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Autore: kk549210    14/05/2014    2 recensioni
Gli inizi della carriera JAG di Harmon Rabb jr, riletti sotto una prospettiva diversa.
Un po' prima di "Amare è per sempre".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Nella sala tracciati, Livia venne subito sottoposta a controllo.
-E’ tutto regolare, ma le contrazioni sono ancora molto distanziate. E la dilatazione è minima. Nemmeno  un centimetro. Ma dottoressa, è sicura di essere a termine? Mi sembra molto magra – disse l’ostetrica con una punta d’invidia, del tutto comprensibile, in fondo. Cynthia Sommars era apprezzata alla Clinica universitaria di Georgetown per la sua esperienza ventennale e il suo amabilissimo carattere che la rendevano molto sensibile nell’accompagnare le partorienti nel loro difficile ma emozionante percorso. Era però altrettanto famosa per la sua figura da Venere steatopigia che la faceva sembrare, più che la madre di una bella ragazza quindicenne, la matriarca di un’intera progenie di ippopotami.   
-Ho preso in tutto sette chili. Ma sono già alla trentasettesima settimana – rispose la Vannucci con convinzione. “Se non sembro una balena spiaggiata è solo perché non mi sono strafogata di schifezze con la scusa di essere incinta e perché ho continuato ad andare in giro sulle mie gambe fino a mezz’ora fa” pensò, ma una nuova contrazione venne a reprimere la sua momentanea acrimonia nei confronti di Cynthia. Una sorta di sano e naturale amore-odio terapeutico.
-Non voglio tornare a casa. Aspettiamo qui – disse risoluta, appena uscita in corridoio.
-E se non succede niente? – chiese Harm.
-Vedrai che nasce prima di domattina – rispose sicura sua moglie – Comunque non ho la benché minima intenzione di farmi inchiodare a un letto per tutto il travaglio. Capito?
Harm annuì. “Oh no, speriamo che quando verranno le doglie vere non si metta ad insultarmi”.     
 
 
 
-Complimenti, è una bellissima bambina – disse la Sommars tirando fuori la neonata e accomodandola su un panno verdeazzurro. Legò con automatica perizia il cordone ombelicale e porse le forbici al trepidante neopadre – A lei l’onore.
Ad Harm le mani tremavano più che la prima volta che aveva toccato i comandi di un F-14. Ma si sentiva anche pervaso di una forza sconosciuta e irresistibile. Gli incerti della vita avevano impresso una brusca e secca virata al corso della sua vita, che l’aveva trasformato da Top Gun dell’aviazione di Marina a principe del Foro militare. Sarebbe stato di sicuro in grado di affrontare anche la nuova, elettrizzante avventura che gli si dispiegava davanti. Quella creaturina minuscola che ora gridava alla luce, alle cui sponde si era appena affacciata, aveva bisogno di tutto il suo sostegno e di tutto il suo amore. Dell’affetto e della tenerezza sua e di Livia.  Da ora in poi avrebbe avuto per padre un uomo appassionato e ardente, dal cuore pieno di tuoni e lampi. E per madre una  donna forte e solida, come una quercia dalle profondissime radici.
L’ostetrica mise la piccolina tra le braccia della mamma. Harm guardò Livia con immensa tenerezza. Era spettinata e sudata, letteralmente distrutta dalle lunghe ore di travaglio. Sette e interminabili, durante le quali lui si era sentito impotente e disarmato  come non mai. Incapace di alleviare quella sua pena così straziante, a cui solo un’iniezione di anestetico, e non la dedizione di un giovane uomo innamorato aveva potuto dare sollievo.  
-Benvenuta amore mio – disse lei accarezzando leggermente con un dito la piccola manina. Cinque dita piccole e sottili come fiammiferini – Ahi!
-Un ultimo sforzo, Livia – disse Cynthia – Coraggio, la tua bimba è già qui con te.
 
 
 
-Tre chili tre e cinquanta. Cinquantadue centimetri di lunghezza. Proprio una bella bimba – comunicò la Sommars ripresentando ai genitori la piccolina tutta nettata e rivestita di una tutina bianca – Avete già pensato a un nome?
- Che ne dici di Julia? – propose Harm alla moglie.
Livia guardò per un istante negli occhi il suo piccolo, prezioso tesoro.
-Sì, è un nome bellissimo – concordò con un sorriso.
L’ostetrica compilò i documenti e scrisse i dati nel braccialetto della neonata. Poi uscì per lasciare sola la nuova famiglia.
-Guarda, ha gli occhi azzurri! – disse Harm.
-La maggior parte dei neonati ha gli occhi chiari… - osservò Livia con un sorriso dolcissimo. Quello di una madre.
-Sono azzurri come quelli di nonna Sarah.
-E come quelli di mamma – aggiunse lei. “E di Luigi” pensò con una punta di commozione, rattristata dal fatto che la sua famiglia non fosse lì a condividere con lei quella gioia ineffabile.
- Harm, Julia è un nome bellissimo… ma come ti è venuto in mente? – gli chiese più tardi, mentre la loro bambina riposava serena nella nursery.
-Quando sono andato a Roma da tuo fratello ho scoperto che la figlia dell’imperatore Augusto si chiamava così…
-Ah… ah e tu chi saresti? L’Augusto della corte marziale? – lo schernì lei.
-Visto che tu sei Livia… la moglie – la stuzzicò lui.
-Se mi ricordo bene, questa è stata l’unica cosa intelligente che mi hai detto la prima volta che ci siamo incontrati…
-Ah sì? Guarda che ti sbagli… Ero semplicemente irresistibile.
-Eri semplicemente idiota. E odioso.
-Ma se sono sempre irresistibile! – le disse chinandosi a baciarla. Poco gli importava quante mogli avesse avuto Augusto. Lui aveva Livia. La sua prima, la sua unica,  per sempre. E pensò in cuor suo che sei settimane di astinenza sarebbero state un supplizio insopportabile. 
  
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