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Autore: writinglove    05/05/2014    3 recensioni
E se l'apocalisse fosse arrivata?Se il male avesse raggiunto un paesino nello stato dell'Ohio?Se in una giornata qualunque,la vita di una ragazza qualunque fosse stata sconvolta nel peggiore dei modi?
Dalla storia :
L’azzurro si mischiò al nero per un istante interminabile,e quel nero non era l’oscurità della notte nella quale eravamo entrambe avvolte. Io non la stavo guardando e lei non mi stava guardando. La verità era che in quell’istante fermo nel tempo,che in quell’attimo pieno d’infinito e di emozioni,noi stavamo leggendo. […] Prima ancora che potessi capire altro,che un’ennesima certezza mi sfuggisse di mano,smisi di leggere. Ed era troppo quel che avevo visto,era tutto troppo…ogni cosa sapeva di una piacevole ed allettante esagerazione. Ma c’era una cosa che non mi scivolò via dalle mani come fosse semplice fumo,un’unica certezza imprescindibile : in quell’attimo la mia esistenza aveva ripreso ad esistere,ed il mio cuore a battere.
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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between the hungry

La Fine e l'Inizio .

«Dov’è mio fratello?» chiese Noah,ancora una volta,con nervosismo.

 La  ragazza bionda si sedé sul divano e fece un grande respiro «dovrò spiegarti alcune cose,come ad esempio chi io sia...»

Puckermann annuì vivacemente «Sì,ad esempio» rispose con particolare enfasi.

Era nervoso ed agitato ; glielo leggevo in viso,così come leggevo un certo disagio su quello dell’altra ragazza. Noah la stava mettendo in difficoltà.

«Perché non ti siedi?» le domandò gentilmente la bionda.

«Non ce n’è bisogno» rispose l’altro secco.

La ragazza si morse il labbro superiore e si arrotolò una ciocca di capelli scompigliata attorno ad un dito. Più la osservavo,e più continuavo ad osservarla,incuriosita dalle sue espressioni o da quello che avrebbe detto. Era alta,più alta di me ; forse superava il metro e settanta ed aveva un fisico snello e slanciato. Il viso ovale era piuttosto attraente e due occhi a mandorla di un meraviglioso azzurro intenso regnavano incontrastati. Il naso era lungo e stretto e le labbra sottili e di un rosa chiaro. Era una bella ragazza,possedeva un’aria dolce ed ingenua,come fosse stata una bambina. Se mi voltavo dall’altra parte della stanza,notavo Alex,una bellezza totalmente opposta a quella della bionda che sino a poco prima avevo osservato. Gli occhi di Brittany erano privi di trucco,completamente nudi,mentre quelli scuri dell’altra erano abbelliti da un insistente nero,che non faceva altro che darle uno sguardo ancora più intenso,quasi da pelle d’oca.

«E va bene. Come ho già detto mi chiamo Brittany».

«E questo già lo so» la interruppe Puckermann.

«Noah!» lo rimproverai,lanciandogli un’occhiataccia.

«Sì,beh…sono un’amica di Jake,la sua coinquilina per l’esattezza. Quando mi sono iscritta alla Columbia per diventare una giornalista,ho avuto problemi con una ragazza ai dormitori. Diciamo che c’è mancato poco che ci cacciassero per uno spettacolo di wrestling che abbiamo fatto nel bel mezzo di una lezione. Ho fatto diverse richieste per cambiare stanza ; ne ho fatte talmente tante che speravo sarei stata accontentata per esasperazione,ma niente da fare. Tuo fratello ed io avevamo dei corsi in comune,ed aveva assistito a tutto. In breve diventammo amici : io lo accompagnavo alle sue lezioni e quando lui poteva mi accompagnava alle mie. Quando una delle sue coinquiline ha mollato New York per tornarsene nel New Jersey,mi ha subito proposto di andare a vivere assieme al suo gruppo. L’affitto era caro anche diviso,certo,ma i miei non avrebbero rischiato che fossi cacciata da un college della Ivy League per una pazza nella mia stessa stanza,così ho accettato. Poco tempo fa mi ha confessato di aver scoperto di avere un fratello : stesso padre,ma madre diversa. Ci è stato male per un po’,soprattutto perché la madre gliel’ha tenuto nascosto per tutti questi anni,ma poi si è deciso a cercarlo ed ha scoperto che si trovava in carcere. Non sapeva che aspetto avesse,non era certo dell’età,ma era deciso a riallacciare i rapporti e così gli ha spedito una lettera in prigione. Gli aveva scritto tutta la sua storia,anche di quando da bambino chiedeva a sua madre un fratellino che gli facesse compagnia,e finiva dicendogli che lo avrebbe aspettato a New York in questo appartamento,per un incontro. I giorni passarono,ma alla sua lettera non ci fu mai risposta,né vide mai il fratello che tanto aspettava. Ci era stato male di nuovo,ma poi se n’era fatto una ragione ed era andato avanti,dimenticandosi di lui.» la ragazza fece una pausa ed inspirò,spostando gli occhi verso il pavimento «Quando pochi giorni fa è scoppiata la fine del mondo,io ero a casa con un brutto raffreddore,sotto le coperte. Jake si è alzato,mi ha portato un thé caldo e … e poi è andato a lezione,senza fare più ritorno».

La ragazza si portò entrambe le mani sul viso,sconvolta,e rimase in silenzio,meditando sulla perdita di cui forse ancora non aveva totale coscienza.

«Ignorarlo è stato lo sbaglio più grande che io abbia mai fatto…» disse Noah singhiozzando e passandosi le dita sugli occhi rossi «credevo che non avrebbe mai voluto conoscere un tale incapace,un carcerato. E poi ero così arrabbiato con mio padre,con mia madre…con tutti!Quando a Lima quelle cose sono iniziate a sbucare,facendo una strage,mi sono promesso che se proprio sarei dovuto morire,prima avrei dovuto conoscere il ragazzo della lettera,mio fratello. Avrei voluto parlare con lui di quanto stronzo sia stato nostro padre,o…o di ragazze carine,e magari saremmo andati a fare un giro in qualche posto fico di New York. Ma avevo troppa paura,ero terrorizzato dall’idea di trovarmi faccia a faccia con lui,e così ho deciso di lasciar perdere. C’ho pensato troppo tardi…» disse sconsolato,passandosi il polso prima su un occhio e poi sull’altro «e adesso è tutto finito».

La ragazza alzò gli occhi,incrociò quelli rossi di Noah,e poi gli prese una mano e sussurrò un semplice «mi dispiace».

Tutti guardavamo quel ragazzo che non faceva altro che scuotere la testa e camminare avanti ed indietro,continuando a piangere,o tenendosi la testa tra le mani. Era sconvolto e dovevo fare qualcosa. Ancora non riuscivo a credere a tutto quel che avevo sentito,non l’avevo ancora metabolizzato. Noah ci aveva tenuto all’oscuro di tutto e i miei sospetti erano stati fondati. Non capivo perché avessi la pretesa di conoscere quel ragazzo così bene come credevo : ci eravamo rivisti tre giorni prima dopo un anno e al liceo non eravamo mai stati migliori amici. Continuava a confermarsi un mio pensiero : quei tre giorni erano stati un’altra vita,una vita nuova che aveva spazzato come un uragano tutto quello che l’aveva preceduta. Noah faceva parte di quella nuova vita,e per questo sentivo la necessità di conoscerlo tanto bene quanto conoscevo mio fratello.

Mi alzai dalla sedia e lo raggiunsi con passo svelto e deciso,poi gli posai una mano sulla spalla,e fermai quel suo movimento irrazionale.

«Puckermann,guardami.» gli dissi seria «Jake era senz’alcun dubbio un bravo ragazzo,e tu saresti stato un bravo fratello. Sei arrivato fin qui nel bel mezzo di una catastrofe soltanto per lui,e questo dimostra che cuore hai. Mai guardati attorno» feci una pausa,aspettando che obbedisse «questa stanza è piena di persone,di sopravvissuti come noi che…»

«E’ stato tutto inutile» biascicò con un filo di voce «ho perso tutto. Tutto».

Sospirai,cercando di restare concentrata su di lui,ma quelle parole facevano male anche a me e diverse ferite si riaprivano,bruciando vivacemente.

«E’ vero,hai perso tanto,ma come tutti noi. Hai ancora qualcosa per cui continuare a respirare. Hai me,hai te stesso,hai la speranza che un giorno questo mondo possa tornare come l’abbiamo vissuto sino a poco fa».

Lui scosse la testa,mentre un respiro strozzato lo scuoteva «mia madre è morta a causa di questo viaggio. E’ soltanto colpa mia. Se fossi rimasto a Lima,lei…»

«No!» lo interruppi «se fossimo rimasti a Lima,a quest’ora saremmo tutti morti. Tutti!Hai capito?E non avremmo trovato queste persone. Raggiungere New York è stata la cosa giusta da fare,e in fondo lo sai!»

Non rispose più. Andò in cucina con lo sguardo basso,prese una bottiglia d’acqua,e poi sparì in una camera da letto,richiudendosi la porta alle spalle.

«Non so se siamo degli ospiti graditi qui dentro,ma magari…» esordii verso la ragazza bionda che mi guardava con gli occhi tristi.

«Restate quanto ne avete bisogno!» m’interruppe lei immediatamente «Fate come se foste a casa vostra. Immagino che avrete fame o sete,che avrete voglia di farvi una doccia. Non dev’essere stato un viaggio facile e sarete sconvolti. Davvero,mettetevi a vostro agio. Ho passato tre giorni infernali ed aver trovato delle persone con cui poter parlare,mi sembra ancora incredibile».

«Grazie» risposi con un sorriso dolce.

La ragazza ci condusse in cucina e preparò quattro toast,con delle uova strapazzate. Tutti noi divorammo all’istante quel cibo,senza preoccuparci delle buone maniere,e quando avemmo finito,ci preparò delle pizze prese dal congelatore. Non mi sembrava vero che il mio stomaco si fosse azzittito per un momento. Le nostre provviste erano andate a farsi benedire con la macchina all’entrata dell’Holland Tunnel,ma erano fatte principalmente da scatolame. Mangiare uova,aveva riattivato il mio appetito nell’immediato,e riattivato il senso del gusto che pensavo avesse smesso di esistere per via della sua inutilità.

«Siete fortunati» disse la ragazza,osservandoci «prima di tutto questo casino avevamo fatto una bella spesa. In quattro si mangia bene» concluse con una debole risata.

Risposi a quel suono dolce con un sorriso fatto a bocca piena,e lei in tutta risposta tornò a ridere più vivacemente di prima.

«Sei una ragazza molto gentile. Io e mia sorella ti siamo grati per l’ospitalità,davvero» affermò Steven,con quel suo tono serio.

«Ma figurati. Di dove siete?» chiese lei,mettendosi a sedere affianco a Lucas.

«Io,mio fratello e Noah veniamo da Lima. Ohio» spiegai subito dopo.

La ragazza sgranò gli occhi «dall’Ohio?!Ma quanta strada avete fatto?!»

Annuii,smettendo di ingurgitare una fetta di pizza «parecchia,direi».

«E voi?Non siete tutti un gruppo?» domandò ad Alex e Steven.

«No,no. Ci siamo beccati per strada. Io e Steve stavamo andando via e abbiamo visto un ammasso di affamati addosso ad un ristorante,e così ci siamo detti che dovessero esserci dei sopravvissuti lì dentro. Gli abbiamo dato una mano,era giusto farlo.» disse Alex,osservando me e mio fratello «Noi due siamo newyorkesi,ma in realtà siamo arrivati fin qui da città del Messico».

Spalancai la bocca così tanto,che mi fece male la mandibola. Brittany si portò una mano sulla fronte e mimò un “o mio Dio”.

«Messico?» chiesi sbalordita.

«Sì» rispose il fratello «è una storia un tantino complicata,ma cercherò di farvela breve. Io e mia sorella eravamo lì in “vacanza”,diciamo,e saremmo rimasti lì se nostra madre non avesse “preteso” la nostra presenza per parlarci. Così quattro giorni fa ci siamo messi in viaggio,in auto. Mia sorella ha la fobia degli aerei» spiegò calmo,subito dopo «ma mentre eravamo in viaggio,nelle città stava scoppiando un putiferio. Nemmeno ricordo quanti incidenti stradali terrificanti abbiamo incontrato,o quanti affamati abbiamo visto divorare intere famiglie,ma la situazione non faceva altro che motivarci a raggiungere New York il prima possibile. Così arriviamo qui,affrontiamo altri duemila casini,e andiamo nell’attico dei signori Monroe,ma non c’è un’anima. Rigiriamo,decisi ad andarcene il prima possibile da questo schifo di città,e per la strada vediamo questo ammasso di affamati schiacciati contro la vetrata di un edificio,con voi dentro. E poi…il resto della storia la conoscete».

Ancora a bocca aperta,mi limitai ad annuire e ritornai a mangiare la mia pizza. Erano forse dei supereroi quei due?Incredibile…incredibile.

«E dove andrete una volta lasciata New York?» domandò Brittany.

«Ancora non lo sappiamo» rispose Alex «ma cercheremo un posto il più lontano possibile dalla città. Più abitanti = più affamati».

Aveva senso.

«E voi?Avete una qualche idea di dove vi sposterete?» chiese poi la ragazza a me.

Scossi la testa,di nuovo con la bocca piena «dovremmo rifletterci su,ma adesso siamo stremati e…beh,Noah è sconvolto».

Lei annuii,ma dalla sua espressione intuii che ci fosse altro che volesse dire o chiedere.

«E tu te ne starai qui,tutta sola?Non è per niente sicuro…il cibo prima o poi finirà,questo lo sai,vero?» chiesi sinceramente interessata alla risposta.

Lei sospirò,chiudendo gli occhi «lo so,lo so. Ho forse altra scelta?Non ho più nessuno…»

Mi morsi un labbro. Quella ragazza mi faceva tanta tenerezza. Scossi un po’ la testa e poi dissi «verrai con noi. Ti va?»

I suoi occhi si illuminarono all'istante «se non è un problema,mi farebbe davvero piacere».

«Nessun problema» risposi sorridendo.

Lucas mi mimò con le labbra il nome di “Noah”,e il mio improvviso entusiasmo si spense. Già,dovevamo ancora farlo presente a Puckermann. Alex sussurrò qualcosa all’orecchio del fratello,poi i due si alzarono e cominciarono a parlottare a bassa voce in un angoletto.

«Dobbiamo dirlo a Noah,ma sono certa che non ci sarà alcun problema» aggiunsi,tornando a sorridere cordiale.

Lei annuii e ricambiò il sorriso con un altro ancora più gentile del mio. Nel frattempo la ragazza dai capelli neri e la pelle diafana si riavvicinò al tavolo,si morse un labbro,sempre guardandoci,e poi venne raggiunta dal fratello.

«Possiamo unirci tutti. Fare un gruppo» affermò secco il ragazzo «possiamo studiare un posto dove andare,e stare lì fino a che qualcosa non cambi. Saremo sei persone e insieme potremmo sopravvivere,organizzarci,trovare un modo per  riuscire in tutto questo. Io sono un ex marine, potrei addestrarvi a sparare,a difendervi da quelle cose…insomma,in situazioni come queste serve un aiuto reciproco,non siete d’accordo?» chiese infine,guardandoci speranzoso.

Il mio primo sguardo corse a Lucas,che con lo stupore stampato sul viso,mi guardava aspettando che rispondessi a quell’invito. Dovevamo accettare?Era la cosa giusta da fare?Diedi un altro occhiata ai due fratelli,e mi venne naturale rispondermi con un “sì”. “L’unione fa la forza”,e in quella situazione,ne serviva davvero tanta. Pur essendo favorevole a quella proposta,avrei dovuto parlare con Noah. In un certo senso era lui che gestiva il nostro piccolo gruppo,era una sorta di “caposquadra”.

Annuii pensierosa,con un mezzo sorriso «ci sto. Devo parlarne con Puckermann,ma credo sia un’ottima idea. Insieme possiamo farcela» affermai poi,sicura.

Guardai Brittany che giocava con una ciocca di capelli,poi mio fratello che invece mi osservava pensieroso,poi il ragazzo nerboruto che con le mani appoggiate al tavolo ci guardava felice,e infine la ragazza dai capelli scuri che già sorrideva radiosa. Mancava Noah,ma sì,eravamo un gruppo. Avrei imparato presto a conoscere quelle facce,a svegliarmi con le loro chiacchere o a stare di guardia in compagnia di qualcuno di loro. Avevamo bisogno di sopravvivere,avevamo bisogno di non sentirci soli,in un mondo ormai pieno di creature che si cibavano di quella stessa solitudine.

«Allora è fatta!» esclamò Steven euforico «Anche in mezzo agli affamati,riusciremo a vivere. A vivere,e ad essere vivi».

Un grosso sorriso mi schiuse le labbra con naturalezza. Ogni volta che li guardavo,mi sentivo un po’ meno sola,un po’ meno sofferente. Perché l’uomo, per quanto se ne illuda , non è in grado di restare solo. Non può camminare da eremita nella nebbia senza rischiare di perdersi. Semplicemente non può. Nasciamo soli e moriamo soli , ma nel mezzo?


Lettori , eccoci alla fine di un altro capitolo. Allora , che ne pensate? Come il titolo suggerisce , questo capitolo porta alla fine di qualcosa , ma anche all'inizio di qualcos'altro. Il viaggio a New York che Noah aveva intrapreso con la speranza di raggiungere il fratello mai conosciuto , non si è concluso come era stato immaginato. In questo caso , la fine fa riferimento alle speranze del povero Noah che nel giro di poche ore ha perso le ultime persone che gli erano rimaste al mondo, e l' inizio invece... beh , secondo voi? 

Niente va mai come pensiamo o vorremmo , e questo è un dato di fatto.

Sembra che presto conosceremo meglio i due nuovi personaggi , e sono certa che sarete felici di sapere che nei prossimi capitoli avremo uno "scenario" un po' diverso. Basta caos , viaggi estremi in città pieni di pericolosi affamati o folli fughe a dir poco impossibili ; la situazione si stabilizzerà , e , senza svelarvi troppo , questa farà in modo che la psicologia e i rapporti interpersonali tra i personaggi si facciano interessanti (spero). Tenete bene a mente , però , che durante l'apocalisse non esiste la noia , e non si è mai realmente lontani dalla
morte . Detto questo , non mi resta che concludere con la solita frase : " alla prossima" ! . Mi raccomando , recensite recensite e recensite!Non aspetto altro che leggere le vostre considerazioni.
Un saluto da writinglove.

  
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