Elsa riaprì gli occhi
molto lentamente, si sentiva
stordita.
Le ci volle un po' per mettere a fuoco la situazione, ma
quando ci riuscì, notò di essere nella sua
stanza, sul suo letto.
Si chiese come fosse finita lì, in realtà
inizialmente
fece pure fatica a ricordare gli ultimi eventi. Le bastarono pochi
minuti però
per ricordare: la montagna, Hans, Pitch, la battaglia...Jack.
Jack.
Il solo pensare a lui le fece tornare una stretta al cuore.
Dov'era lui adesso?
Disse a se stessa di calmarsi, fece un respiro e si
guardò intorno, ma non vide nessuno.
Ad un tratto però le venne in mente un'idea: la finestra!
Scese rapidamente dal letto, per poi avvicinarsi ad essa. Fu allora che
lo
vide.
Jack la stava osservando da fuori la finestra, come aveva
fatto molte volte anni fa e come stava facendo interrottamente da
quando era
svenuta. Aveva una mano poggiata sul vetro e il cappuccio sulla
testa, ma appena lei si avvicinò alla finestra, lo tolse.
Questa volta voleva
vederla in faccia.
Elsa posò anche lei la sua mano sul vetro, in
corrispondenza di quella di Jack, l'unica cosa che li separava era quel
vetro,
o almeno lo sperò, perché non appena vide
l'espressione di Jack, sentì una stretta
al cuore: aveva un'aria seria, malinconica...decisamente
preoccupante.
Provò
un'orribile sensazione.
Iniziò a sentire il suo
cuore che batteva agitato e le
proprie paure, assieme al dolore provocato dalle ombre di Hans,
tornare. Cercò
però di controllarle e di calmarsi.
"Come stai Regina di Ghiaccio? Tutto bene?"
chiese Jack.
"Sì" mentì lei. Non voleva farlo preoccupare,
inoltre aveva altro che le premeva capire al momento, soprattutto una
cosa per
lei adesso era di vitale importanza sapere.
"Resterai?"
"Elsa, sono qui perché voglio che tu sappia tutta la
verità"
Non aveva detto 'sì', non era un buon segno, il che
preoccupò molto Elsa.
"Ti ascolto"
"Lo so che ti sembrerà assurdo, ma é la
verità! Vedi
io vengo diciamo...da un'altra epoca, più precisamente dal
futuro. Pitch a mia
insaputa ha creato una specie di polvere capace di farmi viaggiare nel
tempo,
era tutto parte del suo diabolico piano. E' per questo che io non
dovrei
nemmeno essere qui. Lui voleva che io rimanessi qui, così
facendo avrei
rinunciato ai miei doveri come guardiano nell'epoca da cui vengo"
Jack veniva dal futuro? Questa notizia sconvolse
totalmente Elsa. Ebbe una strana sensazione nel pensare che Jack, il
suo Jack,
venisse da un epoca in cui lei oramai non c'era più.
"Bé... se hai questa polvere non potresti usarla per
andare e venire quando vuoi? Così non dovrai rinunciare ad
essere un
guardiano!"
Jack prese dalla tasca il sacchetto con la polvere che
Pitch gli aveva dato e lo mostrò ad Elsa, poi
continuò a parlare.
"Ne è rimasta poca ormai, probabilmente per un solo
viaggio. Anche se volessi, non potrei rimanere. Ma se pure ne avessi di
più non
la userei. Elsa te l'ho già detto, tu meriti di meglio!
Meriti una vita vera,
una persona normale al tuo fianco e la troverai, ne sono sicuro!"
Elsa lo fissò con sguardo languido e risentito.
"Non puoi sapere cos'é che mi renderebbe davvero
felice!"
"Elsa ti sembra così adesso, ma non é come pensi,
credimi!"
"No Jack! Tu credi che io voglia essere una regina,
che io voglia avere al mio fianco una persona che sappia regnare, che
mi sposi,
che mi doni dei figli, una famiglia. Ma non è
così. Questo è quello che tutti
si aspettano da me, non quello che mi renderebbe davvero felice. Quello
che mi
rende davvero felice non sono queste cose, quello che mi rende davvero
felice é
l'avere al mio fianco le persone a cui tengo davvero e che davvero
tengono a
me. Non puoi crescere? Non puoi sposarmi o darmi dei figli? Nessuno ti
può vedere?
Non potrai regnare al mio fianco? Non mi importa! Tu tieni davvero a me
Jack?"
Jack fu sorpreso da quelle parole e da quella domanda.
"Elsa...io tengo a te, ma non è questo il
punto..."
"E' vero Jack? E' vero quello che mi ha detto Hans? Che
quella fiala che mi hai fatto distruggere ti avrebbe reso mortale?"
Jack sussultò a quella domanda. L'espressione che fece
lui Elsa la interpretò come un sì, quindi gli
disse: "Perché non me lo hai
detto? Se tieni davvero a me perché non mi hai dato la
possibilità di
scegliere? Perché non me la dai adesso?"
Lo sguardo di Jack si rabbuiò.
"Perché non c'era altra scelta Elsa, come non c'é
ora. Non ho voluto bere quella fiala, perché non potevo
rinunciare al mio
dovere come guardiano. Che sarebbe stato della felicità di
milioni di bambini?
Che sarebbe stato di Jack Frost? Avrei messo a repentaglio anche la
vita e la
sicurezza degli altri guardiani! Non potevo rinunciare alla
felicità e al bene
di tutte quelle persone per la mia. Come non posso adesso. Non posso
rimanere
Elsa e non ho altra scelta"
A quelle parole Elsa sentì il cuore batterle agitatissimo
e il dolore dentro di lei farsi sempre più forte, sapeva
cosa intendesse: lei
stessa fin troppe volte si era sacrificata per la felicità
altrui. Iniziò a
sentire il respiro farsi più lento e gli occhi farsi lucidi.
"Ma non può essere per forza così! Ci deve essere
un'altra soluzione...e possiamo trovarla, insieme! Resta Jack, ti
prego!"
lo supplicò, stringendo la mano sul vetro, come se volesse
stringere la sua.
Sembrava sul punto di mettersi a piangere, il che fece
stare malissimo Jack, non che non stesse già
così. Si sentiva morire: ancora
una volta Elsa stava male a causa sua.
Lui stava male. Come avrebbe voluto stringerla e rimanere
sempre con lei, farla sorridere e renderla felice. Ma non poteva.
Oramai lo
sapeva, sapeva cosa era giusto fare, ma non era sicuro di riuscirci:
faceva
troppo male.
Quegli attimi di silenzio distrussero il cuore di Elsa,
lo conosceva bene ormai, conosceva quello sguardo afflitto. Sapeva che
aveva
già deciso.
"Insieme ce la faremo, ti prego credi in me!"
provò a ripetere, tentando disperatamente di convincerlo.
Come avrebbe voluto
avere delle motivazioni più valide.
Quelle parole non fecero altro che far stare peggio Jack,
che con aria afflitta disse: "Non sai come vorrei che fosse
così Elsa,
davvero!" ci fu un attimo di silenzio, poi continuò: "Sei
una persona
meravigliosa Elsa, non dimenticarlo mai, non arrenderti mai! Tu sei
forte e
sarai felice, io lo so! Resta sempre come sei, non permettere a nessuno
di
cambiarti, perché sei perfetta così come sei e lo
capiranno prima o poi"
La guardò negli occhi un'ultima volta: quegli stupendi
occhi azzurri come il ghiaccio. Non li avrebbe mai dimenticati. Non
l'avrebbe
mai dimenticata.
Gli venne spontaneo dirle una cosa, ma stranamente nessun
suono gli uscì dalla bocca.
Nonostante non avesse sentito nulla, Elsa riuscì a capire
cosa aveva detto Jack, lo lesse dal labiale. Aveva detto due semplici
parole.
'Ti amo'
Ne era sicura, perché riusciva a sentire quello che lui
provava, perché era lo stesso che lei stava provando in quel
momento.
Delle lacrime iniziarono a solcare lentamente il volto di
Jack.
Oramai ne era certa: quello era un addio. Ma non riusciva
ad accettarlo, non era giusto! Oramai sentiva il fiato troppo affannato
e il
cuore in gola, l'unica cosa che riuscì a dire,
singhiozzante, fu:
"Jack..."
Lui levò lentamente la mano dal vetro. Il sentire, per
quella che sarebbe stata probabilmente l'ultima volta, il suo nome
dalla voce
di Elsa, gli strinse il cuore. Chiuse forte gli occhi, come a voler
serrare
quella voce nella sua mente per sempre.
"Jack, ASPETTA!" urlò lei, sbattendo la mano
sul vetro. Ma Jack si allontanò dalla finestra, lasciandosi
trasportare dal
vento.
No, non poteva lasciare che finisse tutto così!
Quella maledetta finestra era di quelle che non si
aprivano. Corse quindi giù per le scale, così
velocemente che a momenti ci
cadeva, con il fiato mozzato e il cuore che ormai le batteva a mille.
Arrivata
finalmente fuori urlò, con tutto il fiato che le era
rimasto, il nome di Jack.
Aspettò per qualche minuto, ma nessuno rispose, nessuno
si vedeva all'orizzonte. Jack era andato via e non sarebbe
più tornato. Il
dolore provato in quel momento fu immenso.
Copiose lacrime le solcarono il viso e scoppiò in un
pianto disperato. Abbassò lo sguardo e fu allora che lo
notò: intorno a lei si
estendeva, in un'area circolare di circa tre metri, una distesa di neve
fresca.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, non riusciva a
controllare i suoi poteri, che riflettendo la disperazione e la paura
dentro di lei,
avevano creato della fredda neve. Avrebbe dovuto togliere quella neve,
controllare i suoi sentimenti e impedire al suo cuore di tornare di
ghiaccio,
ma non ci riusciva.
Non voleva.
Non avrebbe più controllato le sue emozioni, non voleva
più fingere, non voleva più essere ciò
che volevano tutti da lei. Sentì il
cuore farsi di ghiaccio e l'ombra lasciata da Hans attanagliare sempre
di più
il suo cuore. Sentì un fortissimo dolore percorrere tutto il
suo corpo, sentì
le forze abbandonarla e le gambe cederle.
Si lasciò quindi cadere lentamente all'indietro,
trovandosi infine distesa sulla neve fresca.
Più le ombre si diffondevano in lei e più sentiva
dolore,
più sentiva mancarle il fiato, più sentiva
crescere in lei una folle paura.
La paura di morire.
Ma più cresceva la paura e più le ombre
aumentavano, facendola
agonizzare. In un atto disperato guardò in alto nel cielo,
cercando
freneticamente la figura della luna, sperando che almeno questa potesse
calmarla. Ma era ancora presto, troppo presto, per poterla vedere nel
cielo.
Si sentì sola. Disperata. In preda solo alla paura e al
dolore che continuavano a tormentarla. Sarebbe morta in un modo tanto
orribile?
Fu allora che la vide: il vento spostò leggermente le
nuvole e da dietro di esse comparve la figura della luna.
Era uno di quei giorni in cui la luna si vede anche di
giorno.
Nel vederla si sentì
pervadere da uno strano senso di
calma.
Fu allora che lo capì: la luna, proprio come Jack, era
sempre stata lì. Anche quando non poteva vederla, lei c'era
e vegliava su di
lei. La fissò e istintivamente sussurrò il nome
di Jack.
Jack stava volando sopra i monti di Arendelle, prese il
sacchetto che aveva in tasca e si voltò ad osservare per
l'ultima volta il
castello di Arendelle che si ergeva in lontananza.
Fece un profondo sospiro, poi con sguardo malinconico
disse.
"Addio Regina di Ghiaccio"
Prese la polvere dal sacchetto, la lanciò su di lui e,
quando il fumo si dipanò, si trovò al suo tempo.
Sarebbe dovuto tornare a casa,
ma qualcosa dentro di lui gli impediva di farlo, fissò il
sacchetto della
polvere oramai vuoto e gli si gelò il cuore.
In quel momento lo realizzò: non avrebbe più
visto Elsa.
Sentì una lacrima scorrergli il viso e non poté
fare a
meno di singhiozzare come un bambino. Provò a ripetersi che
era la cosa giusta,
ma non ebbe molto effetto.
Senza accorgersi alzò lo sguardo verso il cielo e fu
sorpreso, nonostante fosse giorno, di vedere la figura della luna alta
nel
cielo.
Osservò la sagoma della luna, chiedendosi se anche Elsa la
stesse fissando.
Improvvisamente accadde qualcosa di strano: gli parve di
sentire la voce di Elsa chiamare il suo nome. Probabilmente era solo
frutto
della sua immaginazione, ma non gli importava: accennò un
lieve sorriso e
disse: "Elsa!"
Si sentì travolto da una miriade di sensazioni contrastanti:
sentì le lacrime solcargli il viso, la malinconia
stringergli il cuore, ma era
felice.
Poi sentì un leggero dolore, una strana serenità,
poi il
freddo.
Poi nulla.
Jack.
In quel momento chiuse gli occhi e si soffermò a pensare
a lui. Pensò a tutti i bei momenti passati insieme: alla
prima volta che lo
aveva visto, a quando le aveva insegnato a sconfiggere la paura col
divertimento, al pupazzo di neve a forma di Hans che avevano bombardato
con le
palle di neve, a quella volta che aveva smesso di credere in lui, a
quando
aveva fatto venire un secondo inverno perenne su Arendelle, a quando
l'aveva
fatta volare, il pattinaggio, le storie vicino al fuoco di ghiaccio, il
bacio,
i litigi, gli abbracci.
Vide una vita intera passarle davanti agli occhi, fu
allora che si accorde di quante volte era stata davvero felice, ed
erano molte di più di
quanto immaginasse.
Senza accorgersene stava sorridendo.
La paura era andata via, ma le ombre erano oramai dentro
di lei e il suo cuore batteva lento, ma nonostante questo, si
sentì pervasa da
una strana sensazione di calma e di serenità. Aveva vissuto
una vita piena.
Sì, forse aveva passato dei momenti orribili e aveva
sofferto moltissimo, ma aveva trascorso anche dei momenti magnifici in
compagnia delle persone che amava davvero, che non l'avevano mai
abbandonata.
L'avevano aiutata quando ne aveva più bisogno ed era stata
davvero felice.
Quanti potevano vantare di una cosa simile?
Sentì il fiato mancarle sempre più e un leggero
dolore,
si chiese se le persone si sentissero così mentre stavano
per morire.
Certo se avesse continuato a vivere avrebbe potuto fare
molte altre cose, conoscere altre persone, essere quella regina e
quella
persona che tutti volevano. Ma se, continuando a vivere, si sarebbe
dovuta
accontentare di una mezza felicità, come facevano molti, non
le dispiaceva
l'idea di morire adesso.
Era stata VERAMENTE felice e molte volte. Questo le
bastava.
Le dispiaceva solo per Anna. Sarebbe stata malissimo e
lei lo sapeva, il solo pensiero le struggeva il cuore. Ma Anna aveva
Kristoff,
sapeva che lui si sarebbe preso cura di lei, perché teneva
veramente a lei e
forse avrebbero potuto avere quella vita insieme che si meritavano.
Il respiro le si fece sempre più pesante, ora ne era
certa: stava morendo.
Fu strano ma quella consapevolezza le portò una
sensazione di serenità, non pensò più
a nulla, sentiva solo freddo, ma non le
importava, amava il freddo.
Il freddo.
Poi nulla.
Eccoci arrivati al
penultimo capitolo!
Non ci crederete
mai ma l'idea per questo capitolo mi è venuta una notte che
mi sono svegliata
alle quattro O__O
Non so perché, ma
l'idea di Elsa che moriva tra la neve fresca mi dava un senso di
tristezza ma
anche di "etereo", di affascinante e poetico...non saprei come
spiegarlo.
Comunque mi
sembrava giusto che, come Elsa nasce in un giorno con la neve, dovesse
morire
tra la neve.
Come avevo già
detto, io penso che la gente, prima di morire, oltre a vedere passare
la
propria vita davanti, senta ad un certo punto, un senso di
serenità, come se
sapessimo che quello è il nostro momento e lo accettassimo.
O almeno a me così
é capitato, come avevo già detto, una volta che
pensavo di morire (ma lo ripeto
non mi sono fatta un graffio poi XD )
Trovo molto
interessante la figura della luna, che si ripete per tutta la storia:
è come un
osservatore silente, Elsa e Jack spesso cercano un suo conforto, si
arrabbiano
se non la vedono o se non lo ricevono. Ma Elsa in questo capitolo
capisce che
la luna in realtà c'è sempre, anche se non la
vediamo, proprio come Jack o come
le persone che ci vogliono davvero bene, che non smettono mai di
esserci
vicine, perché pensano sempre a noi, al nostro bene e
vegliano su di noi.
Come sempre il
legame tra Jack e Elsa é molto forte e lui sente cosa lei
prova, anche a
distanza e riescono a sentire a vicenda le proprie voci (patatoli *W* )
Lo so questo è
probabilmente il capitolo più struggente di tutti D:
Il prossimo sarà
l'ultimo capitolo *sniff sniff* !!! Pronti al finale?
Questi ultimi
capitoli di titolo erano tutti legati tra di loro: "Nero come Pitch",
"Blu come Hans", "Rosso come la rabbia", "Bianca come
la neve" e il prossimo vi anticipo che si intitolerà "Freddo
come
Frost"
Spero vi sia
piaciuto il cap, al prossimo e ultimo (sob D:)