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Autore: seasonsoflove    05/05/2014    13 recensioni
"Era quasi ora di pranzo alla Storybrooke High School, e Belle era seduta in classe insieme ai suoi compagni.
Belle era la tipica ragazza...atipica.
Graziosa ma di una bellezza antica, di classe. I lunghi capelli rosso scuro leggermente mossi, la carnagione pallida, le guance rosee, gli occhi di un azzurro irreale, il viso tondo, e il corpo minuto."
AU!Highschool - Young!Storybrooke.
Pairing (Rumbelle/SwanQueen e altri possibili)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Valentine's day, part two.







“Dimmi qualcosa che non so di te…qualcosa di sorprendente” disse Belle sbucando improvvisamente da dietro uno scaffale.
“Me la sono fatta addosso giocando a football quando avevo dieci anni”
“Ma dai, queste cose sono banali! Capitano a tutti!”
“A te è successo?”
“No perché non gioco a football! Dai, voglio sapere qualcosa di davvero…inaspettato!”
Lui sfogliò un libro in silenzio.
Erano in biblioteca da circa due ore; prima avevano cenato da Granny’s, cercando di non ridere di fronte alle orribili decorazioni di San Valentino sparse per tutta la tavola calda.
Una volta giunti all’edificio, erano entrati velocemente dalla porta sul retro, senza fare rumore; dopodiché si erano diretti verso l’archivio e lì…Belle si era data alla pazza gioia.
Robert l’aveva guardata felice, pensando che era stato lui a permettere che fosse così contenta, che lui le aveva fatto quel regalo e che quel loro appuntamento era la cosa più bella che gli fosse mai capitata.
“Allora?” insisté Belle.
“Allora cosa!? Sto leggendo!”
“Bugiardo! Smettila di ignorare la mia domanda e stupiscimi!” disse lei, accarezzando la copertina di un libro particolarmente vecchio.
Gold alzò gli occhi al cielo.
Lei sorrise sbattendo leggermente le ciglia.
Come faceva a deluderla se continuava a guardarlo con quei sui occhioni blu…
Ma cosa poteva raccontarle?
Poi l’illuminazione. Si sedette sul tavolo e sorridendo iniziò a slacciarsi i bottoni della camicia partendo dal colletto.
Belle sgranò gli occhi.
“Okay, quando ti ho detto di stupirmi non intendevo in questo senso! Non serve che ti spogli!”
“Aspetta di vedere.”
“Non se ne parla! Non si fanno queste cose al primo appuntamento!”
Robert scoppiò a ridere, mentre Belle lo guardò indignata.
Ma lui si fermò appena sotto il petto, afferrò il colletto e la parte superiore della camicia, la tirò fino a scoprire la spalla.
Lo sguardo di Belle mutò dall’indignato allo stupito e poi al divertito nel giro di pochi secondi.
“Oddio, questa sì che è una sorpresa!”
Sulla spalla, tatuata in nero, c’era una bella lucertola con tanto di coda e zampette. Insomma, una lucertola coi fiocchi! (*)
“E tu che credevi che mi sarei spogliato!”
“Non si sa mai con voi uomini.”
“Mi ritengo offeso!”
“Posso…?” Chiese Belle avvicinandosi ed allungando il braccio verso Gold.
“Sì, certo.”
Si avvicinò e lentamente gli appoggiò la mano sulla spalla.
Seguì il contorno del tatuaggio col dito (strappandogli un brivido che non passò di certo inosservato), e si fermò sulla testa dell’animale.
Robert deglutì, sentendo la pelle bollente dove la ragazza l’aveva appena toccato.
“Come mai?”
“Ero ubriaco.”
“Tanto per cambiare…”
“No, era una situazione speciale…era una delle mie prime sbronze. Avevo litigato con Regina ed ero andato al Rabbit Hole con Killian…E la mattina dopo mi sono svegliato con questo.”
“Se n’è fatto uno anche lui?”
“Sì. Un’ancora e il nome di una nave, Jolly Roger credo…sulla schiena.”
“Che cattivo gusto!”
“In effetti…”
“Non che il tuo sia meglio.”
Robert si coprì sdegnosamente la spalla e le lanciò un’occhiata di superiorità.
In quel momento Belle realizzò di essere pericolosamente vicina al viso del ragazzo, e il suo sguardo cadde inevitabilmente verso il basso vagando dal collo al petto. La camicia era ancora slacciata, quasi a regola d’arte.
Come ipnotizzata alzò nuovamente la mani e la poggiò sul petto di Gold. Voleva sentire di nuovo la sua pelle calda. Le era piaciuta la sensazione che aveva provato toccando la sua spalla.
Robert rimase immobile, trattenendo il respiro. Dopodichè avvicinò senza pensarci il viso a quello di Belle.
Le loro bocche si fermarono a pochi centimetri di distanza l’una dall’altra quando dall’ingresso, un piano più sopra, si udì il rumore di una porta cigolante.
“Merda” mormorò Robert.
“Cos’è stato!?” disse Belle staccandosi rapidamente e guardandosi intorno allarmata.
“Il custode!”
 
 
 

 
 
So don't go breaking my heart
I won't go breaking your heart
Oh yeah
Don't go breaking my heart
 
“Che razza di posto…” borbottò Emma guardandosi intorno.
Regina l’aveva trascinata in quello che pareva essere il bar più alla moda di Storybrooke. Per un momento aveva sperato che avrebbero semplicemente bevuto e mangiato qualcosa da Granny’s (era lì da pochi mesi ma Granny’s era già il suo posto preferito), ma in effetti, conoscendo Regina, non c’era speranza di finire a mangiare patatine fritte in una tavola calda.
“Non le piace?” chiese Regina indifferente, individuando un tavolo un po’ appartato rispetto agli altri e dirigendosi verso quello.
“No…è che…è molto chic.”
“Cosa si aspettava?”
“Va bene, è solo che non ci sono abituata” disse Emma a disagio, sedendosi.
“E a che bar è abituata?” chiese Regina inarcando le sopracciglia.
“Caffetterie credo. E pub!” borbottò l’altra.
Rimasero un momento in silenzio.
Regina si lisciò la gonna, accavallò le gambe e iniziò a guardarsi intorno con curiosità, per vedere se individuava volti conosciuti.
Non la faceva impazzire l’idea di farsi vedere in giro la sera di San Valentino con la sua professoressa di psicologia, per questo aveva scelto un tavolo meno in vista che comunque le potesse offrire una visuale sulla clientela.
Arrivò il cameriere e chiese le ordinazioni.
Emma fissò Regina imbarazzata. Che diavolo si beveva in quei posti? Lei era abituata a qualche birretta con gli amici…
“Un martini, grazie.” Disse la mora sorridendo.
“Per me lo stesso” rispose Emma.
“Posso vedere un documento d’identità signorine?” disse il cameriere.
Emma sgranò gli occhi e Regina sogghignò, tirando fuori un tesserino dalla borsa.
“Lana Parrilla?” chiese il ragazzo dubbioso, guardandola in faccia.
“Sono di origine ispaniche” rispose Regina come se fosse la cosa più naturale dell’universo.
Emma porse anche lei il suo tesserino.
Il cameriere sparì e ritornò poco dopo con i drink.
“Lana Parrilla.”
“Tutti hanno un documento falso qui a Storybrooke.”
“Lo so, cosa credi? Anche io ne avevo uno all’epoca.”
Brindarono.
Appena Emma assaggiò il drink, le sfuggì una smorfia disgustata.
“Non le piace?”
“Me…me l’aspettavo diverso.”
“Non aveva mai assaggiato un martini?”
“La cosa ti stupisce?”
“Beh sì. Credevo che nel posto da cui proviene lei la vita fosse più…emozionante. Sa, le grandi città…”
“Era così infatti. Ma non tutti hanno gli stessi mezzi. Io non ho avuto tempo per girare nei locali alla moda…ho dovuto laurearmi in fretta.”
Regina fece un mezzo sorrisino ironico.
“Sei una ragazza fortunata, Regina, più di quanto credi.”
“Se sapesse come stanno davvero le cose non lo penserebbe.”
“Come stanno le cose? Ho letto quella lettera.”
“Allora dovrebbe aver capito.”
“L’unica cosa che vedo è una normalissima ragazza di diciotto anni, molto bella, che ha una miriade di opportunità davanti a lei e si lascia condizionare e immobilizzare continuamente dalle persone sbagliate, dai pregiudizi e…cazzate varie” concluse facendo un vago gesto con la mano.
 
So don't misunderstand me
You put the light in my life
Oh you put the sparks to the flame
I've got your heart in my sights
 

“Quindi sono permesse le parolacce?”
“Siamo in un’ambiente informale.” Tacque un momento e poi riprese “Comunque in effetti è meglio evitare.”
Regina annuì leggermente.
“Dunque” disse Emma. “Sto ancora aspettando una spiegazione per la lettera.”
“Come sa che l’ho scritta io?”
“Non parli molto, ma mi sono fatta un’idea su quello che potrebbe essere il tuo stile.”
“Poniamo che l’abbia scritta io. Che guai potrebbe portarmi?”
Emma la fissò stupita.
“Guai?”
Regina non rispose e la guardò diffidente.
“Sì, guai.”
“Non capisco che guai dovrebbe portarti. E’ un bene che tu abbia trovato un modo così produttivo per sfogarti.”
La mora inarcò le sopracciglia, poi alzò le mani.
“Allora tutto bene, se lo dice lei!” disse poi.
“Tra le altre cose, scrivi molto bene. Hai mai pensato ad unirti al giornalino scolastico?”
“Con la French? E la Glocke? E Gold!? Sicuro!” disse l’altra sarcasticamente.
“Immagino di no…” mormorò Emma.
 
Don’t go breaking my heart
I won’t go breaking your heart
Don’t go breaking my heart
 
Nobody knows it
When I was down
I was your clown!
 
 
“Dio, che schifo di canzone” disse Regina con sguardo annoiato.
“Come?”
“La canzone. Non la sopporto” ripetè l’altra, finendo il suo martini.
“Perché? E’ una bella canzone, anche se ha fatto il suo tempo.”
“Ma le ha ascoltate le parole?”
Emma finì il suo drink lentamente.
“Sono belle parole.
“Sono stronzate.”
“Hai vissuto abbastanza da poterlo dire con sicurezza?”
Regina incrociò le braccia e le lanciò uno sguardo torvo.
“Mi piacerebbe farti cambiare idea, sai” disse la bionda sorridendo.
“Sulla canzone o sul concetto che c’è dietro?”
“Su entrambe.” Rispose l’altra.
“Non vedo come questo sia possibile.”
“Troverò il modo!” rispose Emma.
 
Don’t go breaking my heart
I won’t go breaking your heart
 
 
 
 

 
Tink ed Ariel chiacchieravano allegramente al miglior ristorante cinese di Storybrooke, Mushus’ Cave.
Avevano infine deciso di mangiare qualcosa insieme per poi dirigersi a prendere qualcosa da bere e magari fare qualche incontro interessante.
 “Quindi tu non ti vedi con nessuno?”  chiese Tink curiosa mentre addentava uno dei suoi involtini primavera.
“Purtroppo no.” Rispose Ariel mogia.
“Ma…c’è qualcuno che ti piace?”
“Più tardi, dopo aver bevuto qualcosa, te lo dico.”
“Oddio, allora la risposta è sì! E’ qualcuno della scuola?”
“Forse…” disse Ariel enigmatica.
Tink borbottò qualcosa infastidita sul fatto che non le piaceva aspettare.
“Dai!” riprese poi incalzante.
“Non se ne parla neanche! Mi vergogno a dirlo!” ridacchiò Ariel.
“Allora è qualcuno di imbarazzante.”
“Non proprio…”
“Lo conosco?”
“Certamente sì!”
Improvvisamente il cellulare di Tink squillò.
 
Killian Jones
 
“Ma che cosa…”
 “Beh? Non rispondi?”
Tink rispose.
Sentì un rumore infernale, musica, tintinnio di bicchieri e urla sguaiate.
“Pronto?” disse, cercando di rimanere calma ed educata.
“GLOCKE!” Urlò la voce di Killian dall’altra parte del telefono.
“Jones.”
Ariel sgranò gli occhi.
“Ciao, senti. C’è una festa…qui…siamo qui” blaterava cose insensate, mentre i suoi amici urlavano in sottofondo.
“Buon per te. Perché mi hai chiamata?”
Ariel le fece segno di continuare la conversazione.
“Sì siamo qui…Rabbit Hole! Allora vieni, vero? Perché tutti mi chiedono di te…” Continuava a parlare e metà delle parole si perdeva nel frastuono.
Tink allontanò il cellulare dall’orecchio, disgustata.
“Beh?” sussurrò Ariel.
“E’ Killian Jones. Mi ha chiesto se voglio andare ad una festa al Rabbit Hole!”
“Oh mio dio!” strillò l’altra eccitata.
“SEI SOLA?” Urlò Jones dal telefoono.
“No io…sono con un’amica” rispose Tink.
“Benissimo. Porta anche lei. Vi aspetto qui eh, chiamami quando siete all’entrata.”
Riattaccò.
Tink ed Ariel si guardarono al di sopra dei loro piatti vuoti.
“Andiamo!” disse la rossa con gli occhi luminosi.
“Stai scherzando…vuoi davvero andare a quella festa?”
“Quando ti ho detto che mi piaceva qualcuno a scuola…” iniziò Ariel alzandosi, prendendo la borsa e il portafogli “Intendevo lui.” Concluse sorridendo ed indicando il cellulare.
 
 
 
 
 
 
Hey heart, on the road again, moving on, forward
See the stars, won’t break the bones
They’re in the car, on the highway
 
“Non ci credo, ce l’abbiamo fatta!” esclamò Belle sollevata, sedendosi su una panchina.
“E continui a dubitare di me” rispose Gold scrutandosi le unghie.
“Faccio bene! Avevi detto che non c’erano allarmi e per poco non siamo finiti dritti alla centrale di polizia!”
“Non ci sono allarmi infatti! Era il custode, non l’allarme…e non saremmo finiti in centrale!” ribatté lui piccato.
Rimasero un momento in silenzio.
“Che facciamo ora?” chiese poi Robert.
Non voleva che il loro appuntamento finisse, e soprattutto non così.
“Mio padre non è in casa” rispose Belle semplicemente.
“Oh…bene…sta…lavorando?”
“Sì, a San Valentino ha sempre molto da fare e a fine giornata deve riordinare tutto” spiegò lei.
“Okay…”
“Quindi…potremmo andare a casa mia” proseguì Belle esitante.
 
It’s so magical, feeling, that no one’s got a hold
 
“Okay. A fare…?”
Belle si lisciò la gonna, si alzò dalla panchina, gli si avvicinò lentamente, e lo afferrò per la cravatta attirandolo a sé.
“Quello che abbiamo lasciato in sospeso poco fa…?”
 
 
Your heart can list the all, happiness you know
 
Gold deglutì.
“O-Okay!”
 

 
 
This is your heart, it’s alive
It’s pumping blood
It’s your heart, it’s alive
It’s pumping blood
And the whole wide world is whistling
 
 
 
Tornando dal bancone con l’ennesima birra in mano, Tink rimase immobile di fronte allo spettacolo che le si parava davanti.
Ariel, appoggiata al tavolo da biliardo, baciava Killian Jones senza il minimo pudore.
Entrambi erano considerevolmente alticci, ma questo non impediva loro di dare spettacolo.
E in quel momento Tink provò una strana, vellutata rabbia e una sensazione mai provata prima di allora: gelosia.
Non era forte.
Non era un sentimento travolgente. Era fastidioso, tutto qui.
La infastidiva pensare che nonostante Jones ci avesse ripetutamente provato con lei, fosse pronto a dimenticarla per la prima ragazza disponibile.
Tink non era una ragazza facile, le piaceva essere corteggiata e conquistata, e nonostante tutto le attenzioni del ragazzo le avevano quasi fatto piacere.
Ci aveva fatto l’abitudine ormai.
Ora più che mai però, era chiaro che lui non era interessato a lei. Non particolarmente.
Era interessato al genere femminile.
Non poteva di sicuro prendersela con Ariel, a lei Killian piaceva, gliel’aveva detto.
Con la birra in mano uscì spedita dal locale, e dopo aver fatto qualche metro si sedette sul gradino del marciapiede.
“Hey bellezza, ci facciamo un giro?”
Era stato un tipo sulla trentina a parlare. Barba scura, capelli lunghi neri, occhi blu.
“E tu chi saresti?”
“Barbanera!” biascicò un suo amico ridendo ed indicandolo, scatenando altre risate generali.
Tink fece una smorfia di disgusto e si allontanò spedita.
Svoltò l’angolo.
“Biondina!”
“Ascolta bello, non ho intenzione di-“
Si bloccò bruscamente ritrovandosi di fronte a Killian.
“Oh. Scusa. Credevo fosse uno di quei tizi che mi hanno importunata prima.”
“Ti hanno importunata? Vuoi che dia loro una lezione?” disse subito l’altro.
“Ehm…no.”
Gli diede le spalle e riprese a camminare intorno al locale.
Lui la seguì.
 
 


 
Hey heart, on the road again, driving stand, forward
 
 “Un altro drink?” chiese Emma.
“E lei sarebbe una professoressa di psicologia? E’ il terzo!” chiese Regina incredula, cominciando definitivamente a sentire gli effetti dell’alcool.
Emma sbuffò e scosse la testa.
“Ogni volta che mi chiamate – professoressa – mi sento una vecchia zitella cinquantenne.”
“Zitella?”
“Sì. Sono single, perciò…vedi? Capisco perfettamente come ti senti!”
“Ha anche una madre frustrata che sfoga su di lei tutti i problemi della sua vita? E che continua a ricordarle che enorme fallimento lei sia, nonostante si impegni per renderla orgogliosa?”
Emma tacque un momento.
“No. Però ho una madre e un padre iperprotettivi che mi portano la colazione a letto.”
“Beh, quello non è male!”
“A ventotto anni lo è.”
“Perché non si trasferisce?”
“L’ho fatto. Mi hanno seguita.”
Regina ridacchiò mentre Emma la guardò torva.
“Mi scusi” disse poi, chiamando il cameriere che passava vicino al loro tavolo “Altri due di quei…quei…martini.”
“No!” esclamò Regina “Prendiamo un vodka lemon questa volta!”
“Oh. Va bene. Due vodka lemon!”
Dopo un po’ Regina disse.
“Non potrebbe mai sembrare una zitella cinquantenne comunque”
“Ah no?”
“No. Lei è troppo carina per rimanere zitella.”
Emma sorrise, stranamente e piacevolmente sorpresa da quel complimento.
I drink arrivarono e le due brindarono allegramente.
 
 See the stars, won’t take his course
Got the band and…
 
 

 
 
“Hai visto che bel San Valentino? Non puoi certo dire che io non sappia organizzare una bella serata!” disse allegramente Killian, interrompendo il silenzio.
Lui e Tink erano in strada, svogliatamente appoggiati al muro.
“Un San Valentino da ricordare!” esclamò lei sarcastica.
“Sicuramente migliore di quello che avresti passato a casa da sola.”
Lei alzò gli occhi al cielo, sapendo in cuor suo che il ragazzo aveva tragicamente ragione.
Killian infilò le mani in tasca e si guardò intorno.
“Quella è Regina!?” esclamò poi all’improvviso.
“Mh?” rispose Tink distratta. Al momento stava trafficando con un pacchetto di sigarette che aveva rubato ad un tizio del Rabbit Hole.
“Regina!”
“Boh, sì, sarà lei” rispose l’altra disinteressata.
“Non è sola però” borbottò lui scrutando l’orizzonte.
“Si sarà trovata un nuovo fidanzato. Era anche ora, cominciava ad essere patetica con quello sguardo da frustrata…”
“Non credo abbia un nuovo fidanzato” rispose Killian lentamente.
“Perché?”
“Vieni a vedere tu stessa.”
Tink si avvicinò a lui e guardò la strada. Dall’altra parte del marciapiede, in fondo alla via, Regina ed un’altra donna camminavano affiancate. Una donna bionda.
“Ma che diavolo…” disse lei stringendo gli occhi.
“Regina si scopa la Swan. Non ci credo!” esclamò poi Killian battendo le mani.
“Ma sei impazzito!?” gli sibilò Tink  “Intanto parla piano. Poi non dire certe cose, neanche per scherzo.”
“Dio, cosa non darei per vederle a letto insieme.” Mormorò lui incantato.
“Smettila e fammi vedere cosa succede!”
“Cosa vuoi che succeda!? Svegliati biondina, se due donne escono insieme la sera di San Valentino può succedere una sola cosa. Ed è una cosa che pagherei oro per vedere!”
Tink sbuffò. Jones era un idiota. Era chiaro che le due erano in atteggiamento assolutamente professionale. Camminavano vicine ma non eccessivamente, chiacchieravano tranquillamente, sorridendo, come due amiche non troppo intime.
Ma in ogni caso, quella storia la incuriosiva molto. Più del dovuto.
Doveva saperne di più, appena arrivata a casa avrebbe scritto a Belle per chiederle il suo parere.
“Secondo te chi è l’attiva e chi la passiva?”
Lei non rispose.
“Per me Regina è attiva. Però anche la Swan, con quelle belle braccia muscolose…” continuava a blaterare Jones emozionato.
Tink le fissò finchè non sparirono dietro l’angolo, dopodichè Killian perse interesse.
“Senti un po’ stai bene, vero? Torniamo dentro. Fa freddo qua, e dentro ci si diverte di più” riprese lui vuotando il suo bicchiere (di plastica) di whiskey.
“Tu ti stai divertendo con Ariel. Io non molto.”
“Allora ci hai visti!”
“Era un po’ difficile non vedervi, non vi stavate esattamente nascondendo.”
“Sei gelosa!” esclamò Killian ridendo.
“Idiota.”
 
It’s the best of world’s feeling, like nothing can go wrong
Hear the sirens, the world, you catching on
 
“Quindi fammi capire, io ti piaccio.” Disse lui amabilmente.
“Quando avrei detto questo?”
“Sei gelosa della tua amica rossa di cui ho già dimenticato il nome, questo mi fa capire che sei chiaramente cotta di me.”
“Ma smettila” sbuffò lei.
“A me tu piaci molto” continuò lui “Ma sei un po’ fredda, e anche acida a volte.”
Tink si bloccò.
Lei non era acida.
Proprio per niente.
 
This is your heart, it’s alive
It’s pumping blood
It’s your heart, it’s alive
It’s pumping blood
And the whole wide world is whistling!
 
Si girò di scatto, afferrò Killian per il bavero della giacca di pelle e lo baciò.
Sentì prontamente le mani del ragazzo afferrarla per i fianchi e attirarla a sé.
La sua bocca sapeva di whiskey ma non era male.
Anche se poco prima aveva baciato Ariel, non era male.
Sentì la barba del ragazzo pungerle leggermente le guance e infilò le mani nei suoi capelli corvini.
Non era per niente male.
 
 
It’s your heart, it’s alive
It’s pumping blood
 
 
 
 
Belle aprì la porta di casa ed entrò, ma vedendo che Robert non la seguiva si fermò bruscamente.
“Non vieni?”
“Io…sì”
Appoggiarono le loro cose nell’ingresso, dopodiché i strofinarono entrambi le mani leggermente imbarazzati.
“Beh…non è un granché, ma è casa*!” disse Belle.
Si avviarono in soggiorno.
La casa non era grande, ma era accogliente.
Il legno chiaro dava un che di caldo e famigliare alle stanze. C’era un leggero odore di fiori, e in effetti, c’erano mazzi di fiori un po’ ovunque.
Sul tavolino del soggiorno e su quello della cucina, sul davanzale, nel sottoscala…
“Mio padre li porta a casa dal lavoro…sai…non riesce sempre a venderli tutti…” borbottò Belle a mo’ di scusa.
“Mi piacciono. Sono colorati e hanno un buon profumo” le rispose Gold sorridendo. Poi le sfiorò il braccio dolcemente, e le accarezzò la mano.
“Scusa io…non ti ho ancora chiesto se vuoi qualcosa. Ho thè, succo, caffè…”
“Non bevo caffè”
“Oh! Bene, neanche io, ma-”
“Lo so che non bevi caffè. Me lo ripeti circa ogni volta che usciamo” disse Robert.
Entrambi sorrisero imbarazzati.
“Comunque un thè andrebbe benissimo, grazie”
La cucina era piccina ma ben fornita. Sugli scaffali erano esposti in bella vista moltissimi libri di ricette e gli strumenti più curiosi.
“Ti piace cucinare?”
“Mi piace fare dolci” rispose Belle indaffarata col bollitore.
“Aspetta, ti aiut-“
“No! Non serve. Dai sii buono, lasciami fare la padrona di casa! L’altra volta l’hai fatto tu!” lo guardò con sguardo supplicante.
“Come vuole lei signorina French” e si inchinò ironicamente.
La ragazza sembrava parecchio nervosa. Continuava a schizzare da una parte all’altra della cucina, prendendo un sacco di cose e dimenticandole un po’ ovunque.
“Zucchero…thè…ma non mi hai detto a che gusto lo vuoi! Ho cannella, cioccolato, frutti di bosco, vaniglia, pesca, thè rosso, thè nero…vuoi anche i biscotti? Ci sono quelli al cioccolato e poi-“
“Belle…”
“Stanno bene con il thè alla cannella, però a casa tua avevamo bevuto thè alla cannella, magari preferisci qualcosa d’altro“
“Belle”
“Però in realtà per me è uguale, cioè devi dirm-“
“Belle!”
Mentre la ragazza trafficava con bollitore e tazze senti due braccia cingerle dolcemente la vita.
Robert le diede un rapido bacio sul collo, facendola rabbrividire, e poi appoggiò la guancia alla sua.
“Stai tranquilla”
“E’ solo che…voglio fare una cosa…bella”
“Tu sei bella. Stare con te, qui in casa tua…è bello. Fare qualunque cosa con te è bello” le sussurrò dolcemente.
Belle si girò e si trovò a pochi centimetri dalle sue labbra; lui avvicinò il viso ma la ragazza lo fermò poggiandogli un dito sulla bocca.
Sorrise.
“Dopo il thè!”
Belle versò il contenuto del bollitore in due tazze. Alla fine aveva scelto il thè alla cannella.
“Okay, ora fila in soggiorno!”
“Cosa?”
“Mi hai sentita! Voglio portarti un bel vassoio!”
“In realtà mi piacerebbe vedere la tua camera. Posso?”
“Ah…ma certo! E’ la porta sulla destra nel corridoio!”
 
Mentre Belle spadellava in cucina, Robert dopo un breve giro di ricognizione in soggiorno, entrò nella sua camera.
Era piccola, ben arredata ed estremamente profumata.
Rabbrividì sentendo nell’aria il profumo della ragazza.
Il lettone era grande e sembrava decisamente soffice; gli scappò un sorriso pensando a Belle addormentata lì, o magari mentre piangeva per il finale di un libro strappalacrime.
In effetti c’erano libri un po’ ovunque.
La libreria era gigantesca, occupava da sola metà camera.
Poi vi erano una bella scrivania di legno e una finestra con un divanetto incassato nel davanzale.
Robert si avvicinò ad una mensola, attratto dalle foto.
Ve n’erano un paio recenti di Belle e suo padre al mare e alcune molto vecchie di lei da piccolina (era già così rossa a due anni, e i suoi occhi erano già così azzurri).
Il suo sguardo venne catturato da una foto che ritraeva la giovane con una bella donna, rossa anche lei, sulla quarantina.
La foto era inserita in una cornice a cuore, e sul retro vi era una scritta.
“Ti voglio bene bambina mia e te ne vorrò sempre. Mamma!”
La foto risaliva a circa cinque anni prima.
Sentì qualcosa di gelido bloccarsi sullo stomaco, ed uno strano groppo salirgli in gola.
Cinque anni prima.
Sapeva che la mamma di Belle era morta, la ragazza gliel’aveva accennato, ma spesso lo dimenticava. Ora vedendo quella foto la verità gli appariva più chiara che mai. Immaginava quanto avesse sofferto. E probabilmente soffriva ancora, ed ogni volta che Regina o lui stesso le avevano riso in faccia per i più svariati motivi lei non poteva ribattere e aveva quel peso sul cuore…
“Ecco qua!”
Si girò di scatto spaventato, e Belle ridacchiò.
“Non me l’aspettavo!”
“Mi fa piacere riuscire a sorprenderti!”
Si avvicinò con un bel vassoio. Sopra troneggiavano due tazze di thè , zucchero e svariati biscotti.
“Sembra delizioso.”
“Lo è!”
Mentre Belle lo guardava da vicino, appoggiando la merenda sul comodino, le parve che avesse un'aria triste.
“Tutto bene?”
“Sì io- sì.”
“Hai una faccia strana…”
“No sono- sono un po’ stanco.”
“Non lo eri fino a poco fa!”
Gold fissò il viso della ragazza.
Ripensò alla dedica della madre.
“Sei sicuro di stare bene?”
Senza dire nulla la strinse forte.
Lei, un po’ perplessa, ma comunque felice, ricambiò l’abbraccio.
Robert si staccò leggermente e appoggiò la fronte a quella di Belle.
“Ti voglio bene” le sussurrò.
Lei sorrise.
Era una frase così semplice e così sincera e le scaldò il cuore.
Non era un complimento, non era una grande dichiarazione piena di belle parole svenevoli ma era…così carina.
Senza più riflettere appoggiò dolcemente le labbra sulle sue e lo baciò, stringendosi a lui.
“Ti voglio bene anch’io” disse poi, sorridendo contro la sua bocca.
Dopodiché Robert si impossessò di nuovo delle sue labbra, questa volta con decisione.
Quasi inconsapevolmente entrambi si diressero verso il lettone, e Belle vi si adagiò sopra trascinandosi dietro il ragazzo. Affondò le mani nei suoi capelli, erano così soffici e lisci, e il suo profumo la faceva impazzire…
Il thè fumava dimenticato in un angolo.
Mentre le loro labbra si scontravano, Gold considerò che era davvero la prima volta che si trovavano in una situazione simile. Era tutto così meraviglioso che avrebbe voluto farlo durare in eterno.
Poi Belle si staccò e si sedette sopra di lui. Robert deglutì: una parte di lui avrebbe voluto levarle il vestitino, e magari anche le calze e molte altre cose…ma sapeva che lei non avrebbe apprezzato.  Eppure il corpo della ragazza sopra il suo gli faceva girare la testa e il battito del suo cuore era decisamente troppo veloce.
Belle rimase un momento immobile, poi lentamente, guardandolo quasi con curiosità e perdendosi nei suoi occhi scuri, inclinò la testa da un lato e delicatamente appoggiò le labbra sulla guancia del ragazzo. Scese verso la mandibola, baciandolo, e poi sul collo. Le mani avevano iniziato a trafficare con la cravatta e il colletto della camicia.
Sentì le mani di Gold stringerle convulsamente i fianchi e sorrise, rallentando il processo.
Voleva prendersi il tempo per assaporare ogni momento.
Non avrebbe mai immaginato di essere in grado di fare una cosa simile, soprattutto non con uno come Robert Gold, ma invece era così, e non c’era niente di più bello e naturale.
“Voglio rivedere il tatuaggio” sussurrò poi.
Lui mugugnò qualcosa in approvazione mentre lei, una volta slacciata la parte superiore della camicia, riprese a baciargli il collo, scendendo poi sul petto.
Sentendo le labbra morbide della ragazza muoversi sul suo corpo, Gold si irrigidì.
La situazione iniziava a farsi decisamente fuori controllo.
Si era ripromesso di non essere inopportuno, soprattutto al primo appuntamento ma…la bocca di Belle sul suo collo, il suo profumo, i suoi capelli così morbidi…
Cercò di mantenere un po’ di autocontrollo.
La sua buona volontà venne completamente gettata alle ortiche quando sentì le piccole mani della ragazza intrufolarsi sotto la camicia e graffiargli leggermente la pancia. Si lasciò sfuggire un respiro e cercò quasi famelico le labbra di Belle.
Ne aveva bisogno.
Senza pensarci fece scendere le mani dalla schiena…verso il basso, soffermandosi sui glutei, accarezzandole le gambe e il fondoschiena, stringendolo leggermente.
Belle ridacchiò contro le sue labbra.
“Scusa” mugolò lui.
“Sembri piuttosto preso.”
“E’ colpa tua.”
“Tu però stai diventando rosso!”
“Non è vero!”
“Ma dai, non ci credo! Sei imbarazzato!”
“No, non è vero!” ripeté lui ostinatamente, sentendo il viso bollente tradirlo.
Belle scoppiò a ridere.
Erano in una posizione decisamente compromettente e Robert iniziava ad agitarsi, soprattutto viste le risatine incontrollabili di Belle.
Si sentiva vagamente preso in giro.
“Non c’è niente da ridere!” sentenziò offeso.
Belle sorrise e si impossessò nuovamente della sua bocca, avvinghiandosi a lui.
“Mi stai provocando!?” borbottò Gold.
“Forse…”
“Non ti conviene.”
Lei ghignò, passando le mani sul petto del ragazzo.
“E’ divertente!”
“Non per me” mugugnò Robert.
“Perché mai?”
“Perché è frustrante.”
“Davvero?”
Lui strinse gli occhi e la fece sdraiare nuovamente, invertendo le posizioni, facendo combaciare i loro corpi alla perfezione.
“Davvero.”
Belle gli scostò una ciocca di capelli dal viso.
“E’ frustrante anche per me”
“Beh…Se lo è per entrambi rendiamolo un po’ meno frustrante”
Calò un silenzio curiosamente imbarazzato, e Belle realizzò in quel momento quanta intimità si fosse effettivamente creata tra loro.
Era una bella sensazione.
Veramente bella.
Si era semplicemente lasciata andare ed era stato tutto naturale.
Ma se le cose si facevano serie forse era giunto il momento di dire a Robert il pensiero che la torturava.
“Ho capito cosa intendi…”
“Sei un genietto.”
Belle sbuffò.
“Fai poco lo sbruffone!”
Lui sorrise e le scoccò un veloce bacio.
“Dunque…” disse poi guardandola negli occhi.
Poggiò la mano sul fianco della ragazza e prese a farla lentamente risalire verso il seno.
“Io ne…ne avrei voglia. Ma…voglio aspettare perché…perché non l’ho mai fatto.” concluse lei evitando il suo sguardo.
Robert si bloccò.
Belle doveva fidarsi davvero di lui per avergli detto la verità, soprattutto a giudicare dal colorito che la faccia della ragazza stava lentamente assumendo.
Non avrebbe tradito la sua fiducia, e non avrebbe forzato le cose.
In fondo poteva aspettare. Più o meno.
“Okay, ho capito” disse infine Gold.
“Mi…mi dispiace.”
“Perché?”
Lei si guardò intorno imbarazzata.
“E’ un problema?”
“No! Perché dovrebbe esserlo!?” chiese lui stupito.
“Magari pensi che sia una cosa da sfigata.”
Robert sorrise.
“Non lo è.”
“Okay.” Rispose lei timidamente, scoccandogli un altro bacio.
“L’unica cosa che mi preoccupa” disse poi pensandoci un po’ su  “E’ poterti rendere felice, quando…se…beh…insomma, se e quando succederà.”
“Sarà così” disse lei.
A quel punto Gold si spostò, e si sdraiò comodamente nel letto. Guardò la ragazza e le fece segno di avvicinarsi e di appoggiare la testa su di lui.
Avevano ancora il thè da bere.
 
 
 
 
Regina entrò di soppiatto in casa, cercando di non svegliare nessuno, anche per evitare scomode domande.
“Dove sei stata?”
Dannazione. Cora era sveglia.
“In giro, mamma” rispose Regina freddamente.
“Questo l’avevo intuito.” La voce di sua madre era ancora più glaciale.
“Bene. Ora col tuo permesso me ne andrei a dormire.”
“Spero che troverai al più presto un modo di sistemare le cose con Robert.” Proseguì sua madre, sorridendo lentamente.
Regina respirò a fondo, e la guardò negli occhi.
“Io spero di no. Sto bene da sola.”
“Hai passato la serata da sola?”
“No. L’ho passata con un’amica. Una persona che mi vuole bene, e che tiene a me.”
“Non ne dubito.” Rispose Cora, sempre con quel mezzo sorriso sul volto.
“Fai bene a non dubitarne. Vado a dormire, buonanotte, mamma.”
E così dicendo salì le scale, senza più degnare Cora di uno sguardo.
 
 
 
 
Belle decise che sarebbe stato decisamente meglio e più prudente per il momento, non farsi trovare da sola in casa con Robert al ritorno di suo padre.
Motivo per cui i due si fermarono sull’uscio di casa a salutarsi, guardandosi leggermente imbarazzati.
“Allora…ehm…” iniziò lui.
“Spero che tu ti sia divertito questa sera” disse Belle titubante.
“Dovrei essere io a chiedertelo - ma sì - mi sono divertito” ammise Robert arrossendo leggermente e ripensando ai momenti vissuti fino a poco prima.
Difficilmente si sarebbe dimenticato la sensazione del corpo di Belle così stretto al suo e del suo profumo di fiori.
“Tu…ti sei divertita?” le chiese poi.
“Sì, molto!”
“Bene!”
Ci fu un momento di silenzio, dopodichè Gold si avvicinò a Belle e la baciò delicatamente.
Staccarsi fu ancora più difficile.
Più volte si sorrisero imbarazzati, cercando di salutarsi, ma per un motivo o per l’altro si ritrovavano sempre l’uno contro le labbra dell’altra.
Fu solo quando Belle sentì il rumore dell’auto di suo padre che si infilava nel garage, che decise di staccarsi definitivamente.
“Allora ciao!” disse poi ridendo.
“Ciao!” rispose lui allegro. Fece per uscire, poi ci ripensò e la guardò negli occhi, leggermente esitante.
“Senti…mi chiedevo se…insomma, mi chiedevo come stessero le cose ora.”
“Mio padre sta arrivando e tu devi scappare prima che ti uccida!”
“Lo so ma intend-“
“Lo so cosa intendevi” disse lei sorridendo.
“Quindi…io e te…cioè, mi piacerebbe – ecco – poter fare cose tipo…” si fermò imbarazzato “Baciarti in pubblico, o tenerti per mano. Insomma, se per te va bene.”
Lei si avvicinò e gli scoccò un veloce bacio sulla bocca.
“Mettiamola così. Sono stata molto bene questa sera, davvero tanto. Quindi, se per te va bene, mi piacerebbe che ci fossero altre serate come questa.”
“Altri…appuntamenti?”
“Sì.”
Lui sorrise contento.
“Okay.”
“Per il resto” aggiunse lei “Vedremo.”
Lui annuì brevemente, le accarezzò la mano un’ultima volta, dopodichè sgattaiolò fuori dalla casa il più silenziosamente possibile, mentre Belle chiudeva la porta sorridendo, felice come non lo era mai stata.
 
 
 
 
Quando, verso le tre di notte, Tink entrò barcollando in stanza, decretò, svestendosi e buttandosi sul letto, che era stata una serata estremamente curiosa.
Aveva baciato Killian Jones.
Sentiva ancora il sapore del whiskey e delle sigarette.
E poi c’erano state Regina…Emma…
Ed Ariel…
Quante persone che aveva visto quella sera!
L’indomani avrebbe riflettuto con calma.
Chiuse gli occhi sentendo la testa girare, e ringraziando Dio di non avere scuola il giorno dopo.






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Ciao C:
Come state? Io bene, dai. Insomma, sono passate due settimane dall'ultimo aggiornamento.
Ma eccomi qua.
Dunque dunque dunque, questo per me è stato un capitolone impossibile, una vera spina nel fianco, così come quello del ballo. Gestire tre storyline diverse inizia a diventare difficile. Non so cosa ne sia uscito, fatemi sapere.
Ho sparso qua e là omaggi gratis. 
1) "Non è un granchè, ma è casa" ...la Tana. Omaggio ad Harry Potter!
2) L'ID falso di Regina...Ops. Ah già, per chi non lo sapesse, in USA è obbligatorio avere 21 anni per bere, perciò la maggior parte dei ragazzi si procura documenti falsi per ordinare i drink. Trovo la cosa assurda e divertente.
3) Mushu's Cave...Un ristorante cinese...Mushu...Quanto amavo quel draghetto!
E niente, mi scuso anche per il ritardo con cui rispondo alle recensioni.
Funziona così: Le leggo, mi emoziono e penso "rispondo domani". Il giorno dopo le rileggo, mi ri-emoziono e penso "domani rispondo a tutte!". Poi mi dimentico. Qualche giorno prima di pubblicare il nuovo capitolo mi ricordo che devo rispondere.
Abbiate pietà, nun gliela fo.
Grazie come al solito a tutti quanti per il sostegno e per l'affetto che dimostrate, per le recensioni, per preferitiseguitiamatidaricordare. Siete fantastici.
Alla prossima, e a voi i commenti :)
Seasonsoflove




Ps: Ascoltate le mie belle canzoni.
1) Don't go breaking my heart di Elton John
2) Pumpin' blood dei NONONO.

(*) Per chi non lo sapesse...Bobby ha una lucertola tatuata sul braccio :3 Ho sfruttato questo espediente, mi sembrava carino! http://i1226.photobucket.com/albums/ee413/the_Mina/robcarl.jpg
 
   
 
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