Cinque maggio: stoffe bruciate.
di contare le stelle candide, appese nel cielo,
notte dopo notte, in attesa di sonni amari e d’incubi sopraffini;
mi sono stancata di credere in forme tremule, sfumate;
vorrei continuare a confidare in me stessa,
ma ogni cosa si fa oramai più lenta,
più arrugginita, più obsoleta.
Ecco allora che i miei pensieri si fanno un mucchio
di pezze rattrappite, umide, sporche;
da gettare nel fuoco amico e silente;
da pulire; da far sparire senza dare dell’occhio.
Se serro le palpebre
la tua immagine sparirà?
Mi concederai di coricarmi col sorriso,
mi permetterai di non vederti,
di non desiderarti, di non sognarti?
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