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Autore: BlackBlueSoul    12/05/2014    2 recensioni
Sono passati quattro anni da quando Maka e Soul hanno sconfitto il Kishin Ashura, e ne sono passati tre da quando un incidente li ha portati a separarsi: lei è partita per il mondo degli umani, lui è rimasto a Death City.
Le possibilità si ritornare ad essere Technician e Weapon sono minime, e Maka lo sa benissimo, ma un terribile avvenimento sta per riportarli di nuovo sotto i grandi teschi della Shibusen...
Attenzione: la storia è basato sul manga, che ha un finale totalmente differente dall'anime. Provvederò a inserire uno spoiler non appena si renderà necessario che si sappiano i precedenti... Nel frattempo, buona lettura ;D
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le Mille Linee Delle Lunghezze d'Onda

 

Capitolo 7

 


 


Era arrivato in anticipo.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Soul Eater Evans era arrivato in anticipo.
E Maka era in ritardo.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Maka Albarn era in ritardo.
Qualcosa non quadrava.
Anche Patty sembrava nervosa, il che faceva capire alla Death Scyte quanto la situazione fosse grave.
... E se Maka avesse deciso di non venire? Se non avesse più voluto vederlo? Dopotutto, in tre anni, non gli aveva mai risposto nemmeno una volta. Chi gli assicurava che non avesse trovato qualcuno di più cool di lui?
Slam.
«Shinigamisama!».
Maka.
La ragazza era sulla soglia della stanza dello Shinigami, ansante, e non aveva più i codini. Fu la primissima, scioccante cosa che registrò.
«Mi scusi. Chiedo umilmente scusa!», esclamò nel frattempo lei, riprendendo fiato. «Ho avuto un contrattempo!».
Era più bassa di come se la ricordava. I capelli - lunghissimi - erano raccolti in una coda e le dondolavano dietro la schiena, mentre si avvicinava a loro, metà correndo e metà camminando. La frangetta le copriva ancora del tutto la fronte, cadendole irregolare sul viso un pelino più femminile, nonostante lo sguardo segnato da ombre scure urlassero una notte insonne e la poca importanza che Maka continuava a dare al trucco.
E quelle..? No... Aveva un paio di tette! Non esageratamente grosse, ma comunque indubbiamente tette, e se l'occhio non lo ingannava, sotto l'immancabile mantello nero - non allacciato, una volta tanto - Soul poteva intuire un accenno di curve nei posti giusti. Strano, veramente strano, era assolutamente convinto che Maka potesse controllare anche i proprio ormoni, bacchettona com'era, ma forse quell'atteggiamento tanto ostentato in passato aveva ora lasciato spazio a uno stile di vita meno rigido. Aveva anche abbandonato l'abbigliamento da secchiona: niente più gonna scozzese e maglioncino, ma un paio di jeans e una semplice maglia bianca, sicuramente più comodi in battaglia.
Comunque, non c'era dubbio: era lei.
Eppure... Eppure, non erano più loro.
Il silenzio di quei tre anni non solo aveva scavato grosse incertezze in lui, ma aveva anche creato un muro tra di loro, muro che si era inspessito ad ogni secondo passato separati... Muro che improvvisamente scricchiolò, quando Maka gli puntò gli occhi dritti nei suoi. 
«Ciao, idiota», gli sorrise, lasciandogli intravedere un luccichio verde da sotto i ciuffi arruffati.
Sorriso che lui ricambiò a trentadue denti. «Ciao, secchiona».
La vide trattenersi, come se volesse evitare di abbracciarlo o pestarlo di botte. Probabilmente non voleva lasciarsi andare a smancerie davanti a Kidd, che ora, da loro superiore, risultava una presenza ingombrante. E poi, a parte pochissimi momenti, l'orgoglio aveva sempre avuto la meglio sulle loro dimostrazioni d'affetto. Non era da loro, insomma.
«Come vi sentite?», domandò lo Shinigami, distraendolo.
«A posto», rispose lui, affondando nelle tasche le mani che gli prudevano dalla voglia di toccare Maka e assicurarsi che lei non fosse un'illusione.
Non era mai stato bravo a percepire e classificare le anime, ma su quella della Tech non aveva alcun dubbio: era troppo flebile, sembrava quasi che si fosse indebolita, il che, conoscendola, era impossibile.
... Giusto?
«Tutto ok», annuì intanto Maka, raggiungendo il suo fianco.
Era rimasta un po' a distanza, e la sua espressione era diventata indecifrabile.
Aveva ragione. Nonostante l'inizio promettente, qualcosa non andava.
«Allora, credo che potremmo iniziare...», fece Kidd, facendo un cenno ai due di avvicinarsi mentre saliva sul patio.
«Non ci dai nemmeno il tempo di fare due chiacchiere?», borbottò con poca convinzione Soul, più per stemperare l'atmosfera pensante che per vera seccatura.
«Da quando ti interessa sapere cosa ho fatto in questi tre anni?», Maka lo gelò.
A quanto pareva la Technician non aveva registrato la sua ironia, e bastò quel piccolo fraintendimento a far esplodere tutti i brutti presentimenti che Soul aveva soppresso fino a quel momento.
Era allibito. Accusava lui, lo accusava di essere sparito. Ma come si permetteva?! Aveva calpestato il suo mantra centinaia di volte, inviandole lettere su lettere e ignorando cocciutamente il fatto che a ogni risposta mancata avrebbe perso interi pezzi della sua dignità!
«Mi è sempre importato», si difese, involontariamente ringhiandole contro. «È a qualcun altro che non è mai fregato un accidente di farsi viva!».
«Ma che stai dicendo?!», sibilò Maka, voltandosi verso di lui per affrontarlo a muso duro. «Non sono io quella che non ha risposto alle e-mail e alle lettere con cui ti ho intasato la posta!».
«Io non ho ricevuto proprio un bel niente da te!».
«Beh, nemmeno io da te!».
«Se avete finito di urlare...», si intromise stancamente Kidd, sedendosi con eleganza su un divanetto, «... Potrei iniziare a spiegarvi come mai ho intercettato tutti i vostri tentativi di mantenere i contatti, impedendo che arrivassero a destinazione».
Soul e Maka girarono di scatto la testa verso lo Shinigami, smettendo di abbaiare l'uno contro l'altra.
«Tu... Cosa hai fatto?!», domandò la Death Scyte, incapace di decidere se essere più incredulo o più incazzato.
La Meister, altrettanto spiazzata, aveva la bocca aperta.
«Dovevo verificare una cosa».
«E si può sapere che cosa?!», sbottò Soul, esponendo con rabbia i pensieri che correvano veloci nelle teste dei due umani della stanza. «Quanto in depressione una Weapon e la sua Tech possono cadere se l'altro improvvisamente scompare dalla faccia della Terra?!».
Depressione?
Questa era una sorpresa. Maka sapeva perfettamente che Soul era introverso e molto riflessivo, ma proprio su questo aveva contato: visto che era abituato a stare per gli affari suoi a rimuginare per ore sui propri pensieri, almeno lui sarebbe dovuto riuscire a non lasciarsi andare al disfacimento psicologico. Anche perché, se ne ricordava bene, quando in passato le era capitato di iniziare a rimuginare su Chrona Soul le aveva ripetuto fino allo sfinimento che la depressione era una cosa veramente poco cool.
«Nemmeno io riesco a capire», concordò la bionda alla fine, arrendendosi all'evidenza e decidendo che avrebbe affrontato con Soul quell'argomento più tardi, in privato. «Perché l'ha fatto?».
«Dovevo verificare se ci fosse una remota possibilità di purificarvi completamente dal sangue nero», iniziò Kidd, facendo scivolare lo sguardo dall'uno all'altra, «... Ho pensato che dividendovi avreste smesso di reinfettarvi a vicenda».
«E ovviamente non ha funzionato», sospirò Maka, scuotendo la testa.
«Già», lo Shinigami fece una smorfia. «Sono passati tre anni, e l'infezione non si è estinta in nessuno dei due. Sospetto che il sangue nero sia semplicemente sopito, ma se vi sincronizzaste ora, verrebbe fuori immediatamente».
Tech e Weapon si scambiarono uno sguardo.
«Shinigamisama», lo chiamò dopo qualche attimo Maka. «... Perdoni se sono diretta e poco rispettosa, ma lei è stato un completo idiota se pensava davvero che io o Soul saremmo guariti».
«Mi aggrego», annuì Soul, rilassando appena la mascella. «Avresti dovuto parlarne con noi, Kidd».
Lo Shinigami guardò male la Death Scyte per un secondo; non gli piaceva che lo chiamassero con il suo vecchio nome, ma poteva capire che fosse più la rabbia che la coscienza a far parlare la Weapon, quindi evitò di farne un problema di stato. «Dovevo esserne sicuro».
«Un corno!», esplose allora Soul, facendo un passo verso Kidd, come se volesse aggredirlo fisicamente oltre che verbalmente. «Abbiamo buttato tre anni nel cesso, grazie a te!».
«Alzando la voce non risolviamo nulla, Soul», lo rimbeccò Maka, alzando gli occhi al cielo. «Sono sicura che lo Shinigamisama non ci hai fatto venire qui solo per comunicarci che siamo un pericolo ambulante se combinati insieme».
A Kidd scappò un sorrisetto compiaciuto. Vedere confermato l'equilibrio tra la mente e il braccio di quella coppia lo rassicurò non poco. «Precisamente di questo si tratta, Makasan. Da quello che sappiamo il Kishin si sta risvegliando, perciò mi vedo costretto a chiedervi di recidere definitivamente il legame».
«CHE COSA?».
«L'hai detto anche tu», fece notare lo Shinigami alla prima. «Siete un pericolo. Siete instabili, e perciò anche i più soggetti ad impazzire. Non voglio che rischiate di diventare il prossimo obiettivo della Shibusen, perciò...».
«Ma, ma io...», balbettò Maka, facendo scattare gli occhi da Soul a Kidd. Questo non se lo sarebbe mai aspettato. «No, non...».
«Non puoi», completò Soul in un sussurro, spostandosi appena di lato per coprire parzialmente Maka dalla linea d'azione diretta dello Shinigami, particolare che non sfuggì al destinatario di quelle parole smozzicate.
Desincronizzarsi non era stato un problema, perché entrambi contavano sull'ultimo legame residuo rimasto tra di loro. Era la loro sicurezza, il punto fermo di metà della loro vita. Desincronizzarsi non significava perdersi, ma slegarsi voleva dire porre un ostacolo insormontabile tra loro: due altri - e definitivi - partner.
«... Non ci puoi costringere», dichiarò la Weapon.
Dannazione, questo era molto peggio che affrontare il Kishin.
«Ah, davvero?».
«Davvero, Kidd», sibilò Maka, alle spalle della Death Scyte. «Dovrai passare sul mio cadavere per riuscire a strappare ciò che resta del mio legame con Soul!».
I fronti si fissarono.
Maka e Soul erano in posizione d'attacco, compatti, decisi, e Kidd non si stupì del fatto che avessero rinsaldato così rapidamente i ranghi una volta caduto l'unico apparente ostacolo che li aveva tenuti lontani. Era logico che lo facessero. Il punto, oltre che la cosa che lo preoccupava, era un altro...
«Tre anni fa», iniziò, compassato, «... siete venuti qui, con l'aria più terrorizzata che io abbia avuto il dispiacere di vedere sui vostri volti, dicendomi che Soul aveva tentato di mangiare l'anima di Maka». Fece passare lo sguardo dall'una all'altro, senza dimostrarsi supplice ma sperando che almeno capissero la sua posizione. «Quando siete usciti da quella porta, non eravate più una coppia».
«Eravamo spaventati. Non sapevamo cosa fare», spiegò Maka, senza tentennare. «Ma adesso...».
«Adesso, cosa?», berciò lo Shinigami. «Fino a due minuti fa stavate litigando, ora vi siete coalizzati contro di me. Come faccio a non pensare che questi non siano i primi segni della pazzia?».
«Abbiamo sempre litigato per qualunque cosa! Sarebbe stato anormale se non ci fossimo scannati a prima vista, invece!», polemizzò Soul. «Kidd, non c'è bisogno che ci spezzi. Basta che non ci sincronizziamo. Come abbiamo fatto finora».
«No», si intromise Maka.
«Come, no?», Soul si voltò, colto alla sprovvista.
«Noi ci dobbiamo risincronizzare». Maka alzò gli occhi da Soul a Kidd. «Perché, nonostante tutto, siamo stati noi a sconfiggere il Kishin l'ultima volta. Avete bisogno del nostro aiuto, Shinigamisama. Avete bisogno di me e Soul, insieme».
Kidd scosse la testa, sconsolato. «Non posso credere alla tua cocciutaggine, Makasan».
«E io non posso credere che lei abbia pensato che mi sarei arresa», sibilò tra i denti la Technician.
«È fede mal riposta», Kidd tagliò corto.
«Ho trovato il diario degli esperimenti di Medusa».
«Come..?», balbettò l'altro.
Se il discorso tra la Tech e lo Shinigami era una partita a tennis, Maka aveva appena segnato un poderoso, inaspettato ice.
«Era nel mondo delle streghe», spiegò la Meister. «Prima di venire qui l'ho dato al Professor Stein. È l'unico che possa manovrarlo con una certa sicurezza».
«... Quel libro è stato scritto dalla strega che voleva far impazzire la sua stessa progenie», disse Kidd a denti stretti, «Come puoi pensare che contenga un qualche tipo di soluzione?».
«Ci aiuterà a capire come funziona esattamente il sangue nero».
«Makasan, hai visto con i tuoi stessi occhi cosa è successo a Chrona. Non vi permetterò di usare le conoscenze di quel libro, sono troppo pericolose».
«Shinigamisama, la prego. So quello che sto facendo», rispose lentamente Maka. «Ho imparato a controllare il mio sangue nero con l'aiuto di un'altra Weapon infetta».
Soul soppesò con attenzione l’idea di essersi appena slogato la mascella.
Il diario di Medusa? Controllare il sangue nero? Un'altra Weapon infetta? Che diamine aveva combinato Maka in quei tre anni, accidenti a lei?!
Per quanto altrettanto sorpreso, lo Shinigami non perse la lucidità, né l'irritazione, per domandare: «... Ponendo che tu ora riesca a "controllare il sangue nero", mi spieghi come elimineresti il problema di Soul?».
«Non lo eliminerei, lo aggirerei», rispose determinata la ragazza. «Se Soul non riesce a controllare il suo sangue nero, lo farò io».
Soul aprì la bocca, pronto a supportare a spada tratta Maka, ma il ricordo di una sfilza di suoni fracassati gliela fece richiudere quasi subito. Se aveva intuito bene ciò di cui stava parlando, lei voleva entrare nella Dark Room, dove c'era il pianoforte. Dannazione... Come avrebbe fatto a spiegarle quello che era successo lì dentro?
«Mi staresti dicendo che vuoi sincronizzarti con il suo sangue nero, oltre che con la sua anima...?», chiese Kidd, piegando leggermente la testa.
«Sì. È una cosa che facevo anche in passato in realtà, solo che non ne ero pienamente consapevole. Mi dia un po' di tempo. Posso entrare dentro Soul, usare le onde anti-magia e tenere a bada la pazzia di entrambi, sfruttando al massimo la potenza del sangue nero. Ci darebbe un vantaggio non indifferente... soprattutto ora che il Kishin sa come potremmo operare per fermarlo di nuovo».
Kidd rimase in silenzio, incuriosito dalla piega che aveva assunto la conversazione. Chissà che si poteva essere inventata, quella Technician... a volte lo Shinigami si chiedeva quante volte Spirit avesse passato sotto banco a sua figlia i libri della sezione proibita della Shibusen, visto e considerato la quantità di cose di cui Maka si era sempre dimostrata a conoscenza.
«... Potrebbe rivelarsi un suicidio», commentò infine.
«Non ho intenzione di lasciar perdere senza almeno provarci», insistette Maka, senza sentir ragioni. Era da tre anni che lavorava per ritornare con Soul, e non l'avrebbe fermata neanche un divieto diretto dello Shinigami. «E finora ha sempre funzionato, perciò non si tratta di un vero e proprio salto nel buio».
«Hai un piano di riserva? Se ti sincronizzi e anche solo per un attimo perdi il controllo, impazzirete tutti e due, e a quel punto saremmo costretti ad abbattervi», la provocò lo Shinigami. «Davvero vuoi rischiare la vita di entrambi?».
«Non posso decidere della vita di Soul», Maka lo guardò con la faccia tirata. «... Ma la mia sono più che disposta a metterla in gioco».
E Soul che aveva avuto il coraggio di pensare che lei non volesse più avere niente a che fare con lui... Adesso si scopriva che Maka era disposta a tentare il tutto per di riportare le cose a come erano in passato.
«... Prometti che non smetterai di fidarti di me».
Erano state le ultime parole che gli aveva rivolto, prima di andarsene. Non se le era dimenticate, questo no, però era anche vero non aveva potuto impedire che il tarlo del dubbio si insinuasse dentro i suoi pensieri. Ma adesso Maka era lì.
«... Te lo giuro».
Glielo doveva. Con tutto quello che le aveva fatto, Soul glielo doveva, e per quanto preoccupato dalle conseguenze alla fine dichiarò: «Ci sto».
Il viso di Maka si aprì in un altro sorriso, non commosso come si era aspettato, ma sollevato. Forse anche lei aveva avuto un tarlo da tenere a bada..?
Kidd piegò la bocca in un ringhio, e pressò le tempie tra due dita. La sua frustrazione era evidente. «... Non so chi di voi due sia più pazzo, sinceramente!», sbottò sdegnato.
«Shinigamisama», si appellò allora la Technician. «L'ho già testato sia su Soul, sia sull'altra Weapon. Funziona. Mi deve credere. Ci dia una possibilità. Una sola. Per favore».
Kidd li fulminò con lo sguardo. Lo fissavano come se avessero intenzione di fare di testa loro, qualunque fosse la sua decisione.
Si alzò dal divanetto, innervosito, lisciò il mantello e intraprese il solito percorso a otto. Per minuti, interminabili.
Soul si ritrovò la mano di Maka a stritolargli la sua. La scossa che ricevette non fu la famigliare sensazione dell'incontro di anime, ma una scarica che gli fece venire la pelle d'oca.
Cazzo, sono passati davvero tre anni.
Si voltò istintivamente verso Maka, e non si sorprese di vederla speranzosa fino alla disperazione.
«... Immagino che tentare non ci costi poi così tanto».
Guardò lo Shinigami. Non era sicuro di aver sentito bene. In compenso, le unghie di Maka che gli stavano quasi per trapassare il palmo le sentiva benissimo.
«E va bene», cedette Kidd. «Proviamoci».
Aveva detto di sì.
Era paralizzato dalla testa in giù.
Kidd aveva detto di sì.
«Grazie», la voce di Maka si incrinò, stavolta fu lei a parlare per entrambi. «Grazie mille».
«Si tratta di una prova», soggiunse Kidd. «Non è detto che sia possibile tornare a fare coppia, per voi due. Se l'esperimento va male, spezzerò di persona il vostro legame».
«Abbiamo capito», la Tech annuì seria, ma con un sorriso. «Gliene siamo grati».
La sua Technician gli tirò una leggera gomitata al braccio.
«G-grazie», balbettò Soul di riflesso.
«Comincerete oggi pomeriggio», decretò dopo aver fatto un sospiro lo Shinigami. «Vi aspetterò nel campo di allenamento degli studenti alle 4 in punto. Fino ad allora, cercate di non ammazzarvi... Il cammino che avete intenzione di intraprendere non è esattamente una passeggiata».
«Sì, signore», rispose Maka. «Grazie».
Soul non l'aveva mia vista fare un inchino più profondo di quello, e anche se la sua cultura propendeva più per la stretta di mano, la imitò.

Senza aggiungere nient'altro, si congedarono e uscirono fuori dalla sua sala.
«... Pensi che ce la faranno, Kidd?», domandò Liz, che insieme a Patty aveva assistito in totale silenzio la conversazione tra i tre.
«Se non fosse che siamo in una situazione di emergenza non avrei mai permesso che si riavvicinassero... Ma non potevo non tenere conto del fatto che sono stati loro a bloccare il Kishin». Kidd sospirò, tetro. «Spero tanto di non averli sopravvalutati».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
 
 
 
 
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EVVAI! *Me che fa un balletto imbarazzante con dei pon pon improvvisati*.
Dopo sei sofferti capitoli ce l'abbiamo fatta! Puhuhahahah :D non sapete che soddisfazione farli incontrare, anche perché nemmeno io ne potevo più di tenerli lontani U.U
 
Cosa più importante ancora, però, è che sono finalmente riuscita a pubblicare. Ormai mi sono rassegnata, non riesco più a dare una parvenza di regolarità agli aggiornamenti, e vi assicuro che snerva me almeno quanto frusta voi – anche io prima di essere una “scrittrice” sono una lettrice, e rosico tantissimo quando gli aggiornamenti non si fanno vedere all’orizzonte. Farò del mio meglio, ma purtroppo non posso assicurarvi nulla: tra poco inizia una sessione infinita di parziali ed esami (sappiate, per chi non lo sapesse, che il secondo anno di università in una triennale è la MORTE), e fino a fine luglio potrei sparire. Cercherò di pubblicare un capitolo a metà giugno, tra un appello e l’altro, sempre che riesca a finire di scrivere e betare... Pregate per me XD
Nel frattempo mi piacerebbe un sacco sapere cosa pensate possa succedere ora: ho messo parecchia carne al fuoco fino a questo momento, e sono curiosa: che idea vi siete fatti sulla trama, e sui prossimi possibili sviluppi? ;D
 
Grazie mille, come sempre, a chi segue, chi ricorda e a chi preferisce, sappiate che avete sempre e comunque tutta la mia stima e il mio rispetto per la temerarietà con cui leggete *^*
 
Al prossimo capitolo!
 
BBS

  
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