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Autore: seasonsoflove    21/05/2014    13 recensioni
"Era quasi ora di pranzo alla Storybrooke High School, e Belle era seduta in classe insieme ai suoi compagni.
Belle era la tipica ragazza...atipica.
Graziosa ma di una bellezza antica, di classe. I lunghi capelli rosso scuro leggermente mossi, la carnagione pallida, le guance rosee, gli occhi di un azzurro irreale, il viso tondo, e il corpo minuto."
AU!Highschool - Young!Storybrooke.
Pairing (Rumbelle/SwanQueen e altri possibili)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I found out that 
Everybody talks, everybody talks
Everybody talks, too much
Oh my my
Everybody talks, everybody talks
Everybody talks, too much




“Ne sei sicura?”
“Assolutamente. L’ho letta e riletta, quella lettera l’ha scritta Regina.”
Erano le undici di mattina di domenica quindici febbraio, e Belle e Tink erano sedute in caffetteria, con una cioccolata calda a far loro compagnia.
Tink si era alzata alle sette, dopo solo quattro ore di sonno, con la testa in fiamme e la gola secca.
Era rabbiosa e dolorante.
Non valeva la pena di passare l’inferno solo per qualche serata di misero ed effimero divertimento. Ma a quanto pare Killian Jones sapeva sempre come convincerla…Killian…dannazione!
Così, dopo aver bevuto due tazze di caffè, aveva deciso di mettersi all’opera: aveva acceso il pc e aveva fatto qualche ricerca.
Nella via dalla quale provenivano Emma Swan e Regina c’era solo un bar, il Black Heart’s bar. Sembrava un posto da snob, per questo Tink non ci era mai andata.
Ma a quanto pare la Swan e Regina ci avevano passato insieme la serata. Sembravano amichevoli, abbastanza in confidenza e Tink poteva capirlo, Regina frequentava i suoi recuperi quindi…
La lampadina era scattata.
La ragazza aveva aperto in fretta e in furia un certo documento word e l’aveva riletto.
Poi aveva ripensato all’espressione indecifrabile di Emma Swan quando gliel’aveva mostrato, il modo evasivo in cui aveva risposto.
 
 
….Persone pronte a giudicare altre persone in base alle loro azioni, senza preoccuparsi di capirne prima il perché.
Il male non nasce tale, viene creato.
 
 
Tink aveva sorriso trionfante e aveva afferrato il cellulare.
“Belle!”
“TINK! SONO LE OTTO! E’ DOMENICA, COME HAI OSATO SVE-“
“Muoviti, vestiti e raggiungimi tra mezz’ora alla caffetteria di fronte alla biblioteca.”
“Tu sei pazza. Ti odio! Lasciami morire.”
Belle aveva buttato giù. Tink l’aveva richiamato più volte ma era risultata irraggiungibile. Solo due ore dopo l’altra le aveva mandato un seccatissimo sms in cui le diceva che la odiava e che non aveva più preso sonno per colpa sua, e che l’avrebbe incontrata alle undici in caffetteria solo per poterla prendere a sberle.
 
“Il male non nasce tale, viene creato” ripeté Belle.
“Esatto.”
“E secondo te Regina Mills invierebbe una lettera anonima al giornalino in cui parla dei suoi traumi perché…?”
“Magari è una silenziosa richiesta di aiuto! Magari…qualcuno l’ha provocata!”
Belle rilesse velocemente la lettera stampata.
 
Voi siete i “buoni”? Perché dovreste essere voi? Perché non io? Chi l’ha stabilito che la mia è cattiveria?
 
“Non saprei” disse poi, sorseggiando la sua cioccolata calda.
“Io invece lo so. E non è tutto. Ieri sera ero fuori con Killian e-“
“COSA?” Strillò Belle.
“NON URLARE!”
“Ma tu urli sempre!”
“Zitta. Ero fuori e ho visto la professoressa Swan farsi un giretto in compagnia la sera di San Valentino.”
Belle inarcò le sopracciglia.
“E perché la cosa dovrebbe stupirmi? Raccontami piuttosto di te e Jones che-“
“No! Non ti ho detto chi era la compagnia della Swan.”
Si fermò, creando la giusta atmosfera silenziosa che precede normalmente una grande rivelazione.
“Dunque…?” chiese Belle perplessa.
“Regina.” Disse infine l’alta, pregustandosi l’effetto sorpresa.
“Regina…Mills?”
“Quante Regina conosciamo?”
“Regina Mills ed Emma Swan?”
“Capisci perché la Swan ha ignorato la faccenda della lettera? Tutto torna!” esclamò la biondina trionfante.
“No, non torna! Cosa diavolo ci facevano Regina e la Swan in giro la sera di San Valentino?”
“Sono sicura che siano diventate amiche durante i recuperi. E magari è stata proprio la Swan a dirle di mandare quella lettera! Magari vuole che si unisca al nostro team!”
Belle non rispose. Tink era già partita in un lunghissimo ed infervorato discorso su quanto le persone meritassero una seconda chance nonostante i loro sbagli nel passato, e su quanto lei fosse curiosa di saperne di più e per questo motivo sarebbe andata lei stessa a cercare Regina e ad offrire nuovamente la sua amicizia.
La testa di Belle invece era altrove, più precisamente era completamente focalizzata su certi eventi della serata precedente. Improvvisamente sentì un piacevole calore diffondersi sulle guance.
“Mi stai ascoltando?”
“Sì!”
“Cosa stavo dicendo?”
Belle tacque.
“Pensavo a ieri sera” ammise poi leggermente imbarazzata.
“OH CIELO! E’ vero. Mi devi raccontare assolutamente. Prima di tutto: l’avete fatto?”
“No.”
“Okay, allora adesso puoi raccontarmi il resto con calma.”
“E tu con Jones?”
“Prima tu!”
“No!”
“Invece sì!”
“E VA BENE” Esclamò Belle.
Poi sorrise, alzò gli occhi al cielo ed iniziò a raccontare.
 
Regina si alzò stranamente rilassata e di buon umore.
Si stiracchiò serena, ascoltando il leggero soffiare del vento fuori dalla finestra, godendosi la quiete della casa che significava una cosa sola: sua madre era uscita.
Si alzò e si contemplò allo specchio, soddisfatta.
Realizzò che c’era una persona da ringraziare se in quel momento era così felice.
Accese il computer e inviò un’email.
 
Grazie. Sono stata davvero bene e mi sento molto meglio! Mi piacerebbe poter uscire ancora qualche volta con lei.
 Regina
 
 
 



“Guarda qua!”
Tink sobbalzò mentre Killian Jones le si parò davanti sorridendo amabilmente.
In mano aveva due biglietti piuttosto stropicciati e rovinati.
Era lunedì mattina e la biondina aveva ignorato tutti gli sms del ragazzo per tutta la domenica.
“Cosa dovrei guardare?” chiese perplessa.
“Biglietti per il Rock in Ring! Il festival che fanno tutti gli anni qui a Storybrooke.
Ne ho trovati due dopo diverse fatiche, così possiamo andarci insieme.”
Tink non rispose e si avviò verso il suo armadietto, seguita da Killian.
“Allora?” chiese lui amabilmente.
“Allora cosa?”
“Prendi uno dei due biglietti!”
“Prima di tutto, mi sembrano sporchi e pieni di germi. Dove li hai trovati?”
“Me li sono procurati da un amico” rispose l’altro vagamente.
“Immagino. E seconda cosa, non voglio venirci al Rock in Ring. Quel festival è terribile e suonano solo musica inascoltabile.”
“Tesoro, suonano rock!”
Tink sistemò alcuni libri nell’armadietto cercando di ignorare gli occhi azzurri del ragazzo che la guardavano e il suo mezzo sorrisetto.
“E’ inutile che cerchi di resistermi, sai? Ormai ho capito come sei fatta!” disse poi lui.
Lei sbuffò.
“Okay. Appurato il fatto che riesci a rimorchiare solo ragazze ubriache, a me quel festival non piace e non ci verrò. Inoltre non è il posto adatto per portare una vera signora come me. E come ultima cosa, quella maglietta che hai addosso è tremenda e tu hai troppi peli. Ora se non ti dispiace, me ne andrei in classe. Ci vediamo al giornalino.”
 
 



“Quindi non l’avete fatto!”
“No! E’ la quarta volta che te lo dico!”
Killian sbuffò arrabbiato e afferrò le sue cose, iniziando a buttarle alla rinfusa nello zaino.
Lui e Robert erano seduti in aula studio.
“Perché sei così irrimediabilmente gay!?” disse poi in tono melodrammatico.
“Sono solo rispettoso.”
“Scommetto che se tu ti fossi slacciato i pantaloni e avessi fatto il tuo dovere lei non si sarebbe certo tirata indietro!”
Gold scosse la testa.
“Comunque prendo in prestito questa” disse Killian afferrando la sciarpa di Robert e dirigendosi verso l’uscita dell’aula studio.
“Perché?” chiese l’altro vagamente perplesso.
“Mi serve. Devo coprire i miei peli del petto, a Tink non piacciono. La riavrai, forse.”
Varcò la soglia e sparì.
 
 
 


Passarono due settimane nelle quali Robert e Belle si limitarono a lasciare che le cose proseguissero con calma. Avevano entrambi i loro impegni, Belle doveva star dietro alla scuola, al giornalino e doveva aiutare suo padre col negozio, mentre Gold cercava disperatamente di guadagnarsi un posto in qualche prestigiosa università, istigato da suo padre.
Eppure quando si incrociavano nei corridoi non potevano fare a meno di sorridersi, a volte si fermavano a chiacchierare davanti ai loro armadietti, si prendevano qualche minuto insieme la mattina prima di entrare a scuola scambiandosi qualche rapido bacio nel parcheggio e durante gli incontri pomeridiani del giornalino sedevano sempre vicini e mentre nessuno guarda, sotto il tavolo, si sfioravano le mani.
Belle era felice, e anche Robert. Poco importava se dopo l’appuntamento di San Valentino non erano più usciti ufficialmente (avevano comunque bevuto insieme diversi thè nella caffetteria della scuola), entrambi sapevano che le cose andavano bene. Molto bene.
 
 
 
Un pomeriggio di inizio marzo, Belle era comodamente seduta in biblioteca a ripassare per una verifica di filosofia, quando improvvisamente sentì due mani posarsi appena sotto il collo.
“Ciao!” disse sorridendo.
Sapeva benissimo chi era e non aveva bisogno di voltarsi.
“Ciao.” rispose Robert. Lo sentì chinarsi su di lei e avvolgerle dolcemente le spalle.
“Sei qui da tanto?”
“No. Ma mi sono preso comunque il mio tempo per osservarti.”
Belle ridacchiò, dopodiché appoggiò la testa indietro sul suo petto, trovandosi con la guancia attaccata alla sua.
“Cosa sarebbe tutta questa confidenza?” le sussurrò lui.
“E’ da un po’ che non abbiamo modo di…” si interruppe, poi proseguì “coccolarci.”
“E’ per questo che sono qui.”
Le scoccò un rapido bacio sulla guancia.
Belle lanciò una rapida occhiata intorno: non c’era nessuno e questo garantiva loro la riservatezza che cercavano.
Così girò la testa e si trovò a pochi centimetri dalle labbra del ragazzo. Senza perdere troppo tempo annullò le distanze tra loro.
Nella quiete della biblioteca sembrava che l’universo fosse fatto per loro.
Quando si staccarono, Robert sorrise.
“Ho casa libera questa sera. Mi chiedevo se…ti andasse di venire da me.”
Belle si morse il labbro.
Stava per dire sì, certo che voleva andare a casa sua e passare una meravigliosa serata con lui nel suo letto, a guardare un film o a chiacchierare o…a fare qualsiasi altra cosa. Ma quella sera lei doveva lavorare.
Non le andava di renderlo pubblico, provava una sorta di vergogna all’idea di fare l’aiutante da suo padre (e qualche volta anche nella libreria del quartiere) per guadagnare qualche spicciolo e sostenere Moe French nelle spese finanziarie. Soprattutto, non voleva che Gold lo sapesse.
“Mi piacerebbe molto.”
“Ma?”
“Ma…ho già un altro impegno.” Rispose tristemente.
Robert aggrottò la fronte.
“Oh, beh…okay.”
“Un’altra volta va bene? Quando possiamo…di nuovo?”
“Non lo so, dipende dai miei genitori.”
“Spero che ti lascino casa libera molto presto allora.”
“Già.”
Robert si raddrizzò e si stiracchiò, e Belle fece lo stesso alzandosi dalla sedia.
Gli cinse le spalle con le braccia e si strinse a lui.
“Mi dispiace.”
“Non fa niente!”
Rimasero un momento in silenzio, poi lui chiese:
“Che…che tipo di impegno hai?”
Belle esitò.
“E’…non è niente di importante, è solo che è una cosa che avevo promesso di fare tempo fa, capisci?”
“Sì…sì certo.”
Il ragazzo ebbe la spiacevole sensazione che Belle non gli stesse dicendo tutta la verità.
Non che non si fidasse di lei, non aveva mai visto degli occhi più sinceri dei suoi, ma Belle aveva la tendenza a fare le cose di testa sua, e quando qualcosa la faceva sentire a disagio o la faceva vergognare…la ometteva semplicemente dal discorso.
“Stai bene?” chiese lei timidamente, interrompendo i suoi pensieri.
“Sì” rispose lui sorridendo e cingendole i fianchi.
“Comunque” riprese Belle “Dopo che sei stato così gentile ad occuparti della mia camicetta, del bouquet e della biblioteca…ho pensato di fare una cosa carina per te.”
“Avevamo stabilito che non ti saresti sentita in colpa e non avresti cercato di sdebitarti, ricordi?”
“Certo. Ma non l’ho fatto per sdebitarmi. L’ho fatto semplicemente perché volevo farlo.” Rispose lei prontamente.
Dopodiché afferrò la sua borsa e ne estrasse  un pacchettino rivestito di una bella carta colorata.
Lo pose a Robert carica di aspettativa.
“Ma-“ iniziò lui.
“Hai fatto tante belle cose per me. Voglio solo fare qualcosa di bello anche io.”
“Beh in tal caso…”
Gold afferrò il pacchetto e lo scartò.
Ne estrasse una bella sciarpa gialla di lana grossa.
Belle scoppiò a ridere.
“Santo cielo, mi sembrava più carina quando l’ho incartata. Comunque, visto che Jones non ti ha più ridato la tua di sciarpa ho pensato di…fartene avere un’altra!”
Robert sorrise felice.
“L’hai fatta tu?”
“Sì, è troppo brutta per essere comprata. La tua era beige ma non ho trovato lana di quel colore…”
“E’ stupenda.”
“E’ orribile”
“Per niente. Inoltre sa di fiori!”
“Tutto ciò che mi appartiene sa di fiori.”
“Lo so, per questo mi piace ancora di più. E mi piace anche questo giallo, più del colore di prima. E’ più luminoso!”
Belle sorrise e fece segno di chinare la testa, dopodiché gli mise la sciarpa al collo.
“Stupendo come sempre!” disse infine sorridendo.
 
  
Poco dopo Robert si incamminò per i corridoi, verso il parcheggio. Continuava a rivivere nella sua mente ogni piccolo minuto passato con Belle. Anche se avevano poco tempo da passare insieme, valeva la pena di aspettare; non era mai stato così felice in vita sua.
“Scusami, questa è l’aula di cucina?” chiese improvvisamente una voce.
Gold si voltò verso destra e si trovò faccia a faccia con una bella ragazza dai capelli rossi e con due grandi occhi azzurri.
Non la conosceva e la cosa gli parve strana: portava la divisa delle cheerleader, doveva per forza conoscerla. Ricordava con estremo dolore tutte le gare di cheerleading a cui aveva dovuto fare il tifo quando stava con Regina, e ricordava le facce (e non solo le facce, in fondo era pur sempre un bello spettacolo al quale assistere) di tutte le sue compagne di squadra. Ma quella ragazza era decisamente nuova.
E quella ragazza stava indicando l’aula di ceramica.
“No. Credo sia l’aula di ceramica, visto che c’è scritto aula di ceramica.” Rispose semplicemente.
Lei si girò verso la porta e fissò la targhetta, dopodiché scoppiò in una risata cristallina.
“Sono proprio distratta.”
Robert sorrise a disagio.
“Beh, già che ci sei, potresti dirmi dov’è l’aula di cucina?”
“E’ al piano di sotto. Ti accompagno se vuoi!”
“Volentieri, grazie.”
“Carina la sciarpa” disse poi la giovane, mentre camminavano verso le scale.
“Grazie! Me l’ha fatta la mia...ragazza.”
“Deve essere davvero innamorata.”
“Lo spero!”
“Comunque piacere, Zelena.” Disse infine lei, fermandosi davanti alla fatidica aula di cucina.
“Nome interessante…io sono Rob-”
“Lo so chi sei.” Disse lei sorridendo.
“Davvero?”
“La tua fama ti precede!”
Gold non sapeva se sentirsi lusingato o inquietato. Nel dubbio scelse una via di mezzo.
“Da dove vieni? Non ti ho mai vista in città!” le chiese infine.
“Kansas!”
“Ah…è…caldo là?”
“Molto di più, rispetto al Maine. Mi sento un po’ sperduta qui a scuola…” sorrise timidamente.
“Ti ci abituerai. In ogni caso se hai bisogno di una mano per trovare le aule, chiamami pure!”
“E come faccio a chiamarti?”
“Puoi farmi un fischio. Arriverò.” Disse Robert sorridendo.
“Posso davvero?”
“Certo!”
“Fai anche i tour della scuola?”
“Solo se pagato a dovere.”
“E cosa dovrei fare per ottenere uno di questi fatidici tour?”
“Chiedere!”
Lei rise di gusto.
Dopodiché Robert le fece un cenno e si incamminò verso l’uscita della scuola.
Zelena lo guardò allontanarsi con uno strano ghigno sul volto. Chiunque l’avesse vista avrebbe capito che aveva in mente qualcosa di poco piacevole.
 
 



Se c’erano delle lezioni che Belle French aveva sempre odiato in vita sua, erano quelle di ginnastica.
Non che non si impegnasse eh. E’ che proprio non le riusciva. Era veloce nella corsa e abbastanza atletica, il problema nasceva durante i vari giochi di squadra. Per qualche oscuro motivo veniva sempre scelta per ultima da tutte le squadre (l’oscuro motivo: lei era Belle French e gli altri…erano gli altri) e durante le partite accadevano solitamente due cose: o veniva totalmente ignorata e messa in panchina dopo cinque minuti scarsi di gioco, o veniva presa di mira, insultata e incitata a fare di meglio.
Ora era amica di Tink e Ariel, era vero, ma nessuna delle due frequentava ginnastica con lei. Tink si era fatta esonerare con un’intelligentissima scusa di mal di schiena cronico, mentre Ariel aveva scelto di frequentare il corso di nuoto invece che le classiche discipline da terra.
Così Belle si era ritrovata da sola, in un angolo dello spogliatoio, ad infilarsi tristemente le sue scarpe da corsa vecchie e rovinate.
Un po’ lontano da lei, seduta su una panca, anche Regina, curiosamente sola e pensierosa, si sistemava la tuta da ginnastica.
Belle si alzò, la superò senza degnarla di uno sguardo e fece per uscire in palestra.
“Ecco la signorina Gold!”
Si bloccò.
A parlare era stata una ragazza coi capelli mossi e rossi, e con uno splendido sorriso smagliante.
“Parli con me?” le disse Belle.
“E chi altro dovrebbe essere la signorina Gold?”
Belle non rispose.
Regina poco più in là lanciò uno rapido sguardo alla situazione, scosse la testa e riprese a fare le sue cose.
“Mi chiamo Belle French.” Si presentò lentamente, porgendo la mano.
“Zelena, il piacere è tutto mio.”
“Okay Zelena, puoi chiamarmi Belle.”
“Certamente.”
Le due ragazze entrarono in palestra.
“Comunque ho conosciuto il tuo ragazzo, tornando sul discorso. E’ solo per quello che ti ho salutata in spogliatoio…mi ha parlato di te.”
“Non è il mio ragazzo, comunque come l’hai conosciuto?” Belle era sempre più perplessa.
“Mi ha fatto un tour guidato della scuola. E’ davvero un ragazzo…d’oro.”
“Sì, lo è.” Non sapeva cos’altro dire. Zelena le parlava sorridendo come se la conoscesse da molto, conosceva Robert, sembrava che lo conoscesse davvero bene. Il tutto era vagamente inquietante.
“Carina la sciarpa che gli hai fatto” proseguì poi Zelena.
A Belle non sembrò un complimento sincero, ma cercò di essere educata.
“Ti ringrazio, ci ho messo un bel po’ a farla!”
“Si vede che sei proprio innamorata di lui. Devo ancora incontrare una ragazza che si mette a fare una sciarpa per il proprio fidanzatino”
Belle stava per risponderle ma vennero interrotte dalla coach Tamara che le fece scattare tutte in campo.
Regina passò vicino alla rossa e le lanciò uno strano sguardo.
Comprensione?
“Ti conviene starle alla larga, French” disse semplicemente.
Poi si allontanò, lasciando Belle sempre più confusa.
 
Zelena scelse Belle come primo componente della sua squadra.
Quest’ultima ebbe la sgradevole sensazione che la ragazza stesse architettando qualcosa ma non poté fare nulla per opporsi. Regina osservò la scena, indecisa se intervenire, ma in fondo, non erano affari suoi ciò che succedeva nelle loro vite.
Non le era mai importato di quella sciacquetta della French, non vedeva perché iniziare ora ad essere altruista. Certo, voleva farla pagare a sua cugina, ma non era questo il modo.
La partita iniziò, presto fu chiaro perché Zelena avesse scelto Belle.
Le due ore seguenti furono le più umilianti della sua vita.
 
 
“French, sei stata al limite del patetico.” Urlò Zelena nello spogliatoio.
Belle non rispose, impacchettando velocemente i suoi vestiti nella borsa e preparandosi ad uscire. Pensò a Tink che la aspettava con la bistecca e le crocchette di patate in mensa. Pensò a Robert che sicuramente avrebbe tenuto loro compagnia. Pensò che avrebbero chiacchierato e si sarebbero divertiti e Robert l’avrebbe abbracciata come faceva sempre e lei avrebbe potuto seppellire il viso nella sua camicia profumata.
Era stato orribile. Zelena le aveva urlato cattiverie per tutta la partita. Belle era bassa, era minuta e non era forte, mentre l’altra ragazza la superava di venti centimetri buoni, era veloce ed agile.
L’aveva umiliata fino a farle venire voglia di seppellirsi viva.
“Gold deve avere un pessimo gusto in fatto di donne se è passato da mia cugina a te!”
Regina chiuse di scatto lo zaino, ed uscì dallo spogliatoio senza dire nulla.
“Tua cugina?” chiese Belle.
Zelena le si avvicinò, mentre le altre ragazze lasciavano lo spogliatoio evitando di inserirsi nella discussione. Era chiaro che Zelena era la nuova leader di quella scuola, la sua divisa da cheerleader parlava chiaro, le sue abilità atletiche e il suo atteggiamento anche.
“Regina.”
“E’ tua-“
“Sì. Credevo che fossi molto meglio di lei se Gold ti aveva scelta. Pensavo di non avere speranze con lui.”
Belle non rispose e si voltò dandole le spalle.
“Evidentemente credi di essere alla sua altezza.”
“Che cosa cazzo vuoi?” ringhiò infine l’altra, fronteggiandola.
“Sono semplicemente costernata!”
“La tua costernazione tienitela per te. Se sto con Gold sono affari miei, hai capito?! Non so cosa io ti abbia fatto di male ma lasciami in pace!”
“Non mi hai fatto niente di male e ammetto che siete quasi teneri insieme, ma perché non diciamo le cose come stanno? Lui è troppo per te e quella specie di progetto del giornalino che portate avanti insieme è un orrore, come la faccia da criceto grasso di una di noi due, e non è certo la mia. Sai cosa? Non devo arrabbiarmi con te, hai ragione. Entro fine anno sarò la capo cheerleader, sarò la reginetta del ballo e avrò il tuo ragazzo, tu invece avrai un grembiule del Granny’s dinner e la tua faccia da criceto grasso.”
Ciò che accadde dopo rimase per molto sulla bocca dell’intera Storybrooke Highschool.
La mano di Belle scattò rapida, prima che qualcuno potesse fare qualcosa, verso la guancia dell’altra.
Ne aveva subite abbastanza ma neanche Regina era arrivata a dirle simili cattiverie.
Le due ragazze si azzuffarono brevemente, dopodichè vennero divise e trascinate nell’ufficio della Coach Tamara.
 
 
“Si può sapere cos’è successo!?” Esclamò Robert entrando di corsa nell’ufficio del preside.
“Signor Gold, non mi pareva che lei fosse stato invitato a questo colloquio. O mi sbaglio?” disse gelidamente il preside Kingsley.
Belle gli fece segno di andarsene.
“No!” disse lui.
“Gold, esca subito da quest’ufficio prima che chiami la segretaria e la faccia sbattere fuori!” ringhiò l’uomo.
Robert guardò impotente la scena, poi uscì e si sedette rabbioso su una sedia appena fuori dalla stanza.
 
Quando Belle uscì, circa venti minuti dopo, lui era ancora lì, e si torceva nervoso le mani.
“Belle!” disse andandole incontro e abbracciandola.
“Cosa ti è saltato in mente di irrompere in quel modo!?” esclamò adirata staccandosi da lui.
“Cos- mi hanno detto che ti eri fatta male!”
“Eh?”
“Non lo so, parlavano di una rissa in palestra!”
Belle lo guardò sconcertata. Le voci giravano velocemente in quella scuola.
“Nessuna rissa. Noi donne siamo più civili di voi ragazzi.”
“E allora cos’è successo?” insisté lui.
“Niente. Ho avuto da dire con una ragazza che…che mi ha insultata.”
“Da dire?”
“Sì. Niente di grave, come vedi sto benissimo. Il preside voleva dei chiarimenti e mi ha assegnato dei pomeriggi extra come punizione per una settimana, nulla di irrimediabile!”
“Hai detto che ti ha insultata…”
Belle non rispose.
“Belle…?”
“Sì?”
“Vuoi parlarne?”
“No.”

"Non sei...arrabbiata con me?”
“No, anche se sei un imbecille che crede di poter irrompere nell’ufficio del preside senza venire annunciato dalla segretaria.”
Lui tirò un sospiro di sollievo e la strinse di nuovo. Sorrise sentendo le braccia e le mani della ragazza cingergli la schiena e stringerlo con altrettanta forza.
“Senti” disse poi Belle, la voce che giungeva da qualche punto impreciso del suo petto, le mani ancora strette intorno a lui “Non è che non te lo voglio dire…è che voglio sbrigarmela. Posso gestire questa cosa. Ho…solo bisogno di capire come, e ora ho bisogno di andare a casa a calmarmi e stare un po’ da sola.”
“Va bene. Per qualsiasi cosa-“
“Tu ci sei. Lo so.”
Rimasero ancora per un momento, abbracciati.
“Ti piace davvero la mia sciarpa?” sussurrò Belle lentamente.
“Certo, perché?”
“Non lo so. Magari era un brutto colore.”
Gold non rispose.
Si limitò ad afferrarle il volto e a poggiare con decisione le proprie labbra su quelle della ragazza.
“Non fai parte del comitato di benvenuto della scuola, vero?” chiese ancora lei.
“Cosa?”
“Non…accompagni gli studenti nuovi a fare il tour della scuola. Non ti occupi di questo genere di cose…giusto?”
“No, perché?”
“Chiedevo solo.”
“Belle c’è qualcosa che-“
“Devo andare” disse semplicemente lei, staccandosi.
 
 
Tink nel frattempo decise che era venuto il momento di agire.
Doveva trovare Regina.












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Everybody Talks - Neon Trees



Ciao a tutti carissimi.
Intanto non mi è ben chiaro se ho risposto a tutte le recensioni, sono più confusa che mai. Poi sono un po' in ritardo, lo ammetto. 
E' periodo di esami purtroppo, il che mi rende sempre più instabile.
Dunque, questo capitolo è stato molto difficile perchè dopo San Valentino avevo ancora voglia di fluff ma non potevo mettere troppo fluff, dovevo inserire un po' di azione. Ma non sono per niente convinta della sua riuscita, sono proprio inquieta. Fatemi sapere voi se tutto questo ha un senso oppure no.
In ogni caso grazie, siete così in tanti che mi seguite e che mi recensite e mi fate trovare anche dei bei messaggi e delle belle parole su twitter perciò vorrei fare un ringraziamento generale a tutti quanti,  perchè siete MARAVIGLIOSI e quando ho iniziato a scrivere questo delirio non avevo idea che sarebbe andata così...bene!
Perciò ci sentiamo tra un po' (non molto spero), e mi scuso in anticipo per una possibile assenza, ma come dicevo prima, esami alle porte ed inoltre ho prove in teatro ogni giorno ormai fino a sabato prossimo (sono molto emozionata per la prima del mio spettacolo <--- cose di cui non ve ne frega niente ma ve lo dico per "giustificare" il ritardo di questi giorni).
Un bacione e un abbraccione a tutti quanti!
Seasonsoflove


PS: A brevissimo l'aggiornamento delle altre fanfiction! :)

 
   
 
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