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Autore: vero_91    20/05/2014    9 recensioni
“Il dente di leone, ovvio... fedeltà.” dico, il tono di voce trattenuto a stento mentre ritraggo la mano dal suo braccio, come se all'improvviso sentissi di non avere più il diritto di toccarla. “E io cosa sono Catnip? Cosa mi restano, cardi ed erbacce?”
Katniss alza lo sguardo su di me, l'espressione ferita. “Non dirlo. Sai che non è così.”
“Un tempo forse, ma ora non lo so più.”
E mi stupisco di quanto questo sia vero.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Alone in the wind and the rain you left me
It’s getting dark darling, too dark to see
And I’m on my knees, and your faith in shreds, it seems.

Corrupted by the simple sniff of riches blown
I know you have felt much more love than you’ve shown
And I’m on my knees and the water creeps to my chest.

But plant your hope with good seeds
Don’t cover yourself with thistle and weeds.

[Distretto 13]

Una leggera raffica di vento mi fa aprire gli occhi: nubi scure iniziano ad addensarsi minacciose sopra di noi, coprendo quello che fino a pochi minuti fa era un cielo azzurro e limpido. Sposto lo sguardo alla mia sinistra, il profilo di Catnip si staglia in mezzo al verde del prato, una mano posata sugli occhi per coprirsi dai pallidi raggi di sole.
Delicatamente avvicino una mano al suo viso, accarezzando con il pollice un suo zigomo: Catnip apre gli occhi di scatto, girando poi la testa verso di me e mi osserva con sguardo interrogativo, ma almeno non si ritrae al mio contatto.
“Conviene tornare, tra poco pioverà.” rispondo alla sua domanda inespressa, indicando con un dito il cielo.
Catnip annuisce, dando un'occhiata al programma sul suo braccio. “D'accordo, tanto il nostro tempo per l'addestramento sta comunque per terminare.”
“Da quando ti importa di questo?” chiedo, ritraendo mal volentieri la mano e alzandomi in piedi.
“Da quando ho capito quanto queste d'ore d'aria facciano bene alla mia salute mentale. Rischio di diventare claustrofobica, là dentro.” Catnip raccoglie i nostri archi inutilizzati a terra, passandomi il mio. “Tu no, invece?” chiede, incontrando il mio sguardo. “Non ti manca tutto questo?” Fa un gesto con la mano, indicando il bosco intorno a noi.
Mi sistemo l'arco sulla spalla, mentre iniziamo ad avviarci lungo i margini del bosco. “Quando lavori in miniera non puoi permetterti di essere claustrofobico. Devo essermici abituato, purtroppo.”
“E ti stai abituando anche a vivere qui?” Catnip mantiene lo sguardo fisso davanti a noi, l'espressione neutra, ma la conosco troppo bene per non percepire la nota di astio nel suo tono di voce.
Stavolta sono io a cercare il suo sguardo. “Questo è l'unico mezzo che abbiamo per raggiungere il nostro scopo, Catnip. Ma non è la nostra casa, e mai lo sarà.”Catnip studia per un attimo il mio volto, poi annuisce, ma io ho ancora una cosa da aggiungere “E... certo che mi manca. Più di ogni altra cosa.” Questa frase è così piena di significati e parole non dette che non saprei da dove cominciare per elencarli tutti. Mi manca il Distretto 12. Mi mancano le nostre domeniche nei boschi. Mi manchi tu. Mi manca il noi che formavamo prima che tutto questo iniziasse, trascinandoci in qualcosa che ora mi sembra troppo grande da gestire. Ma questo non è il momento giusto per parlarne, Peeta è ancora prigioniero a Capitol City, e sebbene nell'unico video in cui è apparso era vivo e sembrava in salute, non possiamo sapere quale sarà la prossima mossa di Snow, soprattutto ora che Catnip ha deciso di diventare la Ghiandaia Imitatrice.
Non è il momento di parlare di noi, è troppo presto. O forse è troppo tardi, non lo so più. Mi chiedo se ci sarà mai un momento perfetto per parlarne, per fargli assumere il giusto significato che merita.
“Gale! I fiori!” Catnip si porta una mano al viso, come se si fosse ricordata improvvisamente qualcosa di molto importante.
“Che fiori?” chiedo sorpreso.
“Prim voleva dei fiori dal bosco per migliorare le stanze d'ospedale. Si era raccomandata!” aggiunge, facendomi intuire che la situazione non può essere liquidata con un nulla di fatto.
Ormai però intravedo tra i rami l'entrata del Distretto 13, e si inizia a sentire odore di pioggia. “Raccoglieremo i fiori nel prato qua dietro. I denti di leone non hanno un buon profumo ma non sono male.” dico pratico.
“No. Non voglio i denti di leone.” Non è tanto la frase strana ma il suo tono teso a stupirmi. Mi fermo, bloccando Catnip che ha accelerato improvvisamente il passo.
“Perché no?” chiedo subito all'erta.
“Non è importante.” dice, voltandomi le spalle.
Mi piace pensare di conoscere ogni espressione del viso di Catnip, ogni sfumatura, una parte del mio cervello ha imparato a memorizzarle e a catalogarle, così che io possa capire cosa sta pensando senza il bisogno di parlare. E anche lei ha fatto lo stesso con me. Tra noi comunicare è sempre stato semplice, immediato. Non avevamo bisogno di lunghi dialoghi per far capire all'altro cosa ci stava passando per la testa. Negli anni ho imparato a riconoscere non solo le espressioni più comuni, come quella triste, disillusa o affamata, ma anche la più rara e preziosa: l'espressione fiera, soddisfatta e rilassata riservata solo al bosco e alla caccia. Nell'ultimo periodo però ho imparato a riconoscerne un'altra: quella riservata esclusivamente a me quando si parla di Peeta. È un misto di senso di colpa e pietà che percepisco sempre come un pugno nello stomaco.
In questo momento Catnip evita il mio sguardo e ha la stessa espressione.
“È Peeta vero? Per un qualche ignoto motivo di cui io non sono al corrente il dente di leone c'entra con lui giusto?”
Catnip sembra quasi stupita dalla mia deduzione, ma da come abbassa gli occhi, colpevole, capisco di aver colto nel segno. E ad un tratto voglio sapere. Voglio sapere perché il dente di leone, voglio sapere cos'è successo, cos'ha fatto Peeta di così importante per essere ricordato in un particolare così stupido e insignificante. Poi però il significato di quel fiore riaffiora nella mia mente e tutto acquista senso.
“Il dente di leone, ovvio... fedeltà.” dico, il tono di voce trattenuto a stento mentre ritraggo la mano dal suo braccio, come se all'improvviso sentissi di non avere più il diritto di toccarla. “E io cosa sono Catnip? Cosa mi restano, cardi ed erbacce?”
Lei alza lo sguardo su di me, l'espressione ferita. “Non dirlo. Sai che non è così.”
“Un tempo forse, ma ora non lo so più.”
E mi stupisco di quanto questo sia vero.
Il mio primo pensiero è che non è giusto: non qui, non in questo posto. In passato il bosco, la caccia, erano una cosa solo nostra; ma a quanto pare neanche questo mi appartiene più, ormai. “Amarti significa questo, vero? Convivere con la sua ombra...” dico, rassegnato, gli occhi piantati a terra mentre penso a quanto io suoni patetico.
Stavolta è Catnip ad afferrarmi il braccio, scuotendomi. “Come potrebbe essere diversamente Gale? Lui ora potrebbe... forse è...” la sua voce si spezza, privata del coraggio di concludere la frase. La sola idea che Peeta sia morto è inaccettabile per lei.
Che diavolo ci faccio io qui? Qual'è il mio ruolo in tutto questo?
L'afferro per le spalle, la rabbia che inizia a montare dentro di me.“Sì ma io sono qui, Catnip. Di fronte a te, vivo. Come può non contare nulla questo?”
“Conta, Gale. Ma Peeta ora è nelle mani di Snow, e non ho idea di cosa gli stiano facendo, forse lo stanno addirittura torturando, e io non posso far finta che non sia così.”
Una risata priva di allegria esce dalla mia bocca, mentre una consapevolezza che ho sempre cercato di ignorare ora ritorna in superficie, più potente e dolorosa che mai. “Non ne uscirò mai vero? Sarò sempre la tua seconda scelta, relegato al ruolo di amico, cugino, compagno di caccia e Dio sa cos'altro, ma mai, mai innamorato, quello sarà sempre il ruolo di Peeta, qualsiasi cosa succeda.” La mia non è una domanda, è una constatazione.
Che Catnip non ha il coraggio di negare.
“Gale, per favore...” comincia, ma io non voglio sentire. Basta con le scuse, con la pietà, con le inutili rassicurazioni.
Un tuono esplode sopra di noi mentre piccole gocce di pioggia iniziano a cadere dal cielo. Io e Catnip restiamo a fissarci, in silenzio, sopraffatti dal peso della nostra discussione. Alla fine sono io ad annullare le distanze e a cercare le sue labbra. Il bacio che le rubo non ha niente di delicato, di dolce o di romantico, è solo guidato dall'istinto e dal dolore. Catnip mi asseconda, schiudendo le labbra al mio tocco, ma non ne traggo nessun conforto. Anzi, la voragine nel mio petto sembra aumentare esponenzialmente man mano che le nostre lingue si incontrano.
Sono io a interrompere il contatto, perché il desiderio e il baratro stanno diventando incolmabili.
Prendo un respiro profondo, prima di dire quello che avrei già dovuto dirle molto tempo fa. “Io ti amo Catnip, ma questa incertezza latente mi sta uccidendo. Salverò Peeta, te lo riporterò, ma poi dovrai fare una scelta. E dovrà essere definitiva stavolta. Se sceglierai lui mi farò da parte, ma se sceglierai me dovrai dare un taglio alla storia degli Innamorati Sventurati e a tutto ciò che ne consegue.” Catnip abbassa lo sguardo, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, poi annuisce debolmente. Le scosto una ciocca di capelli bagnati dal viso, cercando il suo sguardo. “Dovrai solo essere mia, così come io sono solo tuo.”
So che suona come un ultimatum, ma ne ho bisogno. Il mio cuore ne ha bisogno.
Non so dire se quelle sul viso di Catnip sono lacrime o gocce di pioggia, ma ormai non posso più tornare indietro. Se potessi, non sarebbe certo questo il tempo che sceglierei, ma molto, molto prima. Quando ancora eravamo solo noi contro il resto del mondo, e fuggire nei boschi per sopravvivere era un'alternativa.
Lascio Catnip nel bosco, libera di raccogliere i denti di leone, mentre l'idea di non essere la sua scelta viene accantonata in quella parte del cervello riservata alle cose che ancora non ho il coraggio di affrontare.


But I will hold on
I will hold on hope.

But plant your hope with good seeds
Don’t cover yourself with thistle and weeds
Rain down, rain down on me.

[Thistle & Weeds,
Mumford and Son.]

 

 

--- angolo autrice ---

Ciao! Dopo un'eternità ritorno con una Everthone, spero decente! L'idea di far “scoprire” a Gale i denti di leone mi era venuta per la storia degli amori non ricambiati, ma alla fine avevo dovuto eliminare il pezzo, quindi sono felice finalmente di essere riuscita a scriverci sopra qualcosa. (grazie anche a questa bellissima canzone che mi è sembrata subito perfetta per Gale https://www.youtube.com/watch?v=w_YJhmGKTxk ).
La storia è ambientata durante la rivoluzione al Distretto 13, nel libro Katniss descrive solo una volta l'uscita dal distretto per andare a caccia nel bosco con Gale, quindi non so effettivamente ci sono andati altre volte o meno, ma chiudiamo un occhio e facciamo finta di sì (licenza poetica ù.ù.)
Per quanto riguarda il significato del fiore del dente di leone, ci sono pareri contrastanti, ma tra i vari che ho trovato cercando su internet c'era anche “fedeltà”, e mi è sembrato piuttosto appropriato. (nel caso non fosse così... altra licenza poetica XD.)
Parlando proprio della storia, io l'ho sempre chiamata “lo sbiello di Gale”, perché in effetti è proprio quello che è, ma non mi sembrava molto carino ecco! Per quanto mi riguarda, mentre leggero Mockinjay, avrei tanto voluto che qualcuno facesse a Katniss un discorsetto del genere, tipo: “ti prego, deciditi e scegli!”, e Gale mi sembra la persona più adatta a farlo, anche perché nei libri è sempre lui a dare segni di maggiore insofferenza per la situazione di stallo che si è creata fra lui, Katniss e Peeta.
Per quanto riguarda il bacio finale ero piuttosto indecisa se inserirlo o meno, ma Gale è passionale, impulsivo, ed è innamorato e frustrato, quindi mi è sembrata una svolta dopotutto logica, guidata dalla foga e dalla disperazione del momento.

Ok, credo di aver detto tutto, (anche troppo), quindi a chi ha avuto la forza di arrivare fin qui grazie mille, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate! :)
A presto spero
Vero

p.s: dopo tanta reticenza sono approdata su Facebook, quindi se vi va mi trovate anche lì.
p.p.s: ho un disagio chiamato tendinite ai polsi, quindi sono più lenta e scrivere/commentare/rispondere/vivere, ma ci sono giuro!

 

 

 

  
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