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Autore: Mariam Kasinaga    07/05/2014    0 recensioni
Io ero il falco, e lei la colomba...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Confessione

Non hai dormito molto in queste notti, non è così? Lo indicano le profonde occhiaie che ti solcano il viso, l’aspetto stanco e l’enorme tazza di caffè che ti sei portato dietro in questa squallida stanza. Dovresti essere contento, anche se per colpa mia sei stato trascinato di forza al lavoro la notte di Natale. Coraggio, sono settimane che mi cerchi con la stessa foga con cui un ragazzino insegue la sua prima cotta ed ora non hai nulla da dirmi? Vuoi sapere perché, non è vero? Forse ogni singolo giorno di questo maledetto lavoro che ti sei scelto ti domandi perché a questo mondo esistano delle persone come me: persone che non considerano la vita un bene da preservare, uomini senza scrupoli che non si fanno nessun riguardo ad uccidere ragazzine innocenti in un vicolo, come se fossero degli inutili animali rognosi. Oh sì, li vedo tutti questi pensieri sulla tua faccia, intrappolati tra le rughe del viso che ti stai stropicciando con la mano. Vediamo, qual è la prima regola che ti hanno insegnato all’Accademia, quando accade un omicidio? Si cerca un collegamento tra le vittime. Bhe, devi ammettere che non sono una persona di tante pretese: mi accontentavo che le vittime fossero giovani, molto giovani. Hai mai letto “Il trionfo di Bacco ed Arianna”? Lorenzo De’ Medici insiste molto su questo punto: “Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia...”. Gli uomini sono ossessionati dal tempo, dalla vecchiaia, dalla decadenza della bellezza e sono incredibilmente attratti dalla morte.

Loro erano molto belle, sai? Soprattutto l’ultima. Vedi, non sono sicuro che un poliziotto della Omicidi che a stento è riuscito a superare il test attitudinale possa comprendermi, anzi, sinceramente credo che uno come te non sia mai riuscito a capire granché durante le ore di Letteratura! Io volevo solo eternare la loro bellezza, fare in modo che esse potessero sempre essere ricordate così: giovani e bellissime. Pensa a Marylin, a James Dean! Credi che la gente subirebbe ugualmente il loro fascino, se ci fosse anche solo un pallido ricordo della loro vecchiaia? E’ la giovinezza che crea il mito, semplicemente. Sai, l’ultima, Martina, non era nell’elenco delle mie vittime, no! Stavo semplicemente camminando nei dintorni di San Pietro, sotto la neve, guardando tutte quelle persone che si affaccendavano nei preparativi per la Messa, che tornavano a casa con le braccia piene di regali...e ad un certo punto, lei era lì, a pochi passi da me. Dio, se solo tu fossi stato lì a vederla, al posto di continuare a guardare quelle immagini dell’obitorio! La luce al neon non le rende giustizia, non trovi? Ho fatto di tutto per non rovinarla ed ora tu mi mostri quest’immagine che non è nemmeno paragonabile a ciò che ho visto. Era un angelo, credimi: aveva dei fiocchi di neve tra i capelli corvini e mi guardava con due enormi occhi verdi, come se mi conoscesse da sempre. L’ho salutata con un cenno, lei mi ha sorriso imbarazzata ed è arrossita come una bambina.

Credo stesse andando ad una festa, anzi, ne sono sicuro: chi da ragazzo non ha mai trascorso la notte della Vigilia di Natale insieme ad i suoi amici? Ti dirò di più! Qualunque fosse il luogo dove era stata invitata, sicuramente c’era anche qualcuno di speciale. L’ho visto dal modo in cui si era vestita, elegante ma non eccessiva, dalla luce che le brillava negli occhi ad ogni passo che compiva verso il portone affianco a me. Doveva essere in ritardo, perché sentivo distintamente urla e schiamazzi provenire da uno degli appartamenti del terzo piano. Devo confessartelo, in quel momento ho provato una profonda crisi interiore. Chi ero io? Un uomo che voleva sublimare la bellezza o soltanto un predatore che attendeva pazientemente l’occasione giusta per colpire?

Forse il tuo amico dottore ha ragione. Aspetta, cosa ti ha detto all’orecchio qualche ora fa? Ah sì: grave disturbo della personalità. Ovviamente è nel giusto, solo i mostri uccidono delle ragazze a sangue freddo. In questo caso, dovrei dire che, in quel momento, io ero un falco e lei una colomba. Io ero pronto a privare il mondo di un’innocente e lei era un angelo che ha incontrato il diavolo. Te l’hanno mai detto che, in certi periodi dell’anno, gli angeli ed i demoni camminano tra i mortali? Ad ogni modo, la lotta tra me e quella ragazza non è stata

per nulla epica. Mi è bastato appoggiare le mani su quel collo delicato e stringere, mentre lei non aveva fiato nemmeno per urlare. E anche se lo avesse fatto, chi avrebbe potuto sentirla con tutto il rumore che facevano i suoi amici? Eravamo solo io e lei, nell’oscurità dell’androne, al riparo da sguardi indiscreti. Ti ho già parlato della crisi interiore che ho provato in quei minuti? Forse è stato per rispondere alla mia domanda esistenziale che mi sono soffermato vicino al suo cadavere più del dovuto. Tu sai meglio di me come funzionano queste cose: qualcuno si accorgedi qualcosa di strano, chiama la polizia, le volanti circondano l’edificio ed i cattivi finiscono in manette. Però, in quei momenti in cui le sono stato vicino, ho capito. Ho capito che mentre camminava verso di me, nel momento in cui è arrossita, nell’istante in cui mi è passata affianco, lei era felice. Non era contenta, non era quell’allegria euforica degli ubriachi. Era la felicità di chi è in pace con l’Universo. Ed io, da maledetto bastardo, per citare le tue parole, l’ho privata di quel momento.

Ti consiglio di leggerla, quella poesia. Tutti conoscono Lorenzo De’ Medici come uno dei più grandi mecenati del Rinascimento, un grande condottiero ed eccellente statista, ma sono in pochi a sapere che si dilettava di poesia. Non aspettarti grandi componimenti, certamente nemmeno lui ambiva a raggiungere i livelli di Petrarca e Boccaccio, ma credo meritino la tua attenzione. Ti ricordi quando ti ho parlato de “Il trionfo”? Molti conoscono il pezzo ricorrente in tutto il testo, ma pochi sanno chi ne è l’autore. Per i fiorentini era un monito a rispettare i De’ Medici in quanto fautori di pace e prosperità, per noi non è altro che un momento alla caducità della vita.

“Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza” 

   
 
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