Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: LadyLisaLaurie    22/07/2008    2 recensioni
SEQUEL DI GELOSIE: Perché Gregory House vuole un bambino, e perché Lisa Cuddy, invece, no? La vita di coppia è difficile, anche di più se si è House e Cuddy. Le responsabilità sono molto pesanti...(l'ho data per OOC, perché in realtà non so come altro definirla!)
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il secondo (cap XIV) LEGGETE BENE: penultimo capitolo! Il prossimo sarà l'epilogo! Stiamo arrivando alla soluzione del dilemma...ci siamo quasi. Curiosi???

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“Mamma mamma!” Lilian entrò nella stanza di Cuddy di prima mattina, correva verso di lei e abbracciandola con forza la destò dal suo sonno.
“Ti avevo detto di non correre...proprio come la madre, non ascolta mai!” House la seguì zoppicando e dietro di lui entrarono i ducklings e Wilson sorridendo.
“Strano io avrei detto più che è uguale al padre!” rispose lei con una voce ancora assonnata.
“Come stai?” le chiese la bambina
“Io bene e tu? - e rivolgendosi ad House - Ma che cosa?”
“Ahh le caramelle che ti ostini a darle...” rispose lui
“Io? Ma se sei tu quello con la sindrome del lecca-lecca alla fragola...”
“Pignola...” si avvicinò e incrociando il suo sguardo contrariato le diede un bacio.
“Doveva solo esser controllata un po’ di più, niente di preoccupante” Cameron aveva ancora il sorriso sulle labbra, mentre una Cuddy stupita da quella frase la osservava.
“Mi vuoi insegnare come prendermi cura di mia figlia?” le chiese infine con un tono molto poco amichevole e uno sguardo che era altrettanto eloquente quanto le sue parole.
“Io volevo solo...” Cameron non sapeva se proseguire avrebbe comportato risposte peggiori e preferì tacere.
“Cara se ti ostini a farla muovere tanto poi è normale che sta male...” House si intromise spostando l’attenzione di Cuddy sulle sue parole.
“Ma che stai dicendo?”
“Mf...devo sempre spiegarti tutto. Cosa fa un eccessivo sforzo fisico?” nel frattempo giocava con la bambina che lo guardava sorridente.
“Altera il battito cardiaco, lo fa aumentare per lo sforzo che ha compiuto, con un po’ di riposo ritorna ai livelli consueti!” rispose Cuddy. Il discorso di House iniziò a farsi più comprensibile: Lilian era rimasta 2 ore in sala d’aspetto quando avevano ricoverato Cuddy e in quell’attesa, mentre i nonni si preoccupavano, lei aveva come al solito “dato spettacolo” muovendosi in continuazione senza mai fermarsi, facendo sì che il suo corpo, correndo di qua e di là, si affaticasse e quindi subentrasse la tachicardia.
“Si ma il solo movimento non può avere effetti così prolungati!” anche Wilson si fece curioso.
“No da solo no, ma se a questo aggiungi le medicine che lei si ostina a darle!” con la testa e l’espressione sciocca indicò Cuddy.
“Io non le do medicine, non sono un’idiota. È piccola e se non sono necessarie o comunque sicure non le do medicine a caso, e quelle che le avrei potuto dare non creerebbero questi problemi. Senza contare che non gliene ho date di recente!”
House si voltò a guardare la bambina e per la prima volta Cuddy vide sul suo volto, lo sguardo serio di un padre responsabile. Lilian abbassò la testa e arricciò le labbra come una lattante.
“Io pensavo fossero caramelle...” disse alla madre. Per un momento Cuddy non capì, poi guardò House e finalmente arrivò alla soluzione da sola.
“Hai preso le pillole di papà?” si stava arrabbiando con la bambina e House, con molto stupore di tutti, intervenne per ‘proteggere’ la figlia.
“Avevo aperto il barattolo sul tavolo…ero…incaz…arrabbiato - Cuddy non voleva assolutamente che dicesse parolacce davanti a Lilian - e lei...c’era qualche lecca-lecca qua e là e allora la bambina...” per tutta risposta al suo gesto paterno, Cuddy gli diede uno schiaffo sul braccio e a quello ne seguirono altri accompagnati da parole di rabbia che terminarono in un abbraccio, mentre lei aveva ancora gli occhi carichi di nervosismo.
“Tu e questa maledetta mania dei dolci. Diventerà diabetica se continua così...”
“Io non sono diabetico...ne ho mangiati talmente tanti...” scoppiarono tutti a ridere e Lilian si intrufolò nell’abbraccio dei due genitori di prepotenza.
“Allora, sei pronta per tornare a casa?” Wilson si fece vicino a Cuddy e sorridendole, come sempre, le diede una splendida notizia: i suoi valori si erano stabilizzati, il pericolo per il bambino e per lei erano diminuiti ad un livello quasi impercettibile, e con il dovuto riposo avrebbe potuto proseguire questa gravidanza fino alla fine, ovviamente il tutto con rigidi e frequenti controlli.
Cuddy non stava più nella pelle, aveva pensato che quel giorno non sarebbe mai arrivato, che non avrebbe mai più rivisto la sua casa, il suo cane, aveva paura di non poter più cucinare o anche urlare contro House quando metteva disordine.
Wilson rientrò nella stanza spingendo una sedia a rotelle.
“Ahhh no, io su quella non ci vado!”
“A noi House non piacciono le sedie che camminano. Noi camminiamo su due gambe, anche tre... - si guardò le gambe e il bastone - vabbè alcuni di noi solo su due e mezzo!”
House poggiò il bastone ai piedi del letto e aiutò Cuddy ad uscire dal letto.
“Ce la faccio non c’è bisogno che mi aiuti!”
“Scusate, la mia compagna dovrebbe vestirsi...lo so che vorreste tutti vedere ma...nono...solo io!”

A casa
“Hai fame, ti cucino qualcosa?” Cuddy era impaziente di riprendere la vita che aveva abbandonato per troppo tempo, aveva bisogno di sentirsi di nuovo padrona della sua vita.
“Tu adesso te ne vai a letto e io ti preparo la cena. Tu - si avvicinò a lei e abbracciandola la baciò - devi riposare e io fare lo sgobbone!” le diede un altro bacio, senza permetterle alcuna replica, e le diede una lieve pacca sul sedere spingendola verso la stanza da letto.
Come resistere a tanta gentilezza?
Quando House entrò nella stanza dopo aver riportato il vassoio con la cena di Cuddy in cucina e aver messo la bambina a letto, si fermò qualche istante sulla porta ad osservare la sua donna: stava leggendo nel letto, con le ginocchia un po’ rannicchiate e il lenzuolo che si fermava sul seno. Era totalmente presa dalla lettura e non si accorgeva di quegli occhi azzurri che l’ammiravano estasiati, mentre lei dai suoi occhiali da riposo faceva scorrere velocemente le parole e le memorizzava nella mente, passando alla pagina successiva. Aveva raccolto i capelli tutti da un lato, lasciando completamente scopertala spalla sinistra, solo la spallina del pigiama osava timidamente poggiarsi alla sua pelle e quella luce lieve che illuminava la sua lettura, mentre fuori la Luna cercava di farsi un po’ di posto tra le stelle. E finalmente destò lo sguardo.
“Perché mi fissi così?” e gli sorrise
“Niente...che c’è non posso guardarti mentre leggi?” e le sorrise. Pochi attimi intercorsero tra una domanda e l’altra e in quei brevi momenti i loro occhi sorridenti sprizzavano più gioia dei loro sorrisi.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda!” gli disse lei
“E questa cretinata chi la dice?”
“Tu! - gli mostrò un altro sorriso - Vieni qui!” voleva abbracciarlo, baciarlo, stringersi a lui perché gli era mancato tanto quel tepore, lei amava sentire il calore del suo corpo mentre l’abbracciava e magari le sussurrava qualcosa.
House si alzò dopo poco dal letto ed entrò in bagno, alzò la tavoletta della tazza e con la porta aperta e la luce accesa mugugnò qualcosa che lasciasse intendere che aveva veramente bisogno di liberarsi.
“La porta potresti almeno chiuderla!” disse lei
“Ma poi dovrei riaprirla...spreco di energie e devo conservarle per te...mon amour!” si lasciò cadere sul letto al fianco di lei che sorridendo si sporse un po’ per baciarlo. Quando si staccarono House si tolse la maglietta e si infilò sotto le coperte spalancando le braccia per accogliere Cuddy, che non aspettava altro.
“La maglietta potevi anche tenerla!”
“Ma perché devi lamentarti per forza...Lilian è una compagna di letto più silenziosa di te. Almeno non rompe...”
“Ma dico solo che...”
“Ah solo? - la interruppe - Voglio stare a petto nudo abbracciato con te è forse vietato? La legge mi impedisce di farlo? Mi arresteranno?” sempre quel maledetto sorriso da presa in giro.
“Effettivamente... - si avvicinò ancora di più e con voce soffusa gli rispose - Così sei molto più sexy!” iniziò a baciargli il petto e poi risalì fino al collo.
“Ok...stop se superi la linea del mento sei spacciata e non rispondo dei miei ormoni! - Cuddy lo ignorò totalmente e anzi si sedette su di lui e continuò a baciarlo sul collo fino ad arrivare alla bocca: iniziò a stuzzicare le labbra di lui con piccoli e rapidi baci, ma House sembrò non voler rispondere - Cuddy...non costringermi...devi riposare!” ancora lo ignorava e continuava a lasciare le sue labbra un po’ dovunque, provocandogli una certa eccitazione. Alla fine cedette e preso dalla foga totale la baciò con violenza, stringendo il suo corpo con le mani e attirandola più vicino a sé. Tutta quella situazione li aveva allontanati e Cuddy in ospedale, nonostante tutti sapessero della loro ovvia relazione, si rifiutava di “dare spettacolo” con baci passionali o carezze inopportune: in ospedale restava sempre e comunque il suo capo!
Ma ora tutto si era ribaltato, erano semplicemente Cuddy e House, quei due pazzi innamorati l’una dell’altro...i loro corpi erano stati troppo lontani, troppo a lungo e avevano bisogno di ritrovarsi. Nessuno dei due aveva l’intenzione di fare l’amore, sapevano che ancora avevano bisogno di più certezze circa la salute del bambino, ma questo non gli impediva di cercarsi con baci, carezze, abbracci e sfioramenti: era tutto ciò che cercavano in quel momento!
House sapeva quanto Cuddy fosse fragile, l’aveva vista mille volte addormentarsi tra le sue braccia e aveva temuto che la goffaggine delle sue grandi mani, potesse in qualche modo ferire la delicatezza del suo corpo. E come tutte quelle mille volte, l’ammirava ancora mentre si era addormentata come una bambina sul suo petto e la sua delicata mano accarezzava i suoi pettorali e sentiva il respiro di lei sfiorare il suo corpo, dandogli dei brividi meravigliosi.
“Non dormi?” si destò come Biancaneve, baciata dal suo principe azzurro.
“Ho deciso di sfidare la natura, voglio vedere chi vince tra i due!” ancora non la lasciava
“Sempre competitivo tu!”
“E questo mi rende anche più affascinante no?”
“E modesto anche!”
“Tutte qualità invidiabili all’uomo comune!” e le fece l’occhiolino e un sorrisino sarcastico al quale lei non seppe resistere: gli prese il volto tra le mani e lo baciò, lasciandosi il privilegio di fissarlo in volto mentre lui con gli occhi chiusi si godeva quella meravigliosa estasi.
“Ma come faccio a non amarti?” Cuddy era felice, lo si poteva leggere negli occhi, aveva quello che per tutta la vita aveva desiderato: l’uomo della sua vita.
“Ehh...me lo chiedo anch’io la mattina...come faccio a non amarmi? Sono irresistibile, tutte le donne mi corrono dietro, dormo con il capo e...salvo incidenti di percorso, faccio tanto sesso! Meglio di così!”
“Tu non puoi fare a meno di rovinare i momenti romantici vero?”
“Tu non puoi fare a meno di crearne...tentatrice!”
Cuddy si voltò innervosita dandogli le spalle “Buonanotte Greg!”
“Devo uccidere i miei genitori per avermi dato un nome! - si avvicinò quatto a lei e abbracciando il suo corpo nudo da dietro le sussurrò in un orecchio - Allora come lo chiamiamo questo piccolo House Junior?”
“Vuoi parlare del nome del bambino? Non sappiamo neanche se è maschio o femmina!”
“È maschio!”
“Vero...crea già disturbo...è proprio un tuo clone!” gli sorrise maliziosamente e si sedette sul letto tirandosi le lenzuola per coprire il seno.
“Sono quasi certo che fosse un insulto...ma sei così dolce quando ti arrabbi..e incredibilmente sexy!” si avvicinò per baciarla ma lei si scostò.
“Non parlavamo dei nomi?”
“No coccole? - guardò lo sguardo serioso di Cuddy - Ok nomi! Spara!”
“Beh a me piace molto il nome Thomas...è dolce, delicato e poi si adatta perfettamente...cosa?”
“Non mi piace!”
“Perché?”
“Devo anche dare le spiegazioni...non finirà mai questa conversazione!”
“Buonanotte Greg!” stava per rimettersi a dormire innervosita ancora una volta dal suo infantilismo, ma la fermò per un braccio.
“Mi sembra...troppo poco maschile! Ci vorrebbe qualcosa tipo...Cristian! È un bel nome...”
“Ssì...per uno scaricatore di porto! Thomas è più elegante, delicato è più...”
“Beh...Thomas House...sembra un nome da filosofo in effetti….o eventualmente da pazzo!”
“Più probabile la seconda dato il gene paterno!” un altro sorrisetto malizioso
“Ma ce l’hai con me stasera?”
“Tu ce l’hai con me tutti i giorni, una sera almeno puoi concedermela!”
“Diavolo di donna!”
“Allora è Thomas?” lo guardò con gli occhi dolci, un po’ per abbindolarlo ed effettivamente, riuscì in pieno nel suo scopo.
“Andata...la femmina la scelgo io!” puntualizzò prima che potesse controbattere. Iniziò a proporre nomi incredibili e assurdi tipo Savanna, nome del tutto ostile a Cuddy, oppure Jane o Indiana; nomi ai quali Cuddy si oppose non con fermezza, ma decisamente con rabbia, sentenziando che non avrebbe mai chiamato una figlia come uno stato americano, né tanto meno le avrebbe dato il nome di una eroina dei fumetti o peggio ancora della spogliarellista che aveva infervorato il suo animo mesi prima.
“House puoi pensare dei nomi decenti?”
“Sono nomi decenti...che non piacciano a te non significa che non lo siano. Sei un po’ troppo pignola e suscettibile...ormoni in visibilio?”
“Vorresti chiamare tua figlia con nomi impossibili?! A questo punto chiamiamola solo ‘ehi tu’...”
“Mi piace...Ehi tu House...suona bene!”
“In momenti come questo mi chiedo perché ti ascolto!”
“In momenti come questo mi chiedo perché mi ascolti!”
“Buonanotte Greg!”
“Andata per Indiana?”
“Ne riparleremo domani...buonanotte!”
“Pensavo che anche Michigan non è male, in memoria del nostro primo incontro!”
“Buonanotte House!” Cuddy ormai si era anche rivestita e tentava in tutti i modi di zittirlo, ma quest’ultima affermazione la frenò dall’arrabiarsi perché era sempre un gesto dolce.
House le sussurrò nell’orecchio un ‘Ti amo’ e abbracciandola le schioccò un bacio sulla guancia e si addormentò con la testa poggiata alla sua schiena, l’orecchio a contatto con la pelle di lei, e la mano intrecciata alla sua sul ventre.

  
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