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Autore: Kim_Pil_Suk    02/05/2014    3 recensioni
Thalia odia gli attacchi di panico.
Si rifugia nell'alcol. Scappa da se stessa e di alimenta di fumo e feste.
Proprio la sua “passione” per l'alcol e il suo odio per i suoi attacchi le fa incontrare quel ragazzo.
Bello da morire. Fisico da dio. Affascinante, misterioso ma gentile. Intelligente e tremendamente sexy.
Dal testo:
Le appoggiò delicatamente la coperta sulle gambe e le sorrise, incoraggiante.
- Vado di là. Se ti serve qualcosa chiamami. - disse finendo di sistemarle la coperta. - Riposati. - poi prese il telecomando della tv. - Se vuoi vedere la tv qui c'è il telecomando. - lo appoggiò sul comodino accanto al letto.
Thalia non lo guardò nemmeno in faccia.
- Bene. - sussurò lui. Sembrava piuttosto deluso, da qualcosa.
Si avviò alla porta e appena sulla soglia si fermò.
- Comunque io mi chiamo Luke. Luke Castellan. - disse lui subito prima di chiudersi la porta alle spalle.
[ Thaluke ; Percabeth ]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La bottiglia di Vodka alla pesca cadde dalle mani di Thalia. 
- Merda! - imprecò lei mentre con la mano sinistra si bloccava il polso destro, impedendo alla mano di tremare. - Merda merda merda. - borbottò più volte. 
Il suono delle casse del dj le stava perforando i timpani. Si sentiva la testa scoppiare. Le bruciava la gola. 
Cercò di raccogliere la bottiglia ma questa le scivolò di nuovo dalle mani tremanti. Le salì un conato di vomito. Aprì la porta del bagno accanto a se e si sporse sul water. Vomitò tutto, finché non pensò di aver vomitato anche l'anima. 
Si alzò tremante e si diresse fuori dal bagno. Il mondo le girava attorno e lei girava al contrario. Le venne da pensare che doveva essere patetica in quel momento. 
Cadde a pesomorto vicino ai bagni, dove nessuno si curava di lei. Si portò le gambe al petto e con le mani che tremavano come foglie circondò le gambe. Poggiò la fronte sulle ginocchia e tutto si fece nero. 
Ecco. Sapeva che stava per arrivare. 
Tutto quel nero uniformato iniziò a farle girare la testa. Come ogni volta iniziò ad avere paura. Aveva il fiato corto e mormorava “aiuto” all'infinito. 
Nessuno la sentiva. E in un certo senso fu contenta che nessuno la vedesse in quello stato. 
Si sentì mancare. Alzò la testa ma vedeva tutto scuro. Il respiro irregolare la faceva tremare più del dovuto. Distese le gambe sul pavimento nonostante il vestito striminzito. 
Mentre il mondo le vorticava attorno cadde a terra sbattendo la testa sul pavimento. La vista si oscurò ulteriormente. 
Voleva vomitare. Si faceva schifo da sola. Non sapeva come mai era tornata in quel locale. Ci aveva trascinato pure suo fratello per poi averlo lasciato da solo a vedersela con tre belle ragazze. 
In quel momento si pentì amaramente di averlo abbandonato. 
Si sentì le guance bagnate dalle sue stesse lacrime. Le veniva voglia di schiaffeggiarsi. 
Non provò nemmeno a rialzarsi. Si mise lì, in posizione fetale, ad aspettare che morisse o che l'attacco di panico finisse così da poter tornare alla festa. 
- Ehi, ti senti bene? - qualcuno aveva parlato. Thalia non riuscì a vedere un volto. Distinse solo un paio di Superga nere e dei jeans scoloriti. 
- Allora? Tutto ok? - chiese lui di nuovo inginocchiandosi davanti a lei. Le mise una mano sotto il collo mentre gli occhi di Thalia si facevano più pesanti. La alzò di peso. La mise a sedere e le tenne dritta la testa. Thalia chiuse gli occhi mentre sentiva un lieve profumo agro dolce penetrargli nelle narici. 
- Resisti. - le sussurrò lui. Le tolse una mano dal braccio per prendere il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. Compose un numero e si portò il telefono all'orecchio. Squillava. - Pronto? - chiese. - Mi senti? - disse urlando sopra la musica. 
La voce tremendamente sexy del ragazzo perforò i timpani della ragazza. Continuava a stringersi le ginocchia al petto mentre sentiva che il corpo continuava ad essere scosso fa forti brividi, ma che la testa girava di meno. 
Era consapevole che in quel momento fosse visibile quasi tutta la pelle del suo corpo. Ma non ci fece molto caso. 
- Vieni subito qua. Fuori dai bagni. Una ragazza sta male. - disse lui cercando di sorreggerla a dovere con una mano. - Sì. Fai veloce. - riattaccò. Si infilò il cellulare in tasca e la guardò. Thalia aprì leggermente gli occhi e vide delle labbra carnose che le sorridevano. Poi richiuse gli occhi. - Sta tranquilla. Ora arriva il mio amico. - disse gentile. 
La strinse a se, sentendo il ginocchio di lei sul suo petto. La ragazza sapeva di vomito, biancospino e menta, stranamente. 
Thalia non aveva voce. Ma se avesse potuto gli avrebbe urlato di andarsene, di lasciarla in pace. Che non erano affari suoi. 
- Che succede? - chiese una voce assurdamente familiare poco lontana. 
- È svenuta. Sta male. - disse il ragazzo di fronte a lei. Thalia iniziava a sentire le loro voci sommesse. Era sicura che sarebbe svenuta da un momento all'altro. 
Il ragazzo la tirò su e la prese in collo. Con un braccio le toccava la schiena, facendo penzolare la testa di lato. Con l'altro invece le toccava la gambe nude. 
- Oh. Merda. Thalia! - esclamò quella voce assurdamente familiare, evidentemente preoccupata. 
Thalia cercò di guardarlo, consapevole di chi fosse, ma le forze le scivolarono via tutte assieme. 
- Riposa. - sentì sussurrare dal ragazzo che la stava portando velocemente all'uscita. 
Poi tutto si fece scuro e lei non vide ne sentì niente. 


Qualche ora dopo aveva un martello che le stava fracassando il cranio. 
Thalia si svegliò con un trapano in testa. Era sdraiata su quello che doveva essere un divano e le era venuto il torcicollo. 
Provò ad alzarsi ma appena fu seduta sentì i suoi polmoni riempiersi di petrolio e mancarle il fiato. Si ributtò sul letto col fiatone. 
Si guardò attorno. Era in un salotto arredato in modo piuttosto spoglio. Le pareti erano color crema mentre il soffitto era verde pisello. C'erano una tv, una credenza semivuota, una libreria e il divano. Tutto il resto erano cose piccole o di poco conto, come tappeti, poltroncine o il tavolino da caffè accanto al divano. 
Thalia non sapeva dove fosse e questo le metteva paura. Non ricordava molto della sera prima. 
Provò ancora una volta a mettersi seduta. Di nuovo i suoi polmoni si riempirono di petrolio. 
- Non dovresti sforzarti. - Thalia pensò di esserselo immaginato. Quella è la classica scena da film in cui il figo dice alla ragazza di essere a casa sua e che si prenderà cura di lei finché non guarirà ecc. 
- Non metterti a sedere. - disse di nuovo la voce. Era la voce dannatamente sexy della sera precedente. 
Thalia girò appena la testa. Strinse la coperta fra le dita deboli e lo vide. 
Era alto e atletico. Assolutamente il ragazzo ideale di tutte le ragazze. Aveva i capelli di oro colato e due occhi azzurri che la guardavano intensamente. Una lunga cicatrice gli passava sopra l'occhio e anche quella sprizzava sensualità da tutti i pori. Stringeva un asciugamano fra le mani. 
- Non sforzarti. Riprenderai le forse lentamente. Sta tranquilla. - quando sorrise Thalia era sicura che sarebbe morta di infarto. Era troppo bello. 
Si avvicinò a lei. Prese una sedia accanto al divano e si sedette vicino a lei. 
- Come stai? - le chiese riponendo l'asciugamano sullo schienale della sedia. 
- Ho un trapano in testa. - rispose lei con voce rauca. Aveva un torcicollo tremendo e le faceva male la gola. 
- Mh. - disse lui sovrappensiero. Poi le sorrise di nuovo. - A stare là tutto quel tempo ti sarà venuto il torcicollo. - disse alzandosi in piedi. 
- Un po'. - disse lei voltando lo sguardo al soffitto. 
All'improvviso si sentì delle mani infilarsi sotto la sua schiena e le sue gambe. Si prese paura. 
- Ti porto di là in camera. - disse lui sottovoce tirandola su. 
Thalia cercò di gridare con la voce ancora rauca. 
- Lasciami. - esclamò impaurita mentre scalciava. Le bruciava ogni singolo muscolo. 
- Ehi. Calmati. Ehi. - disse lui allarmato. La stringeva forte a se mentre lei scalciava con tutte le sue forze, che non erano poi così tante. 
- Lasciami giù! Non mi toccare! - gridò lei sempre più agitata. Stringeva gli occhi e gli tirava dei deboli pugni sul petto. Non aveva molta forza. 
- Calmati. Non ti faccio niente. - Thalia diminuì appena la forza. - Ehi. Non ti faccio niente. - disse lui dolcemente. 
A Thalia quel ragazzo non piaceva. Era incredibilmente attraente e forte. Era alto e misterioso ma sembrava buono. 
Ma Thalia ormai non si fidava di nessuno. 
- Rimettimi a terra! - gridò con la poca voce che le era rimasta. 
Lui lasciò la presa del braccio sotto al ginocchio e lei mise i piedi a terra. Le cadde la coperta per terra. Lui la sosteneva ancora dietro la schiena mentre lei respirava affannosamente. Si staccò bruscamente dal braccio di lui. Provò a fare un passo sulle gambe ma finì solo col cadere a terra. 
Prima che le ginocchia toccassero il pavimento il ragazzo la prese per la vita. 
- Te l'avevo detto di non sforzarti. - sussurò lui riprendendosela in braccio. 
Thalia aveva voglia di piangere e sentiva che stava per farlo, ma si trattenne. Girò la testa dalla parte opposta del ragazzo e cercò di stare calma. Aveva paura e sperava che non succedesse ciò di cui aveva paura. 
- Non c'è bisogno di agitarsi tanto. - borbottò lui. Thalia non rispose. - Non ti faccio niente. - disse mentre apriva la porta della camera. 
Lui la adagiò sopra le coperte. Le sistemò il cuscino dietro la schiena e si sedette accanto a lei. 
Thalia si accorse di quanto la mano di lui fosse pericolosamente vicina alla gamba di lei. 
Non si era accorta che qualcuno le aveva cambiato i vestiti e si impaurì e si imbarazzò al solo pensiero che fosse stato il ragazzo davanti a lui. 
- Ehm. - accennò lui tossicchiando imbarazzato. - Non sono stato io, a cambiarti i vestiti. Ho chiesto a mia sorella di farlo. Scusa. - disse a bassa voce distogliendo lo sguardo. 
Thalia scosse appena la testa. Debole. 
Thalia si sentiva fin troppo nuda. Aveva solo degli shorts di jeans e una maglietta bianca over-size bianca con un gufo. Aveva sicuramente i capelli disordinati e questo non la rendeva presentabile. 
- Ti vado a riprendere la coperta. - disse lui alzandosi. Uscì dalla stanza e dopo pochi secondi era di nuovo lì, da lei. Le appoggiò delicatamente la coperta sulle gambe e le sorrise, incoraggiante. 
- Vado di là. Se ti serve qualcosa chiamami. - disse finendo di sistemarle la coperta. - Riposati. - poi prese il telecomando della tv. - Se vuoi vedere la tv qui c'è il telecomando. - lo appoggiò sul comodino accanto al letto. 
Thalia non lo guardò nemmeno in faccia. 
- Bene. - sussurò lui. Sembrava piuttosto deluso, da qualcosa. 
Si avviò alla porta e appena sulla soglia si fermò. 
- Comunque io mi chiamo Luke. Luke Castellan. - disse lui subito prima di chiudersi la porta alle spalle. 
Thalia si vergognò di avergli osservato il fantastico fondoschiena per tutto il tempo. 
Era troppo stanca per preoccuparsi di qualsiasi altra cosa così decise di addormentarsi. 
- Mai più vodka alla pesca - si disse Thalia prima di addormentarsi. 


Note d'autore:
Buonsalve. 
Inanzitutto mi scuso del capitolo corto e noioso. L'ho scritto così, mentre mi avevano staccato internet dal cell. 
Non è una grancosa e poteva venire meglio. Nella mia testa era meglio. 
Anyway. Nonostante faccia bleah. Spero vi sia piaciuto. Anche se nessuno leggerà le note ( e fate bene ). Alla prossima.
Kim_
  
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