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Autore: Lushia    15/05/2014    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 28 – Verità e menzogne

cover

Chissà come sta...”

L'enorme giardino era gremito di persone, i quali andavano avanti e indietro per la stradina che passava in mezzo al verde e alle decorazioni di piante e fiori, minuziosamente posizionati, formando ghirigori all'apparenza naturali e perfetti.
Non riusciva comunque a sentire il profumo dell'aria, né quella del verde attorno a lei. Nonostante sembrasse tutto così reale, si trattava pur sempre di un sogno.
Ormai da qualche tempo era ripiombata nel passato, seguendo le emozionanti avventure della prima famiglia dei Vongola e della donna che le assomigliava, attualmente seduta sotto un gazebo a leggere con attenzione.

Tuttavia, non era successo proprio nulla di emozionante in quei giorni. Non se ne fece un problema, capitavano interi anni in cui non accadeva nulla di così interessante, si limitava ad osservare Primo mentre, tranquillo, compilava documenti e prendeva parte a noiosi ricevimenti. La vita di un boss non era certo emozionante come se l'era sempre immaginata.
Le avventure che sognava da bambina erano da attribuirsi alla giovinezza della famiglia, nata da poco e con ancora molti obiettivi da raggiungere.
Era davvero strano seguire la crescita dei Vongola ogni notte, attraverso i suoi sogni, tra emozioni e pericoli, tra sofferenza e momenti tristi, tra allegria e sguardi felici. In quasi diciotto anni della sua vita aveva vissuto quasi un'intera epoca e ciò sembrava strano, poichè dalla nascita della famiglia finchè Primo non cedette il posto a Secondo, non erano passati tutti quegli anni. Tuttavia, un solo giorno veniva spesso suddiviso in diversi sogni, a volte anche settimane, per questo motivo non si era mai posta il problema.

In quel momento si trovava nuovamente lì, annoiata dalla tranquilla routine, accanto ad una donna dalla chioma bruna intenta a leggere un libro sul come si erano formati i Vongola, che sembrava inoltre una sorta di diario. Non l'aveva mai visto, nonostante avesse quasi messo a soqquadro le due biblioteche presenti nella magione. Evidentemente era andato perduto con gli anni.
Sospirò, non riusciva a concentrarsi su quella situazione, il suo pensiero andava alla strana voce che da un po' non si faceva viva nei suoi sogni. Negli ultimi tempi l'aveva sentita sempre più triste, aveva detto di aver poche energie e così era svanita. Non sapeva ancora se si trattasse di Trevis o meno, nonostante il ragazzino fosse morto.
Sperò vivamente che stesse bene e non fosse sparita, voleva davvero risentirla. Si era quasi affezionata a quella voce, era così nostalgica e ogni volta che la sentiva, il suo cuore sussultava.

- Ehi. -
La voce di un uomo attirò l'attenzione delle due brune, alzando il capo notò un rosso dall'espressione seria, che si avvicinava alla donna con passo svelto. - Stai ancora leggendo quel libro? - chiese.
- Mi dispiace, io... - sospirò, chinando il capo e tentando di evitare lo sguardo accusatorio di G.
- Avresti dovuto essere sincera sin dall'inizio. - affermò, serio - Ad ogni modo, Primo sospettava già. -
- ...Lo so. - arrossì, passandosi una mano tra i capelli e rivelando i suoi occhi ambra, stranamente offuscati.
- Vuole vederti, adesso. - disse lui, causando lo stupore della donna - La situazione non è più molto stabile, non puoi continuare a restare qui. -
- Oh... no, spero non sia colpa mia! - si alzò di scatto, spaventata - Mi dispiace, io... volevo solo conoscerlo meglio... -
- Questo non era di certo il modo più giusto per realizzare il tuo sogno. - aggiunse - Sei stata egoista. -
- Sì... è così. - sospirò, chinando nuovamente il capo. - Sono solo un'egoista accecata dall'amore... -
- Non è amore, è ossessione. - la tempesta sbatté la mano sul tavolino, facendo sussultare la donna - Stammi a sentire. Non puoi restare qui con noi, tu non appartieni a questo mondo. Torna a casa dalle persone che ti amano, non hai dei doveri da svolgere? - chiese ancora, avvicinandosi a lei con sguardo minaccioso - Se sei un boss, comportati da tale, Nozomi. -

Eh?” la ragazzina osservò i due con evidente confusione e scuotendo il capo, incredula “...Nozomi?”

C'era qualcosa di strano, qualcosa di sbagliato.

Nozomi.
Nozomi?

La ragazzina aprì lentamente gli occhi, percependo il fastidioso rumore della jeep e respirando l'aria gelida, mettendo a fuoco il giovane Cristal, seduto di fronte a lei con sguardo preoccupato.
- Nozomi... ti eri addormentata. - disse lui, sollevato – Siamo quasi arrivati alla Torre Bianca. -
- E stavamo parlando delle armi! Ricordi? - la voce squillante di Sirius svegliò del tutto la brunetta, che quasi dimenticò dello strano sogno appena vissuto e si osservò attorno, notando Lilium con Ponpon in braccio, seduti accanto a Cristal e Duchesse, mentre Sirius e Diamante si trovavano alla sua sinistra. Diede un rapido sguardo verso il finestrino, tutto attorno al veicolo era bianco e grigiastro.
- Armi o meno, la tua katana non è di certo cambiata. - Diamante scosse il capo, con la solita espressione di superiorità – Perchè dovremmo parlare delle armi se, alla fine, usiamo sempre le stesse? -
- Beh, qualcuno potrebbe crearne di nuove, che ne sai? - chiese lui, offeso.
- I compact del Neveria servono per contenere le nostre armi, non per dare libero sfogo alla nostra creatività. - continuò lei.
- Però Undicesima aveva detto che la sua Sky Rod si era rotta e stava pensando ad altro. - si rivolse nuovamente verso la brunetta, con sguardo interessato.
In effetti aveva ragione, dopo che Clover II le aveva distrutto l'arma, aveva deciso di creare qualcosa di più maneggiabile. Il design in cima alla Sky Rod era davvero troppo grande e destabilizzava la sua staffa, rendendola più pesante verso la sommità. Se voleva davvero avere un design particolare in cima, avrebbe dovuto creare un contrappeso anche all'altra estremità.
- In realtà... amo usare la staffa, però mi da fastidio essere costretta ad attacchi ravvicinati, mi piacerebbe poter attaccare anche da lontano. - spiegò lei.
- Non sei un po' troppo pretenziosa? - Diamante la squadrò con fermezza – Ognuno ha un modo di attaccare, non puoi di certo mischiare cose che non c'entrano niente. -
- Ma dai, perchè no? Potrebbe lanciare l'asta tipo boomerang, sarebbe figo! - il boss dei Notturno sembrò immaginare la scena, ridacchiando, tuttavia Nozomi non voleva di certo lanciare aste in testa alla gente, nonostante l'idea fosse buffa.
- Per come è strutturata, una staffa non può di certo tornare indietro, sciocco! - esclamò lei, rassegnata.
- Ma devi sempre contestarmi? E' un'idea come un'altra, suvvia! -
- Un'idea stupida, come te. -
- E dai, non fare l'antipatica, Dia! -
- Non chiamarmi in quel modo! Chi ti ha dato il permesso di usare abbreviazioni? -
- Ragazzi, basta! - Duchesse batté le mani due volte, come sempre faceva quando tentava di richiamare le persone.
- Ti ringrazio per la tua idea... - iniziò la brunetta, che stava ancora ridacchiando per la situazione divertente – Ma... più che lanciare l'arma, preferirei qualcosa in stile X-Burner. -
- Oh, il famoso X-Burner di Decimo! - gli occhi di Sirius stavano brillando di ammirazione. - Perchè allora non pensi a delle pistole? -
- Anche un arco sarebbe carino. - aggiunse Cristal, intromettendosi nel discorso.
- Amo gli archi, ma il problema è lo stesso. - spiegò lei – Sono inutili negli attacchi ravvicinati. -
- L'ho detto, sei pretenziosa. - ripeté la bambolina, incrociando le braccia. - O attacchi da vicino, o attacchi da lontano. Non puoi fare entrambe lo cose. - ribadì lei.
- Scusa, ma... e se si inserisse nel compact un altro spazio per un'arma? - chiese Sirius, rivolgendosi all'albino. - Così potrebbe averne due, userebbe l'arma più funzionale a seconda della situazione. -
- Non si può, se non ricreando i compact da zero. - spiegò lui – Mettiamo che un compact sia grande come un CD, con settecento megabyte di spazio scrivibile. Trecento sono per l'arma, altri trecento per l'armatura, i cento restanti sono per l'optional. Lo spazio è esaurito, non puoi far entrare un'arma nello spazio rimanente. - spiegò, rispondendo allo sguardo interrogativo del boss dei Notturno.
- Aumenta la capienza a un gigabyte, no? - chiese lui.
- Purtroppo si dovrebbe ricreare il compact da zero ed escogitare nuovi metodi per comprimere gli accessori, inoltre non potrei assicurare che l'oggetto finale sia di dimensioni accettabili per essere trasportato con facilità. - rispose lui.
- Allora, Undicesima dovrebbe escogitare un metodo per avere un arma che possa essere usata in due modi differenti. - suggerì il boss degli Elegantia.
- Giusto. - Cristal tornò a rivolgersi alla brunetta - Perchè allora non provi a creare qualcosa che abbia diverse caratteristiche a seconda delle tue esigenze? -
- Non capisco... le armi non possono cambiare forma o essere sostituite. Una volta create, rimangono con quell'aspetto. - rispose lei.
- Non sto dicendo che queste possano cambiare aspetto “magicamente”, ma “tecnicamente”. - spiegò lui – Come un divano che diventa un letto, o un aspirapolvere con diversi accessori a seconda dell'utilizzo. -
La brunetta finalmente capì il ragionamento del ragazzo, tuttavia sembrava davvero arduo tentare di inventare qualcosa di simile, avrebbe dovuto chiedere aiuto a Masato o a qualcuno che si intendesse di certe cose.
- E' un'idea carina... però sarà difficile inventare qualcosa che funzioni in due modi... -
- Ma non impossibile. - disse infine l'albino.

Il veicolo raggiunse finalmente la base dei Neveria, un'enorme torre molto alta, probabilmente più di trecentocinquanta metri, e avvolta da qualcosa che assomigliava a del ghiaccio o ad un cristallo, liscio e luccicante, sembrava anche molto resistente. Ci si poteva quasi specchiare sulla superficie, seppur molto vagamente, e Sirius stava osservando con curiosità e interesse, cercando di scoprire di cosa si trattasse, ma il segreto non era di certo divulgabile.
La Torre Bianca si trovava nascosta nelle lande desolate e innevate, quasi al confine con gli enormi ghiacciai, era impossibile trovarla per caso, bisognava sapere il luogo specifico per poterla raggiungere o ci si sarebbe persi nel mezzo del nulla, alla mercé delle bufere.

Il gruppo entrò nell'imponente edificio, increduli e sorpresi tranne il boss e Nozomi, quest'ultima era stata spesso alla Torre in visita del ragazzo e della sorella minore, Biancaneve, una splendida ragazza albina dagli occhi lilla, che si stava avvicinando a passo svelto verso i presenti.
- Fratello! Nozomi-chan! - disse, avvicinandosi ai due – Sono così felice! -
- Ciao Bianca! - la brunetta l'abbracciò, raggiante. - Come stai? E' da molto che non ci vediamo! -
- Sto benissimo, ti ringrazio! - rispose lei, staccandosi dall'amica – C'è molto da lavorare qui, e... oh, giusto! - si rivolse a Cristal – Abbiamo un ospite inaspettato. -
- Mh? -

Raggiunta la sala d'attesa, sia Nozomi che Cristal si ritrovarono perplessi alla vista di un anziano brizzolato con barba e baffi, vestito da giacca e cravatta. I suoi occhi rossi si illuminarono quando notarono la ragazzina bruna.
- Fukada-san! - esclamò lei, stupefatta alla vista del nonno di Arashi.
- Oh, giovane Sawada. E' un vero piacere rivederti. - abbozzò un sorriso, dietro allo sguardo austero che l'aveva sempre contraddistinto. - Sono venuto per ordine di Decimo. -
- Mi stupisco che sia riuscito ad arrivare qui... - Biancaneve lanciò uno sguardo al fratello, che sospirò.
- Tsunayoshi-san sa la locazione della Torre. Ho dovuto rivelarglielo, stiamo collaborando. - spiegò.
- Non temere, solo Decimo e chi è più vicino a lui conosce questo luogo. - spiegò l'uomo – ...E gli Elektrica, che hanno in mano le informazioni più delicate. -
- Capisco. - Cristal sembrava abbastanza serio – Dunque, come mai sei giunto fin qui? -
- Ho da dirvi alcune cose, però prima... dovrei parlare in privato con la giovane Sawada, se mi è concesso. -

L'albino annuì, voltandosi verso la brunetta e mostrandole uno sguardo apprensivo. Nozomi non fiatò, affiancò l'anziano e si chiusero in una stanza adiacente, la quale sembrava un piccolo ufficio, sedendosi attorno ad un tavolo bianco.
L'uomo aveva un'espressione severa e la brunetta iniziò a sentirsi a disagio, quasi spaventata per qualsiasi cosa avesse in serbo per lei. Sembrava davvero troppo serio, non portava di certo buone notizie.
L'uomo sospirò, come se si stesse preparando per qualcosa di importante.

- Tuo padre è preoccupato per te. - disse - In una situazione simile potresti fare sciocchezze... -
- Sciocchezze? - pensò a qualche sera prima, quando lei e Arashi avevano preso parte ad un ricevimento per scovare il traditore dei Vongola - … Beh, dai... non faccio nulla di pericoloso. - scrollò le spalle – Ho una promessa da mantenere e... sono qui perchè è un posto sicuro. -
- Capisco. - disse lui - ma penso che lui non la veda in questo modo. Credo sia questo il motivo per cui vuole che tu sappia la verità. - spiegò - Prima che tu possa gettarti a capofitto in altri problemi, pensando di poter superare qualsiasi cosa. -
- La... verità? - i suoi occhi erano fissi su quelli scarlatti dell'uomo, sembrava davvero molto combattuto e congiunse le mani dinanzi a sé, poggiandole sul tavolo.
- Ti dirò... non ne sapevo nulla e mi dispiace che debba essere io a dirtelo, a stento riesco a crederci... - iniziò, chinando il capo. - Piccola, tu... non hai sangue Vongola. -
- … Eh? - non aveva capito bene, anzi, non poteva aver capito bene. Doveva essere uno scherzo di cattivo gusto, oppure una bugia inventata da quell'uomo, nonostante fosse il nonno di Arashi, colui che si era sempre preso cura di loro.
- … Non... capisco... - rispose, incerta.
- Sei stata adottata. - specificò.
Non ebbe quasi tempo di completare la frase che la giovane si era alzata rapidamente.
- Non è vero! - sbottò lei, battendo violentemente i pugni sul tavolo. - Mi prendi in giro? Come ti permetti! - l'ultima esclamazione quasi non morì in gola, non si era mai dimostrata superiore e non si era mai comportata in quel modo, eppure, in quel momento, avrebbe voluto uccidere qualcuno.
Le mani sul tavolo stavano tremando, non seppe spiegarsi se di rabbia o di tristezza. La sua mente continuava a scacciare via quelle parole come se fossero mosche, scuotendo il capo rapidamente.
L'uomo restò in silenzio, studiando la sua reazione e non si mosse nemmeno per un istante, mentre la ragazzina respirava profondamente e cercava di recuperare la calma, sedendosi nuovamente.
- No. Mio padre... non manderebbe mai qualcuno a dirmi una cosa simile, così all'improvviso. - disse lei, continuando a emettere respiri profondi – Anche se... anche se fosse vero... lui... non me lo farebbe sapere in questo modo. - spiegò, sicura delle sue parole. Era ancora abbastanza confusa, la testa stava iniziando a dolerle e dovette darsi uno schiaffo sulla guancia per recuperare lucidità. Non poteva soccombere alla paura e alle sue emozioni, doveva restare calma e studiare attentamente la situazione.
Ma era difficile, molto.
Il suo corpo tremava, le lacrime volevano scorrere sul suo viso, ma la sua parte razionale tentava di tranquillizzarla. “E' impossibile”, continuava a ripetersi in testa.

L'uomo poggiò sul tavolo un piccolo scrigno bluastro, aprendolo davanti ai suoi occhi e mostrando l'anello al suo interno.
La ragazzina lo squadrò, perplessa, nonostante sapesse di cosa si trattasse: era il Vongola Ring del cielo, che suo padre portava sempre al dito. Una pietra bluastra circondata da altri sei colori, un tempo era diverso e molto più grande, con una catenina, venne a sapere che quella forma avanzata era nata solo per il decimo boss dei Vongola, per cui suo padre chiese di riportarlo alla forma originaria, per far si che gli altri boss potessero indossarlo.

- Perchè ce l'hai tu? - chiese lei, ancora abbastanza scettica.
- Decimo sospettava che non ci avresti creduto, vogliamo fare dunque la prova del nove? - chiese lui, prendendo l'anello tra le dita e tendendo la mano destra, in attesa della brunetta.
Sapeva benissimo che l'anello avrebbe accettato solo una persona con sangue Vongola, per cui non aveva idea di come si sentisse in quel momento. Se l'anello l'avesse rifiutata, avrebbe capito che la storia era in realtà vera, ma se l'avesse accettata, sarebbe stata riconosciuta come undicesimo boss?
Ovviamente, se l'anello in questione fosse vero. Non poteva esserne certa, ma non sapeva più cosa pensare.
La sua mente era avvolta dalla nebbia, quasi incapace di riflettere, ormai la lucidità sembrava averla quasi abbandonata, lasciandola immersa nelle paure e nel terrore della verità. Se fosse stato tutto vero, cosa avrebbe significato per lei? Cosa sarebbe cambiato? Come sarebbe diventato il suo mondo?
Quasi automaticamente tese la mano verso l'uomo, che le infilò l'anello al dito.
Nemmeno il tempo di indossarlo che avvertì una forte scossa alla mano.
- AH! - urlò, sfilandoselo rapidamente e gettandolo per terra, spaventata, sembrava quasi come se avesse appena toccato la presa della corrente con le mani bagnate.

Osservò l'anello sconvolta, mentre l'uomo lo prendeva e lo riponeva nello scrigno.
Era vero? Era falso? Era una bugia? Era la verità?
Suo padre le aveva mentito? Il nonno di Arashi le aveva mentito?
Cosa stava accadendo?

Respirò a fatica, il piccolo ufficio sembrò vorticare attorno a lei, i tenui colori diventavano grigiastri, l'equilibrio iniziò a mancare. Si lanciò in avanti, appoggiandosi al muro per non cadere a terra, riacquistando lentamente il controllo di sé, giusto il tempo di respirare correttamente.

Doveva essere uno scherzo.
Non poteva essere reale.

Aveva lasciato rapidamente la stanza, fuggendo senza dar conto a nessuno, raggiungendo il corridoio e l'enorme vetrata che dava verso l'esterno, verso il bianco, verso la calma.
Il cellulare non prendeva, come al solito. Non prendeva mai quando doveva chiamare suo padre.
La tranquillità del manto innevato non riuscì a calmare il suo animo, sempre più confuso, incredulo, bramante di verità, negando tutto ciò che aveva ascoltato fino a poco prima.
E iniziò a piangere.

- Nono... - Cristal si era avvicinato a lei, erano soli nel bel mezzo del corridoio. Si era chinato sulla figura distrutta, inginocchiata per terra, aiutandola ad alzarsi con non poca fatica e non esitando a stringerla a sé pur di rincuorarla.
- … pa...pa... - balbettò lei, singhiozzando.
- Non penso tu possa contattarlo, adesso. - disse lui - Avevano problemi alla base, ci saranno malfunzionamenti e interferenze. -
La ragazzina si staccò dal giovane, asciugandosi le lacrime con la manica e cercando di non guardarlo negli occhi, imbarazzata.
- … Cris-kun... Se qualcuno ti dicesse che io... - prese un po' di coraggio, tentando di continuare la domanda – che io... sono stata adottata... ci crederesti? -
- Improbabile, assomigli in modo incredibile ai tuoi genitori. - rispose lui.
- E se questa... fosse solo una coincidenza? - tremò, poggiandosi sul vetro.
- Hai molte caratteristiche di tuo padre, non puoi non essere sua figlia. - rispose lui, sicuro.
- Allora perchè...- sospirò, non sapendo più cosa pensare, con il cuore in gola e il respiro ancora affannoso.
- Cerca di calmarti, non saltare a conclusioni. - disse lui - Tuo padre le pensa tutte pur di tenerti alla larga dalle battaglie. - ipotizzò, cercando di rassicurarla.
- Ma una cosa del genere... non potrebbe mai dirmela così... a cuor leggero. - si era voltata verso lui, osservandolo con tristezza.
- E quell'uomo? Ti fidi di lui? - chiese, serio.
- ...E' il nonno di Arashi... è sempre stato un riferimento per lei... per noi. - rispose, un po' incerta.
- Ripeto, ti fidi di lui? - scandì bene la domanda, ma la ragazzina non rispose, sospirando. - Ad ogni modo, l'unica cosa da fare e aspettare di parlare con tuo padre. - disse, accarezzandole la chioma castana – Cerca di non pensarci. Non sapremo la verità finchè non parleremo con Tsunayoshi-san. - spiegò – Quell'uomo potrebbe anche aver capito male. -

Sospirò, osservando il suo volto riflesso nella vetrata, gli occhi erano rossi e gonfi, chiunque avrebbe potuto intuire cosa fosse successo. Cercò di asciugarseli bene, pensando a come esattamente si dovesse sentire.
“Adesso capisco la rabbia del boss dei Varia...” pensò, ricordando la sua storia. Sognava di diventare il prossimo boss, considerando Nono il suo vero padre, finchè non aveva scoperto la dura verità, impazzendo di conseguenza. Era furioso, il suo futuro era stato distrutto con una rivelazione, tutti i suoi sogni infranti, i suoi obiettivi svaniti. Forse si sentiva vuoto, come lei. Senza più uno scopo, alla ricerca di una nuova strada.
Però, dopotutto, cosa sarebbe cambiato? Non sarebbe stata la vera figlia di Decimo, ma era sempre stata amata da lui e da sua madre. Non poteva diventare boss, la sua vita sarebbe cambiata a causa di quel particolare, ma sarebbe stata la Nozomi di sempre. Non avrebbe perso i suoi amici, le persone che amava. Non sarebbe cambiato poi molto.
Nonostante tutto, però, la delusione era tremenda, perciò sarebbe stato meglio non pensarci su. Non ne era ancora sicura, potevano esserci mille spiegazioni, l'unico modo era quello di discuterne con suo padre.
Osservò nuovamente il manto bianco fuori dalla vetrata, pensando ai suoi amici e ad Arina. Le aveva detto di averla vista nascere, poteva averle mentito, anche se ne dubitava, ma era anche possibile che la vera figlia di suo padre fosse morta da neonata e l'avessero sostituita con lei. Tutte stupide ipotesi, si poteva aggrappare solo alla loro improbabilità.

- Ehi, tutto a posto? - chiese Sirius, affacciandosi nel corridoio e richiamando i due da lontano - Il nonnetto ci deve dare le informazioni importanti! -
- Te la senti...? - chiese il Neveria, cercando di non forzarla.
- Va tutto bene. - rispose lei, cercando di riacquistare compostezza – Vediamo cos'altro ha da dire. -

Tornati nella stanza di cui prima, i due si accomodarono sul divano, ascoltando le spiegazioni di Ryosuke Fukada riguardo degli ordini ottenuti da Decimo.
A quanto pareva, il Vongola voleva affidare ai boss delle tre famiglie alleate il compito di catturare Stanford, che si trovava proprio in America, negli Stati Uniti. L'anziano diede loro un foglio stampato con delle indicazioni, che portavano ad una cittadina nel nord ovest all'Oregon.
- Si tratta di un magazzino di bibite, abbiamo avuto delle segnalazioni. - spiegò – Pensiamo che lo scienziato abbia scelto quel luogo come nascondiglio. -
- … Come avete fatto a scoprirlo? - chiese la brunetta, perplessa.
- Ehi, parliamo dei Vongola! - Sirius ammiccò.
- Sì, ma... anche per i Vongola, avere un'informazione così precisa... - bisbigliò lei, perplessa.
- Decimo mi ha chiesto di dare queste informazioni ai tre boss delle famiglie Notturno, Elegantia e Brillante, ma ovviamente anche i Neveria, che collaborano per la cattura di Stanford, possono sfruttarle a loro piacimento. - spiegò l'anziano.
- Potremmo recarci lì tutti insieme. - propose Duchesse, osservando gli altri boss.
- Però... perchè papa vuole mandare voi a prendere l'attuale più grande ricercato dei Vongola, anzichè mandare delle truppe speciali o i guardiani? - chiese Nozomi, osservando i tre.
- Che significa? Non ti fidi di noi? Siamo alleati dei Vongola, siamo preparati a queste emergenze. - rispose Diamante, quasi offesa.
- Beh, non importa come, ma se riuscissero a catturarlo avrebbero risolto tutti i problemi. - spiegò Fukada, tornando a rivolgersi alla brunetta - E poi... se qualche ragazzina si unisse al loro gruppo, potrei non saperne nulla. - sorrise.
La brunetta osservò l'uomo, confusa. Dapprima le aveva svelato la verità su di lei e i suoi genitori, sempre che la storia fosse vera, infine sembrava volesse far finta di nulla se Nozo avesse deciso di unirsi a loro.
Eppure, le aveva dato quella notizia con il solo scopo di fermarla dal fare cose pericolose, per quale motivo adesso la stava invogliando ad andare? Voleva forse che la ragazzina si ribellasse al piano del padre? Oppure c'era qualcos'altro sotto? Magari voleva solo che lei seguisse il suo cuore?
Purtroppo, la ragazzina non aveva idea di cosa pensare.
- D'accordo, vengo anche io. - disse, volgendosi verso Cristal. - Ho bisogno di distrarmi. -
- Sei sicura? Potrebbe essere pericoloso. - chiese lui. - Stiamo andando a prendere Stanford. -
- Appunto, ho un conto in sospeso con lui. - osservò l'albino con fermezza - E poi... impazzirei se restassi qui. - spiegò.
L'albino annuì, era già a conoscenza del suo disagio e nessuno dei tre boss disse nulla al riguardo, forse comprendendo il suo stato d'animo.

- Nozomi-chan... -
La brunetta ricordò in quel momento della sciamana e del piccolo PonPon, che stavano seduti in disparte con Bianca.
Non poteva lasciare che andassero con lei, sarebbe stato rischioso.
- Bianca, puoi prenderti cura dei bambini mentre noi siamo via? - chiese, ottenendo un sorriso dalla ragazzina.
- Certamente! -
- Benissimo, partiremo domattina presto. - affermò Cristal, alzandosi. - Signor Fukada, quali sono invece le sue intenzioni? -
- Per quanto mi riguarda, domani sera ho il volo per l'Italia. Devo tornare alla base degli Elektrica. - spiegò lui.

Dovevano prepararsi a partire, non c'era un minuto da perdere. Prima sarebbero arrivati, prima sarebbero riusciti a catturare lo scienziato.

   
 
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