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Autore: ChocoCat    17/05/2014    0 recensioni
POV Cedric: Pazzesco, no, pensare di vivere per sempre in sordina. Eppure non te ne accorgi fino a quando non lo incontri. Lui, lei, o neutro, è quella persona che ti strappa dalla conformità morbida, comoda della sub-vita che conduci da sempre. Ti scuote per le spalle, ti fa capire che in realtà non hai mai vissuto veramente. E tu ti vergogni, ma senti la cappa della tua vecchia vita scivolare via, o perlomeno lasciare uno squarcio e finalmente ci vedi chiaro.
POV Harry: Era la fine di quel ballo, incessante, pazzo che si erano regalati l’un l’altro fin ora, con tutti gli intervalli di questo mondo marcio e grigio. Cedric era dinamite pura, e si apprestava a regalargli colori, aria nuova, una vita ai 200 km/h, quelli che fino a prima di conoscerlo era riuscito a raggiungere solo a testa in giù, in picchiata sulla Firebolt.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Calì Patil, Cedric Diggory, Cho Chang, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Lui è meglio di qualsiasi cosa al mondo. Non perché sia il bene per me, nemmeno perché sia il male. È solo la scintilla che mi fa divampare, la persona che dà vita alla mia vita, che rende ogni momento insieme un respiro profondo e vero, respingendo ai limiti del possibile la noiosa banalità delle routine. Studente, studioso, prefetto lo sono sempre, ma con lui sono vivo. Pazzesco, no, pensare di vivere per sempre in sordina. Eppure non te ne accorgi fino a quando non lo incontri. Lui, lei, o neutro, è quella persona che ti strappa dalla conformità morbida, comoda della sub-vita che conduci da sempre. Ti scuote per le spalle, ti fa capire che in realtà non hai mai vissuto veramente. E tu ti vergogni, ma senti la cappa della tua vecchia vita scivolare via, o perlomeno lasciare uno squarcio e finalmente ci vedi chiaro. Non vuoi più vivere a metà, non vuoi la mediocrità, non vuoi le persone moge che hai attorno.
 
Con lui mi scrollo di dosso il torpore; Lumos, e mi accendo, perché lui mi sfida, perché è sbagliato per me ma io lo voglio lo stesso, perché non mi ha mai voluto, a suo dire, ma invece non è vero e io l’ho saputo solo adesso.
 
Non importa se gli occhiali gli vanno di traverso sul naso, se ha una spanna di altezza in meno, se il suo corpo non è nemmeno lontanamente scultoreo quanto il mio. La sua pelle è chiara e aspra ma squisita da guardare, perché c’è uno strano meccanismo in me che mi rende idiota ogni volta che ho a che fare con lui. Divento un altro. Divento me stesso. Mi risveglio dall’oltretomba, e il suo ombelico diventa il centro perfetto di ogni universo. Non ho mai fatto altro che giocare con lui, perché nessuno dei due è abbastanza forte da venire verso l’altro. Eppure i nostri incontri sono un lento tango che si contorce su se stesso, sempre più potente, sempre più pericoloso.
 
Siamo fragili, iracondi, egoisti. Amiamo noi stessi più di chiunque altro. Così non riusciamo a darcela vinta, ad accettarci l’un l’altro, ad ammettere tutto ciò che pensiamo. Ci pestiamo i piedi a vicenda, incapaci di affermare una verità così forte che sconvolgerebbe il mondo, quello in cui ci siamo io e lui, il nostro mondo, e così andiamo avanti, in questa danza scadenzata e bizzarra, come due avvinazzati senza gloria e senza coraggio. Due vigliacchi in amore, che non si capacitano dei loro sentimenti, e che mai ammetterebbero ad alta voce ciò che gli urla il cuore: la vita vera è un’altra, è meno dolce, più aspra, ma brucia lo stoppino del tempo più intensamente, ed è con te.
 
Ma io non voglio fare la fine di quegli amanti che si scordano di essersi amati, che si rompono in mille pezzi come un calice di cristallo e non sanno più ricomporsi perché manca un frammento, e nemmeno voglio colare cemento su di noi per immobilizzare questo tango per sempre. Sono stufo di fare due passi verso di te e di vederti farne tre allontanandoti scottato, e non voglio più scappare dai miei sentimenti come un bambino.
 
Quindi, ora, adesso o mai più, io lascio la sua mano e prendo la tua, e la porta che stiamo per varcare, per quanto immensa sia, non sarà mai grande come l’abisso in cui potrei sprofondare senza averti accanto di tanto in tanto per riaccendere la miccia delle mie giornate.
Siamo due uomini. Siamo solo ragazzi.
Sono caduto nelle profondità del pensiero, mi sono perso nel labirinto della mia mente e per giorni ho girovagato senza capire cosa fare, ma alla fine ce l’ho fatta e ne sono uscito con un'unica massima: fra due giorni potrei non esserci più, e non mi va di aspettare domani per vedere se il brivido di oggi perdurerà. Voglio coglierlo di sorpresa, racchiuderlo e imprigionarlo per sempre. Questa volta, ti prego, non tirarti indietro, non fare quel piccolo, medesimo e terribile passo. Voglio stare con te.
 
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Harry si guardò le dita.
Erano umidicce e fredde, e gli tremava il mento.
La situazione lo metteva a disagio. Odiava ballare, non era mai stato capace di farlo – chi mai glielo aveva insegnato? Nessuno.- e la sua accompagnatrice, Calì Patìl, batteva il piede sotto al suo elegantissimo Sari* altrettanto spazientita. Di lì a poco avrebbero aperto le danze del Ballo del Ceppo. Sentì l’adrenalina raggiungergli il cuore e ordinargli di battere più rapido, e proprio nel momento in cui ci fu il segnale per entrare in Sala Grande, quel suo stesso cuore si fermò.
In un attimo, il suo braccio era scivolato via dal gomito morbido della giovane indiana, uno strattone l’aveva quasi fatto volare a gambe all’aria. Guardò nuovamente la sua mano. Le lunghe dita di Cedric la stringevano così forte da fargli male. Alzò gli occhi nei suoi, pietrificato, annientato.
 
“Cedric…” soffiò, in preda al panico.
 
“Amami se ne hai il coraggio.”
 
S’incatenarono in un discorso a bocca chiusa, occhi negli occhi, escludendo tutto quanto; non tardarono altre scariche di adrenalina, una più potente dell’altra, che li costrinsero a rabbrividire, a sudare freddo. Settimane, mesi di rincorse in cerchio senza alcun senso; ed ora, il bivio.
 
Da una parte, il baratro. Dall’altra, un mondo spaventosamente luminoso, quasi accecante, così difficile, ma bello da paura. Harry sentì un vento nuovo soffiargli contro, spazzare via l’angoscia, portando le farfalle che si posarono sgraziatamente nel suo stomaco, decisamente troppo numerose. Pensò di non aver mai avuto così paura in vita sua, e di non essere mai stato così felice di averne.
Cedric, Cedric, Cedric. Inalò, respirò, pensò, masticò il suo nome, scoprendone il gusto sconosciuto. Quei brividi che aveva addosso non erano paura, erano pura felicità.
 
Era la fine di quel ballo, incessante, pazzo che si erano regalati l’un l’altro fin ora, con tutti gli intervalli di questo mondo marcio e grigio. Cedric era dinamite pura, e si apprestava a regalargli colori, aria nuova, una vita ai 200 km/h, quelli che fino a prima di conoscerlo era riuscito a raggiungere solo a testa in giù, in picchiata sulla Firebolt.
 
La mano di Cedric gli parve più piccola di quello che era sempre stata, più accessibile; Harry la strinse a sua volta, regalandogli amore con lo sguardo. Era passione, mista a timore, mista a riconoscenza infinita.
 
“Tu… hai appena firmato la tua condanna a vita.” Disse con tutta
la tranquillità che era stato in grado di racimolare.
 
“È solo un ballo.” Commentò Cedric, atteggiandosi a sarcastico.
 
“È solo la vita.” Buttò lì Harry, trascinandolo sotto le luci della Sala Grande.
 
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La gazzetta del profeta – Ultim’oral’angolo di Rita Skeeter
 
Avvistati Cedric Diggory, il campione di Hogwarts, appartenente alla casata dei Tassorosso ed Harry Potter, Grifondoro, quarto campione nonché conosciuto come il Ragazzo che è Sopravissuto, durante il famosissimo Ballo del Ceppo indetto da Albus Silente in onore del Torneo Tremaghi. Si tenevano per mano e sorridevano, dimentichi di tutto; hanno ballato, bevuto e si sono divertiti, rubando la scena a un arcigno Victor Krum, accompagnato dalla accigliata Hermione Granger, ex fiamma del giovane Prescelto  giovane e promettente strega, amica di Harry, Hermione Granger. Erano invece inimmaginabili le smorfie dei presenti, dall’ilare allo sconcertato. Più di tutti però, penso che sia ancora sotto shock l’ex ragazza dell’affascinante signor Diggory. Un attimo prima serrava stretta in pugno la mano di uno dei ragazzi più desiderati dell’intera scuola, un attimo dopo se l’è vista strappare via con forza da un intrepido signor Potter. Chi l’avrebbe mai detto? Ma chi siamo noi per giudicarli. L’amore è una bellissima magia, in tutte le sue forme, e sarebbe un peccato, davvero, puntare il dito e strillare al caso mediatico. Sarà già abbastanza stressante per gli studenti colpiti dalla faccenda rimettersi senza che si aggiunga un accanimento da parte nostra. Sì, Rita Skeeter, la sottoscritta, non metterà naso in questa faccenda.
 
Al prossimo articolo, miei amati fan ficcanaso.  
 
R.Skeeter, redattrice dell’angolo di Rita Skeeter della Gazzetta del Profeta
 
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“Ecco, tenga. Corregga qui e qui. E aggiunga l’ultima parte in stampatello.”
 
“Così va bene?” chiese Rita, con voce stridente e infelice.
 
“Sì, così potrebbe andare. Lo mandi pure in redazione.”
 
“Un giorno me la pagherai, streghetta delle mie penne d’aquila.”
 
“Stia attenta a quello che dice, o vedrà che fine faranno le sue maledette penne! Arrivederci.” rampognò Hermione, minacciosa.
 
Dopodiché raccolse le scarpe da ballo e un piccolo barattolo di vetro, vuoto, e abbandonò il dormitorio per tornare in Sala Grande. La serata non era ancora finita, e lei aveva ancora qualche briciolo di tempo per ballare che meritava dannatamente di essere sfruttato.





NDA
 
Il Sari è l’indumento tradizionale femminile indiano.
   
 
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