Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Manny_chan    02/05/2014    2 recensioni
Il Mondo è cambiato.
Il Paradiso è cambiato.
Sariel stesso è cambiato, tanto che ne ha quasi paura.
Per quello è sulla terra, per cercare un modo per riequilibrare le cose. Ma per farlo dovrà trovare un vecchio nemico e un antico rancore arde nel profondo del suo animo....
Fiction partecipante al contest ''Sesso o amore?'' organizzato sul forum da petite_love e lelle10
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inferno e Paradiso'
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Pietra.

Era la prima parola che gli era venuta in mente.
Sariel riprese lentamente coscienza del suo essere, inspirò lentamente, aprendo le palpebre.

Pietra.

Si sentiva come se ogni suo arto, ogni giuntura, si fosse trasformato in pietra.

Riprese coscienza del proprio corpo, lentamente, fino ad essere consapevole di ogni sua cellula; poi la sua consapevolezza si estese alla stanza, alle pareti che aveva attorno.

E a qualcos'altro.

Sollevò leggermente la testa, fissando la mano di Belial appoggiata al proprio petto.

E no eh!
D’accordo, era praticamente strisciato da lui in cerca di aiuto... Ma a tutto c'era un limite.  Quasi scottasse prese la mano dell’altro con la punta delle dita e la spostò con poco garbo.
Lo sentì lamentarsi appena e agitarsi nel sonno; sospirò lentamente, voltando la testa per guardarlo. Si era rannicchiato contro di lui, quasi avesse freddo. Il suo sguardo si spostò sulla finestra, poi di nuovo su Belial. In effetti -forse- poteva avere davvero freddo...
Indugiò sull'espressione del diavolo, leggermente corrucciata; le sue palpebre fremevano lievemente, segno che stava sognando.

Buffo.

Angeli e demoni non dormivano mai, quindi non sognavano. Capitava che entrassero in uno stato di stasi, come era appena successo a lui, dopo un grande dispendio di energie, ma era come un grande buco nero, in quel caso.
Chissà, visto che ormai per buona parte era umano, forse per Belial era diverso...
Quando era un angelo aveva violato i sogni di molta gente, era il modo più efficace per confortarli o scatenare sensi di colpa. Era il suo metodo preferito, più semplice, più diretto. E poi gli piaceva indugiare sul mondo onirico che i mortali riuscivano a creare.
Serrò le labbra, mentre la curiosità iniziava a pungolarlo. Che cosa sognava un ex diavolo? Morte? Distruzione?
Allungò il braccio fino ad appoggiare la mano sulla nuca dell'altro, poi chiuse gli occhi. Era un po' arrugginito, non lo faceva da secoli, eppure non ci mise molto a trovare la sintonia. Quando riaprì gli occhi era dentro la mente di Belial. Il luogo gli era sconosciuto, un salone elegante, sfarzoso, ovunque oro e gemme in quantità tali da far dolere lo sguardo, dal tanto che brillavano. Non aveva i contorni riverberanti che avevano a volte i luoghi onirici, segno che quel luogo era reale, e non inventato, e che Belial ne aveva un ricordo molto nitido. Attorno a lui corpi di uomini e donne dai volti sfocati, avvinghiati gli uni agli altri, a volte anche a gruppi di tre o più.
No, si corresse, tentatori, incubi e succubi, creature di Lucifero. Erano talmente annebbiati, talmente in secondo piano, che ci aveva messo qualche istante a notare le code, gli artigli e le grandi corna ritorte.

Sesso. Nei sogni di Belial. Non era una sorpresa.

E in mezzo ad essi, in fondo alla sala, una figura  in netto contrasto con gli esseri che lo attorniavano; adagiato su grandi cuscini color zaffiro stava la creatura più bella che avesse mai visto. Lunghi capelli dorati creavano un contrasto meraviglioso sul blu scuro dei cuscini, lo stesso contrasto che il visto dai lineamenti regolari e decisi creava con le labbra piene, dalla curva sensuale, e con gli occhi, orlati da folte ciglia scure. Occhi che sembravano racchiudere nell'iride tutti i colori del tramonto. Era nudo dalla cintola in su e due delle succubi gli stavano avvinghiate addosso, contendendosi ogni centimetro di quella pelle ambrata.
Era bellissimo. E lo stava fissando.
Sariel si rese improvvisamente conto che, sì, quella creatura lo stava fissando intensamente. Era impossibile, eppure sentiva quello sguardo addosso; avvertì un leggero formicolio alla nuca; era come se, solamente guardandolo, quella creatura fosse venuta a conoscenza di tutti i suoi segreti più reconditi.

Il formicolio divenne una sensazione di gelo, che si snodava lungo tutta la sua colonna vertebrale, quando questi sollevò il braccio e gli fece segno di avvicinarsi. "Non stare lì impalato, sai che ti voglio, non farmi aspettare..."
Per qualche istante fu come se tutto fosse reale; poi si ricordò chi era e cosa fosse quel luogo.  Quella ritrovata consapevolezza gli ricordò che lui non era altro che un'ombra, lì, e allo stesso tempo gli suggerì chi potesse esse la creatura dalla voce suadente. Lucifero.
Ne ebbe la conferma spostandosi e voltandosi, alle sue spalle infatti stava Belial.
Belial come lo ricordava, il corpo snello fasciato di cuoio e pelle, in alcuni punti schizzato di sangue, i lunghi capelli spettinati che gli circondavano il viso come una criniera e lo sguardo duro, fiammeggiante di rabbia e gelosia...
Così vivido da provocargli un fremito di rabbia e disgusto. Quello. Era quello l'esatto ricordo che aveva di lui.
Belial lo oltrepassò senza vederlo, avvicinandosi a Lucifero, schiocchò la lingua, un suono secco e aspro, rivolto alle succubi. "Fuori dalle palle", ringhiò geloso.
Lucifero, notò Sariel, sembrava divertito dalla scena.

Una delle due creature obbedì, strisciando via, l'altra invece non se ne curò affatto, anzi. Approfittò dello spazio lasciato dall'altra per sistemarsi meglio. Belial a quel punto ringhiò di nuovo, passando alle vie di fatto; la afferrò per le corna, strappandola da là e trascinandola sul pavimento dorato, ignorandone le urla. La tenne giù, appoggiandogli un ginocchio sulla schiena.
"Belial, lasciala andare."
Il demonio sollevò lo sguardo; il tono di Lucifero era fermo, calmo, ma alla stesso tempo aveva qualcosa che metteva i brividi. Era come se, tra le righe, avesse detto in realtà: "Contrariami e ti farò pentire di essere nato."
Belial lo guardò, ansimante per la rabbia, poi senza un minimo di esitazione, spezzò il collo alla creatura che si sgretolò, diventando nient'altro che polvere.
Nella sala calò il silenzio più completo, tutte le creature impegnate a strusciarsi le une addosso alle altre si paralizzarono, voltandosi a fissare il loro signore.

Lucifero non fece una grinza. “Fuori. Tutti.”, disse solamente. “Tranne te”, aggiunse, fissando Belial che, con noncuranza, si stava spolverando le mano e i pantaloni. “Tu vieni qui", ringhiò.
Sariel non sapeva se quel che stava vedendo fosse un vero e proprio sogno oppure nient'altro che l'eco del ricordo di un evento realmente accaduto, ma di una cosa era certa. Se qualcuno si fosse rivolto a lui con uno sguardo del genere, avrebbe fatto dietro front e sarebbe scappato il più lontano possibile.

Belial invece si avvicinò con tutta la tranquillità dell'universo, senza il minimo segno di esitazione o di preoccupazione, mentre le altre creature semplicemente, svanirono.
Lucifero lo afferrò per un polso, costringendolo ad inginocchiarsi. "Dovrei scuoiarti vivo. Sai benissimo quanto mi fa infuriare che qualcuno uccida le mie creature. Per di più hai contraddetto un mio ordine con le tue azioni, in pubblico. Anche se volessi stavolta non portei fare finta di nulla. E indovina un po', credo di non essere proprio dell'umore di perdonare",sibilò.
Belial, che era sì in ginocchio ma che per tutto il tempo non aveva minimamente accennato ad abbassare lo sguardo, piegò le labbra in un sorriso strafottente. "Ne é valsa la pena", disse.

Lucifero a quel punto lo prese per i capelli, sulla nuca, tirandolo fino a farlo sedere sulle sue gambe, di traverso. "Vediamo se la penserai ancora così quando le tue urla si sentiranno fino al più basso dei gironi..." sibilò tagliente.
Belial, del tutto indifferente a quelle minacce, gli appoggiò la guancia alla spalla, accarezzandogli il petto con una mano. "Me lo hai insegnato tu, no? Colpiscine uno per educarne cento... Ora quelle patetiche ombre sanno che tu sei mio...", mormorò, leccandogli languidamente una guancia.
"Stai diventando insolente."
"Lo sono sempre stato."
Lucifero a quel punto scoppiò a ridere. Una risata meravigliosa,come ogni cosa del suo essere, poi sempre tenendolo per i capelli lo costrinse ad inarcare il collo e la schiena in una posizione tanto scomoda quanto indifesa. "Ma davvero?", chiese beffardo, sfiorandogli la gola, seguendo con le unghie le vene, gonfie per lo sforzo di cercare un equilibrio in quella posizione priva di appigli. "Io invece ricordo un angelo mite e ingenuo",continuò, lasciando scivolare la mano verso il basso, sul petto che si alzava e si abbassava al ritmo del respiro affannoso del moro; si fermò sull'addome, che in quella posizione rimaneva scoperto, tracciandovi cerchi invisibili, premendo appena con le unghie.

“Ne dubito, non ne ho ricordo”, fu l’insolente risposta del demonio.

"Lo eri", ribatté Lucifero, andando ad appoggiare la mano sul membro di Belial, stringendo rudemente e strappargli un rantolo strozzato. "Lo eri e lo sei stato sino al momento in cui io non ti ho mostrato il dolore, la conoscenza e il piacere..."
Allentò le dita, trasformando quella dolorosa stretta in un languido massaggio. "E tutte quelle cose che il creatore voleva tenervi nascoste..."

Sariel avrebbe voluto andarsene. Non era uno spettacolo che ci teneva a vedere. Eppure non riusciva a distogliere lo sguardo da Belial. Quando l'ex demonio aveva parlato di amore, aveva storto il naso. Amore, tzé, aveva pensato. Parlando di creature infernali doveva essere niente più che semplice lussuria. E invece in quel momento dovette ricredersi. C'era una fiducia ed una devozione tale nel suo sguardo e nel suo atteggiamento, che aveva visto solo pochissime volte e solo in coloro tanto innamorati da essere disposti ad affidare al proprio partner la loro stessa vita.
Lucifero avrebbe potuto squarciargli la gola in una frazione di secondo, eppure lui non aveva nemmeno accennato un tentativo di difesa...
"Continuo a non ricordare", ribatté Belial a quel punto, agitandosi appena. Cercò un'appiglio, infilando una mano tra i capelli di Lucifero, che scoppiò a ridere di gusto. "Sei davvero pestifero...", mormorò. "Sei fortunato che io abbia un debole per te, o sarei perennemente impegnato a torturati, e ti avrei fatto ingoiare quella lingua tagliente secoli fa..."
Allentò la presa, permettendo al moro di rilassare la schiena, facendolo sdraiare sui cuscini. "Anche se non é detto che non succeda nei prossimi giorni. Hai disobbedito ad un mio ordine davanti a un centinaio di testimoni, che si appena fuori di qui  si saranno affrettati a dirlo ad altrettanti diavoli. Sai quanto corrono veloci le voci qui. E non posso permettere che nessuno di essi pensi, anche solo per un momento, di potermi contrariare quindi…”, gli sfiorò le labbra con la punta dell’indice. “Preparati, perchè urlerai, e anche parecchio, nei prossimi mesi…”

Belial socchiuse gli occhi, mordendo leggermente quel dito, poi lo scostò con malgrazia, infilandogli le mani tra i capelli e baciandolo con prepotenza. “Me ne farò una ragione...”, mormorò.
Lucifero rise sommessamente, ricambiando il bacio, con una passione vorace, spingendolo di nuovo sui cuscini. “Sta al tuo posto la prossima volta… Mi piace torturarti, ma a modo mio, lo sai.”

Belial quella volta cedette, stiracchiandosi languidamente. “Magari potrei gridare un po’ ora, così ci portiamo avanti...mh?”, sogghignò, strafottente.
“Oh, urlerai eccome…”

Sariel a quel punto decise che era proprio il caso di andarsene. Gli bastò pensarlo appena più intensamente e tutto si fece più sfocato e buio, fino a scomparire.
Riaprì gli occhi, fissando il soffitto.

Era stata un’esperienza strana, si disse.

Voltando appena la testa si rese conto che Belial non si era mosso, continuava a dormire placidamente, stringendo i suoi capelli tra le dita. Il pensiero che lo avesse fatto, come riflesso allo stesso gesto compiuto nel sogno lo riempì di ribrezzo.

Che cosa rivoltante.
Si mise a sedere, ma capì subito di aver fatto un errore quando la stanza ondeggiò on violenza. Non era ancora del tutto in forma e di certo, curiosare nei sogni del diavolo che gli dormiva accanto, non era stata una mossa saggia.
Tornò a sdraiarsi con un sospiro, doveva solo aspettare e riposare…

   
 
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