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Autore: Phoenix_01    04/05/2014    7 recensioni
Sono presenti spoiler della saga "Eroi dell'Olimpo"!
Hazel è la ragazza di Frank, ma prova un'inspiegabile attrazione verso quel ragazzo un po' basso, non esattamente carino, dalla pelle ambrata e i ricci neri.
Per Leo è un classico prendere una cotta per le ragazze fantastiche e carine, Hazel compresa.
Ma se questa volta fosse diverso?
Tratto dal testo:
{Con uno slancio in avanti e una rapidità inaudita, cinse con un braccio la vita della ragazza e la attirò a sé.
Con un sussulto, Leo si rese conto che il suo corpo e quello di Hazel aderivano perfettamente l’uno all’altro, e che la distanza tra il suo viso e quello di lei era di neanche un paio di centimetri.
Ma la cosa che lo sorprese di più, fu sentire che il cuore della ragazza, contro il petto del figlio di Efesto, faceva le capriole quanto il suo.
Il respiro di Hazel che s’infrangeva contro quello di Leo era una dolce carezza contro le sue labbra.}
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ora tu sei il mio presente e futuro

 

Hazel era seduta sull’ultimo scalino del secondo ponte, proprio accanto alla sala macchine.

Aveva provato e riprovato ad addormentarsi, ma, ogni volta che si avvicinava alla soglia del sonno, la porta rimaneva chiusa.

Dopo essersi rigirata fra le lenzuola per una manciata di minuti, una sensazione opprimente s’impossessò di lei e la costrinse ad uscire dalla cabina all’aria aperta.

La trireme greca veleggiava nel cielo notturno.

Le stelle sembravano alla ragazza dei fori di luce praticati su un grande telo scuro, così vicini che, se avesse allungato una mano, avrebbe potuto sfiorarne i bordi.

La figlia di Plutone inspirò a fondo e circondò le gambe con le braccia, tirandole al petto.

Una leggera brezza estiva le scompigliava i ricci castani e le solleticava le braccia nude.

Sebbene quel senso di soffocamento si fosse attenuato di un poco, continuava a sentire un nodo all’altezza dello stomaco.

E così, seduta su quell’ultimo scalino, lasciò i propri pensieri liberi di vagare.

Si domandava perché, perché proprio Percy e Annabeth si fossero dovuti sacrificare.

Loro che erano rimasti separati per sei mesi.

Loro che avevano una famiglia, delle persone che li amavano.

Perché non lei?

Hazel avrebbe tanto voluto prendere il posto di Annabeth: in fondo, non avrebbe neanche dovuto essere viva.

Sarebbe dovuta essere nelle Praterie degli Asfodeli, a vagare insieme alle altre anime che cercano di rammentare chi erano durante la loro vita terrena.

Ma, anche se fosse morta, sapeva che non si sarebbe dimenticata chi eri stata.

E questa, più che una benedizione, le appariva come un vile e crudele scherzo della natura.

Una maledizione.

Il fine dei morti era unicamente quello di scoprire chi erano stati una volta in vita, ma Hazel era convinta che a volte era meglio non sapere, piuttosto che sapere.

Perché, ricordando la propria identità, ci si sarebbe ricordati anche delle persone a cui si teneva: ci sarebbe stato uno scopo per il quale tornare in vita, scopo che mai sarebbe potuto essere soddisfatto.

E allora, l’unica cosa che restava da fare era abbandonarsi al dolore, con la consapevolezza che una barriera invalicabile ti separava dalle persone che ami.

 

Leo stava aggiustando un macchinario nella sala macchine.

Una volta terminato il compito, con la fronte imperlata di sudore, infilò il cacciavite nella cintura degli attrezzi e spalancò la porta.

Quasi sobbalzò, quando si accorse della presenza di Hazel, accovacciata sull’ultimo gradino della scala.

Ma la ragazza, siccome era di spalle, non lo notò.

Il figlio di Efesto accostò la porta, sbirciando da un piccolo spiraglio.

La prima cosa che si ritrovò a pensare, fu di quanto fossero belli i suoi capelli, una ciocca che le si arricciava più delle altre e che le ricadeva su una spalla, e a quanto gli sarebbe piaciuto accarezzarli, per sentire se quei riccioli fossero davvero così soffici come se li era sempre immaginati.

Quando si rese conto di star fissando Hazel da quelli che erano ormai minuti, Leo scosse il capo con forza.

“Ma che diavolo mi succede?”

Non si spiegava come mai, in presenza di quella ragazza, la gola gli si faceva improvvisamente secca e il cuore improvvisava un allenamento di aerobica.

Certo, Hazel era carina.

Era intelligente.

Era simpatica.

Era in gamba.

Ma, diamine, era la ragazza di Frank!

Insomma, anche se non era proprio il suo migliore amico, il figlio di Marte era uno degli eroi della Profezia.

E, provandoci con la sua ragazza, avrebbe solamente complicato la missione e creato un clima teso tra i sette semidei.

Inoltre, non era neanche convinto di quali sentimenti nutrisse Hazel per lui.

Non riusciva a leggere le emozioni che turbinavano dentro quegli occhi dorati, così diversi dai suoi.

Ma forse perché era più bravo con le macchine che con le persone.

Leo sospirò, e fece per richiudere la porta, con l’intenzione di attendere che la ragazza se ne andasse per poi uscire, quando un passante dei jeans s’impigliò in un gancio posto a lato della porta.

 

Hazel drizzò la schiena.

Aveva sentito dei rumori, ne era certa.

Lanciò un’occhiata oltre la propria spalla, ma tutto quello che riuscì a vedere fu la silhouette di qualcuno, probabilmente un ragazzo, che lottava davanti alla porta della sala macchine.

La ragazza si alzò, e in quello stesso istante si maledì per non aver portato con sé alcuna arma.

Lentamente, appoggiando l’intera pianta del piede per fare meno rumore possibile, si avvicinò all’ombra.

«Leo?!» esclamò stupita la figlia di Plutone.

La figura di Leo Valdez si stagliava alla luce della luna; stava armeggiando con un passante dei pantaloni, a quanto pare incastratosi.

«Oh, ehm… ciao» disse il ragazzo sfoderando un sorriso. «Bella serata, eh?»

Hazel si accigliò.

«Che stai combinando?»

«In realtà, la mia intenzione era quella di uscire dalla sala macchine per andarmene a dormire, ma, a quanto pare, i miei pantaloni non sono d’accordo.»

E indicò il punto in cui il passante si era impigliato.

Hazel sbuffò.

«Fa’ vedere.»

La ragazza si avvicinò al figlio di Efesto, esaminando con occhio critico il gancio.

«Sembra proprio che tu li abbia impigliati per bene» commentò.

Poi si girò a guardarlo negli occhi.

Per poco non trasalì, quando si rese conto che i loro nasi quasi si sfioravano.

I suoi occhi si fermarono sulla fossetta sulla guancia destra del ragazzo, sulla sfumatura color caffè dei suoi occhi.

Tutte cose a cui non aveva mai fatto caso, e che era notabili solo da quella vicinanza.

Quando si accorse che lo stava osservando, distolse lo sguardo imbarazzata e cominciò ad armeggiare con il passante dei jeans.

«Uffa» sbuffò la figlia di Plutone. «Non riesco a disincastrarlo!»

«Aspetta» disse Leo. «Forse provando insieme ce la facciamo.»

Hazel annuì.

Il figlio di Efesto sfiorò il dorso della mano della ragazza, e quest’ultima ebbe un tuffo al cuore.

“Sta’ calma.” S’impose. “Leo è solo un amico. Solo e soltanto un amico.”

Ma, più se lo ripeteva, meno ci credeva.

Hazel scosse la testa, come per cacciare via quei pensieri, e iniziò a tirare il passante verso di sé.

La buona notizia, fu che riuscì a liberare i pantaloni di Leo dal gancio.

Quella cattiva, che aveva esercitato troppa forza e che si stava sbilanciando all’indietro.

 

«Ehi, guarda! Ce l’abbiamo...»

Quando Leo alzò gli occhi verso Hazel, si accorse con orrore che quest’ultima stava cadendo all’indietro.

Con uno slancio in avanti e una rapidità inaudita, cinse con un braccio la vita della ragazza e la attirò a sé.

Con un sussulto, Leo si rese conto che il suo corpo e quello di Hazel aderivano perfettamente l’uno all’altro, e che la distanza tra il suo viso e quello di lei era di neanche un paio di centimetri.

Ma la cosa che lo sorprese di più, fu sentire che il cuore della ragazza, contro il petto del figlio di Efesto, faceva le capriole quanto il suo.

Il respiro di Hazel che s’infrangeva contro quello di Leo era una dolce carezza sulle sue labbra.

Leo si sentiva la faccia in fiamme, e anche le gote di Hazel erano rosso porpora.

Il ragazzo frugò nella mente alla ricerca di una battuta o un’azione che lo liberasse da quella situazione a dir poco imbarazzante (e che non fosse quella di annullare la già minima distanza che c’era tra le loro bocche), ma, prima che potesse anche solo formulare un pensiero, Hazel si protese verso di lui e lo baciò.

E in quel momento, il cervello di Leo si svuotò completamente.

Fu come se l’Argo II scomparisse, se i loro amici scomparissero, ed esistessero solo loro due.

Lui, Hazel e quel bacio.

Quando si staccarono, gli occhi della figlia di Plutone scintillavano a tal punto che a Leo parve di immergersi in un mare dorato.

Il ragazzo era abbastanza sicuro di avere assunto un’espressione un po’ folle, ma non gli importava.

Abbracciò Hazel, passandole una mano fra quei ricci color cannella che aveva sempre bramato di toccare e inebriando il profumo al gelsomino che emanavano.

«Hazel...» sussurrò Leo «ti prego, dimmi che non lo hai fatto perché ti ricordo Sammy... e poi, come faremo a dirlo a Frank? Senza contare...»

Prima che potesse terminare la frase, la ragazza si sciolse dall’abbraccio e piantò i suoi occhi nei suoi, con un’espressione seria e risoluta.

«Shhh...» disse Hazel appoggiandogli l’indice sulle labbra e addolcendo l’espressione «Stai tranquillo.

Per quanto riguarda Frank, non ti preoccupare: ho già parlato con lui e chiarito la situazione.

Temo di aver confuso il semplice affetto con qualcosa di molto più grande: Frank è come un grosso orsacchiotto bisognoso di tenerezza e di qualcuno che lo capisca, e io sono capace di offrirgli solamente questo. Nulla di più.

So che soffrirà, e mi dispiace davvero di farlo star male, ma credo che dargli false speranze lo farebbe sentire ancora peggio. Non mi va di continuare a giocare con i suoi sentimenti: non se lo merita.

Nel frattempo, ho capito che cominciavo a provare qualcosa per te.

Inizialmente, credevo che fosse solo perché somigli a Sammy, ma, anche da quando abbiamo condiviso quel flashback e abbiamo scoperto che è il tuo bisnonno, i miei sentimenti non si sono affievoliti come speravo, anzi.

Avevo solo troppa paura di ammetterlo, poiché la situazione si stava ingigantendo sempre di più e iniziava a sfuggirmi di mano.

Ma ora ho capito.

Leo, Sammy apparteneva alla mia vita passata. E tu mi piaci non perché sei identico a lui, ma perché sei tu. Perché sei Leo. Mi piace il modo in cui ridi, in cui ti sistemi un ricciolo ribelle dietro all’orecchio, in cui tamburelli con le dita sul tavolo. Mi piaci tu. Ecco perché ti ho baciato. Sammy era il mio passato. Ora tu sei il mio presente e futuro.»

 

Hazel fece un respiro profondo.

Aveva pronunciato quel discorso in un solo respiro, e aveva bisogno di riprendere fiato.

Aspettò la reazione di Leo per quelli che le sembrarono secoli e, quando notò i suoi occhi lucidi, si sentì mancare l’aria.

«Oh miei dei, Leo! Ho detto qualcosa di sbagliato? Di male? Santi numi, sapevo che non dovevo dirtelo, lo sapevo...»

«Non dovevi dirmelo?!» Ripeté incredulo il figlio di Efesto, regalandole un sorriso che alla ragazza parve il più bello del mondo. «Hazel, certo che a volte sei peggio di me!»

Dopodiché la prese in braccio, facendola volteggiare sul ponte come se fosse priva di peso.

E Hazel rise, una risata cristallina che riempì l’aria e che riecheggiò fin sulle cime più alte delle montagne.

Perché era in quel momento che la figlia di Plutone si sentì, per la prima volta, davvero viva.

 

 

Nido della Fenice

Salve a tutti lettori e scrittori, sono tornata con una nuova storia, questa volta basata su una delle saghe che adoro di piu': "Percy Jackson"!

Non so per quale assurdo motivo io shippi alla follia i Lazel (mmm... vediamo... forse perche' sono cosi'... ehm... shippabili?), ma sta di fatto che non sopporti Frank (mi scuso per tutti coloro a cui il personaggio piace: e' un'opinione personale, non universale) e che sia follemente innamorata del Bel Tenebroso, il Superfigaccione Deluxe (vedi: Leo, "Eroi dell'Olimpo-Il Marchio di Atena", incontro con Narciso).

Purtroppo, so già chi sarà il suo "vero amore" (maledetto Wikipedia!), e per questo mi sto deprimendo alla grande.

Ma (ehehe!) il vecchio zio Rick non sa che esistono le fanfiction e che ci sono io a infilare coppie impossibili in ogni dove!

Attento a te Rick Riordan, perché se uccidi Leo, giuro sullo Stige che mio padre lo verrà a sapere!!!

Ok, sto delirando.

Detto questo, mi piacerebbe se mi lasciaste il vostro parere: dove devo migliorare eccetera.

Anche le critiche vanno bene, purché siano costruttive!

Spero che questa one-shot vi sia piaciuta.

Alla prossima storia.



-Phoenix_01


PS: non leggete i miei scleri nell'angolo autrice, ne va della vostra sanità mentale e psicofisica.

  
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