Videogiochi > Final Fantasy VII
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Autore: j3nnif3r    30/07/2008    0 recensioni
Una yuffientine un po' particolare, ambientata subito dopo gli eventi di "Dirge of Cerberus". Le acque si sono ancora una volta calmate, il gruppo si è ancora una volta diviso, ma riuscirà Vincent ad allontanarsi da Shelke?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12 – Intermezzo (2): Nomi

Verde.

Era tutto ciò che vide, quando si svegliò. L’ombra di un ricordo le suggerì che lo vedeva ad ogni risveglio, e ad ogni risveglio aveva dimenticato chi era.

Non si sentiva agitata. Quel vuoto mentale era rilassante. Non poteva preoccuparsi di nulla, perchè era semplicemente vuota. Non sapeva di essere una persona, di avere un nome, che esistessero dei motivi per la sua presenza lì. Sapeva solo che intorno c’era il verde e questo la faceva sorridere, mentre sfiorava con le mani il vetro tentando di guardare fuori.

Non c’era nulla di cui preoccuparsi, finchè non si aveva nome.

Nulla.

 

“Shelke!”

Le bastava che ci fosse lui, quando avrebbe aperto gli occhi dopo una crisi.

Anche se il suo corpo avesse deciso di star male per sempre, di morire lentamente o di esplodere da un momento all’altro, voleva poterlo vedere chinato su di lei, sentirne il respiro e rivedere i suoi occhi così rossi e cupi.

Vincent aveva mani grandi, gelide. Sulla sua pelle bollente erano come ghiaccio. Ormai, al risveglio, sapeva bene chi era. Un fardello troppo pesante per le sue spalle. Ma Vincent aveva spalle forti e la sollevava come se non pesasse.

 

“Perchè i tuoi occhi sono rossi, e non blu come i miei?” gli aveva chiesto una sera.

“Non lo so.”

“Credevo che il mako li rendesse blu.”
”E’ così.”
”E allora perchè tu sei diverso?”
Vincent aveva spostato il peso sulle mani, si era inarcato verso il cielo. “Lo sono sempre stato.”
E lei non capiva, quando parlava così. Con quel tono malinconico. I ricordi non bastavano a riempire i vuoti che quell’uomo sembrava portar dentro.

Lo sapeva anche lei, che le stava accanto solo perchè non poteva fare altro. Che non era possibile sperare altro.

   
 
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