I'm not good at this anymore.
“And I remember all
those crazy thing you said,
you
left them running through my head,
you’re
always there, you’re everywhere,
but
right now I wish you were here.”
12/04/2232
Sto
cercando di fare i compiti ma non riesco a togliermi John dalla testa.
Continuo
a pensare alla nostra conversazione. È un piacere farsi
ossessionare da
qualcosa che è, beh, piacevole.
E
la sua voce è più che piacevole. Voglio dire, chi
se lo sarebbe mai aspettato
che un ragazzo del Giacimento potesse cantare così bene?
Andiamo,
Mary, stai parlando di John Everdeen! Ti stai creando castelli in aria.
Non è
che perché ti ha solo rivolto la parola ora vi sposerete!
Anche
se…
Se
non è interessato a me perché mai mi ha parlato
con una scusa tanto stupida
quanto quella di studiare insieme botanica, pur sapendo tutto il
Distretto
quando sia bravo con le piante? Perché mi ha addirittura
cantato una canzone?
Ed era romantica. Insomma, un ragazzo tutto lavoro e caccia illegale e
“io sono
ribelle e voi no” perché dovrebbe cantare una
canzone dolce a me?
Forse
sto delirando... e forse dovrei decidermi a dare una
possibilità a Christopher
Mellark, è della mia zona, ha un discreto guadagno e piace
ai miei genitori. Ed
è anche carino. Più o meno.
26/03/2233
Quando
mia madre mi ha regalato questo diario aveva esplicitamente detto che
mi
avrebbe aiutato ogni giorno ad esprimere i miei pensieri e invece
l’ho lasciato
nel cassetto per un anno intero. Devo dire però che leggere
delle mie folli
idee su Chris mi fa rabbrividire.
Non
mi ero creata nessuna immagine fittizia, quel giorno, quando John mi
parlò. Aveva
cantato per me non per prendere in giro la minuta biondina figlia del
farmacista,
ma perché davvero gli piacevo.
Suppongo
che non dimenticherò mai quella canzone. Dopotutto,
è stata l’input per la
nostra storia che ormai va avanti da cinque mesi. È
così bello stare con lui.
Nonostante le mie amiche, o presunte tali, affermino che è
un povero
sempliciotto io sono ben consapevole della meraviglioso mondo che
nasconde
dietro quelle mani da lavoratore. Ora come ora, nonostante abbia ancora
quindici anni, credo che sia il ragazzo, l’uomo della mia
vita. Credo di essere
innamorata dei suoi capelli scuri, delle sue braccia forti, della sua
mascella
squadrata e del suo sorriso così rude che fa quasi male.
Credo di amare ogni
cosa in lui.
O
forse sto delirando, di nuovo, proprio come un anno fa.
13/07/2235
Sono
cambiate tante cose in due anni, tuttavia nessuna mi ha fatto pensare
di
prendere questo diario in mano, nessuna era così importante.
Ma oggi ho dovuto.
Sono stata costretta a rispolverare queste pagine, a malincuore. Scrivo
non per
gioire di qualcosa, stavolta. Scrivo perché è il
dolore che mi spinge a farlo,
per sfogarmi, proprio come diceva mia madre.
Maysilee
è morta.
La
mia migliore amica si è spenta. Forse abbiamo una
possibilità di vittoria,
quest’anno, grazie a Haymitch, ma che importa? Lei ormai non
c’è più. Mi ha
lasciato un incredibile vuoto dentro. Eppure quando l’ho
salutata sapevo che
non sarebbe tornata, o almeno, lo immaginavo. Ma finché non
vedi una persona
così importante nella tua vita esalare l’ultimo
respiro, finché non senti quel
cannone sparare, ti rimane dentro ancora speranza. John mi sta
insegnando a
governare la speranza, a sfruttarla per pensare in positivo. Mi sta
insegnando
a essere forte, e devo esserlo, saprò esserlo anche per la
sorella di May. È
così fragile e piegata, quasi spezzata dal
dolore…
In
fondo una guaritrice deve curare anche le anime. Riuscirò a
combattere anche
per lei.
18/06/2244
Leggere
della morte di Maysilee dopo tutti questi anni fa ancora male.
Non
fa piangere o deprimere, è più che altro una
sorta di morsa allo stomaco, uno
stringersi del cuore.
Mi
manca ancora.
Sarebbe
felice di sapere che sua sorella ha sposato il sindaco e che sta per
partorire,
un po’ meno per le sue condizioni di salute, quelle emicranie
che la
costringono a letto tutto il giorno.
Sarebbe
contenta anche di sapere che ho sposato John e che dal nostro amore
è nata la
mia bambina, Katniss. Un po’ le somiglia, ha la sua stessa
pelle olivastra e
gli stessi occhi chiari.
Sarebbe
stata una buona madrina, o forse no, pazza com’era. Le
avrebbe insegnato quegli
scioglilingua indecifrabili che provava a far ricordare ad ogni persona
che
incontrava e anche mia figlia avrebbe perso la testa dietro a lei e ai
suoi
viaggi ad occhi aperti.
Forse
ne avrei bisogno io, di uno di questi viaggi, di quelli che mi faceva
fare ogni
volta che mi sentivo giù. Forse fino ad ora sono stata un
po’ troppo roccia e
troppo poco pane, come diceva lei:
“Mary,
tu sei come una pagnotta della panetteria dei Mellark, sei dolce e
soffice e
genuina, ma una volta dura potresti guastarti e non piacere
più a nessuno”.
Ora
sono una madre e amo mia figlia, mio marito, la mia casa piccola e
spoglia del
Giacimento, la polvere di carbone che si posa sul pavimento quando John
ritorna
da un’altra estenuante giornata. Forse è ora che
la roccia si sciolga, forse è
ora di smetterla di lottare e di lasciarsi solamente andare e vivere,
almeno
per un po’, con il sorriso sul volto e non uno scudo tra le
mani.
24/02/2245
John
è morto da un mese. È strano come questo diario
alterni vicende di vita,
d’amore, con morte e distruzione. Mancano ancora molte,
moltissime pagine alla
fine, eppure mi sento vuota, proprio come sono destinate a rimanere
loro. Non
riesco neanche ad alzarmi da questo letto e prendermi cura di Primrose.
Katniss, d’altro canto, è identica a suo padre.
Così autonoma. Più la guardo e
più il mio cuore si pietrifica dall’interno. Mi
ricorda così tanto lui…
soprattutto quando canta per Prim, per farla dormire nonostante lo
stomaco urli
per il cibo che manca.
Da
quando l’ho sposato la mia vita non è stata quelle
di una regina in un castello
sfarzoso. Ma ero la regina del cuore di mio marito e lui il mio re. Il
nostro
amore bastava a mandare avanti questa famiglia, ma ora che lui non
c’è… mi
ritrovo a essere serva in quello stesso sogno. Pulisco un pavimento
dove non
c’è più cenere, ma solo tavole piatte e
scardinate.
Katniss
prova a svegliarmi, ma invano. Sono immobile. Sto lasciando che tutto
quello
attorno a me muoia. Che si posi su quel pavimento ormai troppo vuoto.
Ho
lasciato che la roccia si liquefacesse e ora sono di nuovo pane. Ma
sono
rivoltante, piena di vermi, inutile e disgustosa. Insipida senza quella
voce
calda a risuonarmi nelle orecchie, senza quelle battute pessime e
quegli
abbracci rari e infiniti.
Ho
bisogno di più di una mano di bambina per alzarmi da questa
frana, non so più
essere forte. Vorrei fossi qui, vorrei foste qui entrambi. John,
Maysilee,
eravate voi la mia roccia, io ora cosa sono? Quello che temevo di
più, polvere,
fragile polvere. Una maceria vivente.
Martina's
diary: Come anno ho ipotizzato il 2200
circa perchè HG è ambientato in un mondo post
apocalittico, ma neanche troppo lontano. Quindi più o meno
mi è sembrata una data fattibile. Per quanto riguarda i
personaggi, se non fosse chiaro, ma ne dubito, Mrs. Everdeen
è Mary, la narratrice. John è Mr.Everdeen e
Christopher Mellark è il padre di Peeta. Se siete arrivati
fino a qui forse la storia vi è piaciuta... FORSE. In ogni
caso una recensione fa sempre piacere.
Dovendo questa shot partecipare a un concorso, vi erano vari prompt da
rispettare: diario (immagine), "wish you were here" - Avril Lavigne
(canzone), la prima frase della storia, tratta dal libro "mi chiamo
Chuck".