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Autore: kk549210    07/05/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Dopo le dimissioni dall’ospedale, Harm aveva proseguito la sua convalescenza a casa. “Il JAG non scappa” gli aveva detto l’ammiraglio. E questa frase gli sembrava ora non solo veritiera, ma più che mai piacevole. A nemmeno trentatré anni era già capitano di corvetta. La carriera era tutta in ascesa, grazie soprattutto alla tenacia e alle ottime doti di avvocato e investigatore che aveva messo in luce durante l’ancora breve periodo di servizio presso la procura militare. Non aveva quindi bisogno di affannarsi o raspare per ottenere il successo. “E men che meno mi tocca finire nel letto della Krennick” si diceva ridendo piacevolmente tra sé e sé, memore delle insistenti e inopportune profferte della bionda ingallonata, e soprattutto di quella scena eroticomica svoltasi due mesi prima nella vecchia casa. Era dunque sicuro di meritarsi di ristorare le forze con calma, a maggior ragione dopo essersi preso una pallottola in corpo. A rendere piacevolissimo il detto di Chegwidden era la particolare circostanza in cui si stava svolgendo la convalescenza. La gestazione di Livia era quasi al termine e anche lei era a casa dal lavoro. L’occasione giusta per vivere quasi una nuova luna di miele, in versione domestica e metropolitana. Un accudimento reciproco, un tenerissimo e affettuoso scambio  di cure e di attenzioni. Harm si era messo in piedi con sorprendente rapidità e c’era stato modo di fare qualche salutare e gradevole passeggiata nel parco, sorreggendosi amorevolmente a vicenda. “Come due vecchietti” commentava lei molto divertita.    
Era una dolce serata di inizio maggio. Livia aveva cominciato a sentire alcune contrazioni, ma dato che erano abbastanza lievi e sporadiche, non aveva ancora voluto mettere in allarme il marito e aveva preferito continuare a godersi il tranquillo e romantico dopocena sul divano. Harm si mise a stuzzicarle maliziosamente l’orecchio e a baciarla con appassionata lentezza e cominciò a seguire il corso delle sue fantasie. Un bel bagno nella nuova vasca, alla luce fioca delle candele profumate. Coccole e carezze da regalare a quella donna meravigliosa. Ma nel bel mezzo di quel sogno così eccitante, qualcuno ebbe la brutta idea  di telefonare.
“Chi è che rompe, a quest’ora?” pensò lui molto seccato. Non aveva la minima intenzione di spostare nemmeno un muscolo per assecondare l’impaziente scocciatore. Tanto più che il cellulare, dimenticato in cucina, continuava ad emettere il suo trillo sfondatimpani. Ma prima o poi quello là si sarebbe stancato.
-Dai, Harm… Va’ a rispondere – gli suggerì Livia con un tono un po’ stanco – Sarà tua madre…
-Non può essere… le ho detto che chiamerò io quando sarà il momento.
-Allora va’ almeno a spegnerlo…
Harm si alzò di malavoglia. Ormai il trillo si era placato. Ma proprio mentre stava mettendo mano al telefono rimasto sul  bancone, questo ricominciò a suonare. Tanto valeva rispondere, a questo punto.
-Rabb.
-Ciao, Harm! – esclamò con slancio una voce femminile.
-Ciao, carissima! – rispose Harm felice di risentirla dopo tanto tempo - Qual buon vento?
-La Seahawk è in porto, a Norfolk. Che ne dici di vederci? Washington non è poi tanto lontana… - propose lei.
- Vedi, mi sono sposato…  e mia moglie sta per partorire.
Dall’altro capo del telefono calò un glaciale silenzio.
-… ci sei ancora? – chiese lui.
-Sì, certo. Allora scusami il disturbo… -  si giustificò la donna piuttosto delusa.
-Ma figurati… sarà per un’altra volta, ok?
-Ok… - fece lei poco convinta.
- Mi ha fatto molto piacere risentirti! Stammi bene… ciao!
-Ciao, Harm – sussurrò lei con un tono che sapeva di addio.
Era rimasto davvero stupito da quella chiamata. Tutto poteva aspettarsi, tranne che risentire quella voce dopo più di due anni. Per un istante il suo ricordo corse agli anni dell’Accademia, quando con lei aveva vissuto una romantica storia d’amore. Le aveva scritto tante lettere tenere e appassionate, soprattutto dopo che le loro strade in Marina si erano separate. All’accademia di volo lui, a calcare le nobili orme dei Rabb, ai corsi di crittografia lei. Ma Diane apparteneva al passato e lì rimaneva. Harm non aveva dubbi. Ora c’era Livia nella sua vita. E anche se non le aveva mai dedicato romanticherie postadolescenziali, era lei che contava. Per sempre. Lei e quella piccola creatura che stava per venire alla luce. L’attesa lo galvanizzava totalmente. Riprese il filo dei suoi pensieri in libertà e tornò a fantasticare sul bagno serale. Un ottimo sistema per rilassarsi e godere di una dolcissima intimità con sua moglie.
-Che ne dici di fare un bel bagno, come ieri sera?
-No, Harm. Sono stanca morta. Anzi, vado a stendermi – gli rispose lei. “Sarà una lunga notte” pensò.
-Cinque minuti e ti raggiungo – le disse aiutandola ad alzarsi e dandole un bacio.
Livia non aveva chiesto nulla della chiamata. E lui non aveva voglia di parlare di Diane. Il passato doveva rimanere al suo posto.
 
 
-Harm, penso che ci siamo, ormai – fece Livia accendendo la luce sul comodino un’ora più tardi – Chiama un taxi, per favore.
Harm si stiracchiò e si mise a sedere sul letto.
-Un taxi? Ho la Corvette e tu vuoi andare a partorire su uno squallido taxi?
-La Corvette? Ma te la senti di guidare?
-Certo! Adoro l’aria notturna frizzantina che entra nei finestrini…
-Dai, non fare il galletto… prendi la familiare.
Harm era tutto ringalluzzito. Quella notte aveva sì un appuntamento. Il più importante della sua vita.    
 
  
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