Lei, lei urla in silenzio. Trattiene dentro una rabbia che non può buttare fuori, perché è la mia rabbia. Quando racconto qualcosa che mi fa star male, lei incamera la mia frustrazione e la tiene in sé, non dicendo niente, ascoltando e lasciandomi sfogare, per farmi star meglio.

Lei, lei si alza presto la mattina, pur potendo dormire. Si alza per farmi compagnia, pe prepararmi la colazione per regalarmi quelle piccole coccole di cui ho bisogno prima di iniziare la giornata.

Lei, lei urla a volta, per svegliarci dal nostro orgoglio, dopo un litigio. È lei che tiene in mano i fili dei rapporti della famiglia, che cerca di legarli insieme, sempre pronta a ricucirli quando si spezzano. È lei che, parlando dolcemente, ci fa capire dove abbiamo sbagliato.

Lei, lei che si sente inutile, quando invece senza di lei saremmo noi inutili.

Lei, lei che a volte non si sente capita. E mi sento in colpa, perché lei fa così tanto per me e io non so ricambiare. Vorrei aiutarla, ma non so in che modo. Vorrei dirle:” Urla tutta la tua rabbia e sfogati finché le mie orecchie non sanguinano”, eppure non sono capace neanche di questo.

Lei, lei che mi mostra ogni cosa da altri punti di vista. Riesce a farmi capire gli altri, non mi abbandona nella mia cieca presunzione.

Lei, lei che è tutto questo, ma è anche, semplicemente, mia mamma.