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Autore: Neverlethimgo    18/05/2014    13 recensioni
Era bastata una notte a far cambiare tutto e tre parole a far nascere decine di domande. Era solo un assassino, o era addirittura pazzo?
Dai capitoli:
Erano passati tre anni dall'ultima volta che misi piede fuori dall'istituto, avevo rimosso ogni cosa del mondo esterno, fatta eccezione per la luce del sole, sebbene la vedessi di rado ultimamente.
Sapevo che avrei dovuto trascorrere soltanto altri due giorni in quella prigione, sapevo che mancava così poco alla fine, eppure non percepivo il desiderio di sentirmi libero. Non ero mai stato libero davvero.

A Jason McCann story.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jason McCann, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12: those delicate touches don't scare me.


 

Jason

 
Il viso di Ivy era a pochi centimetri dal mio, le sue labbra erano socchiuse ed il suo sguardo era immerso nel mio. Il suo respiro si mescolava al mio e ciò mi fece rabbrividire. Tesi i muscoli delle braccia e chiusi le mani a pugno, essere così pericolosamente vicino a lei mi rendeva nervoso, ma non riuscii ad indietreggiare.
C’era qualcosa nel suo sguardo, uno strano luccichio - che da tempo non avevo più visto negli occhi di nessuno - che m’impedì di compiere qualsiasi movimento.
Avevo visto solo paura negli occhi di chi mi guardava ed avrei dato qualsiasi cosa per far sì che, almeno lei, evitasse di essere terrorizzata da me.
Feci scorrere la mano sino all’orlo del cuscino del divano e sfiorai il dorso del diario, ebbi un lieve sussulto, ma non ero certo che l’avesse notato. Avvertii una fastidiosa stretta allo stomaco al solo pensiero che Ivy scoprisse l’oscurità del mio passato.
Il battito del mio cuore accelerò ed abbassai lievemente lo sguardo, posandolo sulle sue labbra. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, che fosse compiere un movimento, o concentrarmi nuovamente su quei pensieri deliranti, mi ritrovai le labbra di Ivy premute contro le mie. Posò momentaneamente la mano sul mio collo e mi attirò a sé, sempre più, costringendomi a seguire i suoi movimenti, e ritrovai sdraiato sopra di lei. Mi scostai all’istante e lei indietreggiò di poco, permettendomi di sdraiarmi accanto a lei. Esitai diversi istanti prima di avvicinare il mio viso al suo e, quando finalmente mi decisi a farlo, impiegai più tempo possibile, quasi come se il mondo si fosse fermato ed io stessi lottando con tutte le mie forze per compiere anche il più stupido ed insignificante movimento.
Non appena le mie labbra sfiorarono le sue, chiusi gli occhi, lasciandomi andare completamente in quel bacio. Le sue labbra si muovevano lentamente sulle mie, le nostre lingue si sfioravano ed istintivamente posai la mano sul suo viso. Sentii entrambe le sue mani appoggiate contro al mio petto, ma fu una sensazione a malapena percettibile, mentre invece le sue gambe erano quasi intrecciate alle mie. Non appena sentii la stoffa della maglietta tirare – segno che l’aveva afferrata tra le dita – sobbalzai.
 
 
Sapevo che quella giornata sarebbe stata più brutta rispetto alle altre.
E non sarebbe dovuta andare così.
Di domenica tutto era più tranquillo, di solito. Di domenica lui non c’era, di solito.
Ma quella mattina qualcosa era successo.
Mi ero svegliato più presto del solito, ma non per volontà mia.
 
La voce di mio padre sovrastava quella solitamente dolce e pacata di mia madre; le parole con cui si rivolgeva a lei non erano altrettanto dolci e pacate.
Saltai giù dal letto e mi diressi a passo lento verso le scale, dove il tono di voce di quell’uomo sembrava ancor più alto. Cercai di provocare il minor rumore possibile man mano che scendevo ogni scalino, così come cercai di essere silenzioso mentre mi dirigevo in cucina. Mi sporsi di poco oltre lo stipite della porta: la figura minuta di mia madre sembrava invisibile in confronto a quella di lui, delle lacrime le rigavano il viso ed il suo sguardo celava solo paura. Lui le stringeva saldamente entrambi i polsi, impedendole così di compiere qualsiasi movimento. Deglutii sonoramente, stringendo la mano attorno allo stipite in legno. Il rumore che provocai fu minimo, ma mia madre se ne accorse e voltò il capo verso la mia direzione.
Purtroppo non fu l’unica.
Un attimo dopo anche lo sguardo di mio padre si posò su di me e, se fosse stato possibile, s’infuriò maggiormente. Lasciò andare i polsi di mia madre e si avvicinò a passo deciso a me. Indietreggiai, nascondendomi dietro alla parete, ma non servì a nulla.
 
Non avevo fatto niente, non avevo detto niente. Quella volta non capii davvero perché s’infuriò con me. Afferrò il colletto della mia maglietta e lo strinse con così tanta forza che sentii il respiro mancare. Mi attirò a sé, quasi sollevandomi da terra, ed il colletto sfregò sempre più contro la mia pelle. Tentai di deglutire, ma era diventato difficile…
 
Mi allontanai all’istante da Ivy, interrompendo bruscamente quel bacio e sentendo il suo sguardo interrogativo addosso. Con un rapido movimento mi misi a sedere ed istintivamente mi portai una mano attorno al collo, sfregandola vigorosamente contro la pelle.
Che succede?” mi domandò, sedendosi a sua volta e raggiungendo così la mia altezza.
Scossi il capo, mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto. Aveva gli occhi puntati su di me e poco dopo sentii la sua mano posarsi sulla spalla. M’irrigidii, ma restai immobile.
Prima o poi mi dirai perché ti da fastidio che qualcuno ti tocchi” nello stesso istante in cui la sua voce giunse alla mia orecchie, ritrasse la mano e sospirai. Cercai d’ignorare le sue parole, ma – da quel poco che avevo potuto constatare – era una ragazza abbastanza insistente.
D’accordo, non dirmelo” sembrò finalmente arrendersi e mi azzardai a voltare il capo verso di lei. Il suo sguardo era perso nel vuoto, sembrava pensierosa.
Probabilmente avrai i tuoi buoni motivi,” riprese a parlare poco dopo, sollevando la testa ed incrociando così il mio sguardo, “ma non voglio che tu abbia paura di me. Non sono un’assassina, non ho ancora ucciso nessuno e non ho intenzione di farti del male” ridacchiò ed io sbarrai gli occhi. Sebbene nel suo tono di voce vi fosse ironia, non potei evitare di rimanere sbigottito.
Sentii nuovamente il cuore battere all’impazzata e cercai di posare lo sguardo dovunque, tranne che su di lei. Posò nuovamente la mano sulla mia spalla e mi costrinse a sdraiarmi nuovamente. Lei fece lo stesso e, ancora una volta, i nostri volti si trovarono ad una distanza davvero troppo ravvicinata.
Chiudi gli occhi” mi sussurrò e le dedicai un’occhiata interrogativa. “Coraggio, chiudi gli occhi” ripeté, alzando di poco il tono di voce, e così feci.
Avvertii le sue dita sfiorarmi la pelle del viso ed ebbi un sussulto. “Stai calmo, non ti faccio niente.” Il suo tono di voce era talmente dolce da farmi quasi credere che nulla sarebbe andato per il verso sbagliato. Annuii e sentii nuovamente le sue dita sfiorare il mio viso, passò sopra al punto che il suo ex ragazzo aveva colpito solo qualche ora prima, per poi continuare a tracciare linee immaginarie sul contorno delle labbra.
Ti fa ancora male?” mi domandò e scossi il capo, riaprendo gli occhi. Mi lanciò un’occhiata fulminea e li richiusi, sbuffando appena.
La sua mano abbandonò il mio viso e s’insidiò tra i miei capelli, regalandomi una sensazione di pace e tranquillità che non sentivo da anni. Non potei dire di essermi abituato ad averla così vicino, né tanto meno da sentirmi completamente a mio agio nel sentire il suo tocco su di me, però, nel complesso, era piacevole.
 
 

Ivy

 
Non riuscivo davvero a capirlo. Jason era il ragazzo più problematico con cui avevo avuto a che fare. Non capivo se volesse respingermi oppure no.
Mi aveva baciato. Era stato lui a posare le labbra sulle mie per primo, eppure non capivo per quale assurda ragione non voleva che lo toccassi.
Avevo sbagliato qualcosa?
In quel momento detestai Kayden come mai avevo fatto prima. Era chiaro che l’avesse intimorito e la colpa era mia. Non volevo che Jason si allontanasse da me solo perché al mio ex non andasse a genio il fatto che uscissi con qualcun altro.
Scossi il capo, cercando di allontanare quei pensieri; se mi fossi concentrata su Kayden, mi sarei innervosita e non volevo.
Ora che il viso di Jason era così dannatamente vicino al mio, ne approfittai per scrutarlo a fondo: la sua pelle era perfettamente liscia, le labbra erano di un rosa vivo e ancora leggermente umide per via del bacio. Apparentemente non vi erano imperfezioni, fatta eccezione per una piccola, quasi impercettibile cicatrice sulla guancia destra, appena sopra le labbra e, chiaramente, il livido sullo zigomo sinistro. Quello che mi stupì, furono i segni violacei sotto agli occhi; ci avevo già fatto caso, ma non mi ero mai andata a fondo alla cosa, eppure m’incuriosiva.
Non hai dormito stanotte?” gli domandai e poco dopo scosse il capo.
Come mai?
Avevo… avevo troppi pensieri per la testa” mormorò ed io rimasi con ancor più domande di prima. Non pretendevo che parlassimo di tutto, ci conoscevamo da poco ed era comprensibile, però io mi ero aperta con Jason.
Perché lui non poteva fare lo stesso?
Tipo?” insistetti e lo sentii sbuffare. Riaprì gli occhi, ma mantenne lo sguardo abbassato.
Se ti va di parlarmene, puoi farlo. Se si tratta di qualcosa che ti ha costretto a restare sveglio tutta la notte, è perché probabilmente è difficile da sopportare. Ma puoi parlarmene se vuoi, sono sicura che ti farà bene, ti toglierai un peso.
Scosse il capo e questa volta fui io a sbuffare. “Non voglio obbligarti, dico solo che, se credi che sia qualcosa che nessuno potrebbe capire, io lo farei. Ti capirei, non ho mai giudicato nessuno e non mi permetterei mai di farlo.
Va tutto bene, davvero, non è nulla d’importante” tagliò corto e mi sembrò di scorgere un piccolo, lieve sorriso sulle sue labbra.
Sicuro?
Annuì nuovamente e gli credetti, non che avessi altra scelta.
 
 

Jason

 
Non era mai successo prima, quel pensiero non aveva mai attraversato la mia mente, né tanto meno mi ero mai preoccupato di pormi il problema. Ma mi sentii in colpa, quasi come se stessi nascondendo un segreto al mio migliore amico.
Le parole che mi aveva detto mi fecero riflettere, ma non potevo dirglielo. Non avrei potuto confessarle di aver ucciso qualcuno – soprattutto se si trattava dei miei genitori – sarebbe scappata a gambe levate ed io non volevo questo. Non volevo avere nessuno attorno, però la sua presenza non m’infastidiva, tutt’altro, mi faceva sentire bene.
Da quel momento in poi calò il silenzio, snervante e fastidioso come non mai. Il suono dei nostri respiri era tutto ciò che riuscii a sentire. Niente o nessuno provocò rumore, nemmeno per sbaglio e, se in passato credevo che il silenzio fosse una delle cose più belle e tranquille in cui potessi immergermi, in quel momento avrei tanto voluto che continuasse a parlare, smorzando così la quiete e distraendomi dai miei pensieri.
 
Posso dirti una cosa?” mi domandò dopo diversi minuti. Annuii, felice che avesse accolto la mia implicita richiesta.
Mi piaci” disse semplicemente, ma distolse quasi subito lo sguardo dal mio.
Sbarrai gli occhi e dischiusi le labbra, avevo intenzione di dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola e temetti davvero di aver immaginato tutto.
Poco dopo sollevò lo sguardo ed era evidente che si aspettasse una risposta, ma io non sapevo che cosa dire.
Tra tutte le domande che in quel momento mi attraversarono la mente, solo ad una riuscii a trovare un senso: perché? Come accidenti faceva a piacerle uno come me?
Dici sul serio?” le domandai infine e la vidi annuire.
Sì, non stavo scherzando, mi piaci sul serio. Sembri davvero diverso dai ragazzi con cui sono uscita, a cominciare da quello stronzo di Kayden. Hai qualcosa di… non lo so, speciale.
Dipende che concezione hai di speciale” ribattei, rimettendomi a sedere, ma mi pentii all’istante di aver aperto bocca.
La sentii ridacchiare e si sedette accanto a me. “Speciale per me significa qualcosa di positivo, non so esattamente cosa, ma si tratta di una particolarità che nessun altro ha.
Già, dubito che tu sia uscita con qualche assassino.
Spostai lo sguardo su di lei ed inclinai la testa da un lato. Cercai di risultare il più indifferente possibile, ma una confessione del genere manderebbe fuori di testa chiunque.
Con questo voglio dire che non so quanto potremmo essere amici” mormorò, abbozzando uno strano sorriso. Sorrisi a mia volta, ma fui comunque incapace di parlare.
Mi soffermai più del dovuto a guardarla negli occhi ed era evidente che si aspettasse una frase del tipo “mi piaci anche tu”, ma ogni parola scemò ancor prima di arrivare alle mie labbra e così rimasi in silenzio. Tutto ciò che riuscii a fare fu avvicinare nuovamente il mio viso al suo e la baciai.
Non era stato un errore, non l’avevo fatto per nasconderle qualcos’altro, l’avevo fatto perché era l’unica cosa che mi sentissi di fare.





 


 
Spazio Autrice

Chiedo perdono per il ritardo, ho avuto un contrattempo con il computer e sono riuscita ad aggiornare solo ora.
Bene, Ivy ha fatto la sua piccola, grande confessione. Jason è rimasto muto, ma ciò non significa che non ricambi ;)

Non ho molto da dire su questo capitolo, ogni tanto troverete le parti in corsivo, che non sono altro che flashback della vita passata di Jason, oppure dei sogni che lui fa. Tutti si ricollegano al suo modo di essere e del perché si comporta in determinati modi.

Vi ringrazio infinitamente tanto per le recensioni, non sapete quanto le apprezzo, sul serio.
Sono curiosa di sapere che cosa ne pensate di questo capitolo :)


Alla prossima!
Much Love,
Giulia 

@Belieber4choice
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Spoiler:
«Ho bisogno di te, più di quanto tu possa immaginare.»
 
   
 
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