Fanfic su attori > Tom Hiddleston
Segui la storia  |       
Autore: Eynieth    04/05/2014    1 recensioni
Il testo di una canzone, la vita di due persone... tutto si può intrecciare in una singola notte. In una singola strofa che descrive la storia di Kate.
[Canzone: "The A Team - Ed Sheeran ]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le notti di New York mi sono sempre piaciute, sicuramente sono più tranquille del giorno, le macchine sono di meno e mi sento decisamente meno osservato. Nel buio non ho bisogno di occhiali da sole, nel buio non ho bisogno di travestimenti, sono invisibile. E l'invisibilità è una cosa, un dettaglio della mia vita che mi manca particolarmente. La notorietà, dopo tutto, è snervante. Non dico che non è bella, direi una bugia, d'altronde sono un essere umano anche io, essere riconosciuto per strada, fare autografi e foto, mi piace terribilmente. Ma non ci sono solo questi effetti, con la fama sei obbligato a prendere tutto il pacchetto e questo vuol dire rinunciare completamente alla privacy. Zero riservatezza. E, proprio perchè sono umano, questo non mi piace. Ho bisogno dei miei segreti e della mia riservatezza. Ma, accettando la notorietà, ho dovuto rinunciato a tutto e a nessuno importa se sono d'accordo oppure no. Ed è per questo che le notti mi piacciono così tanto. Non solo quelle di New York, ma anche quelle di Londra, Berlino, Parigi, Mosca, Roma... tutte. Tutte hanno qualcosa di speciale e unico. Ma oggi sono a New York e me la godo. Dopo la cena con il mio agente, in cui abbiamo discusso del mio futuro e dei miei prossimi progetti, l'ho abbandonato e sono andato a fare un giro. Ho lasciato le strade del centro, ho preso la metro, che era praticamente vuota, e sono uscito dalla City. I luoghi di periferia mi sono sempre piaciuti di più rispetto ai centri delle città, sono più veri, nessuno ostenta quello che possiede. Si vive e basta. E tutto è così tranquillo... Non so molto bene che ore sono, ma decido di tornare a casa, domani devo alzarmi presto e ho bisogno di dormire. Ma all'improvviso sento dei rumori. Forse non sono affari miei, ma sono curioso. Beh, facciamo pure che il mio sesto senso si è svegliato e mi dice che sta succedendo qualcosa e io non sono proprio il tipo che lascia perdere. Giro l'angolo e vedo una ragazza che si dimena sotto a un uomo che la tiene ferma. Senza pensarci prendo l'uomo per la camicia e lo tolgo di peso dalla ragazza. Sembrerò pure gracilino, ma ho appena finito le riprese di "Thor" in cui mi hanno allenato a varie discipline e un po' di muscoli sono usciti anche a me. E poi, l'uomo è praticamente ubriaco marcio, quindi non faccio fatica a matterlo al tappeto, anche se un suo pugno va in assegno e sento il labbro rompersi. George, il mio agente, non sarà per niente contento. Assegno all'uomo un pugno in faccia e quello cade a terra. Mi giro lentamente per non spaventare la ragaza che si è rannicchiata in un angolo, ma sembra che non abbia fatto un buon lavoro perchè si tira su spaventata. Alla luce del lampione non posso vederla bene e non posso capire chi ho salvato. Posso intravedere solo uno scintillio di azzurro e il pallore della sua pelle accentuato dal buio e dai vestiti scuri. Mi avvicino ancora un po'. Vorrei rassicurarla. Dirle che io non voglio farle male. Chissà che spavento ha preso, sarà traumatizzata. Magari portarla anche da un medico. Ma non faccio in tempo ad avvicinarmi che sento le sirene della polizia. Negli occhi della ragazza noto una scintilla di paura prima di vederla scappare via, malferma sulle gambe. E non posso non chiedermi cosa farà. Dove andrà. La macchina della polizia si ferma davanti a me. Cerco di non girarmi, per far capire che c'è qualcun'altro, ma non ci riesco. Mi giro un'ultima volta e i miei occhi incontrano quelli della ragazza. Per un secondo. Poi si gira e scappa. E io rimango a fissare il buio. Un agente mi si avvicina e mi fa entrare nella macchina. Non fiato. Non ascolto le parole dei poliziotti. Posso solo immaginare i titoli sui giornali. "Tom Hiddleston arrestato!" e non posso fare a meno di pensare di nuovo a George. Non sarà per niente contento. Quando arriviamo alla centrale mi fanno fare una chiamata e chiamo George. Non lo saluto neanche, esordisco con un semplice: "Vieni a prendermi alla stazione di polizia." E riattacco. Mi portano in una cella e aspetto il mio agente. Ad un certo punto devono avermi fatto fare anche una deposizione. Non che ricordi molto. Ma almeno so mentire bene. O meglio, fingere bene. Non ho accennato minimamente alla ragazza. Non so perchè, ma voglio proteggerla, lasciarla fuori da tutta questa storia. Chissà come sarà traumatizzata di per sè, e trovarsi la polizia a casa.... sarebbe un'altra mazzata. E se posso, voglio risparmiagliela. Quando George arriva, non mi chiede niente. E posso dire di adorarlo per questo. Sa che quando, e soprattutto se, sarò pronto, parlerò. Ma adesso proprio non me la sento. Voglio solo dormire. George mi accompagna in hotel e prima di andarsene mi dice che ha annullato tutto quello che avevo programmato per il giorno dopo. Lo ringrazio e mi chiudo in camera. Prima di mettermi a letto mi faccio una doccia. E chi pensava che una semplice passeggiata si sarebbe trasformata in tutto questo casino? Mi infilo sotto le coperte con addosso solo dei pantaloni di una tuta e mi addormendo. Eppure, neanche in sogno la ragazza mi abbandona. La vedo rannicchiata nella via buia e non riesco a trattenermi dall'andarle vicino. Ed è come se la mia mente avesse memorizzato dettagli che non ero riuscito a vedere. Non so se sono solo frutto della mia fantasia oppure sono veri, ma vedo dei grandi occhi verde acqua, un viso scavato ricoperto da lentiggini troppo magro, i capelli ramati che le incorniciano il viso chiaro. E sembra così giovane e bella. Perchè lo è, ma non è la classica bellezza perfetta, è una bellezza che ti rimane impressa. Una bellezza fragile, fredda, quasi tenera. Perchè è quello che ispira la ragazza. Sembra quasi invitarmi ad abbracciarla, proteggerla. Ed è quello che vorrei fare. Proteggerla dal mondo. Almeno, è quello che penso prima di svegliarmi, prima di perdere il ricordo del sogno nei meandri della memoria. Prima che il suo viso venga sgretolato dalla realtà. Mi sveglio molto tardi, ma rimango nel letto a contemplare il soffitto, come se ci fosse scritto chissà cosa, chissà quale segreto, mentre invece è solo un soffitto azzurro. Mi alzo svogliatamente dal letto e mi passo una mano tra i capelli. Fortunatamente George mi ha prenotato una suite, così non devo dipendere da nessuno, men che meno dall'hotel. Vado al frigo e prendo un cartone del latte e ne bevo a canna, prendo una brioches e la mangio in due bocconi. Forse l'idea di George di eliminare tutti i miei impegni, non è stata una buona idea. Almeno avrei avuto qualcosa da fare, invece così sono tutto il tempo da solo, e ho un'infinità di tempo per pensare. E questo non mi entusiasma per niente. Avrò un giorno per pensare. E pensare. E pensare. Mi butto sul letto e prendo un libro, sperando che almeno quello mi distragga. Eppure quegli occhi lucidi e azzurri mi assillano, mi tornano in mente, brillano nella luce della notte come due piccoli diamanti. Oh... dei! Tom! Cosa mi succede? È una sconosciuta! Non è nessuno. L'hai salvata, lei è scappata e tu sei andato in gatta buia. Punto. Basta così, non c'è altro da aggiungere. Faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi. Non devo più pensarci. Basta ragazza da proteggere. Basta tutto. Sospiro e butto via il libro. Mi alzo e prendo una camicia e dei pantaloni, li indosso ed esco dalla suite. Prendo gli occhiali dalla giacca e li indosso, esco dall'hotel e mi confondo con la folla di New York. Cammino per un po' per strada, ho tutto il giorno libero e dovrò pure usare il tempo in qualche modo, camminare per la città mi sembra l'unica idea accettabile. Giro per un po' fino a quando non arrivo a Central Park. Mi siedo su una panchina e rimango a osservare l'erba verde e le piante e i fiori colorati. Chiudo gli occhi. E forse mi addormento un attimo. Quando mi sveglio il sole è a mezzogiorno sbuffo e mi alzo passandomi una mano nei capelli. Alzo gli occhiali sopra la testa e mi stropiccio gli occhi, quando apro gli occhi vedo una figura sfuocata con dei pantaloncini neri, dei lunghi capelli mossi e ramati. La pelle scoperta dei pantaloncini è chiarissima. Senza pensarci le corro dietro. Deve essere la ragazza di ieri sera. Deve essere lei. Se è uscita vuol dire che sta bene. Le corro in contro e le poggio una mano sulla spalla. La ragazza si gira e le sorrido. Ma il sorriso svanisce subito quando vedo due occhi neri, degli occhiali e delle labbra sottili. No, decisamente non è lei. Mi scuso con la ragazza imbarazzato e me ne vado. Ritorno in strada e quando mi giro vedo un'altra ragazza dai capelli ramati. E un'altra. E un'altra ancora. Dio... sto impazzendo. Ho bevuto del latte avariato? Torno all'hotel di corsa, evitando di guardare le persone che ho attorno. Mi chiudo nella suite e mi faccio una doccia. Mentre sono sotto il getto dell'acqua penso che.. non sia il latte avariato. Sono preoccupato per quella ragazza. Dannazione. Sono fatto così. Mi preoccupo sempre troppo degli altri. È il mio punto debole. Non so neanche dove andare a cercarla. Non so neanche dove ero, non so la strada, niente. Esco dalla doccia e mi stringo un asciugamano in vita. Non me la sento di uscire ancora. Sono appena tornato. E poi con il buio non devo indossare gli occhiali da sole, non devo mascherarmi, nascondermi. Mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Quando li riapro sta tramontando il sole. Prendo il telefono e trovo dieci chiamate perse di George e un suo messaggio. Mi chiede solo come sto. Lo liquido con un 'bene' e indosso un paio di jeans con una t-shirt nera e un giubbino di pelle. Esco dall'hotel quando comincia a fare buio. Prendo la metro e scendo alla stessa fermata di ieri. E comincio a camminare. Riesco a ricordare qualche strada ma è tutto un po' confuso. Alla fine riconosco un'insegna. Giro l'angolo che ho girato la sera prima e mi ritrovo nel vicolo di ieri. E lì, in un angolo, appoggiata al muro, c'è la ragazza di ieri. Un vestitino cortissimo nero, con le spalline sottili, con le mani si sfrega le braccia e le spalle. Ha degli stivali neri al ginocchio ed è truccata pesantemente. I capelli ramati, che oggi ho visto su tante ragazze, le cadono a onde sulle spalle. Mi avvicino alla ragazza e le poso una mano sulla spalla sorridendole. La ragazza si gira e mi sorride e posa la sua mano sulla mia e l'altra sul mio petto. Inverte le posizioni e mi ritrovo con la schiena sul muro. Mi accarezza il petto e alza piano il viso. Anche con i tacchi è parecchi centimetri più bassa di me. Quando mi guarda negli occhi il sorriso le scompare e si allontana da me tremando. Non so bene cosa sia successo. O meglio, l'ho capito, ma non voglio ammetterlo. La ragazza é una prostituta. Non so come ho fatto a non capirlo. Sto per dire qualcosa, qualcosa che non so neanche, quando la ragazza scappa. Ci impiego un attimo a connettere tutti i neuroni. Poi le corro dietro. Fortunatamente ha i tacchi e io sono più veloce di lei. La prendo per un braccio e la tiro delicatamente verso di me. La ragazza si dimena appena e cerca di tirarmi un pugno sul petto. A un certo punto si ferma e sospira appena. -Ok. B-basta che non mi fai male... io... faccio tutto quello che vuoi...- dice senza guardarmi negli occhi. La guardo e rimango a bocca aperta. -No. No! Guarda che io non voglio niente.- dico guardandola negli occhi. La ragazza abbassa di nuovo lo sguardo confusa. -E... e allora cosa vuoi? Perchè ieri mi hai salvato? Perchè sei tornato?- chiede guardandomi appena negli occhi. -Io volevo solo vedere come stai. Ero preoccupato.- La ragazza si libera da me e si allontana e scoppia a ridere tristemente. -Certo. Perchè uno va da una prostituta per chiederle come sta!- esclama ridendo. -Io... io non lo sapevo!- esclamo passandomi una mano tra i capelli. -Certo... perchè se lo avessi saputo non ti sarebbe interessato.- esclamò passandosi le mani sulle spalle. Capisco troppo tardi l'errore che ho fatto. Sono stato così stupido. -No! Lo avrei fatto comunque!- esclamo. Sospiro e mi tolgo la giacca e la poso sulle spalle della ragazza. Lei si allontana di colpo. -Non voglio la tua pietà.- dice ridandomi la giacca. -Io... non so neanche il tuo nome... ma ti assicuro che non lo faccio per pietà. Tienila la giacca, davvero. E volevo davvero vedere come stavi.- dico allontanando la giacca. La ragazza mi guarda e si stringe nella mia giacca troppo grande per il suo corpo gracile. -Kate. Mi chiamo Kate.- dice dopo un lungo silenzio. Sorrido. -Ciao Kate. Io sono Tom.- La ragazza sorride. E quando vedo quel sorriso penso che sia il sorriso più bello del mondo. Oddio. Non so cosa mi sta succedendo. Sorrido anche io. -Allora Kate... io... sembra stupido ma... non voglio lasciarti qui...- dico passandomi le mani tra i capelli imbarazzato. Kate mi guarda sorridendo dolcemente. -Tom... sei davvero... gentile ma no. Io devo lavorare ed è presto. E... sto perdendo tempo con te... scusa...- sussurra ridandomi la giacca e allontanandosi. La guardo allontanarsi. No. Non posso. Non sono capace. Non riesco a guardare Kate che va a... prostituirsi. Non posso. È... impensabile. Mi avvicino di nuovo a Kate e allontano l'uomo che le si é avvicinato. -Kate... andiamo. Non ti lascio assolutamente qui.- La prendo per un braccio e la porto via. L'uomo mi si avvicina. -Ehi... è mia! Aspetta il tuo turno.- dice alitandomi in faccia. Lo spingo contro il muro. -Lascia Kate. Non farà niente con te.- -E chi è Kate?- chiede spaesato. Alzo gli occhi al cielo e porto via la ragazza. Facciamo tutta la strada senza parlare. Non so a cosa pensa Kate. E non sono sicuro neanche di volerlo sapere. Quando arriviamo sotto all'hotel Kate si ferma. Torno in dietro e la guardo. -Io... non posso Tom. Davvero. Torno... indietro...- sussurra allontanandosi di nuovo. Mi passo una mano tra i capelli. -Kate... io voglio solo aiutarti... ti prego, fatti aiutare. Non guardare questo.. stupido hotel.- le sorrido e la prendo per mano. So che ci stanno guardando tutti. Kate di certo non passa inosservata. Stivali alti, vestito cortissimo. No, non passava inosservata. Ma decido bellamente di ignorare tutti e stringo la mano di Kate. Saliamo nella suite. -Allora.. facciamo che se vuoi puoi fare una doccia e ti lascio la camera da letto.- dico indicandole la porta del bagno. Le sorrido. -Vado a prendere il pigiama e ti lascio la camera.- dico prendendo i pantaloni della tuta e una maglia. Quando vedo che Kate si chiude in bagno mi cambio e mi stravacco sul divano. Sono ancora così confuso. Cosa sto facendo? Certo, la situazione di Kate è.. brutta, ma di sicuro non è l'unica ragazza che per sopravvivere si prostituisce. Se al calare del sole andassi, in una qualsiasi delle città che tanto mi piacciono, nei luoghi di periferia, ne troverei a centinaia. Non le ho mai cercate. Eppure lei è capitata sulla mia strada, ma come sto aiutando lei, perchè non posso aiutare anche tutte le altre? Chi sono io per aiutarne solo una? Tante ragazze, donne, condividono la stessa vita, vorrei solo poterle aiutare... penso chiudendo gli occhi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Tom Hiddleston / Vai alla pagina dell'autore: Eynieth