Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kaninchen    04/05/2014    2 recensioni
E se Elsa non fosse l'unica ad avere dei poteri? Se anche Anna possedesse dei poteri di cui nessuno, nemmeno il re e la regina di Arendelle, ne era a conoscenza? E se qualcuno nell'ombra stesse tramando contro le due sorelle per un torto subito?
- In revisione -
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIV





 

Il grande piazzale del regno di Arendelle non era mai stato così vuoto e silenzioso, era come se la neve, che aveva continuato a scendere per tutta la giornata, oltre che ricoprire con il suo candido manto l'intero regno avesse in qualche modo anche bloccato il tempo in quella cittadina.

Quell'innaturale staticità durò a lungo nella piazza fin quando uno scricchiolio ritmato, causato dal calpestio della neve spezzò il silenzio del luogo, per poi fermarsi, e in questo modo cessare anche quell'unico suono; un uomo si era fermato nel centro del piazzale per voltandosi a guardare l'imponente palazzo reale, ormai totalmente ricoperto dalla neve.

La nuova gelata che aveva investito Arendelle aveva definitivamente piegato in ginocchio il loro regno, e tutto questo era stato causato dalla loro stessa regina.

La figura si portò una mano al mento pensierosa, facendo scivolare più volte le sue dita sulla lunga barba nera, ripetendo il gesto più volte, prima di voltarsi nuovamente e riprendere a camminare per dirigersi verso il suo obiettivo, situato lì vicino: la Locanda del Rosso.

 

L'uomo guardò per qualche minuto l'insegna della locanda, per poi appoggiare la mano sulla porta malamente intagliata e venire investito dal forte calore del locale, unito al chiacchiericcio degli uomini al suo interno.

Richiuse la porta dietro di sé, per poi abbassare lo sguardo pulendosi alle bene e meglio dalla neve che aveva addosso, preoccupandosi per prima cosa di sbatté i pesanti stivali di pelle sullo stipite della porta e alla infine, con le mani, si tolse anche i rimasugli che aveva sulle spalle.

Era da quella mattina che pensava alla situazione in cui si trovava il regno, e il quadro che si stava formando in tutta quella storia non gli piaceva per niente.

La regina si era rinchiusa nelle sue stanze non permettendo a nessuno di avvicinarsi e, dando credito alle chiacchiere della servitù, sembrava che fosse completamente impazzita dal dolore alla notizia della morte della sorella.

Lui non era quel genere di persona che dava ascolto ai pettegolezzi tuttavia, considerando la gelata che aveva investito il regno per tutta la giornata, non faticava poi molto nel credere che quelle poche notizie che erano trapelate dal palazzo fossero veritiere.

Finì di pulirsi il mantello con la mano, pensando che dopotutto non era in grado di odiare la sua regina; la situazione in cui si trovavano non era di certo delle più piacevoli, ma poteva capire i sentimenti che quella ragazza stava provando in quel momento, immaginandoli molto simile a quelli che provò lui quando sua moglie e la sua bambina furono sbranate da un branco di lupi.

L'uomo sospirò passandosi una mano tra i capelli, mentre i suoi occhi si incupirono al ricordo della sua famiglia.

Perdere la propria famiglia...

È qualcosa che non si è in grado di superare velocemente, ci vuole del tempo...

Inoltre aveva come la sensazione che quella in cui si trovavano fosse una pessima situazione, peggiore persino all'inverno che li aveva colpiti qualche mese addietro...

Scuoté la testa sconsolato, mentre con lo sguardo cominciò a vagare all'interno del locale alla ricerca di un posto in cui sedersi, non riuscendo però a scorgerne nemmeno uno libero; sorrise tristemente pensando che doveva aspettarsi una simile eventualità, sebbene nel piazzale non avesse incontrato nessuno che si avviava verso la locanda era inconcepibile che questa fosse vuota.

Dopotutto questa era la prassi nella vita notturna del regno. Quasi tutti gli uomini una volta finito con il lavoro, si ritrovavano dal “Rosso” per gareggiare su chi fosse il miglior bevitore o su chi avesse la migliore mira, competizione che in genere si svolgeva in seguito alla bevuta di diverse bottiglie e boccali, rendendo la mira del concorrente non proprio precisa...

Sorrise divertito ripensando alle serate passate in quella locanda in cui, il più delle volte, o per qualche coltello volante che non andava a colpire il bersaglio che il locandiere aveva affisso alla parete o per qualche parola di troppo, portava la serata a concludersi con una bella scazzottata di gruppo.

 

L'uomo accennò ad un nuovo sorriso quando vide un posto vuoto al bancone, e soprattutto su chi fosse il suo vicino. Lentamente si incamminò verso il posto libero, facendosi strada tra i chiassosi energumeni che popolavano la locanda a quell'ora, e non appena fu abbastanza vicino alla tozza sedia a tre gambe si lasciò cadere sulla sua dura superficie legnosa, per poi appoggiare una mano sulla testa bionda del suo vicino e cominciare a scompigliargli i capelli.

 

- Ehi Kristoff! È da un pezzo che non ci si vede. - disse allegramente, smettendo di scompigliargli i capelli dopo che il giovane aveva scostato in malo modo la sua mano dalla testa.

 

- Il solito? - chiese il locandiere dietro al bancone, rivolto al nuovo arrivato.

 

- Sì, grazie David. Allora Kristoff... Non ci vediamo da un sacco di tempo, i ragazzi mi avevo riferito che eri diventato più loquace. - sorrise divertito il moro.

 

- Vattene Karl. - rispose irritato il ragazzo guardando malamente l'uomo.

 

- Uhm, temo non sia possibile lo sai? Come vedi il locale è pieno, e non vedo altri posti a sedere... Inoltre non vorrai far stare in piedi un povero vecchietto come me nonché tuo compagno tagliatore spero. - chiese con un sorriso strafottente sulle labbra rivolto al giovane, mentre con una mano afferrava il boccale di birra che gli stava passando il David.

 

Kristoff guardò malamente il tagliatore di ghiaccio, per poi decidere di ignorarlo e tornare a fissare la birra che aveva davanti a se.

Karl cominciò a lisciarsi la barba con le dita della mano libera, mentre osservava il ragazzo al suo fianco che se ne stava ricurvo su se stesso, con le braccia incrociate sopra il bancone e la testa sopra di queste, ad osservare quel boccale di birra che probabilmente aveva ordinato da diverso tempo considerando che la schiuma bianca era completamente sparita.

 

L'uomo rimase a fissare il ragazzo per diversi minuti, per poi bere delle lunghe sorsate dal suo boccale. Non appena si dissetò con quel liquido ambrato posò il bicchiere sul bancone, appoggiandosi più comodamente a questo e cominciando a guardare le bottiglie colorate che aveva di fronte, pulendosi al contempo con il dorso della mano le labbra e in parte la barba, su cui sentiva delle gocce del liquido che aveva bevuto insieme alla schiuma.

 

- Allora ragazzo, hai intenzione di bere quella birra o vuoi stare solo a guardarla? - sbottò all'improvviso Karl.

 

Kristoff sbatté un pugno sul tavolo irritato, guardando malamente il compagno tagliatore. Non aveva la minima voglia di parlare con qualcuno, non dopo tutto quello che era accaduto nelle ultime ore.

 

- Si può sapere cosa diavolo vuoi!? -

 

- Semplice, qualcuno con cui parlare mentre bevo la mia birra. - rispose l'uomo con un sorriso sul volto, mentre afferrava nuovamente il suo boccale finendone il contenuto e ordinandone un secondo.

 

- Trovati qualcun altro con cui chiacchierare e bere la tua birra. Oggi non sono proprio in vena... - rispose tristemente il ragazzo, afferrando la sua birra tra le mani e guardandone il contenuto.

 

Karl sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

Sapeva il motivo per cui il ragazzo si trovava in quello stato, tutta la cittadina sapeva della sua relazione con la principessa e chiunque lo conoscesse sapeva anche della sua fissazione per la sua renna. Già la renna...

L'uomo fu percosso da un brivido al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere al giovane, se lui e lo squadrone di ricerca non l'avessero trovato sulla strada del ritorno.

La tempesta di neve, che si era scatenata improvvisamente, stava rendendo loro ancora più ardua se non addirittura impossibile la continuazione delle ricerche di quel mostro e avevano quindi deciso di rientrare prima in paese, quando in mezzo alla bufera avevano scorto due sagome. Si erano avvicinati lentamente, preparando le loro armi, ma non appena si furono avvicinati scoprirono che le sagome che avevano scorto altro non era che Kristoff, incurvato su se stesso mentre reggeva la sua renna sulle spalle, e la palla di neve realizzata dalla regina, che lo seguiva saltellando, combattendo contro il vento della bufera, mentre tentavano di dirigersi verso la città.

Tutti quanti erano rimasti stupiti nel vedere quel ragazzo trascinare quel bestione sulla neve, ma nel momento in cui videro la renna ferita e la tempesta che non accennava a fermarsi, decisero di aiutare il ragazzo a portare l'animale fino ad una stalla, sebbene inizialmente avessero tentato di convincerlo ad abbandonare la bestia e cercarsi un riparo.

Karl sorrise tristemente, ripensando alla testardaggine che quel ragazzino aveva dimostrato unita alla rabbia, nel momento in cui gli avevano suggerito di abbandonare la bestia al suo destino.

 

- Mi dispiace per quello che è successo a Sven, ma vedrai che si rimetterà presto. Inoltre... mi dispiace anche per la principessa, so che eravate molto legati... -

 

Kristoff alzò il suo sguardo sull'uomo per qualche minuto, per poi tornare a guardare la sua birra, non aveva voglia di parlare.

 

- Sembra che la regina si sia calmata... Beh, meglio così. Anche se credo che con tutta la neve che è scesa le tracce di quella bestiaccia siano sparite. Certo che ci ha fatto passare davvero un pessimo momento lì sulla montagna, non credi anche tu? - cominciò Karl catturando l'attenzione del ragazzo e non solo.

 

“ Calmata? Ne dubito fortemente... Questa è solo una calma apparente, prima che scateni la vera tempesta...” si ritrovò a pensare il biondo, mentre sul suo viso si dipingeva una smorfia.

 

- Ascolta ragazzo, cosa ne dici se domani ti unisci insieme a me nello squadrone per catturare quel mostro che ha ucciso la principessa? - continuò imperterrito l'uomo.

 

- Non mi interessa. - soffiò in un sibilo il giovane.

 

- Com... -

 

- Preferisco prendermi cura di Sven. - continuò il ragazzo, interrompendo Karl.

 

- Oh, andiamo figliolo! - cominciò David lanciando lo straccio che aveva in mano sulla spalla e appoggiandosi al bancone - È una renna per l'amor del cielo! Anche se è stata travolta da una valanga su alla baita, è viva! Si è solo rotta una zampa mentre cercava di scappare, non c'è bisogno che rimani appiccicato a quella bestia per tutto il tempo. Se fossi in te, penserei piuttosto a dare una bella lezione a quella bestiaccia che ha ucciso la donna che amavo! - concluse il vecchietto occhialuto, dando una serie di pugni al vento.

 

- Sven è la mia famiglia! - urlò Kristoff sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi di scatto, facendo cadere la sedia, mentre nel locale scese il silenzio – Voglio occuparmi di lui finché non starà meglio, sono stato chiaro? Non mi interessa minimamente quello che pensate! Inoltre sono convinto che sia più utile dare una mano per togliere il ghiaccio dal fiordo e permettere alle navi di raggiungere il porto, invece di perdere tempo correndo dietro una creatura che sembra svanita nel nulla! -

 

Una forte risata seguì le parole del ragazzo, che si girò verso l'interno del locale per vedere chi era l'uomo che si era messo a ridere.

 

- Ah! Quante sciocchezze che mi tocca sentire... “È la mia famiglia”, ma non farmi ridere ragazzo! È solo una bestiaccia puzzolente che ci serve per trainare il ghiaccio dalla montagna alla città nel caso i cavalli non siano in grado di arrivarci, serve solo a questo. Nel momento in cui diventa troppo vecchia o non è più in grado di svolgere questo lavoro deve essere abbattuta per farne un ottimo stufato! Pertanto... Tieniti per te le tue lagne e risparmiaci te ne prego. Anzi – continuò l'uomo mentre sul suo viso si formava un ghigno - se hai intenzione di venderla fammelo sapere, mia moglie sa cucinare un ottimo Kongesuppe, se mi fai un buon prezzo ti potrei anche invitare a mangiare la zuppa con la tua adorata famiglia dentro! – rispose sghignazzando l'uomo seduto ad un tavolo lì vicino, portandosi poco dopo il suo boccale alle labbra barbute per bere.

 

Kristoff lo guardò furente, mentre osservava l'uomo bere con una tale foga da rovesciarsi sulla barba incolta e sul vestito parte di quel liquido ambrato.

 

- Marcus smettila subito! Kristoff lascialo perdere, non è particolarmente lucido da sobrio, figurati dopo che ha bevuto per tutta la serata... -

 

Marcus guardò malamente Karl, per poi sbatté violentemente il boccale sul tavolo alzandosi di scatto dalla sedia.

 

- Chi è che non sarebbe lucido Karl? Se vuoi saperlo non sono mai stato così lucido come questa sera! Questo pidocchio non si può nemmeno definire un Uomo se non ha nemmeno il fegato di venire a cercare quel mostro. Sven è la mia famiglia e resterò con lui. – continuò l'uomo portandosi una mano al cuore e l'altra sulla guancia ispida, mentre sbatteva gli occhi con fare adorante – Ma fammi il piacere... - riprese tornando a darsi un contegno e guardando i due uomini in cagnesco - Sei solo una femminuccia che non ha nemmeno le palle di prendere in mano una balestra e puntarla contro un orso di paglia, figuriamoci contro qualcosa che nemmeno quella cagna della regina è riuscita ad abbattere. -

 

- Marcus! Adesso basta non ti permetto di parlare in questo modo della regina! Se ci tieni ancora a farlo dovrai uscire immediatamente dal mio locale! - rispose indignato David posando malamente un bicchiere che stava pulendo.

 

Anche lui pensava che il comportamento del ragazzo verso quella renna fosse a dir poco eccessivo, ma da lì ad insultare la sua e la loro regina era decisamente troppo.

 

- Non me ne frega niente del tuo permesso! - rispose l'uomo dai capelli rossi sputando sul pavimento - Quella dannata cagna ci farà morire congelati! Sarebbe stato meglio se quello stupido principe delle Isole del Sud la decapitasse quando era ancora nelle carceri del castello o quanto meno che quella stupida principessina non si fosse messa in mezzo quando stava per ammazzarla sul fiordo! -

 

Kristoff sgranò gli occhi nel sentire quelle parole, per poi guardare pieno di rabbia l'uomo, mentre stringeva le mani in due pugni talmente forte da sentire le unghie perforargli le carni.

 

Gli uomini nella locanda avevano cominciato a discutere sempre più animatamente, chi per elogiare la regina ritenendola una grande sovrana e chi come quel bestione di Marcus la riteneva una piaga, portando ben presto gli uomini a scivolare nella volgarità nei confronti della loro sovrana e della sorella.

All'ennesimo insulto che l'uomo rivolse ad Elsa ed Anna, Kristoff scattò in avanti e guardandolo con rabbia gli afferrò il bavero del vestito, tirandogli un pugno in pieno volto.

Marcus ormai ubriaco e poco lucido, preso alla sprovvista dal gesto del giovane perse facilmente l'equilibrio cadendo rovinosamente a terra, trascinandosi nella caduta anche parte del tavolo che, non reggendo al peso del colosso, aveva finito con lo spezzarsi rovesciando sul pavimento e sul bestione quello che vi era appoggiato.

Kristoff mosse velocemente la mano nell'aria, come a voler scacciare il dolore che sentiva, guardando con rabbia l'uomo a terra che lo stava guardando sorpreso, mentre si metteva seduto facendo scivolare il dorso della mano sotto il naso sanguinante.

Inaspettatamente Marcus ghignò, un ghigno che si allargò maggiormente nel momento in cui vide lo sguardo confuso di Kristoff.

 

- Sei davvero una femminuccia e un rammollito. Davvero questo avresti il coraggio di chiamarlo pugno? Non farmi ridere ragazzina! -

 

L'uomo seppur brillo, si alzò con un'agilità inaspettata e puntando le proprie gambe sul pavimento saltò addosso a Kristoff, bloccandolo poco dopo a terra con il proprio corpo. Nel momento in cui riuscì a immobilizzare il ragazzo, Marcus si mise a cavalcioni sopra di lui cominciando a prenderlo a pugni, mentre intorno a loro si era scatenato il caos generato dagli altri uomini che avevano cominciato a incitare il bestione e il ragazzo, ed altri che bloccavano chi tentava di interferire tra i due dando in questo modo il via ad altre risse.

 

 

 

 

 

 

- Kristoff... Ehi, Kristoff... Su caro mio svegliati! -

 

Il ragazzo mugugnò qualcosa portandosi una mano alla testa, gli sembrava che dovesse scoppiargli da un momento ad un altro, ma invece dei capelli biondi le sue dita si immersero in qualcosa di morbido e fresco.

Sorrise impercettibilmente, quel qualcosa gli stava dando una sensazione di fresco sul volto che non gli dispiaceva, ma sapeva anche a chi apparteneva...

 

- Anna lasciami riposare ancora un po', ho la testa che mi sta scoppiando... Inoltre... Olaf ti sarei grato se ti togliessi da sopra la mia faccia... -

 

Scese il silenzio per diversi minuti prima che il ragazzo sentisse quella sensazione di fresco allontanasi dal suo viso e una forte risata riempire l'aria, tuttavia era strana come risata, o meglio era normalissima risata, eppure la risata di Anna la ricordava un pò diversa...

Aprì gli occhi per vederci chiaro, e la prima cosa che vide furono gli occhi preoccupati di Olaf, sebbene anche la forma del pupazzo era diversa da quella che ricordava...

 

- Ragazzo mio, seriamente, credo che Marcus ci sia andato giù davvero pesante si mi hai scambiato per la principessa. - disse la voce sghignazzando divertita.

 

Kristoff si voltò verso la voce che gli stava parlando, vedendo il volto sorridente di Karl. Istintivamente si portò una mano sulla faccia come a voler cancellare ogni cosa, ma sapeva anche lui che quel gesto era totalmente inutile.

Nell'oscurità prodotta dalla chiusura delle sue palpebre, cominciò a fare mente locale su ciò che era avvenuto nelle ultime ore.

Anna era morta.

Olaf si era sciolto, trasformandosi da un pupazzo di neve sorridente e chiacchierone ad una palla di neve provvista di due rametti per mani, due occhi e due sopracciglia, diventando per altro uno dei peggiori mimi che avesse mai avuto modo di vedere.

Sven era rimasto travolto da una valanga in seguito a degli inspiegabili scossoni che avevano percosso la montagna, rimanendo ferito ad una zampa; era comunque riuscito a riportarlo in città e a farlo curare, combattendo la bufera innaturale che si era creata...

Fece cadere pesantemente la mano a terra sospirando, prima di guardare nuovamente Karl.

 

- Hai un aspetto orribile lo sai... - disse con un filo di voce Kristoff, ingoiando più volte la saliva sentendo la bocca completamente impastata.

 

- Sicuramente è migliore del tuo. - sorrise l'uomo passandosi una mano tra i capelli – Non mi sarei mai aspettato di vederti tirare un pugno a qualcuno, men che meno che tu fossi così pazzo da tirarne uno a Marcus... certo stava davvero esagerando, soprattutto per il modo in cui stava parlando della regina e della principessa ma... tu non sei il tipo che si azzuffa. - continuò sorridendo mestamente e appoggiandosi con la schiena al bancone – Se hai agito in questo modo vuol dire che dovevi tenere davvero molto a quella ragazzina... -

 

- Ormai non ha più importanza. - rispose Kristoff.

 

Scivolò di lato per poi puntare le mani a terra nel tentativo di alzarsi, un tentativo che però lo portò a cadere nuovamente sul pavimento nel momento in cui avvertì una forte fitta al fianco.

Gemette sommessamente, mentre sentiva nuovamente le risate di Karl.

 

- Davvero stupido da parte tua attaccar briga con Marcus, ma... Se avesse osato parlar male di mia moglie o della mia bambina, non ci avrei pensato due volte a prenderlo a pugni anche io. -

 

Karl si alzò e si avvicinò al biondino, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Kristoff fissò per qualche minuto quella mano, indeciso se accettare o meno l'aiuto dell'uomo, per poi sospirare e afferrarla nel momento in cui vide lo sguardo preoccupato di Olaf.

Il giovane riuscì a rimettersi in piedi lentamente, grazie all'aiuto dell'uomo e di alcune sedie lì vicino, ed una volta in piedi si guardò intorno notando che il locale era praticamente deserto se non per qualche uomo ancora privo di sensi riverso sul pavimento.

 

- David ha chiamato le guardie prima che la situazione degenerasse, hanno portato via Marcus e qualche altro ubriacone che stava creando dei problemi. - rispose l'uomo sorridendo e inclinando la testa nella sua direzione.

 

- Ci sarebbe voluto anche un medico, oltre che la guardia... - disse Kristoff lasciando Karl, per sorreggersi con il bancone.

 

- Personalmente, ritengo che la miglior medicina sia questa.. – Karl sollevò uno dei pochi boccali ancora integri che si trovavano sul bancone, bevendone il contenuto - In ogni caso Dag è venuto ha farsi un giro per... i superstiti della scazzottata di questa sera – continuò sorridendo divertito – ha detto che l'unica cosa di cui necessiti è una bella dormita e del ghiaccio, ma per quello direi che il tuo amico lì sarà più che felice di aiutarti. -

 

- Già... - Kristoff si voltò a guardare Olaf, sorridendo riconoscente all'amico – Sven? -

 

Olaf fece un piccolo salto, per poi alzare il braccio ramoso chiudendo i tre legnetti più lunghi e lasciando il più piccolo alzato, mentre le sopracciglia si alzavano serene.

 

- Capisco. - Kristoff sorrise, forse Olaf non era un così pessimo mimo dopotutto.

 

- Certo che sei davvero strano. Dal parlare con le renne sei passato a parlare con i pupazzi di neve. - rise divertito l'uomo.

 

- Conoscevo una persona che era stata in grado di apprezzarmi ed amarmi anche così... -

 

- Giovanotto, per amarti come avrebbe potuto amarti lei la vedo dura, ma apprezzarti... - l'uomo guardò negli occhi il giovane - Credo che dando quel pugno a Marcus, da oggi ci saranno molte più persone che ti apprezzeranno, e per quel che mi riguarda non ti trovo affatto male ne come tagliatore di ghiaccio ne tanto meno come uomo. Vedrai... il sole non resterà nascosto nella coltre di nuvole per sempre. - Karl diede una forte pacca al biondo rischiando di farlo cadere nuovamente a terra – Ed ora forza! Ti accompagno dal tuo amico. - concluse ridendo.

 

I due uomini uscirono dalla locanda, stringendosi nei loro mantelli per il vento gelido e alzando gli occhi al cielo, quando videro scendere i primi fiocchi di neve.

 

- Sono sicuro che il sole raggiungerà anche il cuore della regina un giorno, e insieme a lei anche Arendelle sarà in grado di risorgere da questo inverno. Anche se... detto tra noi ragazzo, spero di non essermi trasformato in un ghiacciolo ambulante quando quel giorno arriverà. - rise divertito l'uomo.

 

Karl e Kristoff rimasero a guardare il palazzo per qualche minuto, prima che l'uomo si voltasse per dirigersi verso la stalla in cui si trovava la renna del ragazzo.

Il giovane rimase a guardare un po più a lungo il castello, per poi corrugare la fronte e raggiungere l'uomo davanti a lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bianco.

Immobile.

Sospeso nello spazio.

Freddo.

Esattamente come il suo cuore...

 

Elsa appoggiò la testa sulla porta, mentre altre lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi.

La regina chiuse le palpebre, ed i delicati fiocchi di neve che riempivano la stanza cominciarono a muoversi nello spazio in cui si trovavano, seppur molto lentamente, rompendo quell'innaturale staticità che i fiocchi stessi creavano in quella stanza.

 

“Non sono stata in grado di proteggerla...”

 

La giovane sovrana strinse maggiormente le sue esili braccia intorno al proprio corpo, mentre riapriva gli occhi arrossati, alzando lo sguardo verso il soffitto della propria camera.

 

- Ho questo potere... - cominciò la regina osservando i delicati fiocchi di neve che cadevano debolmente dall'alto – eppure non sono riuscita a proteggerla da quel mostro... -

 

Elsa chiuse gli occhi con rabbia, chiudendo le mani in due pugni, mentre il suo volto si contorceva in una espressione di rabbia e dolore.

 

- Questo non è mai stato un dono Anna... - nuove lacrime cominciarono a scenderle dagli occhi, rigandole il volto diafano, ripensando alle parole della sorella, mentre si mordeva il labbro inferiore tremante per la rabbia – Questa... QUESTA È SOLO UNA MALEDIZIONE! -

 

La regina apri di scatto gli occhi, sollevando al tempo stesso la mano, da cui partì un vento gelido che cristallizzò maggiormente i fiocchi di neve rendendoli simili a delle piccole lastre di ghiaccio, che caddero sul pavimento sbriciolandosi in infiniti frammenti.

 

Elsa rimase in quella posizione per diverso tempo, per poi con il braccio ancora disteso, chiudere le dita della mano, formando un pugno, e portandoselo al proprio petto.

 

- Anna... -

 

“Elsa, lo facciamo un pupazzo di neve?

 

La voce della sorella rimbombò nelle orecchie della regina delle nevi, che sorrise debolmente al ricordo di quella semplice richiesta.

Le aveva posto quella semplice domanda per quasi dieci anni, per dieci lunghi anni, tutte le mattine aveva bussato alla porta ,a cui ora era appoggiata, per invogliarla ad uscire, anche quando fuori era piena Estate ed era impossibile per loro farne uno...

Si era sempre domandata se nell'inconscio della sorella fosse rimasto qualche ricordo del suo potere, dopotutto, anche successivamente alla spiegazione del loro padre sull'impossibilità di costruire un pupazzo di neve in piena Estate, Anna aveva continuato a fargli la medesima richiesta...

Che fosse in piena Primavere, in Estate, Autunno o Inverno, sembrava quasi che alla piccola principessa non importasse.

Aveva un unico desiderio che, tutte le mattine, le rivolgeva tacitamente attraverso la sua innocente richiesta di costruire quel pupazzo di neve.

 

“Elsa, lo facciamo un pupazzo di neve?”

 

La sua vera richiesta però, era ancora più semplice...

 

“Elsa, apri quella porta...”

 

Quante volte aveva pianto silenziosamente, negandole quel semplice desidero che lei stessa provava.

Quante volte aveva sentito un groppo in gola nel momento in cui aveva udito i piccoli e veloci passi decisi della sorellina avvicinarsi alla sua porta, fermarsi, e infine dopo un piccolo respiro, quel piccolo picchiettio sul legno levigato, seguito poco dopo da quella innocente richiesta...

Ogni mattina, anche se era raffreddata o non stava bene, sempre... fino a quando non ricevettero la notizia della morte dei loro genitori.

 

“Elsa... Puoi... lasciarmi entrare...?”

 

Quella volta gliel'aveva chiesto direttamente, dopo che era ritornata dalla celebrazione funebre dei loro genitori; ma lei, per l'ennesima volta, le aveva negato l'accesso, rimanendo nel silenzio più totale mentre ascoltava i singhiozzi della sorella dall'altro lato della porta.

Dopo quella sera Anna non era più venuta da lei, ne per chiederle se volesse costruire un pupazzo di neve ne a chiederle qualsiasi altra cosa...

Elsa però ogni mattina, in quei tre lunghi anni che le avevano separate ulteriormente prima dall'incoronazione, si era sempre seduta sul pavimento della sua stanza con la schiena appoggiata a quella porta, nella stessa posizione in cui si trovava in quel momento, sperando di udire ancora quei passi che si avvinavano alla sua camera, quel respiro speranzoso e infine quella voce che le aveva sempre riscaldato il cuore quando la udiva. Ma ciò non avvenne più, solo nei primi giorni aveva udito dei piccoli passi incerti e strascicati che si fermavano davanti alla sua stanza per poi proseguire in maniera ancora più lenta e tirati di come erano arrivati.

 

Elsa si portò le mani tra i capelli sciolti, stringendoli tra le dita, pensando a quanto quei passi erano risultati alle sue orecchie così pesanti e carichi di dolore.

Un dolore che era stata lei a provocare...

La regina rimase in quella posizione qualche minuto, per poi portarsi le mani in grembo, ripensando a come il poco controllo che aveva dei suoi poteri peggiorò nettamente nel momento in cui non sentì più la voce e poi nemmeno i passi di Anna la mattina.

Si era sentita completamente sola...

Esattamente come si sentiva in quel momento...

 

- No, non è vero... Anna ora non c'è più... Sono davvero sola... -

 

Elsa strinse in due pugni le proprie mani, per poi riaprirne una debolmente.

Un piccolo e delicato fiocco di neve, perfetto nella sua semplicità, si trovava nel palmo aperto della regina senza il rischio di sciogliersi.

 

- Anna... come facevi a vedere la sola bellezza in questo potere, come facevi ad amarmi e ad avere fiducia in me, anche dopo tutto quello che ti ho fatto? Come facevi a non capire il pericolo che rappresento! -

 

Elsa guardò con rabbia il piccolo batuffolo che aveva creato, per poi rasserenarsi debolmente, mentre un nuovo sorriso sorgeva sulle sue labbra, e, abbandonandosi totalmente sulla superficie della porta, cominciò ad osservare tristemente quel piccolo fiocco che aveva generato.

Inclinò la testa di lato, cominciando a guardarlo con altri occhi.

Era decisamente piccolo e molto delicato, talmente delicato che in condizioni normali avrebbe finito con lo sciogliersi facilmente a contatto con la sua pelle.

Era perfetto e unico, quasi impossibile ricrearne uno identico e questo lo rendeva dal suo punto di vista estremamente prezioso.

Osservandolo poi, sembrava estremante semplice ma lei, che la neve la creava e conosceva la complessità che quel batuffolo nascondeva all'interno, sapeva che non era così.

Elsa allargò il sorriso sulle sue labbra, nel momento in cui accostò Anna a quel fiocco.

Avevano avuto così poco tempo per riscoprirsi, ma sapeva per certo che una delle maggiori virtù della sorella erano la forza e il coraggio, sebbene la sua dolce sorellina fosse una persona molto delicata e facile da ferire.

Era sbadata, e la regina non poté non ridere ripensando alla sbadataggine della sorella, anche se ai suoi occhi Anna sarebbe rimasta per sempre unica e perfetta...

Infine, la regina sorrise ancora una volta, sebbene la sua sorellina le fosse sempre apparsa così fantastica nella sua semplicità, sapeva per certo che, come quel cristallo di ghiaccio che aveva tra le mani era composto da un complicato intreccio di legami complessi, anche Anna al suo interno non era così semplice da comprendere ma anzi, era estremamente complessa...

La regina alzò lo sguardo sorpresa, non sentendo più le finestre della sua camera vibrare.

Alzò un sopracciglio leggermente confusa nel non udire più la tempesta di neve, che aveva scatenato involontariamente nel regno, abbattersi violenta contro la vetrata.

Era come se tutto fosse cessato improvvisamente, il vento e la bufera, tutto svanito nel nulla così come era apparso.

Elsa sorrise mestamente, sapeva perfettamente chi doveva ringraziare per quella piccola pace che aveva ritrovato nel suo cuore...

 

- Sembra che tu mi abbia aiutato nuovamente a controllare il mio potere sorellina... -

 

La giovane posò il suo sguardo in basso, accanto a se, lì dove aveva appoggiato il vestito stracciato e dal sangue represso della sorella, ormai ricoperto interamente dalla brina che aveva generato in preda al dolore per la notizia di averla persa per sempre.

 

Elsa l'aveva ormai capito da tempo...

Lei non era mai riuscita a controllare il suo potere, era stata Anna, era stata sempre e solo Anna la chiave che le aveva permesso di controllarsi quando era bambina, quando aveva salvato Arendelle dal gelo e anche ora...

Era stata Anna...

Perché lei amava la sua sorellina, l'amava con tutta se stessa e solo con lei nei dintorni era in grado di mantenere il controllo.

 

- Anna... -

 

Elsa chiuse gli occhi e strinse a pugno la mano in cui si trovava il piccolo fiocco, trovando crudele come ora trovasse quel cristallo e la sua sorellina dannatamente simili.

Era bianco, come il colore cadaverico della pelle della sorella, se quel mostro non l'avesse divorata.

Immobile nella sua mano, come il corpo di Anna, ormai privato della sua vita.

Freddo, come il cuore della ragazza dai capelli rossi, che non avrebbe più pompato la vita nelle sue vene.

 

La mano in cui si trovava il fiocco cominciò a brillare di un tenue bagliore azzurro, mentre Elsa si mordeva l'interno del labbro con i denti per la rabbia.

Era stata solo colpa sua se ora Anna non era lì con lei.

Era stata lei che non l'aveva protetta da quel mostro.

Anna aveva urlato anche il suo nome nella disperata richiesta di un aiuto da quella bestia che la voleva uccidere, e lei?

Cosa aveva fatto lei per impedire che tutto quello accadesse? Nulla! Non aveva fatto nulla!

La mano fu avvolta da un bagliore più forte del precedente, alternando bagliori tenui ad altri più forti come a seguire il battito di un cuore.

Elsa ricordò il silenzio che aveva seguito l'urlo della sorella, il mostro che si era trovata di fronte nel momento in cui aveva sfondato la porta e infine... il risveglio nel suo letto e Gerda che le posava sulle coperte il vestito di Anna, macchiato di sangue.

 

- ANNA! - urlò la giovane, stringendo maggiormente le palpebre dei suoi occhi e piegandosi su se stessa.

 

La luce azzurra nella mano della regina esplose, insieme al suo urlo, mentre piccole lastre di ghiaccio si facevano strada veloci e incontrollate tra le sue dite.

Elsa aprì gli occhi di scatto, avvertendo un forte dolore alla mano.

Confusa dalla sensazione di dolore che stava provando, sollevò la mano all'altezza del viso, per capirne la fonte, e non appena vide la causa sentì il proprio sangue gelarsi nelle vene.

La sua mano, ancora chiusa a pugno, era ricoperta da piccole e sottili lastre ghiacciate che le stavano perforando la carne, macchiando quel fragile cristallo con il suo stesso sangue.

La regina guardò spaventata la mano, tentando lentamente di aprirla, e ciò che riuscì a scorgere la sconvolse ulteriormente.

Il piccolo fiocco di neve, che poco prima aveva stretto nella mano per distruggerlo, era ancora lì, nel suo palmo, ed era dallo stesso fiocco che ora stavano crescendo quelle piccole lame.

Elsa scuoté la testa confusa, ma al tempo stesso decisa a sciogliere il cristallo e liberare la sua mano. Provò quindi a concentrarsi, ma la paura e il dolore che stava provando, stavano avendo nuovamente il sopravvento su di lei producendo sul suo potere l'effetto opposto, che portò il fiocco di neve a generare altre lame, dure e cristallizzate.

La regina delle nevi guardò il ghiaccio che continuava a crescere sulla sua mano, e cominciò a scuotere la testa sempre più spaventata.

Non poteva fare più nulla...

Non aveva più alcun controllo ed ormai era in completa balia del suo stesso potere...

Elsa osservò le piccole lame che si erano generate, allungarsi e spezzarsi a metà, generando delle seconde lame che arrivate ad una certa lunghezza cominciarono nuovamente a spezzarsi per creare delle nuove.

La regina assottigliò gli occhi decisa, e stringendo i denti afferrò con l'altra mano il fiocco, ormai divenuto simile ad una piccolo riccio di mare ghiacciato, per poi con un urlo separarlo dalla mano lesa e lanciarlo lontano da lei.

 

Elsa si afferrò subito la mano sanguinante, per poi stracciare una parte della sua veste e avvolgerla intorno al palmo e alle dita.

Un sinistro scricchiolio però la fece gelare sul posto, interrompendola, e nel momento in cui alzò lo sguardo dalla mano, sgranò gli occhi spaventata.

Nel punto in cui aveva si era frantumata la piccola sfera cuneiforme si era formata una lunga patina ghiacciata, sia sul pavimento che sulla parete e il soffitto, da cui stavano crescendo a vista d'occhio delle lame ghiacciate lunghe e affilate.

Elsa sgranò ulteriormente gli occhi inorridita e, alzandosi in piedi, afferrò la maniglia della porta per uscire da quella stanza e dare l'allarme; ma non appena cercò di aprirla, questa si bloccò quasi subito come se qualcosa la stesse bloccando.

Elsa si allontanò di poco dalla porta e, corrugando le sopracciglia indispettita, cominciò a prenderla a spallate.

 

 

 

- Perché non si apre?!? Dannazione! -

 

Elsa si allontanò un po' dalla porta, guardandola inviperita, mentre si massaggiava debolmente la spalla, riprendendo al contempo un po di fiato.

Erano ormai passati diversi minuti da quando aveva cominciato a colpire quella porta e, anche se per pochi secondi, aveva seriamente pensato di usare il suo potere per abbatterla; pensiero tuttavia che aveva scacciando praticamente subito, ripensando al fiocco di neve che aveva generato e che era completamente impazzito nella sua mano. Ormai non era più in grado di controllarsi, e i continui scricchiolii che sentiva oltre la porta la stavano portando ad un unica conclusione.

La regina delle nevi si avvicinò nuovamente alla porta, appoggiandosi sulla superficie legnosa con tutto il suo corpo, ampliando in questo modo, anche se di poco, la piccola feritoia che era riuscita a creare. Sapeva perfettamente che con le sue sole forze non sarebbe mai riuscita a sfondare la porta, ma la feritoia che era riuscita a creare le sarebbe bastata per guadare verso il corridoio, nella speranza di riuscire a vedere cosa bloccasse la porta o comunque per scorgere qualcuno della servitù che potesse sbloccarle per lei.

Non appena però i suoi occhi si abituarono alla poca luce del corridoio, ciò che vide le fece spalancare la bocca scioccata; delle lastre, un'infinità di lastre incastrate tra loro stavano bloccavano l'intero corridoio e probabilmente, come già temeva, anche la porta della sua stanza.

Qualcosa catturò per pochi secondi la sua attenzione ed Elsa appoggiò le mani sulla porta, per poi cominciare a camminare lentamente all'indietro con lo scopo di allontanarsi, spaventata e scossa da quello che credeva di aver visto nel corridoio.

 

“Co-cos'erano quelle ombre tra i cunei di ghiaccio? Inoltre... sono bloccata qui... anche se urlassi, nel tentativo di chiedere aiuto a qualcuno, non riuscirebbero in ogni caso ad avvicinarsi con tutto quel ghiaccio che blocca il corridoio...”

 

La giovane guardò le pareti della sua stanza, su cui si ergevano delle lame di ghiaccio di diverse dimensioni e lunghezza, e sorrise tristemente nel vedere come lentamente stavano mutavano la loro forma, avvicinandosi sempre di più al centro della stanza.

Si avvicinò nuovamente alla porta, e afferrando il vestito di Anna raggiunse il letto.

 

- La regina delle nevi, uccisa dal ghiaccio che lei stessa ha creato... Che cosa ridicola... - disse in un soffio la regina ridendo sconfortata dalla situazione in cui si trovava.

 

Alzò debolmente lo sguardo verso la finestra, intravedendo attraverso il vetro patinato il suo regno.

Arendelle...

Anche Arendelle stava rischiando di scomparire tra i ghiacci come lei...

Elsa corrugò le sopracciglia pensierosa, non poteva permettere che una cosa simile accadesse.

Lei era la regina di quel regno. Aveva un popolo da proteggere e preservare, e questo valeva anche se la minaccia che stava colpendo il reame era la sua sovrana stessa, ovvero lei.

Strinse con forza il vestito di Anna.

Era una regina, e sebbene fosse piuttosto giovane, si riteneva una ragazza discretamente arguta e anche abbastanza intelligente da riuscire a portare avanti quel regno sulle orme del padre; però era anche consapevole che per essere una buona sovrana le mancavano due qualità, due cose che riteneva di estrema importanza: la forza e il coraggio.

Era debole, e lo aveva sempre saputo...

Era a causa della sua debolezza che aveva permesso al padre di allontanarla da Anna, e sempre a causa della sua debolezza e codardia aveva allontanato Anna ulteriormente da lei, prima in seguito alla morte dei loro genitori e successivamente scappando da Arendelle per rifugiasi sulla Montagna del Nord.

Elsa sorrise, ricordando la testardaggine della sorella nel volerla seguire fin sopra quel monte, per poi sospirare, accarezzando con il viso la stoffa che stringeva tra le braccia. Sebbene lei fosse stata incoronata come regina di Arendelle, sapeva meglio di chiunque altro che la vera forza del loro regno e soprattutto la sua di forza e fonte di coraggio, fosse sempre stata Anna...

Strinse maggiormente la stoffa che aveva tra le braccia, mentre dalle sue labbra uscivano poche parole, che sapevano quasi di una disperata richiesta di aiuto verso la sola persona che avrebbe mai potuto offrigliene...

 

- Anna... Cosa posso fare adesso... -






Angolo dell'Autrice:
Salve gente ^^
Si sono tornata ù.ù
Vi chiedo scusa per l'attesa, oltre che per eventuali errori nel testo (l'ho finito di revisionare poco fa), ma non avevo molta voglia di scrivere <.<
Inoltre questo capitolo non era nemmeno previsto inizialmente, è nato grazie a tutti coloro che erano curiosi di sapere cosa stavano combinando Elsa e Kristoff...
Madame Bathory è ancora viva e vi sta preparando una bella sorpresa quindi non vi preoccupata tornerà anche lei ^^
*si sente la risata della donna nella stanza vicina, seguita da una forta esplosione*
...
Seh...

Dunque... se è ancora viva, rivedrete anche lei molto presto ^^"
Che posso dire ùù
Anche se forse è risultato un pò noioso spero vi sia comunque piaciuto ^^
...
*ripensa al contenuto*
Uhm...
Ho fatto diventare Kristoff da rammolito ad Idiota e rammolito, oltre che con un rischio piuttosto elevato di fargli cambiare i connotati...
Sven è rimasto ferito, Olaf è sempre la solita palla di neve...
Elsa sta raggiungendo l'apice della depressione oltre a congelare nuovamente Arendelle...
e...
basta e.e
Forse non è stato completamente noioso.
Ad ogni modo con il prossimo capitolo, per la vostra felicità, tornerà la piccola Anna ^w^
Un pò di pazienza su e.e
Dovrebbe essere l'ultimo e poi...
muahahahah
lo scoprirete ù.ù

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito gli scorsi due capitoli e tutti coloro che si sono fermati anche solo per leggere ^^

Un grazie anche a tutti coloro che hanno segnato la storia tra i preferiti, le ricordate e le seguite (oltre a quelli che mi hanno segnato tra gli autori preferiti).
Grazie :3

E con questo...
vi saluto, augurandomi che con questo capitolo non siate scappati XD
Alla prossima ^^

 
  
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