Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: dreamlikeview    07/05/2014    6 recensioni
Castiel è un angelo, ama e ammira la razza umana, e desidera profondamente essere uno di loro, un umano. Nonostante agli angeli sia vietato interagire con gli uomini, viola le leggi del Paradiso, salvando una famiglia di cacciatori da un nido di vampiri, e da quel momento il suo desiderio aumenta a dismisura, spingendolo a fare una pazzia.
Un accordo gli permetterà di vivere sulla terra, e di comportarsi come un umano. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
[Angel/Human!Cas, Hunters!Winchester Brothers, Destiel, semiAU, long-fic]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Desclaimer: I personaggi non mi appartengono, purtroppo, e io non ci guadagno nulla da tutto ciò.

Crediti: Lu, per il banner bellissimo, perchè tutti i suoi banner sono bellissimi. 

 
Enjoy! 



 
Castiel era un angelo, e come tutti gli angeli, doveva rispettare una sola regola: mai avere contatti, di nessun tipo, con il genere umano. Era una legge lì, ai piani alti. Tutti gli angeli erano liberi di scendere sulla terra, di osservare la vita degli umani, interagire con la loro realtà, ma a loro dovevano essere invisibili, celarsi dietro i loro poteri. Nessun angelo aveva il permesso di mostrarsi, eccetto casi eccezionali, in cui solo gli arcangeli potevano concedere tale privilegio agli angeli ‘minori’. Questo era il caso di Castiel, un angelo come gli altri, un angelo minore, adoratore degli umani, costretto a nascondersi dagli occhi delle persone che tanto ammirava. Era sceso sulla terra come un centinaio di volte, ma ogni volta, tutto era diverso, gli uomini erano diversi, la terra stessa lo era. Ogni volta si stupiva di quanto potessero essere innovatori e geniali, non si vergognava di dire a se stesso, che qualche volta avrebbe voluto essere come loro, appartenere al loro mondo, solo per sentirsi anche lui così. Ovviamente, non tutte le sfaccettature del genere umano lo intrigavano, c’erano quegli umani, quelli cattivi, meschini e crudeli, che lui avrebbe davvero spedito all’inferno, se solo avesse potuto, ma non era Morte, non poteva decidere lui il fato delle persone, tuttavia,  era un loro ammiratore fin dai tempi della creazione e successivamente della cacciata dal paradiso, come poteva un singolo uomo aver sfidato Dio, disubbidendo all’unico comandamento impostogli? Come aveva solo osato pensare che potesse disubbidire solo perché fosse la creatura prediletta? E infatti, tale errore era stato punito severamente, l’uomo era stato cacciato dal paradiso, e aveva iniziato a vivere sulla terra, su cui, alla fine, si era sviluppata tutta la storia dell’umanità conosciuta. Castiel ricordava quando era sceso una delle prime volte, quando l’uomo ancora non sapeva come accendere il fuoco, ed era bello vedere come usava l’ingegno donatogli dal Padre per sopravvivere.
Nonostante avessero sbagliato, nonostante non fossero perfetti, non poteva far altro che ammirarli, ed osservarli in silenzio, di nascosto, nell’ombra, celato dai suoi poteri, ma sempre presente, come un angelo custode.
C’era stato quando Caino aveva ucciso Abele, c’era stato durante le prime guerre, e durante i grandi imperi, durante le prime scoperte geografiche, e c’era stato anche durante le due guerre mondiali, e spesso aveva tentato di mostrarsi a loro per aiutarli, chiedendo consenso agli arcangeli, ma il permesso non gli era mai stato concesso, perché quelle azioni erano state prese dall’uomo tramite il libero arbitrio. E Castiel non si spiegava come mai all’uomo – inferiore per molti punti di vista rispetto agli angeli – fosse concesso il libero arbitro, e gli angeli no. Aveva partecipato passivamente a tutte le rivoluzioni, a tutti i cambiamenti che il mondo aveva affrontato, e alla fine si era sentito come sollevato dal fatto che l’uomo sapesse adattarsi perfettamente a tutte le situazioni, persino le più dolorose, quelle più difficili. Castiel, tuttavia, era e restava un angelo, con grandi, immense, ali bianche e candide sulle scapole, occhi blu come il cielo limpido, capelli corvini come l’ebano, e amava indossare un trench beige – preso in prestito durante una delle sue visite sulla terra, da un credente che lo aveva gettato. Non che ne avesse bisogno, ma gli piaceva, persino l’arcangelo Gabriel quando era disceso sulla terra, sia per ordini divini che per puro diletto, aveva trovato qualcosa che gli piacesse, a chi importava se lui, un angelo minore, indossasse un trench logoro e vecchio? A nessuno.
Castiel amava osservare la vita degli umani, che ogni giorno si prodigavano per mandare avanti la loro vita, arrivare alla fine della giornata, e magari abbracciare i figli. Adorava soprattutto le madri, quelle donne che si svegliavano all’alba per accompagnare i figli a scuola, le vedeva correre, con gli zaini, a piedi, o nelle auto, con una tale velocità da far impressionare un angelo secolare come lui, le vedeva mentre preparavano il pranzo, e la cena, e pulivano le loro case, curando anche il giardino, queste erano delle forze della natura; tuttavia da qualche anno, la sua attenzione si era focalizzata sulle famiglie in generale: quelle complicate, quelle perfette, quelle tristi, quelle divertenti, quelle con problemi economici, quelle con persone ricche, e così via. Amava fondamentalmente la gente, non gli interessava di altro. Era un angelo destinato a vivere per tutta l’eternità, ma cosa se ne faceva dell’eternità se non aveva una famiglia tutta per sé? Lui non ne aveva una propria – tutti gli angeli erano fratelli, ma senza particolari legami di sangue – lui avrebbe voluto un legame così profondo con qualcun altro dei suoi fratelli, eccetto l’arcangelo Gabriel con cui aveva un ottimo rapporto di amicizia e fratellanza, non negava infatti di avere un ottimo rapporto con quest’ultimo, e un angelo della sua cerchia Anna, ma preferiva tenersi alla larga dagli altri – sia angeli minori come lui, che arcangeli - troppo intenzionati a reclamare potere e a scatenare rivolte in Paradiso, per badare ad una famiglia. Una categoria di umani, oltre le madri, lo aveva sempre colpito in modo particolare, erano i cacciatori, più precisamente, i cacciatori del paranormale. Questi uomini lottavano giorno dopo giorno, di nascosto, contro esseri immondi e innaturali – probabilmente fuggiti dal purgatorio e dall’inferno - nessuno li ringraziava, agivano nel completo anonimato: carte d’identità false, documenti vari falsi, e cose simili. In particolare, negli ultimi anni, la sua attenzione si era focalizzata su una famiglia on the road, due ragazzi rimasti orfani da bambini, e il loro padre adottivo, che viaggiavano ogni giorno di città in città, eliminando tutte le creature demoniache e infernali che trovavano sul loro cammino. Erano dei veri esperti, poteva dirlo tranquillamente. Da quando aveva visto questi due bambini venire su come due soldatini, legarsi man mano l’uno all’altro, l’istinto di protezione che il maggiore aveva nei confronti del minore, la devozione che mettevano nella caccia, e l’affetto misto a gratitudine che provavano verso il padre adottivo era semplicemente esemplare, Castiel era rimasto totalmente affascinato da quella famiglia, restando al loro fianco, scegliendo loro come suoi protetti – una delle poche cose concesse agli angeli era poter scegliere i propri protetti – li aveva visti crescere, diventare ragazzini ed evolversi in uomini grandi e forti. Il più grande, Dean, tra una caccia e l’altra, faceva il meccanico, per racimolare i soldi che poi sarebbero serviti durante uno dei loro viaggi, mentre il minore, Sam, si occupava di preparare il pranzo e la cena, e di tutti i lavori domestici, lasciando al loro padre adottivo la possibilità di riposare in pace. Funzionavano tra di loro, erano come una grande catena di montaggio, ognuno faceva qualcosa, e tutto filava liscio. Castiel era sempre più affascinato e, nel suo subconscio, il desiderio di unirsi a loro, divenire umano era sempre più forte.
Ancora, dopo tutti quegli anni, non si spiegava però, come avessero fatto a venir su così bene quei due ragazzi, senza una casa, come aveva visto tutte le altre famiglie in giro per i suoi viaggi sulla terra. E quella vita lo incuriosiva, insomma, come poteva interessare ad un angelo come lui, la caccia ai mostri? Aveva visto spesso Sam e Dean alle prese con quelle bestie feroci, e ne erano sempre, più o meno, usciti illesi, non capiva come mai gli importasse tanto della salute di quei due ragazzi – giustificandosi sempre sostenendo che fosse preoccupato, in quanto fossero suo protetti – e, nonostante non gli fosse stato concesso il permesso, spesso aveva avuto il desiderio di intervenire, di salvarli, e di curarli con i poteri ricevuti tramite la sua grazia, ma non aveva potuto, non aveva mai potuto farlo, nonostante avesse quasi supplicato Gabriel telepaticamente, per il permesso, ma l’arcangelo era rimasto irremovibile, sebbene conoscesse bene l’angelo che gli aveva fatto la richiesta, ma nessuno poteva rischiare così tanto per un cacciatore, che sicuramente, una volta vista la natura angelica, quindi paranormale, o sovrannaturale, dell’angelo, avrebbe tentato di ucciderlo. Castiel si era sempre limitato ad osservarli impassibile, fino a che un giorno, mentre girovagava per Sioux Falls, osservando le persone, aveva avvertito il pericolo. I suoi cacciatori, che aveva scelto come suoi protetti, erano in pericolo. Aveva spiccato il volo, raggiungendoli in pochi istanti e la scena che si era ritrovato davanti, aveva fatto drizzare le sue ali, e irrigidire ogni suo muscolo.
Dean, il più grande dei fratelli, quello con lo spirito da eroe, che faceva di tutto per tenere al sicuro il minore, quello con gli occhi verdi più belli che avesse mai visto, e i capelli biondi troppo scuri per essere davvero biondi, oltre al corpo muscoloso e forte, era circondato da non uno, nemmeno due, ma da ben sette vampiri, che stavano per nutrirsi del suo sangue, era privo di sensi, e Castiel temette sul serio per la vita del cacciatore, mentre Sam e Bobby erano impegnati fuori dal nido con altri.
«Gabriel, so che è vietato, ma non posso restarmene con le mani in mano». Fu il messaggio che inviò telepaticamente all’arcangelo, prima di mostrarsi emanando una luce potentissima, che abbagliò i vampiri bruciandoli uno dopo l’altro.
Dean era svenuto, quindi i suoi occhi non risentirono di quell’effetto luminoso. Lo prese poi tra le sue braccia e con un battito d’ali fu fuori. Gli altri due erano svenuti a causa del lampo di luce, abbagliati da esso, dagli occhi poteva già vedersi un fumo stranissimo uscire, ma con un tocco dell’angelo i loro occhi erano tornati normali, nonostante i due dormissero. Curati i due membri della famiglia di Dean, tornò dal cacciatore, stringendolo tra le braccia, sfiorarono anche la sua fronte con le dita, e lui si ridestò.
Per un attimo, Castiel si era smarrito in quegli occhi così verdi da studiarne ogni sfumatura, non aveva mai ammirato niente di tanto bello e meraviglioso, e gli occhi di Dean erano di quanto più bello esistesse in natura, ma non poteva restare, Dean avrebbe visto le sue ali, e lo avrebbe scoperto. Ignorava, però, che il cacciatore fosse troppo rapito dai suoi occhi per notare le ali, il suo sguardo si spostava velocemente dagli occhi alle labbra come ipnotizzato. L’angelo, tuttavia, non aveva spesso a che fare con gli umani, anzi si poteva dire che quella fosse la prima volta che interagiva con loro, ed era totalmente preso dal panico. Se l’avesse scoperto? Se avesse capito che era un essere paranormale? Dean gli disse qualcosa, ma in quel momento non capì le parole del cacciatore. Udì solamente il richiamo del superiore nella sua mente, che rimbombava fastidiosamente. Si impose di ignorarlo, almeno per un attimo.
«Sono in paradiso?» mormorò il cacciatore svegliatosi «ho appena visto un angelo
».
Castiel non potette fare a meno di fremere di terrore, imponendosi di restare calmo, perché Dean non stava guardando le ali, non le aveva notate, non poteva aver capito davvero che fosse un angelo, era ancora tramortito per lo scontro appena affrontato.
«Diciamo che sei vivo» gli aveva sussurrato, prima di toccargli la fronte di nuovo e farlo addormentare nuovamente, per riprendere la sua invisibilità ed osservarlo da vicino, più di quanto non avesse fatto fino a quel momento, rendendosi conto che Dean fosse immensamente bello e che la sua anima fosse qualcosa di fin troppo perfetto per essere reale, più perfetto di un angelo. Poi svanì, ritornando in paradiso, aveva disobbedito, questa volta l’aveva fatta davvero grossa, ma non se ne sarebbe mai pentito.
Dean e la sua famiglia, i suoi protetti, avevano bisogno di aiuto, di qualcuno che si prendesse cura di loro, e lui era disponibile. Aveva fatto una scelta.
Aveva scelto gli umani, e non si pentiva di quella sua decisione, ne era più che fiero.
 
 
Castiel osservava sempre Dean, soprattutto da quando lo aveva salvato. Non sapeva come mai si fosse legato in quel modo a quel ragazzo, ma da quando loro sguardi si erano incontrati, non era riuscito più a smettere di scendere sulla terra per lui, anzi, non era mai ritornato in paradiso dopo averli salvati, conscio di aver sbagliato a disobbedire, la paura di essere trovato dagli arcangeli, ed essere punito per la sua disobbedienza. Osservava spesso Dean riparare macchine, era affascinante la dedizione che dedicava a quelle auto, le curava in ogni dettaglio, e sebbene Castiel non sapesse neppur cosa fossero, ammirava la passione e l’attenzione che Dean metteva in ciò che faceva. Avrebbe tanto voluto rivolgergli almeno una parola, mostrarsi a lui, ma non poteva, non poteva rischiare di essere scoperto, Dean era un cacciatore, e avrebbe trovato il modo di ucciderlo in qualche modo. Doveva limitarsi ad osservarlo, ma a volte era dura.
La voglia di parlargli era troppa, perché, seppur indirettamente, senza che loro potessero vederlo, Dean e la sua famiglia stavano insegnando a Castiel molto sul mondo umano, molto di più di quanto non avesse imparato in quei secoli ad osservarli, non perché non avesse imparato nulla sugli umani, ma prima di quel momento, si era sempre limitato ad osservarli dall’alto, superficialmente, da essere superiore qual era, come creature inferiori a cui era concesso il libero arbitrio. Ora, alla luce di ciò che quella famiglia gli stava indirettamente insegnando, apprezzava maggiormente ciò che aveva appreso, e continuava ad apprendere. Stava fronteggiandosi con le emozioni, seppur in modo molto superficiale. La voglia era una delle nuove sensazioni che provava. Aveva voglia di parlare con loro, di chiedere come avessero fatto a venire su così coraggiosi e forti, senza disporre di poteri angelici, e come avessero fatto ad avere una famiglia così unita, nonostante il lavoro che facevano.
Troppe erano le domande che l’angelo si poneva giorno dopo giorno, domande alle quali mai trovava una risposta, perché celata in quella sua invisibilità, senza rendersi visibile, non avrebbe parlato con i Winchester, e non avrebbe avuto risposta alle sue domande. Avrebbe tanto voluto solo per un giorno, essere parte di quel mondo.
Fin da quando aveva incontrato gli occhi di Dean, si chiedeva come fosse potersi perdere in essi ogni volta, e Dean era così bello, o forse di più. Probabilmente, secondo l’angelo, il vero essere celestiale tra se stesso e Dean, era quest’ultimo. Sospirò, rendendosi conto di non poterne far parte, perché la sua apparizione avrebbe fatto troppo scalpore tra i cacciatori, e tutti gli avrebbero dato la caccia, gli angeli erano ancora esseri sconosciuti. Probabilmente, l’unico angelo che era stato avvistato dall’uomo era Lucifer, che una volta caduto aveva vagato per la terra, prima di mettersi a capo dell’inferno e creare tutti i demoni come “i suoi figli”, così come Dio aveva creato gli angeli. E probabilmente, nessuno dei cacciatori di quel periodo poteva averne ricordo, perché nessuno di loro esisteva, e il ricordo era andato perduto. Solo gli angeli erano a conoscenza di quell’avvenimento, e di certo non sarebbe stato lui a mostrare la sua specie agli umani, rischiando che essi dessero loro la caccia, tuttavia il voler parlare con Dean e la sua famiglia superava di gran lunga i suoi obblighi da angelo. Per la prima volta in tutta la sua vita, Castiel si sentì cattivo, quasi sbagliato, perché era un angelo del signore, e come prima regola vigeva che nessun angelo si rivolgesse a nessun umano, mai. Non poteva di certo cambiare lui le regole celesti, non per una stupida voglia.
A volte gli capitava di sentirsi così umano, da non riconoscersi, come quel giorno, in cui, seduto su una panca di un’officina, osservava Dean dedicarsi anima e corpo alle auto, e poi lucidare le sue armi anti-mostri.
Sembrava davvero un ragazzo speciale, Dean.
«Ah, Castiel»  udì una voce alle sue spalle e trasalì. Era un angelo? Solo gli angeli potevano vederlo, o i demoni, ma un demone non si sarebbe mai avvicinato ad un angelo, no? «penso che tu non mi conosca, ma io son tutto di te. Sono Metatron.» lo affiancò, e in quel momento l’angelo lo vide: era un ometto basso, anziano, grassottello con degli enormi baffoni grigi, come i capelli, e inoltre non aveva le ali. Castiel si affrettò a lasciar scorrere la lama angelica lungo il suo braccio dalla manica del trench, impugnandola.
«Sei un demone?»
«No, sono come te» Castiel batté le palpebre, incredulo, non poteva essere un angelo «non vedi le ali perché… beh, ho imparato dei trucchetti per celarle per poter stare tra gli umani» spiegò l’anziano.
«Strano. Non ho mai sentito parlare di te, in paradiso» ribatté l’angelo, ancora poco convinto della sincerità di colui che gli stava di fronte. Non si fidava, e non poteva sapere fino a quanto fosse sincero. Avrebbe dovuto contattare Gabriel, ma qualcosa lo bloccava, qualcosa che nemmeno lui sapeva identificare.
«Sì, beh, non mi apprezzano molto, ma io posso risolvere i tuoi problemi» asserì indicando Dean con la testa, che davanti ai due angeli, ignaro che loro fossero lì a chiacchierare, continuava ad aggiustare il motore di un’auto «vorresti farti vedere da lui, senza mostrarti come angelo, vero? » chiese, sorridendo furbamente «tu vuoi essere un umano, vero?»
«Beh, non lo nego, ma…» iniziò senza riuscire a terminare la frase, perché interrotto da Metatron.
«Ho un accordo da proporti» incalzò, guardandolo «posso aiutarti, ci sono delle piccole… clausole da rispettare, ma sono sicuro che tu non avrai problemi ad eseguirle».
«Co-cosa devo fare?»
«Consegnarmi spontaneamente la tua grazia, e far innamorare di te un umano in due mesi, un umano che sia disposto a sacrificarsi per amor tuo, e che ti ami, nonostante la tua natura angelica» spiegò, mentre l’angelo spalancava gli occhi incredulo e spaventato all’idea di separarsi dalla grazia «altrimenti, beh… non penso tu voglia saperlo ora».
«Potrei… morire?» chiese allora, la sua espressione era un mix tra il terrorizzato e l’interessato, dentro di lui una vocina, continuava a ripetergli di non accettare, che era una pessima idea, che non doveva, perché era sbagliato, fin troppo sbagliato.
«Peggio, finiresti all’inferno e diventeresti un demone, potente, ma pur sempre un demone».
Castiel restò spiazzato, non se lo aspettava. Era una follia, un’assurdità, avrebbe dovuto parlarne prima con Gabriel, poi forse decidere, sì, ci avrebbe pensato, non doveva accettare così in fretta, no? Non doveva accettare, no.
«N-Ne parlerò con Gabriel e poi…» iniziò, ma venne interrotto subito, di nuovo.
«No, non se ne parla, ti direbbe che è una follia! Se accetti ora, okay, altrimenti andrò a dare la felicità a qualcun altro».
Un ricatto, fantastico!
Doveva decidere subito. Da una parte, temeva la reazione dell’arcangelo suo amico, perché razionalmente quella era una follia, ma cosa aveva da perdere? Avrebbe dovuto trovare l’amore, gli umani trovavano sempre l’amore, perché non avrebbe dovuto trovarlo lui? Ma se poi non lo avesse trovato, cosa avrebbe fatto? Guardò verso Dean, che sorrideva al fratello minore, ringraziandolo per avergli portato il pranzo, e si voltò nuovamente verso Metatron, che lo guardava in attesa. Dall’espressione dell’altro non sembrava mentisse, sembrava davvero un bravo angelo, ma non si spiegava come mai fosse detestato dagli altri angeli, ma decise di non pensarci. Aveva preso una decisione, ignorò la vocina del buon senso dentro di sé, e diede la sua risposta:
«Accetto».
Perdere la grazia per Dean, ne sarebbe valsa la pena, ne era certo.
Se Castiel avesse guardato il volto di Metatron, nel momento in cui lui disse quella semplice parola, avrebbe capito che era stato ingannato, in realtà l’altro voleva solo appropriarsi della grazia dell’angelo ingenuo, per ritornare in paradiso: Metatron, in realtà, era un altro degli angeli caduti, a cui erano state strappate le ali, a causa della sua disobbedienza, ma Castiel non poteva saperlo, nessuno aveva mai parlato dello Scriba Divino che aveva complottato contro Dio, assieme al primo Caduto, poiché a nessun angelo, a parte gli arcangeli, i quali conoscevano tutto per volere divino, era concesso sapere di tutti gli angeli caduti sulla terra, tra i quali Metatron, il quale conservava ancora i poteri angelici come l’invisibilità e il poter guarire, ma non aveva ali, per impedirgli di tornare in paradiso. Come angelo minore, a Castiel non era concesso saperlo - Metatron lo sapeva - per questo motivo era caduto nella trappola.
«Abbiamo un accordo, allora» disse stringendogli la mano, mentre un inconsapevole Castiel, ricambiava la stretta, segnando la sua condanna. Da quel  momento in poi, l’avrebbe potuto salvare solo l’amore di un umano.
 
Metatron condusse Castiel in un capanno abbandonato, che l’angelo sosteneva essere la sua dimora, ogni qual volta scendeva sulla terra, per integrarsi con il genere umano. Ingenuamente, Castiel credeva alle sue parole, accecato dalla voglia di conoscere gli umani di persona, di conoscere Dean, che dal giorno in cui l’aveva salvato, era entrato nella sua testa, senza uscirne più, ripensava al rapporto del cacciatore con la sua famiglia, e del legame anche lavorativo che aveva con loro, e non poteva far altro che ammirarlo. Una volta giunti al capanno, Metatron sistemò ogni cosa nei minimi particolari affinché il rituale potesse essere effettuato, disegnò dei simboli enochiani sul pavimento e sui muri di quella cadente casa – affinché gli arcangeli non rintracciassero né lui né Castiel, marchiò le costole dell’angelo con dei simboli enochiani per non farlo trovare dai superiori, e poi incitò Castiel a distendersi al centro di un cerchio precedentemente disegnato da lui, e gli ordinò di chiudere gli occhi; l’angelo osservò ogni cosa, leggermente spaventato da ciò che lo aspettava, e se fosse stato doloroso? Nonostante fosse angelo e sapesse cosa fosse il dolore fisico, anche se, appunto, in quanto angelo, poteva essere ferito solo da una lama angelica o dal fuoco scaturito dalla combustione di un olio particolarmente difficile da trovare – l’olio santo - e non da armi mortali, oltre ai rituali enochiani, conosciuti solo dagli arcangeli, nonostante l’incertezza e lo smarrimento di quel momento, eseguì gli ordini di quello che credeva essere un altro angelo, solo più esperto di lui. Aveva tutto da perdere, ma si disse che aveva tempo, e in quei mesi, si sarebbe impegnato a cercare questo fantomatico amore. Una volta che Castiel si fu steso, Metatron iniziò una cantilena enochiana, una sorta di canzone capibile solo dagli angeli, era come una ninna nanna magica, che in pochi secondi portò Castiel in una sorta di trance, che gli rilassò tutti i muscoli e quasi lo addormentò: come un’anestesia.
Ciò che accadde dopo fu di quanto più doloroso l’angelo avesse mai provato su di sé, avrebbe voluto urlare per il dolore, nonostante fosse in uno stato di dormiveglia, avvertiva ogni singolo spostamento d’aria e di conseguenza, ogni strappo di ali, sentiva la sua grazia essere prosciugata, aspirata da una forza superiore. Avvertiva dolore, un dolore mai provato prima, come se tutto fosse spezzato, sbagliato, come se lui in quel momento fosse fragile e vulnerabile. Sentiva la sua grazia abbandonarlo, e il dolore era atroce, era come separarsi da un pezzo di se stessi, come se gli stessero amputando un arto, o qualcosa di peggio.
Non riusciva a classificare quel dolore, era qualcosa di atroce, di dilaniante. Il suo corpo era pervaso da spasmi di dolore, e credette anche di aver iniziato a sanguinare ad un certo punto, dalle scapole forse, nel punto in cui le sue ali spuntavano, sentì come se esse fossero state strappate via, avvertì ogni piccolo cambiamento del suo corpo, che lentamente e dolorosamente si trasformava in umano, sentiva la risata di Metatron in sottofondo, e quella cantilena andare avanti, la sua grazia veniva aspirata e man mano da dentro di lui svaniva. Si sentiva sempre meno angelico e più umano, come se fosse un peccatore, esattamente come gli umani.
Il suo respiro era affaticato, tutto quel dolore era insopportabile, tanto da spezzargli sia le forze sia il respiro, la cantilena cantata da Metatron assumeva un tono più cattivo e divertito ad ogni nota, e più passava il tempo, più credeva di aver sbagliato a fidarsi, o forse era solo il dolore a spingerlo a pensare quello, in fondo gli stava facendo un favore, non lo stava uccidendo.
Era stravolto per quel dolore. Niente era mai stato peggiore di quello, e quando la voce di Metatron si fermò, dopo di quelle che erano state le ore più lunghe di tutta la sua vita – era giorno quando erano entrati nel capanno, e ora la luna era alta nel cielo scuro della notte - l’angelo capì che fosse finita, che lui fosse umano, e la certezza arrivò quando vide Metatron con una fialetta contenente un fumo azzurrino, puro, angelico. La sua grazia era racchiusa in un’ampolla, e lui non era un angelo, non più.
Castiel era ufficialmente diventato umano, ma non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto, che perse i sensi, sopraffatto da tutto il dolore provato durante quel rituale, e probabilmente stanco, visto che era un umano a tutti gli effetti.
Metatron afferrò il giovane per le spalle e lo alzò da terra, guardandolo con cattiveria: due mesi e quell’angioletto sarebbe morto, e lui si sarebbe appropriato della sua grazia, riuscendo così a tornare in paradiso e vendicarsi degli arcangeli che lo avevano cacciato via. Era stato un colpo di fortuna per lui trovare un angelo così desideroso di appartenere al mondo degli umani.
Lo trasportò senza fatica fino alla strada, e, dove le auto correvano e sfrecciavano, lo gettò come un sacco di patate, lasciandolo lì alla sua sorte, probabilmente, se fosse morto quella notte stessa, per lui sarebbe stato meglio. Lasciato l’ormai ex-angelo in mezzo alla strada, voltò le spalle e andò via, già pregustando la vendetta che, grazie a quel credulone, avrebbe assaporato.

To be continued... 

___________________________________________
Vi autorizzo ad uccidere sia me che Metatron (personaggio che io odio profondamente, e nessuno mi farà cambiare idea).
Note autrice: Pervasa dall'ansia, perchè mi accade ogni volta che cambio fandom, spero che questa mia piccola Destiel possa piacervi. Era partita come una one-shot, poi Castiel, Dean e Sam si sono impossessati di me, ed è venuta fuori una cosa lunghissima. Quindi tra un aggiornamento e l'altro non dovrete aspettare molto. Non è la prima che scrivo, ma è la prima che pubblico, quindi... ansia portami via. 
Comunque, mi presento, Chiara, 21 anni tra qualche giorno, fangirl certificata, aspirante scrittrice.
Mi sono appassionata recentemente (novembre 2013, più o meno) a questo telefilm (e come abbia fatto a vivere senza di esso per tutta la vita, è un mistero) più o meno ho iniziato a guardarlo quando Rai4 ha mandato le repliche della quarta stagione, poi ho recuperato tutte le precedenti, e continuato per la mia strada, arrivando ad aspettare la prossima in uscita in America, btw ho perso la testa e... beh, ora ho un debole per un angelo ribelle e due cacciatori. Anyway, non vi annoio oltre, e spero che vi piaccia. Vi avviso in oltre, che potrebbero esserci parti struggenti e tanto dolorose, e parti allegre e fluffose, prossimamente. 
Questa è solo la prima parte, e non so prevedere quante saranno...  queste sono solo le prime 4.000 parole, circa di una cosa immensa di 60.000 parole circa. 

P.s Castiel e Dean sono OOC, anche se ho cercato di renderli IC, e in alcuni punti toccheranno picchi di incoerenza voluti. 


 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: dreamlikeview