantasy93, PoisonRain, Queen Elizabeth, rumbelle2998, Stria93, martaxx, S05lj, Ersilia, gionem, Rosaspina7, LadyViolet91, licet, moon s melody, SilverKiria, seasonsoflove, yumiko06, a crazycotton, Anya85 e aliena per aver aggiunto la raccolta fra le preferite\seguite.
Mi ostino a ringraziare ancora tutti i lettori silenziosi, nella speranza di convincerli prima o poi a dirmi cosa pensano effettivamente di tutto questo.
Commento alla puntata 3x19 di OUAT: ho già ampiamente espresso il mio parere a riguardo in altra sede, non ritengo dunque opportuno, per amore della pace, riportarlo anche qui.
Bacioni <3

padme

 

   
 
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