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Autore: leila91    14/05/2014    8 recensioni
Con questa piccola fanfiction, volevo provare a raccontare la mia versione della storia d'amore tra Faramir Tuc e Cioccadoro Gamgee.
Ho sempre amato questa idea di Tolkien di unire le famiglie di Sam e Pipino, ed ecco cos'è saltato fuori :)
Enjoy!
[Eventi Post LOTR | New Generation Hobbit | Old!Faramir | Old!Eowyn]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cioccadoro Gamgee, Eowyn, Faramir, Faramir Tuc, Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Shire Folk'
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IO VOGLIO DI PIU’
 
Quell’anno l’inverno arrivò presto.
I primi fiocchi di neve imbiancarono il suolo già agli inizi di Dicembre, e le giornate, si fecero via via sempre più corte.
Sam sospirò, guardando il suo bel giardino e tutti gli alberi circostanti la casa, avvolti da quel candido e gelido abbraccio.
“L’inverno è una stagione difficile per i giardinieri” pensava (nonostante, da molti anni oramai, quello non fosse più un mestiere, bensì  un passatempo),
“Assieme alle piante, sembra quasi che muoia anche una parte di noi”.
 
I bambini invece erano entusiasti.
In quattro e quattr’otto, un simpatico omino di neve, di nome Alfie, era stato costruito sul prato dietro Casa Baggins.
Poco distante, i piccoli Hobbit, avevano dato vita a una battaglia di palle di neve.
Un coro di “Prendi questa!”, “Giù!”, “Attenta!”, risuonava nell’aria.
I due schieramenti formatisi, vedevano contrapposti maschi e femmine.
Quest’ultime erano attualmente in vantaggio.
 
“Tregua!” urlò il piccolo Merry, avvicinandosi con un sorriso serafico, alle bambine.                                                                                                                      
“Sul serio?” domandò Rosie, con un’espressione decisamente scettica.
“No!” rispose Faramir.
 
E ridendo di gusto, scagliò la palla di neve che teneva nascosta dietro la schiena, contro Goldilocks, cogliendola completamente alla sprovvista.
 
“Imbroglione!” rise lei, saltandogli addosso e mandandolo dritto disteso per terra.
“Ahi! Accidenti Gold, fai piano! Forza, aiutami ad alzarmi”.
“Ahahaha, scusami, ti ho fatto male?” Gold gli si avvicinò tendendogli la mano.                  
 “No!” rispose  Faramir  ridendo, e afferatale la mano, la tirò giù per terra accanto a sé.                                                                                                 
 
Approfittando della situazione, le salì poi a cavalcioni, iniziando a farle il solletico a più non posso e cercando contemporaneamente di riempirla di neve.
La piccola si dibatteva come un pesce, col fiato ormai mozzo per il gran ridere.
I suoi fratellini intanto, invece di aiutarla , avevano pensato bene di imitare il giovane Tuc, rincorrendo le altre sorelle;
le quali però, si erano rifornite di palle di neve, decise a vendere cara la pelle.
Rosie Cotton osservava la scena, dalla finestra del soggiorno, con un’espressione a metà tra il divertito e il preoccupato. 
Lo stretto legame, tra la sua piccola riccioli d’oro, e il figlio del Conte, non la lasciava del tutto tranquilla.
Certo, erano ancora bambini ( cresciuti insieme fin dalla nascita, peraltro!), e tra loro al momento non c’erano altro che scherzi innocenti e un’incredibile complicità.                                                                                                             
Ma a Rosie non sfuggivano gli sguardi, praticamente adoranti, che sua figlia rivolgeva all’amico, il quale invece, pareva ignaro di tutto.
Da parte sua era evidente, che considerasse  Goldilocks solo come una sorellina. 
Rosie temeva che sua figlia potesse rimanere delusa un giorno, ma non se la sentiva di dirle nulla; non ancora.
Gold aveva il diritto di trascorrere la più felice delle infanzie, senza che le premature preoccupazioni di una madre, guastassero la sua innocente amicizia.
Non era ancora decisamente il momento, per discorsi del genere, pensava Rosie, e c’era ancora così tanto tempo, davanti a tutti loro…
 
                                              ****
 
Il tempo passò veloce, senza quasi che nessuno se ne rendesse conto.
Le stagioni si susseguirono, gli anni corsero rapidi, e tutto a un tratto, i ragazzi si ritrovarono ormai cresciuti.                                                                         
Il legame tra Faramir e Goldilocks divenne sempre meno ‘esclusivo’ e ossessivo. 
Il giovane passava molto più tempo con suo padre, cercando di imparare i doveri e le responsabilità di un Conte.
Nonostante la frequentasse molto meno, Goldilocks rimase però sempre la sua migliore amica, la sua confidente e consolatrice nei momenti difficili.
Lui, agli occhi di lei invece, rimase ciò che era stato durante l’infanzia: il suo eroe, il suo porto sicuro.
Un coraggioso cavaliere con l’armatura,  pronto a difenderla da qualunque cosa. 
Se il distacco, che si era venuto a creare pian piano con l’età, l’avesse ferita, Goldilocks non lo dava a vedere.
Era sempre pronta ad ascoltare l’amico, a rassicurarlo e incoraggiarlo, senza pretendere nulla di più. 
Ma a volte, quando Faramir non era con lei, la giovane sentiva come uno strano peso opprimerle il petto, vicino al cuore, e si ritrovava a pensare senza posa a ricciuti capelli castani e occhi verdi come smeraldi.
Ne era così presa, che non si accorgeva minimamente, degli sguardi sognanti che le rivolgevano i suoi coetanei a Hobbiville, né di quelli carichi d’invidia delle altre fanciulle.                                                                                                 
Perché era bella, Goldilocks. Bella e del tutto inconsapevole di esserlo.
I suoi capelli dorati non si erano scuriti col passare degli anni, e la sua figura era snella e slanciata (per i canoni Hobbit beninteso!)
Faramir, da parte sua, aveva superato suo padre in altezza; il che, faceva di lui l’Hobbit più alto della Contea.
Sapeva inoltre cavalcare, e da Pipino, aveva anche imparato a combattere.
Non che fosse pronto per una battaglia, ma sapeva difendersi più che adeguatamente ormai.
Erano in pochi a considerarlo ancora ‘strano’ e nessuno, comunque, aveva il coraggio di dirglielo in faccia.                                                                                                   
Con quel fisico imponente rassomigliava più a un giovane uomo, che a un Hobbit; e, un po’ per quello, un po’ per il suo futuro titolo, incuteva rispetto e timore (oltre che all’ammirazione di moltissimi suoi coetanei, e soprattutto coetanee), ovunque andasse.
 
                            ****
 
La Vecchia Quercia era rimasta il loro luogo di ritrovo, ma Goldilocks amava andarci anche da sola.
Un giorno, mentre si trovava appunto lì sdraiata, sentì delle gocce bagnarle il viso.                                                                                         
Si tirò di scatto a sedere, temendo che stesse per cominciare a piovere, solo per incontrare gli occhi divertiti di Faramir.
Le gocce che aveva sentito provenivano dalla borraccia, che il giovane teneva inclinata sopra di lei.
 
“Faramir accidenti a te! Pensavo stesse piovendo!”
“Ahahaha, scusami Gold! Non ho davvero resistito” rispose lui, esibendo uno dei suoi sorrisi malandrini.                                                                                  
Il cuore di Goldilocks mancò un battito: perché ogni maledetta volta, si sentiva così persa quando le sorrideva, perché?                                                                     
 
“Gold, ti sei incantata? Che facevi qui tutta sola?”
La giovane trasalì  riscuotendosi, prima di rispondere: “Avevo voglia di rilassarmi un po’, tutto qui. A volte sento il bisogno di stare lontana da tutto e da tutti”.                                                                                                                  

“Specialmente da Belle e dal suo giro di ochette” aggiunse con una smorfia.
Si riferiva a un gruppetto di ragazze, che da qualche mese le stava dando il tormento.                                                                                                                       
“Ti capisco”, sorrise Faramir comprensivo.
“ Sai…” continuò poi con un tono più serio , “ E’ da un po’ di tempo ormai, che non mi sento tranquillo.”
“Che vuoi dire?!” domando lei, preoccupata.
“Non lo so, è come se mi sentissi in gabbia! Ho voglia di andare via da qui, vedere il mondo! Vedere cosa c’è oltre i confini della Contea. Ci pensi mai? I nostri padri, alla nostra età, stavano vivendo la più grande delle avventure.” “So cosa si aspettano tutti da me. Non ho mai avuto molta scelta. Sono il figlio di un Conte; succedere a mio padre è il mio futuro; ma non sono sicuro che sia davvero questo il mio posto. Io voglio… voglio di più! Mi capisci Gold?”
 “Faramir..” mormorò Goldilocks debolmente, “Io..credevo..speravo..” “Gold, che ti succede?! Hai le lacrime agli occhi!”
“No, nulla!” rispose lei, cercando di nascondere il suo tumulto. “Ne hai parlato con i tuoi genitori?”.                                                                                     
Faramir annuì : “Mio padre mi aveva promesso, che una volta cresciuto sarei potuto andare a Gondor, se lo avessi voluto. Ha scritto a sire Faramir il mese scorso, e lui si è detto disposto ad addestrarmi! Diventerò un soldato di Gondor, Goldilocks! Ci pensi?!”
 “E... E’ meraviglioso...” mormorò lei, ma dentro di sé urlava: “E’ già tutto deciso ormai! Da un mese lo sta progettando, e non mi ha mai detto nulla!”
“Goldilocks, ma che ti succede? Perché sei così triste piccola?”
Goldilocks arrossì prima di rispondere: “Niente, solo che.. mi mancherai così tanto!”                                                                                                                           
 
E lo abbracciò di slancio, senza riuscire a trattenersi, mentre le lacrime cominciavano a sgorgare.                                                                                    
 
“Anche tu mi mancherai, piccola. Coraggio non piangere! Ti scriverò spessissimo, vedrai! E resterai sempre la mia migliore amica, chiaro?”
 “Ma certo!” rispose la giovane, sforzandosi di sorridere.
 “Brava, così ti voglio! Ora devo rientrare, ma ci vedremo presto”.
“ Mi mancherai tanto’” pensò Goldilocks guardandolo allontanarsi.               
“Ma si può essere più patetici di così?! Oh Faramir! Perché non sono capace di dirti quello che sento davvero per te? Perché non ti accorgi di quello che provo? Di quanto stia male? Io ti ho voluto bene da sempre, anche quando ero troppo piccola per capire che nome avesse questo sentimento. Ti amo, Faramir!
Quanto vorrei essere capace di dirtelo ogni giorno. Dici che questo non è il tuo posto… che vuoi di più.
Questa terra non è abbastanza per te. IO non sono abbastanza per te. E mi chiedi cosa ci sia che non va, e perché sono triste! Mi hai spezzato il cuore, senza nemmeno accorgertene!”
 

E pianse a lungo, distesa nell’erba.
 
                           ****
 
La notizia che l’erede di Peregrino, avrebbe presto lasciare la Contea per andare a Minas Tirith, si diffuse rapidamente per tutti e quattro i Decumani.
Nessuno parve, in realtà, stupirsi troppo. Era un Tuc dopotutto, la stravaganza l’avevano nel sangue e a parimenti la sete di avventure.
Goldilocks si fece forza quando arrivò il momento di salutare l’amico. Faramir la strinse forte tra le braccia prima di montare a cavallo.
 “Non combinare troppi guai in mia assenza” scherzò lui.
“ E tu vedi di tornare presto e possibilmente tutto intero” ribatté lei accennando un sorriso.                                                                       
“ Ti ho portato una cosa. Vorrei che la custodissi tu, fino al mio ritorno.”
Così dicendo, Faramir le porse una piccola spilla a forma di foglia.                                                                                       
 Goldilocks la prese trattenendo il fiato: conosceva quell’oggetto!
Dama Galadriel, Signora di Lothlorien, un’Elfa di cui suo padre parlava spesso con reverenza, l’aveva donata a Pipino tanti anni prima.                                                                                        
“Faramir! Ma sei sicuro? Questa è..”
“Shh!” Il giovane la zittì, ponendole un dito sulle labbra. “Ѐ tra le cose più preziose che possiedo. So che con te sarà al sicuro. A presto riccioli d’oro!”
Goldilocks si limitò a un cenno del capo, troppo emozionata per parlare.                                                                                    
‘Allora… allora ci tieni a me!’ pensò stringendo forte la spilla.
 
E quella volta, mentre lo guardava allontanarsi, il cuore non piangeva più.
 
 
 
 
Note:
Eeeeeccomi qui ^^
Anche questa è fatta.
Volevo spiegare velocemente il titolo, che magari non si capisce: “volere di più”, per Faramir vuol dire lasciare la Contea; per Gold invece, è volere più di un’amicizia.
Come? Ci eravate arrivati perfettamente da soli? Ok, ok scusate =p!
La ‘Vecchia Quercia’ non ricordo se esiste davvero, nella Contea, o se l’ho presa da qualche altra opera, però mi suonava bene xD.
Bueno, spero proprio che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Un grazie di cuore a tutti voi che leggete ( e un grazie speciale a chi recensisce ^^)!
Alla prossima, buona vita a tutti!

Benni
   
   
 
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