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Autore: dreamey    09/05/2014    8 recensioni
Quando la vita sembra prendersi gioco di te; quando sai perfettamente quanto sia importante quel minuto; quando ti rendi conto che ti accade proprio quello che non avresti mai creduto possibile; quando la persona che non avresti mai assolutamente pensato, diventa l'amore della tua vita.
Quando un litigio tra perfette estranee per un taxi,si trasforma in un'inaspettata storia d'amore.
E' quando accade tutto questo, che scopri che la vita ti ha regalato i momenti più preziosi della tua esistenza.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Sono in ritardo, lo so! Scusatemi!
Ringrazio tutte voi che ancora seguite la mia storia e vi auguro una buona lettura :)
 
Capitolo 8

- Mi creda, le sto dicendo che sicuramente si tratta di un errore. Noi siamo due strutturati non specializzande. Abbiam....-
- Abbiamo diritto ad una stanza singola.- Intervenne a quel punto Arizona, snervata dalla situazione bizzarra.

 Rimaste ormai le uniche nell'hall, le due dottoresse si erano dirette al banco della reception, entrambe con un'unica intenzione: cambiare assolutamente stanza.

Quel momento di panico iniziale non durò che qualche minuto. E ora, eccole li, in piedi una accanto all'altra ad inveire contro il receptionist, il quale, non sapendo come spiegare loro, che il problema non poteva essere momentaneamente risolto, trovò, fronteggiare le due donne, una delle imprese più ardue in tutta la sua carriera sino ad allora.
Ne Callie ne Arizona, erano infatti intenzionate ad accettare una risposta negativa alla loro semplice richiesta.

- Signore, sono desolato, ma come già vi ho spiegato, al momento risulta impossibile trovare una soluzione. L'ala est dell'albergo non può essere utilizzata per problemi di serviz...
- Senta, a me non importa niente dei vostri problemi, eccetera eccetera.. La nostra è una semplice richiesta.-
La bionda aveva cominciato a tamburellare con le dita sul bancone, il volto contratto dall'irritazione, gli occhi che guardavano il povero malcapitato, in modo alquanto minaccioso. Non riuscendo ad ascoltare oltre, decise di interrompere il ragazzo, ammutolendolo in un istante con uno dei suoi toni più duri dei quali disponeva quando si ritrovava in una situazione di pieno nervosismo.
- Scusi la mia collega,è un tipo molto irascibile e reagisce sempre in questo modo quando è nel panico. Ritornando a noi, ti do del tu, sembri così giovane, hai un viso da bravo ragazzo, intelligente e disponibile, sono sicura che riuscirai a risolvere al più presto questo piccolissimo problema..-
La bella mora, non esitò un istante a porre rimedio all'atteggiamento scorbutico della bionda, provando a cambiare tattica, disposta a fare gli occhi dolci al giovane receptionist, pur di non ritrovarsi a dover condividere la stanza con il chirurgo pediatrico.
- Cosa? Cerchi di risolvere il problema con le lusinghe? E così io sarei il poliziotto cattivo e tu il buono? Non le dia retta, sono un chirurgo pediatrico, lavoro tutto il giorno con i piccoli umani, non sono per niente un tipo irascibile. -
- Dottoressa, mi creda non mi permetterei mai di pens...
- Ok, perfetto. Allora veda di risolvere al più presto il problema. E' quasi l'una di notte e vorrei andare nella mia stanza. Non stia qui impalato, faccia qualcosa, chiami il direttore se necessario.-
Con tono ancora più duro e secco di quello che aveva usato in precedenza, Arizona ammonì ancora il povero ragazzo, palesando tutta la sua indole nel comandare, che era solita utilizzare anche sul lavoro.
Callie , dal canto suo, se n'era stata ad osservare ed ascoltare la bella collega intenzionata a dare sfoggio di tutta la sua scontrosità e irritabilità. La guardava di sottecchi e sorrideva leggermente dell'atteggiamento del chirurgo pediatrico, del tutto incoerente con ciò che invece aveva appena affermato sul proprio conto.
Intanto, il ragazzo in divisa, si era appena allontanato, sparendo dietro una porta riservata al personale.

- E poi tu saresti quella non irascibile? Arizona, te lo sei praticamente mangiato vivo quel povero ragazzo. Credi che intimorendolo, riuscirai a risolvere il problema?
E tu credi che ammiccando e adulando, risolverai il problema? Senti Torres, non ho intenzione di passare tutta la notte qui, nella hall di questo dannatissimo albergo a litigare con non so chi, ne tanto meno ho intenzione di dividere la stanza con te. Perciò, si, il mio metodo è più che giusto.-
- Non siamo in ospedale, ne tanto meno nel tuo reparto, non puoi metterti a comandare chi vuoi, purchè..-
- Sta zitta Torres. Non siamo nemmeno in un bar mi pare, eppure ti sei messa a flirtare e abbordare quel..-
- Robbins, stavo semplicemente rimediando alle tue spiccate doti di indisporre chiunque ti capiti a tiro-
- Credi di essere migliore di me? Ok, ti do carta bianca. Risolvi tu il problema allora. Vai, fai a modo tuo.-
 
Erano a pochi passi l'una dall'altra, a fronteggiarsi e guardarsi negli occhi, con aria di sfida.
 
Erano quasi le due del mattino, con la chiave pronta in mano, si accinse ad aprire la porta della stanza 502.
Era esausta, arrabbiata e pienamente contrariata dall'assurda situazione in cui si era ritrovata.
Fece qualche passo dentro la stanza, con la valigia ancora in mano e cercava con gesti frenetici di trovare l'interruttore della luce.
Non lo trovava, l'unico spiraglio di luce, era quello che entrava dal corridoio dell'albergo, la porta, non era stata ancora richiusa.
La sentì richiudere poco dopo, o meglio, si accorse che era stata richiusa non appena si ritrovò immersa nel buio della stanza.

Qualcuno le andò a sbattere contro. Callie.
 
- Perchè diavolo, non hai ancora acceso la luce, Arizona?-
- Perchè ancora non ho trovato quel dannato interruttore. Mi sembra semplice la risposta, Torres.-
- Robbins, si da il caso che in ogni stanza, l'interruttore della luce si trovi proprio vicino la porta.
Ad un tratto, la stanza si illuminò di una fioca luce gialla.
- Toh, visto? Non era poi così difficile, Robbins.-
Si ritrovarono quasi appiccicate, ancora vicino l'ingresso, con un'espressione entrambe, di contrarietà sul volto. E non solo.
- Torres, non darti tante arie. E così avresti risolto il problema giusto? Sei stata così, brava. Toh, stanza doppia da condividere!-
- Senti biondina, era praticamente impossibile risolvere il problema a quest'ora. Una parte dell'albergo è fuori servizio. Le stanze funzionanti sono tutte interamente occupate.
- Potevamo sempre cercare un accordo-
- Ah, si? E quale? Sentiamo.- Le rispose a tono la mora incrociando le braccia al petto.
Arizona si era allontanata di qualche passo, prendendo in mano la sua valigia e dirigendosi verso uno dei letti. Con gesti di stizza, poggiò la valigia sul letto. La aprì e si mise a cercare il pigiama che non riusciva a trovare tra gli altri indumenti.
Callie era rimasta ancora ferma all'ingresso, ad osservarla e ad aspettare la risposta della bionda alla sua provocazione. Non tardò ad arrivare.
- Per esempio, avremmo potuto scambiare la stanza con qualcun altro dei nostri.-
- Ma che fantastica idea. Davvero. Alle due di notte, mentre sono tutti già a dormire nel proprio letto e soprattutto nella propria stanza.-
- Siamo medici, siamo abituati a svegliarci di notte, per situazioni di emergenza.-
- E questa sarebbe una situazione di emergenza?-
- Condividere forzatamente la stanza con te? Certo che lo è, Torres.-
- Senti Robbins, non piace nemmeno a me la cosa. Ma per questa notte non possiamo fare altrimenti. Quindi mettiamoci l'anima in pace e smettila di discutere. Ora vorrei solo andare a letto al più presto.-
- Ti avverto, io dormo solo e completamente al buio e in completo silenzio. Vedi di adeguarti, Torres.-
- Smettila di comandare Robbins, non sono di certo un tuo specializzando. Vada per il buio, ma togli la tua valigia dal mio letto.-
- Cosa? No, non ci penso nemmeno. L'ho scelto prima io, sono abituata a dormire vicino la finestra.-
- Anch'io. Come la mettiamo? Non mi sembra che tu sia stata tanto gentile da chiedermi quale letto preferissi. Dovresti rimediare alla tua arroganza cedendomi quel letto.-
- Si chiama mobbing questo lo sai? Potrei denunciarti.-
- E la tua si chiama prepotenza, lo sai? -
- Torres, sarà la notte più lunga della mia vita. Non ti sopporto.-
- Nemmeno io, Robbins.-
 
 
Sospirando rumorosamente, spostò la sua valigia già aperta, sul letto accanto.
Era ancora intenta a cercare il suo pigiama. Non lo trovava.
Canotta e pantaloncini corti. Era quello il suo pigiama solitamente in quel periodo dell'anno.
Rovistava nella valigia già da quasi un quarto d'ora, rassegnandosi, non fu più tanto sicura di averlo portato con se.
Intanto la mora, era sparita in bagno a prepararsi per la notte. Una  bella doccia rilassante, dopo quel trambusto di poche ore prima e sarebbe stata pronta per una bella dormita rigenerante.
Indossava una maglietta a manica corta, almeno due taglie più grandi e che le arrivava a metà coscia, lasciandole scoperte le sue lunghe gambe ambrate e perfette.
Uscì dal bagno, richiudendo la porta dietro di sè.
 E per un attimo le mancò il respiro.
Arizona era in piedi al centro della stanza, con solo degli slip addosso e una t-shirt aderente che arrivava sino al mordo delle mutandine. Ed era scalza.
Aveva un corpo perfetto. Pelle chiara, lucida, gambe slanciate. Era così semplice e naturale. E innegabilmente attraente.
Non si era accorta della presenza della mora rimasta lì in piedi  a fissarla, era con la testa china a leggere dei documenti medici.
Fece qualche passo verso il suo comodino, facendo ricadere sopra di esso i fogli che stava leggendo.
Fu in quel momento che si accorse che Callie era uscita dal bagno. Non seppe dire da quanto, la trovò lì in piedi a fissarla.  Era a pochi passi da lei. E di fronte a lei.
E in quel momento, quella stanza le sembrò terribilmente e pericolosamente piccola.
I suoi occhi si posarono subito sulle lunghe e perfette gambe della mora e si ritrovò ad ingoiare a vuoto diverse volte.
Callie Torres, era dannatamente sexy.
Lottò con se stessa, per distogliere lo sguardo da quel corpo che la stava attirando come una calamita.
 
- Finalmente, Torres. Pensavo non uscissi più da quel bagno.- gracchiò col suo tono acido che era solita riservare alla mora.
Callie fece qualche passo in avanti, lasciando libero il passaggio al chirurgo pediatrico.
Avrebbe dovuto prendere un'altra direzione. Se la ritrovò ad un palmo da lei, così vicina e quasi mezza nuda. Provò un forte desiderio di avvicinarla ancora di più, di posare le sue mani sulla pelle nuda dell'altra.
E invece, si arrestò, e con lo stesso tono sarcastico della bionda, non tardò a risponderle.
- E' tutto tuo. Robbins. Non sei abituata ad aspettare gli altri. E' tipico di te. Sei abituata a comandare e a voler tutto e subito.-
- Oh, e quest'accusa viene proprio da te? Mi hai praticamente costretta a cambiare letto.-
Si fronteggiavano, guardandosi negli occhi e lottando con se stesse per non far scivolare lo sguardo oltre.
O non avrebbero potuto negare, una, la bellezza dell'altra.
Non restava loro che litigare per riuscire a nascondere l'attrazione che stavano provando entrambe in quel momento. Questo, le avrebbe potute allontanare, salvarle da quel pericolo che poteva arrivare da un momento all'altro.  Si nascondevano dietro le loro battute sarcastiche.
Ed era vero che la maggior parte delle volte non si sopportavano, era da sempre stato così tra loro. Erano da sempre state incompatibili l'una con l'altra.
 Fino ad allora.

Fino a quel punto di non ritorno.

- Robbins, non vorrai metterti a fare la bambina ora, perchè non hai ottenuto quello che volevi.-
- Tranquilla Torres, ormai sono abituata a te che ti appropri delle mie cose.-
- Oh, ti riferisci a quando ti fregai il taxi dieci anni fa.-
- Già, e da allora non sei per niente cambiata. Eri e sei così irritante Torres.-

Callie rimase a fissarla, ferma a pochi centimetri. Arizona era seria, il viso leggermente arrabbiato, infastidito. E per un attimo, le ritornò alla mente la scena di quel ricordo, avvenuto così tanti anni prima.
 Rivide quella ragazza bionda, che la teneva per un braccio, il suo viso contratto in una smorfia di irritazione, quegli occhi così blu che la guardavano gelidi, quell'aria fiera. 
Quella sconosciuta, della quale ancora non conosceva il nome e che pensava, non avrebbe più incontrato  nella propria vita.
Ritornò a guardare dritta, e si ritrovò davanti quella ormai splendida donna bionda. I suoi occhi incrociarono quelli blu dell'altra. Aveva quasi la stessa espressione, quell'aria feria anche dopo dieci anni.
Sentì il cuore accelerare di qualche battito e una sensazione di vuoto nello stomaco.
Aveva di fronte a se quella stessa ragazzina che ora, dopo dieci anni, era diventata una donna stupenda, di una bellezza fuori dall'ordinario.
Si accorse, che la bionda la guardava aspettando una risposta. Aveva un'espressione confusa sul volto.
Ed era in biancheria intima. Naturale, col suo corpo perfetto. Adorò quell'espressione che le sembrò così buffa in quel momento.
Arizona era ancora ferma di fronte a lei e la guardava stranita. Notò lo sguardo strano della mora su di se.
 
Callie, si decise a parlare. Doveva distogliersi da lei, da quella bellezza. Fece di tutto per ritrovare il solito tono aspro.
- Robbins, anche tu  sei sempre così fastidiosa ed esasperante e..-
Si fermò a guardarla ancora un volta, stringendo a pugno le mani che stavano cominciando a sudare. Ricominciò a parlare.
- E la maggior parte delle volte sei insopportabile e detestabile e sei odiosa.. e sei..-
Spezzò di nuovo quelle parole, fece vagare lo sguardo sulla meravigliosa donna a pochi passi da lei, e sentiva lo stomaco tremare, le mani che non smettevano di sudare e un forte desiderio che cominciava ad impadronirsi di lei.
La vicinanza di quella donna, le stava facendo quell'effetto così inatteso e imprevedibile.
Si inumidì le labbra sfiorandole con la lingua, fece qualche passo in avanti per diminuire quella distanza che in quel momento le separava.
- E sei così... - il suo sguardo vagò ancora una volta sul corpo di Arizona, poi ritornò a guardarla negli occhi. Le mosse ancora incontro, consapevole dello sguardo incerto e disorientato dell'altra che non aveva smesso di fissarla.
Distese le braccia, sfiorando le spalle nude della bionda, le accarezzò, la sospinse leggermente verso di se portando la sua mano sul quel viso d'angelo, che era ferma quasi ad aspettare per vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
Arizona non si muoveva, l'aspettava.
Sentì il petto battere all'impazzata e una strana sensazione allo stomaco.
Non faceva niente, non voleva fare niente. Voleva che quella splendida donna, con la sua bellezza disarmante quel corpo così perfetto e sensuale, le si avvicinasse ancora di più.
Desiderava quel contatto.
Non attese a lungo.
 Sentì la mano di Callie, sulla sua guancia. Le stava accarezzando il viso.
Alzò lo sguardo per incontrare quegli occhi così grandi e profondi, nei quali tante volte, si era immersa anche nei momenti in cui litigavano. Quegli occhi nocciola, erano sempre riusciti ad incantarla.
Callie non smetteva di accarezzarla,  le sorrideva scrutando quegli occhi.
Un altro passo verso di lei,  annullò la distanza tra loro.
  La sua mano ancora ferma sul viso di Arizona e, finalmente, le sussurrò quelle semplici parole che stava ancora soffocando e che le uscirono senza riuscire a fermarle.
- E sei così bella, Arizona.-
Sentì la bionda irrigidirsi, ma aveva ancora quegli occhi blu incollati ai suoi.
Luccicavano e la fissavano.
La vide inclinare leggermente il viso di lato,  il leggero peso della sua guancia sulla sua mano e la sentì muovere contro di essa.
Percepì la sensazione più dolce che riuscì a provare in quel momento.
Non vide la solita, testarda, arrogante, insopportabile Arizona. Le sembrò quasi indifesa tra le sue mani.
Per la prima volta, vide la donna più tenera che fosse mai riuscita a vedere. E la più bella.
Poi sentì chiamare il suo nome, da lei, dall'unica donna che la chiamava in quel modo.
- Calliope.-
 E si rese conto, che Arizona, pronunciava il suo nome in modo perfetto. Come nessun altro sarebbe mai riuscito a fare.
  
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