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Autore: writinglove    16/05/2014    2 recensioni
E se l'apocalisse fosse arrivata?Se il male avesse raggiunto un paesino nello stato dell'Ohio?Se in una giornata qualunque,la vita di una ragazza qualunque fosse stata sconvolta nel peggiore dei modi?
Dalla storia :
L’azzurro si mischiò al nero per un istante interminabile,e quel nero non era l’oscurità della notte nella quale eravamo entrambe avvolte. Io non la stavo guardando e lei non mi stava guardando. La verità era che in quell’istante fermo nel tempo,che in quell’attimo pieno d’infinito e di emozioni,noi stavamo leggendo. […] Prima ancora che potessi capire altro,che un’ennesima certezza mi sfuggisse di mano,smisi di leggere. Ed era troppo quel che avevo visto,era tutto troppo…ogni cosa sapeva di una piacevole ed allettante esagerazione. Ma c’era una cosa che non mi scivolò via dalle mani come fosse semplice fumo,un’unica certezza imprescindibile : in quell’attimo la mia esistenza aveva ripreso ad esistere,ed il mio cuore a battere.
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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BETWEEN THE HUNGRY

Vermont .

Steven ci guardò seri. «Vermont» annunciò poi secco.

Io e Noah ci guardammo. Lui strizzò gli occhi,giocò con le pellicine di un dito,poi alzò la testa e incrociò lo sguardo del ragazzo.

«Quanto dista?» chiese pensieroso.

«Cinque ore. Possiamo trovare un posto in periferia,lontano dalla città,ma non troppo. Avremo bisogno di viveri,e per quei viveri serviranno dei negozi».

Annuii,ripetendo a me stessa che avesse ragione. Era un tipo piuttosto pratico ed intelligente Steven,mi piaceva. Con la sua aria da bravo soldato dedito al dovere e quel suo atteggiamento protettivo,mi ispirava quasi un senso di sicurezza. Una cosa però era certa : non me lo sarei mai voluto ritrovare contro.

«E dove dormiremo,o mangeremo o…o faremo qualsiasi cosa?» chiese Brittany,torturandosi le mani.

Steven inclinò un poco la testa,si avvicinò con il busto,e rispose «mai sentito parlare di tende?» .

Storsi la bocca al suono dell’ultima parola. Tende. Era così che avrei definito la mia casa da adesso in poi : con la parola "tenda".

«Lo so quello che state pensando» intervenne Alex,portandosi una sigaretta tra le labbra «tende?Ma saranno scomode,ma farà freddo e bla bla bla…gente,vi ricordo che siamo in una situazione davvero pericolosa. Siamo già fortunati di poter respirare e non mi sembra il caso di metterci a lagnare per la questione degli alloggi. Attrezzeremo un bel campo,contateci. Già immagino la nostra vita per le fredde colline del Vermont,tagliando alberi con delle camicie di flanella ed un’accetta improvvisata,o uccidendo scoiattoli e litigare per averne la parte più gustosa : gli occhi».

Tutti gli sguardi finirono sulla ragazza. Lei scosse la testa sghignazzando,e si accese la sigaretta.

«Ma che stai blaterando?» domandò la bionda con un sopracciglio sollevato.

Alex la guardò per qualche secondo,si alzò dalla sua sedia,e disse «sto solo scherzando,biondina»,mentre una nuvoletta di fumo invadeva il viso dell’altra ragazza.

Al pensiero di quel suo strambo discorso,trattenni a stento l’impulso di ridere. Quella ragazza sembrava fuori di testa,ma era buffa nelle sue uscite senza senso e il tono della sua voce era così caldo e suadente,che le sarebbe bastato pronunciare anche solo una parolaccia,e tutti si sarebbero comunque voltati nella sua direzione. Sembrava una ribelle non solo per l’aspetto,ma anche per il suo modo di comportarsi. Una ribelle,una provocatrice,era così che nella mia testa l’avevo etichettata da qualche ora.

Brittany tossi un po’e scacciò la nuvoletta facendo vento con la mano «avevo capito che stessi scherzando!» controbatté l’altra con un accenno di broncio «Ma qui stiamo parlando di una questione seria,se ancora non ti è chiaro».

Alex fece un altro tiro di sigaretta,poi sputacchiò il fumo con calma dalla bocca e dal naso,e disse «mi è chiaro». Chiuse gli occhi,fece un altro tiro e,forse,con consapevolezza,rispedì il fumo in direzione della bionda,che sbuffò,agitandosi.

«Posso chiederti una sigaretta?» le domandai.

Lucas mi lanciò un’occhiataccia e lei annuì vivacemente,facendo svolazzare la cenere su e giù per via del movimento della testa. Si alzò dalla sedia sulla quale si era riaccomodata,prese svogliatamente uno zainetto poggiato sul divano,poi lo lanciò vicino il tavolo,e tornò a sedersi.

«Prendi tutte quelle che ti servono» mi disse,facendo un cenno con la testa allo zaino di pezza che avevo vicino la gamba.

Lo aprii,e immediatamente sgranai gli occhi. Dentro c'erano forse trenta pacchetti da venti di Marlboro rosse,poi c’era una bottiglia di vodka,una decina di scatole di munizioni,e due pistole perfettamente identiche. Afferrai il pacchetto scartato e mi misi in bocca la sigaretta tirata fuori. La ragazza si sporse dalla sedia e,tempestivamente, l’accese.

«Grazie!» esclamai sorpresa da tutta quella cordialità.

«Beni primari» bofonchiò lei,ridacchiando.

Steven si schiarì la voce,ed inspirò profondamente «siete tutti d’accordo?Andremo in Vermont?»

«Facciamo a votazioni!» esclamò la sorella.

Tempo tre secondi,e le mani di tutti si sollevarono,senza esitazioni.

«E che Vermont sia!» annunciò entusiasta il ragazzo.

 

                       Una settimana dopo…

Un brivido mi scosse tutta : avevo i piedi scoperti. Diedi un calcio ad un lembo della coperta e quell’improvviso freddo fastidioso sparì. Inspirai a fondo,sempre con gli occhi chiusi,nel vano tentativo di riaddormentarmi. Un gomito mi colpì in pieno viso e mi lamentai,strofinandomi lo zigomo con la mano.

«Oi!» esclamai,continuando a sfregare il punto dolorante.

Una chioma bionda spuntò fuori dalla coperta,e due occhietti si aprirono,mostrando il loro azzurro intenso,ancora assonnati e socchiusi. La ragazza si passò una mano sul viso,si strofinò il naso con il polso,e poi mi guardò confusa.

«C-che succe…che succede?» chiese spaesata,con un filo di voce.

Io risi «mi hai dato una gomitata in faccia!» risposi,ancora ridacchiando.

Lei alzò entrambe le sopracciglia,sollevò gli angoli della bocca,e richiuse gli occhi.

«Scusa» biascicò,rituffandosi sul cuscino.

La guardai per qualche secondo,sempre con la testa sollevata,poi sorrisi di nuovo,e mi stesi a pancia in giù. Un brivido mi percorse la schiena,un altro le gambe e un altro le braccia. L’aria del Vermont pizzicava un po’,soprattutto di prima mattina.

«Dormi?» chiesi,dando un colpetto sulla spalla della ragazza.

«Mmmh…» mugolò lei.

Sbuffai. Fuori era ancora buio,ma i primi raggi del mattino cominciavano a rischiarare il cielo,rendendolo di quel colore stupendo che tanto amavo. Avevo perso sonno ormai,e Brittany sembrava non aver voglia di ascoltarmi. Mi scoprii,scesi dal materasso,e quando stavo per infilarmi una felpa sopra la canottiera,qualcuno tirò giù la zip della tenda. Mi voltai di scatto.

«Ma che..?»

«Ehi,sceme!» esclamò Alex con aria pimpante «Mio fratello mi manda a svegliarvi. Aveva paura che foste nude,a dirla tutta…e quindi non si fidava ad andare lui stesso. Comunque,dice che oggi inizia l’addestramento e che dovremmo fare le votazioni per il capogruppo,per cui smettetela di poltrire e venite fuori».

«Votazioni?» chiesi confusa.

«Cara,abituati all’idea che non berrai più caffè,quindi sveglia!» disse ridacchiando «Serve qualcuno che ci guidi,e faremo delle votazioni. Ah,a proposito!» continuò poi,con quel suo tono vivace «Vi avviso : mio fratello è uno stronzo e vi massacrerà. Spero che nella vostra vita abbiate praticato almeno un minimo di sport,altrimenti siete fottute…» poi,con nonchalance,richiuse la tenda e se ne andò.

Aveva parlato così velocemente e di così tante cose,che continuavo a fissare la porta della tenda,con una manica della felpa ciondolante,e lo sguardo perso. Che aveva detto?Non poteva sparare a raffica a quell’ora del mattino!Non ero concentrata…

Mi finii di infilare la felpa,mi misi i soliti pantaloni neri e sporchi di una tuta raccattata qualche giorno prima,e poi gli stivaletti marroni,ugualmente raccattati. Mi avvicinai a quel groviglio di coperte,e mi piegai sulle ginocchia,osservando quella figura nascosta dalla stoffa. Una cosa però dovevo ammetterla : Brittany era una piacevole compagna di tenda. All’inizio si erano create delle discussioni perché non eravamo riusciti a trovare un accordo per la notte. Alex aveva insistito per dormire con suo fratello,e Lucas era stato costretto a dormire con Noah,che di certo non avrebbe potuto dormire con Brittany. C’erano tre tende abbastanza spaziose,ed un gazebo con un tavolino,provviste,e tutto l’occorrente per sopravvivere. Sì : avevamo svaligiato un negozio di articoli sportivi. Avevamo piantato le tende in un enorme campo verde sperduto,lontano dalla civiltà,ma allo stesso tempo sufficientemente vicino per rifornirci del necessario. Avevamo fatto diverse spedizioni quella settimana,tutte abbastanza stancanti. Dovevamo attrezzarci con tutto l’occorrente,ma recuperarlo non era stato facile e c’era stato bisogno che tutte le braccia del gruppo collaborassero. Comunque,ce l’avevamo fatta e alla fine di tutte quelle stressanti operazioni,ci eravamo gonfiati di un gran senso di soddisfazione,che per un istante ci aveva resi felici.

«Brittany…» sussurrai dolcemente,piegata sulla sua figura «odio essere rompipalle e lo so che sei stanca,ma devi alzarti. Oggi inizia “l’addestramento”».

Lei si rigirò nelle coperte «ammazza quel pazzo,per favore!» mi supplicò in un lamento.

Scossi la testa ridendo.

«Eddai,magari potrebbe essere divertente. Che senso ha starsene tutto il giorno a letto?»

«Ha il senso del riposo» mi rispose lei,scoprendosi il viso dalla coperta «conosci questa strana parola? R i p o s o» ripeté,scandendo lettera per lettera.

Risi ancora. Quanto era buffa!

«Fa’ come vuoi!» esclamai arresa «Io voglio imparare a sparare».

«Mmmh…»

La guardai un’ultima volta,e poi uscii dalla tenda. Avevo imparato tre cose di Brittany in quella settimana : la prima,era che aveva tatuato un colibrì poco più sopra dell’inguine. Me ne ero accorta perché le mutande lasciavano scoperte un paio di ali,e allora incuriosita avevo iniziato a fare domande. La seconda,era che era una tipa particolarmente goffa. Quando stavamo montando le tende,si era data un paio di volte il martello sull’indice,finendo poi per piagnucolare. La terza,era che quando aveva sonno,aveva sonno e basta.

Appena uscita,sentii l’aria pizzicarmi sulla pelle,e mi tirai su il cappuccio. Misi una mano nella tasca della tuta,tirai fuori un pacchetto di Marlboro,e m’infilai una sigaretta tra le labbra. Erano quasi tutti fuori dalle proprie tende. Mio fratello si toccava i capelli e sfregava le mani sugli occhi stanchi,sbadigliando. Alex era già piena di energia e fumava una sigaretta saltellando incontrollatamente,e il fratello era nel gazebo,che disponeva le armi sul tavolino. C’eravamo tutti,tutti tranne Noah e Brittany. Mentre la ragazza era solo molto stanca,per Puckermann la questione era un tantino differente. Da dopo il viaggio a New York,il suo atteggiamento era notevolmente cambiato : non era più lo stesso. Mangiava il minimo indispensabile,spesso regalando le sue razioni a mio fratello e trascorreva la maggior parte del tempo chiuso in tenda,oppure con la scusa di una passeggiata,se ne stava le ore in giro per quell’immenso campo,tenendoci tutti con il fiato sospeso. Non aveva voglia di parlare,di fare niente…era apatico,e mio fratello mi aveva riferito che la situazione era,in realtà,più preoccupante di quanto sembrasse. Non sapevo più come comportarmi con lui. Avevo provato a parlargli,ma con la scusa di essere stanco mi aveva allontanata. Avevo davvero paura che si sarebbe abbandonato al dolore e sapevo che,se l’avesse fatto,in qualche modo ne sarebbe rimasto ucciso.

«Siamo solo noi?» chiese Steven,guardandosi attorno.

«Sì!» rispose la sorella «La bionda non vuole alzarsi,e l’altro…beh,lo sai» concluse,facendo spallucce.

«E va bene,per oggi passa. Dunque,cominceremo facendo un po’ di stretching,poi ci concentreremo su addominali e flessioni».

Storsi la bocca. Non facevo più attività fisica da…da quando ero stata una cheerleader al McKinley. Il ricordo di Sue Sylvester che urlava con il suo megafono,ancora mi terrorizzava.

«Non si spara,oggi?» chiese mio fratello,stendendo la gamba destra.

Steven scosse la testa «una cosa alla volta. So quanto sia urgente imparare a maneggiare un’arma,ma per oggi credo che dovremmo concentrarci su una preparazione un po’ più generica».

Storsi la bocca,di nuovo.

La mattinata trascorse poi velocemente. Facemmo la bellezza di cento addominali e quaranta flessioni. Mi sentivo la pancia completamente dolorante,e le braccia prive di forza,deboli come se non avessero avuto delle ossa a sostenerle. Ma non era finita qui. Steven aveva poi preteso che allenassimo anche i muscoli delle gambe e così avevamo corso per mezz’ora,senza mai fermarci,avanti e indietro per quel campo dalla terra irregolare e distruttiva. Quando sua sorella,che si era accesa quattro sigarette durante la corsa,aveva invocato pietà,quasi strisciando per terra,il grande “capo” aveva ceduto. Era ora di pranzare,ma di Noah e Brittany ancora non vi era traccia.

«San» mi chiamò mio fratello,tutto sudato «potresti andare a dire a Noah che esca a mangiare?»

Sospirai,guardando verso il basso «certo» risposi,con dello sconforto nella voce.

Mi avviai alla tenda ancora chiusa,e diedi alcuni colpi alla tela. Nessuna risposta.

«Puckermann,è ora di pranzo. Perché non esci e non vieni a mangiare con noi altri?»

«Non ne ho voglia» rispose una voce spenta,appena percettibile.

Scossi la testa «vuoi che ti porti la tua razione?»

Silenzio per alcuni secondi.

«Dalla a chi ha più fame. Prendila tu,se vuoi…»

Sbuffai,stremata. Non ce la faceva a vederlo e sentirlo in quel modo,era una cosa che mi distruggeva. Mi aveva salvato la vita,gli volevo bene…ma lui era rimasto devastato dalla serie di cose che gli erano accadute. Se non fosse stato per la storia di suo fratello,ero sicura che avrebbe digerito senza troppi problemi la fine della madre. Era il rimpianto a devastarlo,il rimpianto di aver avuto paura e di non esser mai riuscito ad incontrare il ragazzo della lettera. Era da capirlo. Se avessi vissuto quello che aveva vissuto lui,forse sarei stata anche io male in quel modo. In fin dei conti,però,stavamo tutti male,bastava solo non darlo a vedere.

Mi allontanai dalla tenda e mi avviai alla mia,poi aprii la zip che la teneva chiusa. Lei era ancora lì,sotto le coperte,nel bel mezzo di un sonno profondo.

«Ma quanto dormi?!Forza,è ora di mangiare!»

«Mmmh..?»

Sbuffai,ed entrai. Afferrai saldamente un lembo della coperta e la tirai via in uno scatto violento. La ragazza si lamentò,sempre tenendo gli occhi chiusi.

«Ma ti svegli?!Nemmeno a dire che sei stata di guardia…Alex si è fatta tutta la nottata!»

«E quindi?Falle un applauso da parte mia» rispose secca.

Le diedi uno scossone.

«Mettiamola così : se non esci adesso,la tua razione va a farsi benedire».

I suoi occhi si spalancarono all’improvviso e,senza emettere un altro suono,si alzò dal materasso e cominciò a frugare nel mucchietto di panni disposti all’angolo della tenda. Se ne stava in mutande,con una t-shirt nera a guardarmi con quella sua aria da sopravvissuta ad una sbornia epica,chiedendosi chissà che cosa.

«Ma non vai a mangiare?» mi chiese un po’ sorpresa «Che fai,mi aspetti?».

Io rimasi interdetta. Non mi ero accorta che fossi rimasta a guardarla come un’idiota. Forse avrei dovuto cominciare ad avviarmi al gazebo.

«S-Sì,certo!Volevo solo assicurarmi che non ti rimettessi sotto le coperte» risposi un po’ incerta.

Lei mi guardò e sorrise «sei molto premurosa Santana,ma non sono una bambina» concluse facendomi l’occhiolino.

Abbassai immediatamente gli occhi e bofonchiai un «giusto».

Uscii dalla tenda senza neppure richiuderla,e m’incamminai verso il gazebo da cui già s’intravedevano delle porzioni di riso fumanti,che aspettavano solo di essere divorate da degli stomaci affamati. Steven mi fece un sorriso e poi cominciò ad ingurgitare il riso.

«Davvero una genialata prendere un tavolo e non delle sedie» affermai,affondando il cucchiaio in quell’ammasso colloso di cibo.

Alex  e Lucas si misero a ridere.

«Sì,beh,diciamo che non ci avevo pensato…» si giustificò il ragazzo.

Quando anche Brittany ci raggiunse,Steven si schiarì la voce e capii da subito che volesse dire qualcosa di particolarmente serio.

«Sentite,» esordì con quel suo tono di voce importante «più tardi voglio fare delle votazioni per eleggere un capogruppo. Voi siete favorevoli a quest'idea?Io penso che debba esserci qualcuno che sia in grado di guidarci e di fare delle scelte…capite cosa intendo?»

Io e Brittany ci guardammo a vicenda.

«Dillo e basta che vuoi essere capogruppo!» esclamò la sorella.

«Alex» la richiamò lui.

«Per me va bene» disse Brittany.

«Anche per me» dichiarò Lucas.

«Sì,credo sia giusto» aggiunsi io.

Steven annuì ed accennò un sorriso «bene!Quando sarà il momento,se sarete nelle tende,vi verrò a chiamare!»

                                                                                                

Mi misi a sedere sul materasso. Ero stanca,ma sapevo che se avessi provato a dormire,non ci sarei comunque riuscita. Brittany mi fece un sorrisetto simpatico,da seduta anche lei,e poi sbuffai. La cosa che mi dava più fastidio in quella tenda e,in generale,della vita all’accampamento,era l’aver spesso troppo tempo per pensare. Quando te ne stavi in silenzio,a girarti i pollici,allora i ricordi,le voci,le immagini e tutto quel che portavano con sé,cominciavano a tormentarti.

«Sei passata da Noah?» mi chiese Brittany «Sta sempre uguale?»

Annuii rattristata «non c’è verso di farlo uscire dalla tenda. Deve ancora metabolizzare il tutto. E' distrutto».

La bionda annuì e si morse un labbro «volevo davvero tanto bene a suo fratello. Era una di quelle persone che sanno farti spuntare il sorriso quando sei triste,che si fanno in quattro per te e che ti danno tutto il loro cuore. Mi manca un sacco...» affermò scuotendo la testa,con gli occhi lucidi.

«Un po’ come il fratello».

«Voi come vi siete conosciuti?» mi chiese lei,improvvisamente curiosa.

«Andavamo allo stesso liceo. Lui un giocatore di football un po’ stronzo,ed io una cheerleader pettegola e cattiva» risposi,accusando immediatamente una fitta piena di malinconia.

Lei sorrise «tu eri una cheerleader?»

«Assolutamente sì!» risposi ridacchiando «E non una delle cheerleader qualsiasi,ma “capo cheerleader”. Avevo una coach che non riusciresti nemmeno ad immaginare».

«Perché?»

«Ti giuro che è stata la persona più folle che io abbia mai conosciuto. E’ sempre stata incredibilmente spietata e rigida con noi,ma tutte sapevamo quanto bene ci volesse in realtà. Quando ha saputo che non sarei andata al college,ha fatto di tutto per cercare di aiutarmi,ma in quel momento non potevo davvero allontanarmi da casa».

La ragazza smise di fissare un punto della tenda,e puntò gli occhi sul mio viso «niente college,eh?I miei mi hanno praticamente costretta ad iscrivermi alla Columbia» disse con un'ironia un po' amara.

«Ah,sì?»

«Ma scherzi?!Un newyorkese che non va ad un college di prestigio,che razza di newyorkese è?Sarebbe un “colpo basso” fatto da una ragazzina che avrebbe voglia di inseguire dei sogni irraggiungibili,che porterebbero ad un fallimento e ad una cattiva immagine per l’intera famiglia».

«Wow!» esclamai esterrefatta «Ragionavano così i tuoi?»

Si morse un labbro ed annuii.

«E quale sarebbero stati i sogni irraggiungibili di quella ragazzina?» chiesi curiosa.

Lei sorrise,ma i suoi occhi divennero improvvisamente tristi «ballare. Ho sempre amato la danza. Ho passato la mia intera vita a ballare,credendo un giorno di poter fare la ballerina,e poi semplicemente hanno distrutto tutto,come se avessero soffiato su un castello di carte».

Abbozzai un sorriso per cercare di rassicurarla,ma quello che sentivo era solo una grande tristezza. Avvertivo la sua stessa tristezza,gliela leggevo negli occhi. Non riuscivo a smettere di pensare che eravamo entrambe vittime della vita ; io perché non avevo avuto la possibilità di realizzare i miei sogni,e lei perché invece le erano stati distrutti dalle figure che avrebbero dovuto incoraggiarla a seguirli.

«Beh,non pensarci…i ricordi sono armi pericolose» affermai,con amarezza.

«Già» rispose lei,annuendo.

La osservai per un po’,mentre era sovrappensiero. Sempre con quella sua aria triste,con quell’ingenuità che si mischiava all’azzurro dei suoi occhi,e quelle labbra screpolate e mangiucchiate per il nervosismo. Aveva un viso dolce,sì…era bella. Per un attimo me la immaginai ballare. Vidi nella mia testa quel corpo slanciato muoversi,girare,e i lunghi capelli biondi assecondare quegli stessi movimenti. Chissà come era graziosa mentre ballava,chissà se quella sua goffaggine che mi faceva tanto ridere,svaniva e si abbandonava alle note della melodia che avrebbero smosso il suo corpo. Mentre studiavo il profilo del suo collo chiaro,lei si girò.

«C’è una cosa che devo dirti» ammise seria,sguardo nello sguardo.

«Cosa?»

«Sono contenta di averti come compagna di stanza».

Continuai a guardarla,non potevo cedere.

«Anch’io. Sei una ragazza interessante Brittany Pierce,e mi divertirò a scoprire ogni tua sfaccettatura».

Lei sorrise e si morse un labbro,con aria timida «allora buona fortuna Santana Lopez. Sarebbe più facile uccidere ogni singolo affamato su questo pianeta,ma se proprio ci tieni,provaci…»

Sorrisi ed annuii «Non solo ci proverò,ma ci riuscirò!»

Lei scosse la testa ridendo e poi si stese,avvolgendosi nella coperta. In quel momento,non so perché,avrei voluto stringerla o essere stretta. Ancora mi risuonava l’eccitazione di quella sfida lanciata implicitamente,e ancora rivedevo il suo sguardo timido, provocarmi. Mi stesi anch’io,nella sua stessa direzione,con la testa di fronte alla sua nuca e le gambe quasi a sfiorare le sue. Sorrisi ripensando alle sue parole e chiusi gli occhi,rivedendo ancora la sua pelle. Avevo sempre avuto un problema ed era forse per quello che la coach Sylvester mi aveva sempre adorata : le sfide erano state da sempre la mia passione. Buona fortuna Santana Lopez,riascoltai nella mia mente. Sì,buona fortuna.


Salve gente!

Comincio con il dirvi che ahimé in questi giorni sono particolarmente impegnata,e che lo sarò probabilmente per un bel periodo. Questa vita è piena di "casini" e a volte avrei voglia di vivere perennemente estraniata dal resto del mondo,scrivendo e non avendo nient'altro da fare. Beh,tralasciando le fantasie,mi viene spontaneo chiedervi che cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo,che segna l'inizio di un'evoluzione all'interno della storia. Insomma,questo Vermont vi piace oppure no?

Dai,dai...senza che mi dilunghi troppo,annoiandovi,aspetto con ansia di leggere i vostri pareri nelle recensioni!

Alla prossima!E state pronti...

  
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