14)'Cause
I've seen love die way too many times when it deserved to be alive
Tornare
di nuovo
a casa con Alex è la miglior cosa del mondo, soprattutto se
la sua mano calda
stringe la tua sempre più fredda della sua.
Il barbecue è
andato benissimo, le sorellastre di Wen non sono così male
dopotutto, non mi dà
nemmeno fastidio che Vic abbia deciso di prendere in simpatia Sophie:
ha
bisogno di qualcuno migliore di me o che almeno non abbia sempre in
testa
qualcun altro.
May è simpatica,
anche se mi preoccupa il fatto che porti avanti una gravidanza da sola,
come
farà quando il bambino o bambina sarà nato?
“A che pensi?”
Mi chiede Alex,
mentre apre la porta.
“A May e a come
farà a crescere il bambino da sola.”
“Le servirebbe un
ragazzo responsabile che la aiuti.”
“Ne conosci uno?”
Alex si gratta il
mento.
“Zack, penso. Non
conosco molto bene i ragazzi dei We Are in The Crowd e nessuno dei
ragazzi dei
Pierce The Veil pensa a diventare padre, eccetto Vic. Vic
però mi sembra
interessato all’altra sorella.”
“Sì, lo credo
anche io ed è un bene, almeno non soffrirà troppo
per noi.”
“Hai ragione!”
Mi risponde
sbadigliando.
“Hai sonno?”
“Sì, è stata una
giornata impegnativa, ho dovuto recuperare la donna che amo.”
Io sorrido.
“Per fortuna che
ce l’hai fatta!”
“Altrimenti sarei
stato costretto a stare per secoli con una stronza.”
Saliamo insieme
in camera e ci spogliamo, buttandoci poi a letto, la luna piena ci
guarda dalla
porta finestra e sembra sorriderci.
Ho fatto un po’
di casini, ma alla fine sono riuscita a capire quello che volevo
veramente e a
ottenerlo: sono una ragazza fortunata.
“Spero che Vic si
trovi presto una ragazza, mi sento in colpa nei suoi confronti, gli ho
dato
troppa corda.”
“La troverà, la
troverà.”
Dopo di che Alex
si addormenta come un bambino, io lo seguo poco dopo.
La sveglia sembra
suonare nemmeno cinque minuti dopo, invece sono le otto e io devo
volare a
lavoro.
Saluto Alex con
un bacio e corro a prepararmi.
Arrivo allo
studio con un sorriso che va da un orecchio all’altro, che
non stupisce né Wen
né Bryan, credo che un po’ se lo aspettassero.
“Fammi
indovinare, Mia…
Ti sei rimessa
con Alex?”
Io annuisco.
“Finalmente, così
ti vedremo sorridere di nuovo!”
Io arrossisco.
“Cosa vuoi con
questo?”
“Che prima non
sorridevi molto, tutto qui.”
Le piccole verità
che distruggono.
“Bryan, non farla
a sentire a disagio.”
Mia cugina gli dà
una piccola sberla sulla nuca che lo fa ridere, io invece mi sento un
po’
stupida, ma cerco di nasconderlo. È incredibile come a volte
le persone attorno
a te ti conoscano meglio di te.
Per fortuna
durante il resto della mattinata nessuno fa più commenti del
genere e io torno
a essere la solita segretaria efficiente, ma un po’ meno iena.
A mezzogiorno e
mezza mi sto avviando con gli altri al bar per mangiarmi un panino
quando il
mio cellulare si mette a suonare, controllo il numero e quasi svengo.
Cosa vuole Sam
Ero da me?
Rispondo lo
stesso.
“Pronto?”
“Sei la piccola
Holly Lynch?”
“Sì, Sam. Sono
io.”
“Avevo bisogno di
parlare con Aileen, ma il suo cellulare è irraggiungibile,
allora ho provato
con Wendy, ma anche lei è irraggiungibile, così
ho provato con te.”
“Dimmi quello che
devi dire ad Aileen e glielo riferirò. A volte a casa il
telefono non prende.”
“Capisco.
Dille che le
voglio bene, un mondo di bene, più di quello che lei
pensa.”
Fa una pausa.
“Ok, inutile
negare.
Dille che la amo
e di perdonarmi se può e soprattutto di non mollare mai e
lottare per una vita
migliore.”
“Sam? Cosa
significa tutto questo?”
“Glielo dirai?”
“Sì, ma cosa
significa?”
L’unica risposta
che ricevo è il tu-tu del telefono che suona a vuoto.
Io mi sbrigo e
raggiungo gli altri senza fare cenno a questa strana telefonata, in
fondo è
Aileen la destinataria.
Mangiamo e
riprendiamo a lavorare, il pomeriggio trascorre tranquillo. Alle sei e
mezza
chiamo Alex, ho bisogno di lui per traslocare la mia roba dalla
villetta alla
villa.
“Ciao, piccola!”
“Ciao, Alex!
Ti ricordi che
oggi dobbiamo fare il trasloco, vero?”
“Certo, ti
raggiungo subito al negozio.”
Chiudo la
telefonata e guardo gli altri.
“Beh, io aspetto
Alex. Dobbiamo portare le mie cose dalla villetta a casa.
Ciao a tutti.”
“Ciao, Holly!”
“Ciao, Mia!”
I due se ne vanno
e io mi siedo su un muretto aspettando Alex e chiedendomi cosa
significhi
quella telefonata, sembrava quasi quella di un suicida, ma io conosco
abbastanza Sam per sapere che è più attaccato
alla vita di una zecca.
La soluzione mi
colpisce all’improvviso, si stava facendo la sua ultima dose,
ecco perché si
comportava così.
Salto giù dal
muretto e comincio a camminare avanti e indietro, pregando Dio che
anche questa
volta non lo voglia, che l’overdose non lo uccida. Sono
preghiere vane, so
benissimo quante volte è stato vicino alla morte e che non
potrà sfangarla per
sempre.
Poco dopo arriva
Alex e io salgo in macchina, gli faccio strada per raggiungere la mia
vecchia
casa e cerco di accantonare il pensiero di Sam.
Arriviamo alla
villetta e scendiamo dalle macchine, Alex mi segue in silenzio, sembra
stia
studiando il posto.
Iniziamo dalla
mia camera e dal bagno e ben presto le cose sono impachettate e il
tempo a
nostra disposizione è finito.
Domenica prossima
la trascorreremo qui, temo.
“Sono stanca e
non ho voglia di iniziare un’altra stanza, ce ne
andiamo?”
Chiedo ad Alex,
lui annuisce.
Portiamo gli
scatoloni nella sua macchina, poi torniamo verso la villa, ho un brutto
presentimento che non se ne va.
Ho la conferma
che è successo qualcosa di brutto quando trovo Wendy che ci
aspetta davanti al
cancello, sia io che Alex scendiamo dalle rispettive macchine.
“Ciao, Alex.
Holly, ti prego
vieni da me, è successa una cosa terribile.”
Io guardo Alex,
lui annuisce impercettibilmente.
“Vai, io ti
raggiungo dopo.”
Seguo mia cugina
ed entro nella villa accanto alla mia, Aileen sta piangendo sulla
spalla di
Sophie, May e Jack la guardano dispiaciuti.
“Cosa è successo?”
Chiedo spaesata.
“È morto Sam Ero.”
Mi risponde mia
cugina, io sgrano gli occhi.
“Io… Io pensavo
che fosse in via di guarigione.”
“Lo pensavamo
tutti e ci siamo sbagliati, Aileen è distrutta.”
Io mi avvicino
cautamente a lei, che alza gli occhi.
“Oh, sei tu
Holly.
Lui è morto e io
non posso nemmeno sapere le sue ultime parole perché questo
cellulare del cazzo
era scarico.”
Con un gesto di
rabbia butta il suo vecchio Nokia dall’altra parte della
stanza.
“Le puoi sapere
invece. Sam ha telefonato prima a te, poi a Wen e infine a
me.”
Aileen si stacca
violentemente da Sophie.
“Cosa ti ha
detto?
“Che ti vuole
bene, un mondo di bene, più di quanto tu creda, poi si
è corretto e ha detto
che ti ama.”
La sua bocca
diventa una O perfetta prima che lei ci porti sopra le mani.
“Ha detto anche
di perdonarlo se puoi e di non smettere di lottare per una vita
migliore.”
“Sam, oh, Sam.”
Mormora, mentre
le lacrime le rigano le guance.
Io guardo Wen,
senza sapere bene cosa fare.
“Andremo a
Baltimora per il funerale.”
“Verrò anche io.”
Mi volto e noto
che Alex è entrato in casa.
“Non ce n’è
bisogno, non voglio che le registrazioni siano compromesse per colpa
mia.”
Alex scuote la
testa.
“Io non conosco
questo ragazzo, ma gli devo moltissimo. Senza di lui sarei ancora
prigioniero
della rete di Lisa, andare al suo funerale è il
minimo.”
“In tal caso
vengo anche io.”
Gli fa da spalla
Jack, quando sono così fissati è inutile cercare
di farli ragionare.
“Va bene. Adesso
prenoto i voli.”
Risponde pratica
Wen, Aileen è tornata a piangere e Sophie cerca di
consolarla come può. Io
decido di fare qualcosa da mangiare, preparo della pasta e della
minestra per
‘Leen, immagino non abbia molta fame.
Quando è quasi
tutto pronto chiamo Alex e gli dico di preparare la tavola, lui
annuisce e, con
l’aiuto di Jack, lo fa.
“Ragazze, è
pronto. A tavola!”
Sophie fa alzare
Aileen e la fa sedere su una delle sedie, fatto questo le porgo il
piatto di
minestra e inizio a fare le porzioni per la pasta. Con la coda
dell’occhio
controllo la mia amica, con aria svogliata e sofferente sta mangiando
la
minestra.
Sulla tavola è
calato il silenzio, nessuno ha molta voglia di parlare, persino Jack e
Alex –
gli eterni buffoni – decidono che stasera non è il
caso di fare cazzate e
rispettano il dolore di Aileen.
A volte il
destino è un gran bastardo, stava per iniziare una nuova
vita piena di
entusiasmo e adesso la
inizierà con un
peso addosso.
Perché Sam si è
fatto quell’ultima pera?
Era a un passo
dall’esserne fuori, ormai prendeva sempre meno
metadone…
Forse lo sforzo
di lasciar andare Aileen è stato troppo per lui, forse si
è sentito troppo solo
e senza appoggi o forse non sapremo mai il perché, avremo
solo un corpo su cui
piangere e una tomba da visitare.
Finita la cena
lavo i piatti e chiedo a Wen se c’è
qualcos’altro che io possa fare, lei scuote
la testa.
“No, non c’è
niente che tu possa fare. La terrò d’occhio io
questa notte, non voglio che
faccia qualche cazzata.
Sam rimarrà
sempre un mistero per me.”
“Anche per me,
era quasi pulito.”
“Già,forse senza Aileen
si è sentito perso o boh, non lo sapremo mai,
Holly.”
Esattamente
quello che penso io, così esco dalla casa di Wen e Jack con
un po’ di tristezza
addosso, Aileen non se lo meritava e nemmeno Sam.
Ok, era un
tossico e spacciava, ma quando nasci tra le roulotte spesso non hai
altre
alternative che comportarti come lui e fare la sua fine.
Mia madre diceva
sempre che ognuno di noi nasce con la sua fine
appesa al collo e forse ha ragione.
“Alex, io sistemo
la mia roba, ho bisogno di non pensare per un po’.”
Lui annuisce e si
siede a guardare la tv.
Io metto via
tutto quello che c’è negli scatoloni
concentrandomi su questo e tenendo fuori i
ricordi di Baltimora e le domande che ti salgono spontanee, come
“Che fine ha
fatto quello? E questo?”, io non ho risposte. Onestamente non
è che muoia dalla
voglia di tornare nella mia città natale, non voglio
incrociare nemmeno per
sbaglio i miei genitori.
Finito con gli
scatoloni scendo dabbasso e mi siedo accanto ad Alex, che sta facendo
svogliatamente zapping tra i vari canali.
“Lo conoscevi il
ragazzo che è morto?”
Mi chiede
accarezzandomi i capelli.
“Sì, lo
conoscevo, anche se Aileen e Wen lo conoscevano meglio di me: lui
abitava nella
zona delle roulotte ed era un amico di Jimmy.”
Rimango un attimo
in silenzio.
“Ricordo che una
volta, quando Jimmy sentiva di essere prossimo alla fine, lui gli
affidò la
sorella. Sam ha mantenuta la parola, ha sempre tenuto Aileen fuori dai
guai,
nonostante lei abbia un caratteraccio.
Forse anche
lasciarla venire qui senza protestare né dichiararsi
è stato l’ultimo ed
estremo tentativo di proteggerla, mantenendo la promessa fatta a
Jimmy.”
“Perché dici
questo?”
“La vita di
Aileen non sarebbe mai migliorata se fosse rimasta con lui e lui questo
lo
sapeva bene, ecco perché si è tappato la bocca e
probabilmente sparato l’ultima
dose.
Sam era attaccato
alla vita come una zecca, non mollava facilmente, farsi
un’unica dose è stato
un suicidio mascherato, dando la colpa al caso. Non so se
capisci.”
“Sì, capisco e penso che sia l’ora di
dormire per tutti e due.”
“Sì.”
Sempre avvolti da
questo velo di tristezza ce ne andiamo a letto.
Il
giorno dopo il
sole brilla ironico, Sam amava le giornate di sole.
Arrivo al tattoo
store e trovo sia Bryan che Wendy, lei ha un aspetto orribile,
è pallida e ha
due occhiaie marcatissime.
“È successo
qualcosa?”
Chiedo.
“Stanotte l’ho
trovata con una lametta in mano, perciò mi è
toccato vegliarla tutta la notte,
adesso l’ho affidata a May e Sophie. Spero non succeda
nulla.”
“Non succederà
nulla, tranquilla.”
Cerco di
tranquillizzarla, ma l’unica cosa che ottengo è un
sorriso storto.
Ci mettiamo al
lavoro, la prima cosa che facciamo è rifissare gli
appuntamenti di Wendy, Bryan
ci guarda curioso.
“Come mai sposti
gli appuntamenti di Wen?”
“Io e lei
dobbiamo andare a
Baltimora domani,
quindi il negozio sarà tutto tuo.”
“Come mai?”
“Dobbiamo andare
al funerale di un nostro amico.”
Risponde mia
cugina, Bryan ci fa le condoglianze e poi sparisce nel suo antro
insieme a un
ragazzino che vuole farsi un piercing al labbro.
“Ci ho pensato
tutta notte e penso che Sam sia l’ultimo dei romantici e
l’ultimo degli amici
davvero fedeli.”
“Ti sei ricordata
anche tu la promessa che ha fatto a Jimmy?”
Mia cugina
annuisce.
“Sì, me la sono
ricordata. Probabilmente non le ha detto nulla per proteggerla da se
stesso,
non importa se questo l’ha ucciso dentro.
Non pensavo
l’avrei mai detto, ma Sam mi mancherà, a suo modo
volava bene a tutte e tre e
voleva che fossimo felici, come avrebbe voluto Jimmy.”
“Sì, quando
eravamo là ci ha evitato parecchi guai, spero che ora si
siano ritrovati
dall’altra parte e che siano felici.”
Mia cugina
sorride.
“Lo sono e ci
aspetteranno fino a quando non arriverà il nostro momento,
per ora ci vegliano
solo.
Le due stelle più
brillanti del cielo saranno loro e ci proteggeranno.”
“Come sei
poetica, O’Connor.”
“Preferisco
pensare questo piuttosto che dopo la morte non ci sia nulla, non so
come la
veda tu, ma per me sapere che dopo non c’è niente
è una prospettiva che
annichilisce.
Perché vivere,
sbattersi, amare, darsi da fare se poi non rimane nulla di
te?”
Io non rispondo,
non ci ho mai pensato.
Il primo cliente
della giornata mi toglie dall’impiccio di rispondere, Wen
sparisce con lui e io
chiamo tutte le persone che domani avrebbero dovuto essere tatuate.
Qualcuno reagisce
bene, altri un po’ meno, ma purtroppo non
c’è nulla da fare: noi domani non ci
saremo.
La giornata
trascorre tranquilla, durante la pausa pranzo Wen si attacca al
telefono e si
stacca solo quando il suo panino è pronto.
Io, invece, vedo
Vic nel nostro ristorante e lo saluto, lui ci raggiunge.
Guarda sia me che
Wen per un attimo.
“Cosa è successo?
Avete delle facce
bruttissime.”
“Ieri è morto un
nostro amico, domani dobbiamo andare a Baltimora per il suo
funerale.”
Risponde Wen.
“Mi dispiace,
condoglianze.”
“Grazie mille.”
“Con voi vengono
anche Alex e Jack?”
“Sì, le mie
sorellastre invece rimarranno a casa.”
Sul suo volto si
fa largo un sorriso pallido.
“Bene, magari
passo a trovare Sophie.”
“Siete diventati
amici?”
“Qualcosa in contrario,
Wen?”
Lei scuote la
testa.
“No, sono felice
che si siano fatte degli amici, almeno si sentiranno meno
spaesate.”
Parliamo ancora
qualche momento, poi lui se ne va.
“Pare che abbia
preso in simpatia, Sophie.”
“Sei gelosa?”
“No, è che non so
se ci si possa fidare di lei e non voglio che lui soffra.”
Wen dà l’ultimo
morso al suo panino.
“Beh, ora che ci
convivo non sono poi così male. Sophie mi ricorda un sacco
me stessa, così
triste e chiusa in sé stessa, spaventata. Deve essere stato
terribile avere una
madre come la sua e mio padre non è un campione nel dare
affetto.”
“Capisco. Spero
solo che May non decida di organizzare un party mentre siamo via, ha
l’aria da
ragazza da party.”
“Nah, non credo.
È incinta ora.”
“Tu falle
comunque le raccomandazioni.”
“Sì, lo farò, ma
non sclerare ora.”
Io guardo
incredula mia cugina, poi mi rendo conto da sola di averci messo troppa
acredine nei confronti di May e Sophie. In fondo le conosco poco ed
essendo
stata io a mollare Vic non dovrei essere minimamente gelosa, voglio
solo che
sia felice e non finisca nelle mani di una stronza.
Finito il pranzo
ce ne torniamo in negozio, oggi credo che chiuderemo prima per
preparare le
valige, anche se non muoio dalla voglia di tornare a Baltimora Sam si
merita un
ultimo saluto.
È grazie a lui
che sono ancora accanto ad Alex.
È tristemente
buffo che un ragazzo come lui – buono in fondo – si
sia rovinato la vita
facendo lo spacciatore e morendo di eroina solo perché era
nato dalla parte
sbagliata della città.
Quella in cui vedi
i tuoi fratelli più grandi che tornano a casa con la coda
tra le gambe perché,
quando fanno un colloquio di lavoro, temono siano dei ladri o
perché il loro
insegnante a scuola continua ad accusarli di cose che non hanno fatto
solo
perché vivono in un roulotte come casa.
Le vedi rovinarsi
piano, perdere la maschera da eroi e ti convinci che per te non
c’è spazio nel
mondo.
Quando Wen lo
diceva le credevo parzialmente, la storia di Sam mi ha sbattuto in
faccia che
quella era la verità e che questo mondo è
irrimediabilmente triste e sbagliato.
Angolo di Layla
Ringrazio Mon e _redsky_ per
le recensioni, senza di quelle avrei probabilmente mandato a fanculo
questa storia secoli fa. Mi scuso per il ritardo nel pubblicare, ma
ieri sera ho dovuto debellare un virus dal mio computer.