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Autore: kirlia    03/05/2014    5 recensioni
Mike e il suo piccolo problema, un segreto che fa parte di lui da sempre... 
Per essere precisi, i segreti sono ben quattro: Svetlana, Vito, Chester e Manitoba.
Dal capitolo sedici: 
Non sapevo a cosa credere, e i miei sentimenti contrastanti per quei ragazzi non aiutavano di certo.
Di Cameron sapevo che era una persona affidabile, era il migliore amico di Mike e sapevo che lui
difficilmente lasciava che qualcuno gli fosse amico. Aveva sempre avuto paura della reazione della
gente al suo problema dissociativo d’identità.
Manitoba, d’altro canto, era sempre stato gentile e affettuoso con me. Sempre pronto a difendermi di
fronte agli altri abitanti di questa mente, sempre pronto a sostenermi.
Volergli bene era semplice come respirare.

Se vi state chiedendo se si tratti di una Zoke, sì. Ma in realtà la coppia principale sarà la Camlana, o 
forse... la Manlana? 
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cameron, Manitoba Smith, Mike, Svetlana, Zoey
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: A tutto reality - La vendetta dell'isola
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Manlana is the way!'
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Capitolo 24. ... Quel che...


{Mike.


Quando riaprii gli occhi sulla realtà mi ritrovai sulla spiaggia dell’Isola dei Perdenti, sano e salvo e per
nulla consapevole della nuotata che avevo dovuto fare per arrivare lì.
Sospirai di sollievo per un attimo, mandando un ringraziamento mentale a Svetlana per avermi aiutato
nella mia  impresa senza che me ne fossi reso conto, poi sorrisi.
Ero libero! Finalmente libero da tutti quei problemi che mi avevano oppresso in tutte quelle settimane
sull’isola, finalmente libero dal peso che tutti quei segreti mi arrecavano.
Adesso avrei potuto camminare come un vincitore su quella spiaggia, avrei potuto andare avanti a testa
alta sapendo di essere stato sincero con tutto il mondo, in quanto praticamente tutti avevano visto la
mia dichiarazione in tv. Uh… chissà che ne pensava mia madre del fatto che avessi svelato la mia
condizione a tutti?
Proprio mentre divagavo facendomi queste domande strane, vidi delle figure avvicinarsi di corsa a me.
Erano i concorrenti eliminati dal reality e sembravano tutti molto felici di vedermi.
«Ben arrivato, soldato!» mi accolse Brick, seguito da Sam, Dakotazoyd e tutti gli altri.
«Mi dispiace che Scott abbia eliminato anche te…» commentò con la sua voce vellutata Dawn, spuntando
come un folletto da dietro la stazza enorme di B.
Io li salutai tutti con calore, felice di vedere che stavano bene e non solo.
Se mi trattavano tutti con questa gentilezza, significava che avevano accettato la mia situazione, in
quanto sicuramente tutti loro avevano visto l’ultimo episodio andato in onda e di conseguenza avevano
scoperto delle mie personalità.
Non ne sembravano preoccupati, né sconvolti. Al contrario mi trattavano come se fossi una persona
normale ed era una sensazione fantastica!
«Oooh! Vito tesoruccio, ce ne hai messo di tempo!» strillò in quel momento l’unica vocetta che non
avevo voglia di sentire. Un tornado di abbronzatura finta e capelli cotonati e pieni di lacca si avvicinò
di corsa a me, guardandomi con un paio di occhioni truccatissimi e sbattendo le lunghe ciglia.
Feci un passo indietro d’istinto, senza sapere come reagire all’esaltata Anne Maria che aspettava solo
che dicessi una parola per saltarmi addosso. Ah, cavolo…
Anne! Lasciami uscire, idiota! sentii la voce stranamente emozionata di Vito urlare nella mia testa.
Dovetti stringere i denti per mantenere il controllo su di lui e oppormi alla sua forza, che non avevo
mai sentito più forte di così.
Vito, quezto non è il momento giuzto. Qui, davanti a tutti gli amici di Mike… commentò a sua volta
Svetlana, sussurrando pazientemente, e immaginai che stesse cercando in tutti i modi di convincerlo
almeno a temporeggiare.
Io scossi semplicemente la testa.
No. Non potevo lasciare che “parlasse” con lei. Che cosa avrebbe pensato Zoey di me se avessi lasciato
che quella cosa tra Vito e Anne Maria andasse avanti? Insomma, avevo spezzato il legame tra la mia
personalità donna e Cameron e l’avrei rifatto anche con quei due.
Eppure mi sentivo un po’ in colpa. Insomma, io e  l’italoamericano non eravamo mai andati molto
d’accordo, a dire il vero, ma questo non significava che non mi dispiacesse distruggere tutte le sue
speranze riguardo alla truzza.
In quel momento sentii una presenza dietro di me e mi accorsi di Dawn che mi guardava con quella
sua strana espressione da ragazza-sulle-nuvole.
«Anne Maria non accetta il fatto che Vito sia solo una delle tue personalità. Lo vedo nella sua aura…
e credo che dovreste chiarire» commentò sottovoce, come se volesse farmi una semplice confidenza,
ma mettendomi in realtà al corrente della situazione.
Io annuii e poi lasciai che i ragazzi mi accompagnassero verso l’hotel dove dovevamo alloggiare,
ansiosi di mostrarmi tutto quello sfrenato lusso in cui avremo vissuto ancora per alcune settimane.
Erano tutti rilassati e finalmente non vedevo più in loro la scintilla di sfida che si era creata naturalmente
durante la competizione. Eravamo tutti diventati amici, tutti tranne…
Mi voltai ancora verso di lei e notai che mi stava fissando con il broncio. Ebbi un brivido di disagio.
Anne Maria sapeva, eppure non si arrendeva al fatto che quella tra lui e il mio alter ego fosse una storia
impossibile. Già, avrei dovuto accettare il consiglio di Dawn e parlare con lei, ma avrei dovuto farlo in
privato.

{Manitoba.

«Tutto ‘sta storia è semplicemente ingiusta!» ringhiò ancora una volta Vito, calciando la sgangheratissima
sedia di Chester, che rotolò contro il muro della cucina e si ruppe in mille pezzi.
Il vecchietto in questione, per fortuna, era ancora addormentato nella sua stanza e non avrebbe scoperto
subito che quel “dannato moccioso” aveva distrutto la sua adorata sedia dal gusto antico.
Sentii un sospiro e mi voltai verso Svetlana, che scuoteva la testa affranta e mi lanciava un’occhiata implorante.
Voleva che facessi qualcosa, ma cosa potevo fare per fermare la furia di quel ragazzone palestrato, che in
realtà voleva solo il permesso di uscire per un po’ a parlare con la sua… uh… “ragazza”?
Anche se Anne Maria non mi piaceva affatto – non avevo idea di cosa ci trovasse Vito in lei, io l’avevo
allontanata subito quando l’avevo incontrata nella miniera – capivo cosa significava essere costretti a stare
lontani dalla propria Sheila.
Io avevo subito una tortura simile a questa, quando Svet sembrava essersi innamorata di Cameron, e non
volevo proprio ripensarci. In quel periodo mi sembrava talmente vicina da poterla sfiorare, eppure allo stesso
tempo stavo per lasciarmela sfuggire per uno stupido codice d’onore che ero convinto di dover seguire. E se
il kookaburra non le avesse spezzato il cuore, probabilmente l’avrei persa per sempre.
Il solo pensiero di lei nelle braccia di un altro mi dava il voltastomaco, ma non era proprio quello il momento
di pensare a problemi che, in fondo, erano già stati superati da tempo.
«Vito, azcolta, io capisco davvero il tuo punto di vizta…» cominciò la ragazza accanto a me, probabilmente
vedendo che non avevo intenzione di dire nulla. La verità era che anche se mi aveva chiesto con gli occhi di
fare qualcosa, non sapevo proprio come consolare l’italoamericano. Non eravamo amici – anzi, l’avevo temuto
in passato – e adesso dirgli qualcosa per farlo sentire meglio mi sembrava strano.
La vidi avvicinarsi a lui, forse con l’intento di abbracciarlo o qualcosa del genere, ma lui la spinse via con forza,
facendola barcollare. Mi avvicinai di qualche passo, infastidito da quell’atteggiamento che aveva con la mia Sheila,
ma notai subito lei farmi cenno di restare indietro.
A quanto sembrava voleva occuparsi lei della situazione e io l’avrei lasciata fare fin tanto che fosse rimasta al
sicuro. Ma di quel dingo palestrato non ci si poteva fidare e sarei rimasto nei paraggi a sorvegliarla…
Nel frattempo il ragazzo in questione aveva tirato un pugno contro il frigorifero, lasciando un segno profondo
sulla superficie dell’elettrodomestico, poi si era nuovamente voltato verso Svetlana.
«Tu mi capisci?! Tu non sai proprio un ca**o, piedini di burro!» ringhiò, avvicinandosi pericolosamente a lei, con
i pugni serrati.
A quel punto non resistetti più alla tentazione di mettermi tra quei due, la tensione era ormai a livelli stratosferici
e la mia ballerina era ancora convalescente da quella brutta rissa che le aveva lasciato un livido violaceo sullo zigomo.
Non potevo permettere che venisse trattata ancora così.
«Adesso basta, kookaburra. Cerca di darti una calmata» gli intimai, stringendo tra le mani il mio lazo. Se avesse fatto
una mossa lo avrei intrappolato tra le spire della mia corda, ma speravo di non dover arrivare a tanto.
Una mano delicata sfiorò la mia spalla, e la mia attenzione fu subito attirata dalla mia donzella, anche se i miei occhi
non lasciarono mai quelli dell’italoamericano.
«Niet, Manny.  Sono zicura che Vito non voglia farmi nulla… È solo nervozo» commentò, e io riuscii a sentire il sorriso
rassicurante nelle sue parole, anche se non potevo vederlo.
Mi scostai leggermente per lasciare che i due si trovassero di nuovo uno di fronte all’altro. Svet continuava a sorridere,
anche se il suo interlocutore la fissava con un’espressione scontrosa in volto… Invidiavo davvero il modo in cui
sembrava reggere al suo sguardo, totalmente serena.
Si scostò una ciocca di capelli biondo chiaro che le era ricaduta sulla guancia, per poi sospirare leggermente e
ricominciare a parlare.
«Come dicevo, io capisco davvero coza stai provando… Devo ricordarti della faccenda tra me e Cam? Era ezattamente
la stessa zituazione» commentò lei, con voce flebile, per poi lanciarmi un’occhiata di scuse.
Io feci un mezzo sorriso vagamente triste. Non potevo far finta che tutta quella storia tra lei e Cameron non fosse mai
successa, ma non potevo negare che il solo pensiero di quei due mi ferisse profondamente. Non mi piaceva molto
ricordare quel periodo.
Vito non sembrò affatto consolato da quelle parole della ginnasta russa, anzi alzò ancor di più la voce.
«Yo, ma in fondo tu hai risolto! Adesso hai il tuo bel Indiana Jones di riserva! Ma io che scelta ho?!» disse, stavolta con
un briciolo di sentimento che riuscivo quasi a riconoscere come disperazione. Ma non era quell’emozione ad avermi
toccato in quel momento, bensì l’insinuazione che Svetlana mi avesse scelto solo perché non aveva potuto avere il
ragazzo bolla.
Sentii quasi il sangue congelarsi nelle mie vene dopo aver sentito quella frase, i battiti del mio cuore sembravano
essersi interrotti mentre mi voltavo lentamente verso la mia Sheila; una domanda negli occhi.
Ero davvero quello, per lei? Soltanto un ripiego? Mi aveva usato per dimenticarsi dell’amico di Mike come in un malsano
“chiodo schiaccia chiodo”?
La vidi fissarmi sconvolta, pallida, e non sapevo quale espressione leggere nei suoi occhi. Senso di colpa? Tristezza?
Verità…?
No. Quella che vidi nascere nel suo viso fu un’emozione totalmente diversa, fu la rabbia.
«Non dire mai più una coza del genere! Come osi inzinuare che io abbia scelto di stare con Manny solo per non aver
potuto avere Cameron?! Io lo amo. È vero che è arrivato proprio quando la mia vecchia ztoria è capitolata, ma lui è
l’unico che mi abbia mai capita sul zerio. È dolce, gentile e sempre comprensivo con me e io non potrei deziderare
nulla di meglio che lui, capito? Non ero nemmeno zicura di quello che provavo per Cam, ma sono certa che quello
che provo per Manitoba sia amore» disse tutto d’un fiato, per poi voltarsi verso di me e sorridermi con dolcezza.
«Sì, io ti amo sul zerio» concluse, per poi prendermi per mano. Le nostre dita si intrecciarono in una presa salda, forte
come l’amore che condividevamo.
Lasciai andare con sollievo il respiro che non mi ero accorto di stare trattenendo e carezzai la guancia ferita della mia
Svetlana con delicatezza, sorridendole. Se prima avevo avuto un dubbio, ora si era completamente dissolto.
«Idioti…» sbuffò Vito, spezzando quell’atmosfera e facendoci ricordare che nella stanza c’era anche lui.
Svetlana mi lasciò per avvicinarsi a lui con sguardo determinato, come se volesse sfidarlo. Restai a guardare senza avere
idea di cosa avesse intenzione di fare.
Si fermò proprio davanti a lui e, anche se aveva una figura minuta, incuteva comunque timore e rispetto.
«Sai che ti dico, Vito?!» cominciò, puntandogli un dito contro, come se gli stesse per fare una ramanzina che non
sarebbe finita nemmeno fra un secolo.
Proprio in quel momento la porta della cucina si aprì, rivelando un semi-addormentato Chester dallo sguardo infastidito,
probabilmente a causa della discussione a voce decisamente alta tra le altre due personalità – anzi, mi stupivo che Mike
non ci avesse ancora rimproverato di avergli fatto venire un’emicrania!
Il vecchio si guardò intorno e proprio in quel momento mi ricordai della sua sedia di legno, che avrei dovuto aggiustare
prima che si svegliasse. Non ebbi nemmeno il tempo di nasconderla, perché la vide e cominciò a lamentarsi come al solito,
tenendosi appoggiato al bastone.
«Dannati ragazzini! Non avete nessun rispetto per noi anziani, nessuno! Ai miei tempi mai nessuno si sarebbe azzardato
a distruggere la mia poltrona…!» cominciò, ma il suo discorso fu totalmente ignorato nello stesso momento in cui una
voce particolare si insinuò tramite le orecchie di Mike all’interno del suo subconscio, e fu immediatamente riconosciuta
da tutti.
Soprattutto da Vito.

{Mike.

«Eddai Vito amoruccio, dammi una possibilità!» si lamentava Anne Maria con voce piagnucolosa, aggrappandosi al
mio braccio quasi fossi la sua unica ancora di salvezza.
Ero riuscito ad evitarla per tutta la giornata e avevo ignorato anche tutte le lamentele che venivano da dentro la mia
testa e che indicavano che anche il mio alter ego italoamericano aveva voglia di incontrare la truzza.
Il problema era che io non volevo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se li avessi lasciati fare. Magari si
sarebbero baciati, ed ero certo che Chris avesse messo delle telecamere anche qui nell’Isola dei Perdenti… se Zoey
fosse venuta a conoscenza di tutto questo, magari ci avrebbe persino ripensato su ciò che mi aveva detto prima che
la catapulta mi lanciasse via da lei e dal reality.
Non potevo permetterlo, non dopo tutta la fatica che avevo fatto per conquistare la sua fiducia.
«Ti ho detto che sono Mike, perché non vuoi capire?» le avevo risposto con un tono quasi più piagnucoloso del suo.
Non poteva lasciarmi in pace e basta?
Eppure, come mi aveva detto Dawn, anche lei aveva visto l’episodio in cui avevo ammesso di essere affetto da un
disturbo dissociativo d’identità. Ed era chiaro che ero io la personalità originaria, quindi… beh, doveva arrendersi
all’idea!
«Ma io non voglio parlare con te, io voglio il mio Vituccio!» replicò ancora lei, prendendomi poi per il tessuto della
maglietta azzurra e strattonandola. A quanto pareva aveva capito quale era il metodo per attirare l’attenzione del
suo uomo, ma non potevo permetterle di togliermi la maglietta, quindi arretrai liberandomi della sua presa.
Lasciami parlare con lei, scemo! commentò in quel momento proprio il diretto interessato, che doveva essersi
accorto della presenza di Anne Maria.
Cominciò a fare pressione dall’interno della mia mente per trovare un varco e prendere il controllo, mentre allo
stesso tempo la sua “ragazza” continuava a blaterare dall’esterno e a tirarmi la maglietta con lo scopo di
strapparmela via di dosso.
«Voglio vedere il mio Vito!»
Togliti di mezzo! Anne!
Mi sentivo soffocare da quei due e un sentimento di disagio crebbe talmente in me da farmi scoppiare un mal di
testa colossale. La mia pazienza si esaurì e io sbottai, spingendo via la ragazza del New Jersey e mettendo a tacere
la mia personalità.
«Adesso basta! Smettetela! No, Anne Maria, non puoi parlare con Vito, perché sono io il capo qui. No, Vito, non
ti lascerò uscire per rovinare ancora le cose tra me e Zoey. Quindi… dimenticatevi l’uno dell’altro, perché non vi
rivedrete mai più!» gridai a entrambi, prendendomi la testa tra le mani e cercando di tenere a bada la personalità,
che improvvisamente sembrò bloccarsi e zittirsi del tutto.
Allo stesso modo, anche la truzza si fermò e mi lanciò uno sguardo ferito, mentre le lacrime cominciavano ad
addensarsi e a rotolare giù per le guance abbronzate, che si macchiarono immediatamente di rivoli di mascara
nero e ombretto viola. Sembrava una specie di panda disperato.
Mi mordicchiai il labbro e la guardai sentendomi in colpa. Sembrava che ci fosse rimasta davvero male e, in effetti,
forse ero stato troppo duro con lei. E anche con Vito, che non sembrava avere intenzione di dirmi altro e si limitava
a proferire imprecazioni sottovoce.
Restai in silenzio per alcuni minuti, lasciando che il peso si spostasse da un piede all’altro, indeciso. Nel frattempo
i singhiozzi della ragazza accanto a me non sembravano aver fine e lo stomaco mi si annodava sempre di più.
Avevo sbagliato?
Mike… posso parlarti per un attimo? mi chiese proprio in quel momento Manitoba. Uh, che cosa voleva lui in quella
situazione? Non credevo che fosse esperto in queste cose. Mi sarei aspettato che fosse stata Svetlana a mettersi in
mezzo… invece se ne stava in silenzio accanto al suo avventuriero, riuscivo a percepirla.
Cosa c’è? chiesi, un misto di dubbio e curiosità per quello che stava per dirmi. Non sapevo cosa aspettarmi.
È solo che, sai, Sheila è stata molto ferita quando non le hai più permesso di vedere quel kookab… cioè, Cameron. Io
c
redo che non dovresti fare lo stesso sbaglio con Vito; lascia almeno che si dicano addio, mi consigliò in modo molto
saggio.
Io rimasi senza parole, perché proprio non mi aspettavo da lui un commento del genere. Insomma, stava persino
difendendo la relazione tra Cam e Svetlana, che era la sua ragazza! Ci voleva molto coraggio per fare un’affermazione
del genere.
Eppure aveva ragione: non era stato bello il modo in cui avevo fatto troncare il mio migliore amico e la mia personalità,
e non potevo rifare lo stesso errore anche in quel momento.
No, avrei lasciato che quei due si parlassero per l’ultima volta.
Vito, lo chiamai, stammi a sentire. Se provi a baciarla non vedrai mai più la luce del giorno…
Ho capito! disse lui, nella voce potevo già sentire una certa eccitazione per quello che stava per succedere.
No, ascoltami bene. Se Zoey dovesse scoprire che avete fatto qualcosa… continuai, cercando di fargli capire ciò che
poteva e non poteva fare. Avevo paura che non mi stesse davvero ascoltando e che una volta uscito avrebbe fatto
tutto quello che gli pareva.
Ho detto che ho capito, sfigato! ringhiò, adesso totalmente impaziente di uscire.
Io sospirai e chiusi gli occhi per un secondo, pregando di non stare facendo la scelta sbagliata.
«Okay» sussurrai, attirando l’attenzione della ragazza di fronte a me, che mi lanciò uno sguardo interrogativo.
Poi mi tolsi la maglietta.

{Vito.

Grazie all’intervento del cowboy da strapazzo ero riuscito ad ottenere un paio di minuti insieme ad Anne.
Odiavo ammetterlo, ma gli dovevo un favore, sia a lui che alla regina dello zucchero. In fondo, se non fosse stato per
loro lo sfigato non mi avrebbe mai permesso di parlare con la mia pupa.
E dire che nessuno sapeva che in realtà avevo accettato quel piano che Mal aveva architettato solo per poter avere il
controllo di questo corpo e stare con lei. Ma sarebbe stato meglio non dirlo, perché… beh, io ero un ragazzaccio, e i
duri come me non potevano mostrare debolezze come quelle.
Comunque, dovetti aspettare solo alcuni secondi, prima di prendere un grosso respiro e sentire di essere tornato al
mondo reale. Una brezza leggera mi solleticava gli addominali scolpiti e scoperti alla luce della luna. Peccato che non
ci fosse il sole, ne avrei approfittato per dare un senso alla mia tintarella.
E, a proposito di tintarella, quella bella pupa dalla pelle caramellata era proprio lì davanti a me e mi guardava con un
paio di occhioni lucidi pieni di aspettativa.
«Vituccio…? Sei tu?» chiese, ancora vagamente piagnucolante.
Dovetti trattenere la voglia che avevo di lanciarmi verso di lei e baciarla con foga come avrei voluto, solo perché avevo
promesso a quello sfigato che avrei fatto il bravo e, insomma, non ci tenevo mica a restare rinchiuso in quella prigione
che era la sua testa per il resto dei miei giorni!
Quindi mi limitai a fare un passo in avanti, facendole un sorriso sghembo che – ne ero sicuro – trovasse dannatamente sexy.
«Sono proprio io, bellezza» risposi, un po’ a disagio.
Cavolo, non era da me essere così nervoso, ma cosa potevo fare se non avevo il permesso di baciarla e passare le mie
mani tra i suoi rigidi capelli fissati dalla lacca?
Devi zemplicemente rilassati e parlare con lei in modo zincero, mi invitò la ballerina russa, ficcanaso come al solito. Che
ne sapeva lei di quello che dovevo o non dovevo fare?
Sospirai con ansia. Beh, è che in realtà non ero mica bravo con le parole. Non sapevo cosa dire e avrei preferito di gran
lunga andare con lei in un centro estetico a prendere il sole su un lettino abbronzante. Senza dovermi sentire in dovere
di mettere in piedi una discussione, cioè. Magari nemmeno a lei piaceva parlare, anzi ne ero sicuro.
Sarebbe stato meglio se ci fossimo incontrati in discoteca, dove la musica era troppo alta per parlare. Ci saremmo
guardati e avremmo ballato e bevuto insieme…
Non farti troppi problemi, dingo.
Adesso ci si metteva anche quell’Indiana Jones da quattro soldi!
Nel frattempo, mi ero così estraniato dal mondo esterno – cioè, avevo cinque minuti di libertà e mi mettevo a discutere
con quegli idioti con cui passavo tutte le giornate? – da non essermi quasi nemmeno accorto del gridolino di gioia che
era sfuggito dalle labbra rosa acceso della mia bambola.
Si era lanciata verso di me mentre ero ancora distratto, per poi cingermi il collo con le braccia e catturare le mie labbra in
un profondo bacio passionale.
Assaporai quel bacio solo per alcuni secondi, chiudendo gli occhi e dimenticando che era proprio quello che non avrei
dovuto fare, prima che le voci delle personalità mi sfondassero quasi il cervello nel cercare di farmi rinsavire.
Vito! Ricordati di quello che ti ha detto Mike!
Dannati ragazzacci, nessun rispetto!
Smettila, cosa
penzerà Zoey scoprendo quezta cosa?
Spinsi via Anne, allontanandola da me e prendendo un grosso respiro. Mi passai una mano fra i capelli lisciati dal gel e
poi tornai a incontrare lo sguardo della mia ragazza.
Lei, intanto, aveva messo il broncio e il suo labbro inferiore tremava come se fosse stata distrutta dal mio rifiuto.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma non avevo idea di cosa avrei detto. Ripensando al consiglio che mi aveva dato la
ballerina, decisi di lasciare che le parole fluissero liberamente.
«E-ehi, Anne…  senti. Io penso che dovremmo rompere» commentai, sentendomi addosso un macigno. Cavolo, non
pensavo che sarebbe stato così difficile mollare quella pupa.
Lei mi fissò con occhi spalancati pieni di stupore, come se non si aspettasse che dicessi una cosa del genere. Credeva
che me ne sarei fregato di Mike come avevo sempre fatto, che mi dimenticassi di lui e mi dedicassi solo alla mia esistenza.
Ma questa volta ero costretto, non avrei potuto fare altrimenti.
«Rompere? Ma cosa dici, Vito tesoruccio?» gemette, per poi cercare di avvicinarsi di nuovo a me e catturarmi in un nuovo bacio.
Ma io – pur sentendo quasi una coltellata trafiggermi – arretrai evitando il suo abbraccio, lasciandola senza fiato. Abbassai
lo sguardo e mi fissai le unghie come se non me ne importasse niente di lei.
Cioè, un ragazzone come me, ammirato da un sacco di belle pupe, doveva sapere come scaricarne una, ma in realtà…
beh, l’idiota interrompeva sempre le mie storie e non avevo avuto mai l’occasione di lasciare una delle mie ragazze.
«È troppo complicato da spiegare ma… noi non possiamo stare insieme. Fine della storia» borbottai, lanciandole poi
un’occhiata di sbieco.
Il suo sguardo si era indurito e le lacrime non scorrevano più giù per le sue guance. Mi guardava semplicemente come se
mi odiasse e io mi sentii quasi offeso. Eddai, non doveva essere difficile capire che lo facevo perché non avevo altra scelta!
Poteva almeno cercare di capirmi!
«È per quella rossa senza il senso della moda? Lo stai facendo per lei?» ringhiò, stringendo tra le mani una delle sue
bombolette spray come se la volesse stritolare. Speravo non stesse immaginando che quello fosse il mio collo, ma ne
dubitavo altamente.
Comunque mi decisi a fare cenno di no con la testa. Non sapevo più cosa dire e non mi veniva in mente una scusa
decente per poter spiegare la mia improvvisa decisione di mollarla.
Lei mi fissò ancora un attimo con disprezzo, prima di darmi le spalle e andarsene impettita, come se non avesse
nient’altro da dirmi.
Mi sentii un vero schifo a lasciarla andare così, quindi mi feci avanti e la fermai stringendole un polso, sperando di avere
ancora la possibilità di parlare un attimo con lei, di chiarire che il realtà io la trovavo ancora sexy e tremendamente attraente,
ma che quella scelta non dipendeva da me.
«A-aspetta, Anne…» la richiamai, passandomi poi la lingua sulle labbra secche, cercando di trovare un modo per esprimermi
a dovere. Le parole non riuscivano però a formarsi nella mia testa, o comunque non ci riuscirono abbastanza in tempo.
Lei si voltò lanciandomi un’occhiata glaciale, una di quelle che avrebbe decisamente potuto uccidermi, se gli sguardi
potessero uccidere. Prese la lacca che stringeva tra le mani e me la lanciò contro, beccandomi in fronte.
Io mollai la presa per massaggiarmi la testa e riuscii solo a vederla ancheggiare mentre si allontanava velocemente da me
e mi gridava da sopra la spalla solo un paio di parole.
«Va’ all’inferno!» 



Angolo di Kirlia:
Vabbè. Questo capitolo, come tanti altri, non l'avevo programmato. Semplicemente è venuto fuori da solo, così, mentre
le mie mani e il mio cervello non erano collegati. 
Avevo già in mente di dedicare un po' di spazio alla vicenda di Vito e Anne Maria, perché - come alcuni mi hanno detto -
è stato sbagliato da parte degli autori non attenzionare meglio il loro rapporto e come è finito (perché si suppone che sia
finito, visto che da All Stars Vito non ha accennato alla truzza nemmeno una volta!). 
Uh, insomma, alla fine il capitolo è venuto lunghissimo, quindi da "... Quel che finisce bene" il titolo è diventato solo
"... Quel che..." perché l'ultima parte della frase andrà nel prossimo. 
Che dirvi...? Ci ho messo della Manlana qua e là perché ovviamente ci sta sempre XD e inoltre ho voluto nominare anche
Dawn perché mi piace *_* E anche per un altro motivo che vi spiego subito... 
Allora, ho in mente una nuova fic. Sì, sul serio. Anche se avevo detto che volevo prendermi un periodo di pausa. Quindi
ditemi se la gradireste! Sarebbe una Zoke, principalmente, ma anche una Manlana e una Annito... e sarebbe una AU.
Ci provo per la prima volta! 
Però non voglio anticiparvi niente, ma secondo me sarebbe un'idea carina quindi ditemi se eventualmente vi interesserebbe
un'altra mia storia su questi argomenti (o magari ne avete piene le scatole, perché in questo periodo ci sono troppe fic
su Mike & Co.). Insomma, ditemelo XD 

Adesso vado, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Nel prossimo vedremo - finalmente! - la fine di questa vicenda ç_ç 
Una cascata di baci per voi, 
Kirlia <3
   
 
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