Capitolo 19
Lilia e Clara Rosetti.
NDA
Ciao a tutti perdonatemi il ritardo ma ora ci
sono. Eccomi qui allora inanzitutto il capitolo non mi piace
molto ma comuque spero sia decente. Inoltre vi avverto che questa fic
sarà mooolto lunga e complicata perciò
preparatevi. Molti di voi mi hanno detto che non
conoscono Shadowhunters beh ho deciso che a ogni
capitolo nel mio angolino autrice vi dirò qualcosa su
Shadowhunters visto che ho deciso che alcuni personaggi
compariranno. questa volta non metto una citazione ma voglio
ringraziare Dubhe per il fantastico Bener
ci
vediano sotto!
«Dobbiamo
trovare il modo di rientrare lì dentro.» dissi.
«Sì,
ma come?» chiese Amy
«Io
un modo ce l’avrei. Una ragazza mi ha invitato a bere
un the» disse James tranquillamente.
Amy ed io lo
guardammo ad occhi sgranati.
«Perché
mi state guardando così?»
«James scusami ma
con tutto il rispetto.. ehm tu sei morto. Quindi,come diavolo fa questa
ragazza
ad averti invitato a bere un the senza correre via urlando?»
chiesi.
James mi
lanciò un’occhiataccia. «Non serve che
tu lo
ribadisca Dottore. So di essere morto okay? Piantala di dirlo in
continuazione» mi
disse acidamente.
Guardandomi male incrociò le braccia sul petto.
«James...» iniziai.
Sentivo le sue sensazioni, che non mi
piacevano per niente. C’era gelosia nei suoi occhi.
«So cosa vuoi dire» disse
piatto. Mi schiarii la gola mentre lo stomaco mi si contorceva per la
tensione.
«James possiamo
parlare?» chiesi.
«Io
vado allora.» fece per dire Amy. La afferrai per un
braccio, trattenendola accanto a noi.
«Non
c’è ne bisogno Lily io e il Dottore parleremo in
un
modo un po’ speciale.» disse James
senza
scomporsi e distogliendo
lo sguardo
quando l’avevo toccata.
Finalmente James
mi fece entrare nella sua mente. Il nostro legame psichico ci consente
di
entrare ognuno nella mente dell’altro. Per entrare nella
mente di James, mi
basta chiudere gli occhi e concentrarmi su di lui. È come
aprire una porta di
una stanza traboccante di oggetti. Solo che al posto degli oggetti, ci
sono le
sue emozioni e i suoi ricordi che, mi si riversano dentro come un fiume
in
piena sommergendomi, facendomi provare emozioni, sensazioni umane, che
non
provavo da quando mi ero nascosto per sfuggire alla Famiglia e per non
farmi
trovare avevo riscritto il mio
DNA. Ero
diventato umano, solo per un po’. Ma era stato... non lo so. Era stato
qualcosa
d’indescrivibile. Tutta quella rabbia, quella
generosità tutta quella
sofferenza, sono tutte emozioni così umane! Quando
m’immergo in James.. beh
ecco.. le esploro tutte. È molto bello il nostro legame, ma
anche molto
confuso, come qualcosa che deve ancora definirsi. Somiglia un
po’, al legame
che avevo con Donna, anche se, non fino a quel punto, è
molto diverso.
James stai
bene?
Sì,
tranquillo, sto bene. Sono solo...ah lascia perdere!
È
per Amy
vero?
No, no non
è
per lei. È solo che.. sono inquieto...
Perché?
Spoiler
Dottore!
Eh dai
Jaimie sto solo cercando di aiutarti!
Non
chiamarmi Jaimie! Non ti permettere mai più di fare una cosa
del genere!
Ma Amy ti chiama...
Appunto, Amelia, non tu,
chiaro?
Ma
perché..?
Perché
odio
quel sopranome. Lo detesto. Permetto ad Amelia di chiamarmi
così solo perché
lei è Lily. Inoltre
lei Clara e Bianca
erano le uniche a potermi chiamare così. Tutte e tre
sostenevano che era un
sopranome dolce, puah!
Anch’io
lo
trovo dolce James.
Lo odio e
solo le ragazze lo trovavano dolce. Tu hai qualche problema
d’identità, vero
Dottore?
Eh? Ma che dici? Io? Chi
sono Bianca e Clara?
Amiche. Bianca non so che
fine abbia fatto.
Clara è morta, è riapparsa a Londra due anni dopo
la sua “morte”e adesso è qui
a Venezia.
Sei sicuro
che sia la stessa ragazza? Questo è impossibile!
Sì, e ha qualcosa
a che fare con te Dottore.
Con me?
Oh spoiler!
E
poi tutto ha sempre a che fare con te! Ora andiamo, voglio capire che
cos’è
successo alla ragazza di prima.
Che ragazza?
Come..?
Ma James era già
uscito dalla mia mente.
Mi ritrovai di
nuovo nel mondo reale, vicino alla balconata, con Amy a sorreggermi. Amy, mi aveva messo un
braccio intorno alla
mia vita per tenermi in piedi. La testa mi girava leggermente, come
ogni volta
che James entrava nella mia mente. Mi appoggiai a lei per non cadere.
«Dottore
stai bene? Sei pallidissimo» mi chiese Amy.
«Si,
si, tranquilla. È tutto normale. Non preoccuparti»
Dissi mentre
il mondo continuava a girare. Malfermo sulle
gambe inciampai e caddi. Il mondo era tutto sottosopra. Vedevo Amy
molto
sfocata e sentivo la sua voce ovattata e confusa. Sentivo il suo
splendido
accento scozzese a kilometri di distanza, come se fosse molto lontana
da me. In
realtà, vedevo anche se piuttosto distorto e sfocato il viso
di Amelia a pochi
centimetri dal mio. Poi tutto si fece nero, senza suono e caddi
nell’oblio.
Non so per
quanto rimasi incosciente, so solo che a un
certo punto il mondo riprese a essere pieno di suoni e colori. Sentii
delle
mani sul mio petto. Capelli che mi solleticavano il collo e Amy che
gridava il
mio nome da qualche parte. «Dottore!».
«Ommiodio
James! Oddio è... che cosa gli è
successo?» la
voce di Amy era nel panico.
«è
solo svenuto Amelia. Sta bene. A parte il colpo in
testa che si è preso, sta bene. Non preoccuparti»
«Ma
come mia è svenuto? Gli alieni non hanno cali di
pressione. Ha due cuori, non più svenire!» stava
dicendo lei infuriata.
«Energia
psichica residua. Succede
a volte quando resto troppo nella sua
mente. L’energia che usiamo per comunicare è
troppa e quando interrompo il
contatto lui ha un leggero capogiro» spiegò James
pratico.
«Leggero capogiro?!
Leggero capogiro?! Questo sarebbe un leggero capogiro? Mi
è svenuto tra le
braccia praticamente!» disse Amelia arrabbiata. Finalmente
ricucì ad aprire gli
occhi e riacquistai la vista. Ero
sdraiato su un pavimento di pietra e Amelia mi stava di fianco, era
china sul
mio petto. James invece era tranquillamente appoggiato alla parete di
fronte.
«Ohi! Che cosa mi
è successo...?» chiesi sollevandomi un poco.
«A..
Ame... Amelia.. Amelia Pond... mi stai soffocando!»
riuscì a dire ansimando.
Lei allentò un
po’
la stretta e spostò la testa indietro per guardarmi negli
occhi. Penso non si
rendesse nemmeno conto che le
sue mani dalle mie spalle erano passate ad accarezzarmi il viso. Era
talmente
agitata! Continuava a riavviarmi i capelli e passarmi le mani sulle
guance,
come se avesse paura che potessi svanire da un momento
all’altro.
«Stai
bene! Stai bene!» esclamò abbracciandomi di nuovo
e
baciandomi le guance.
Le fermai le
mani, prendendole nelle mie e portandomele
al petto. In modo che sentisse i miei cuori battere regolarmente. Poi
le
allontanai il viso dal mio volto guardandola negli occhi.
«Sto
bene Pond sono solo.. Ahi! Che botta!» dissi
portandomi la mano libera alla tesa e tastandomi il
bernoccolo che avevo in testa.
Mettendomi
in piedi, ancora un po’ barcollante mi
appoggiai al muro.
«Ora andiamo a
trova...» cercai di dire mentre Amy, che nel frattempo si era
alzata, avanzò
verso di me, mi guardò negli occhi per due interminabili
secondi e poi mi
baciò. Ero talmente sorpreso che ci misi un attimo per
reagire al bacio.
Automaticamente cinsi la vita di Amelia
mentre le sue mani si persero nei miei capelli scompigliandoli. Lei
intrecciò
le dita nei miei capelli mentre io cercavo di capire come diavolo ci
fossi
finito a baciare quella ragazza. Il bacio era stato meno passionale
della prima
volta. Amy mi aveva
sfiorato le labbra con
un bacio delicato senza approfondirlo. Era stato un semplice contatto
di
labbra. In quel bacio mi stava cercando di trasmettere tutta la sua
preoccupazione e la sua paura per me. Quando ci scostammo, la lasciai e
chiesi
«Perché?»
lei mi sorrise.
«Non
te lo aspettavi vero?» chiese divertita.
«Che
cosa significa quello che è appena successo
Amelia?»
«Cosa
intendi?» mi chiese.
«Perché
mi hai
baciato?» chiesi, lei mi guardò sorpresa.
«Perché
avevo paura di perderti» mi disse con le lacrime
agli occhi.
«Avevo
paura di perderti, adesso che ti ho ritrovato. Ti
ho aspettato per quattordici anni, e per i primi sette anni dopo la tua
partenza sono stata considerata pazza. Quella notte, quando siamo
tornati dalla
Bisanzio, mi hai chiesto perché non ti avevo detto di stare
per sposarmi.
Perché non avevo un’altra scelta Dottore. Credevo
che, non saresti tornato da
me. Avevo paura che, se avessi saputo che dovevo sposarmi, mi avresti
respinta.
Non ho sposato Rory perché lui era la seconda scelta, la
persona che avrei
scelto se tu non fossi stato reale! Ti ho baciato perché ero
preoccupata per te
proprio come hai fatto tu nella Bisanzio».
Quelle
parole mi colpirono come coltelli.
Sulla
Bisanzio? Un bacio? Ma di che cosa sta parlando? E quanto le ho fatto
male
sparendo per anni? Quanto in profondità l’ho
ferita non tornando quella notte
nel
«Andiamo»
dissi
seguendo James e prendendo Amy per mano. Ignorando la stretta allo
stomaco che
avevo per il senso di colpa e per il nervosismo seguii James.
La
passeggiata fu breve svoltammo in un vicolo e
James bussò.
La porta a due battenti
venne aperta e una testa fece capolino. La ragazza non aveva
più di diciassette
anni. Era abbastanza alta 1,80, più o meno, un record per
l’epoca. Era anche abbastanza
magra. La scrutai da capo a piedi. Aveva i capelli rosso scuro, dello
stessa
tonalità di quelli di Amy, cosa che trovai strana. Gli
incredibili capelli
sanguigni erano
legati in una crocchia
alta sulla nuca, due ciocche erano
rimaste dietro
le orecchie una
per ogni orecchio, erano sottili onde rosso carminio. La fronte era
ampia, il
viso era leggermente allungato e spigoloso, il naso dritto, gli zigomi
alti, le
labbra piene e
rosse, il volto molto
pallido, il collo
sottile, le spalle
esili e slanciate, le mani affusolate, ma la cosa che mi colpii furono
gli
occhi; grandi, curiosi, contornati da lunghe ciglia nere, sottili
sopraciglia
rosso scuro. Il colore degli occhi era la vera cosa incredibile
però, erano
identici per colore ai miei. Il vestito era azzurro di satin a
giudicare dal
materiale. Le mani affusolate erano inguantate in sottili guanti bianchi che arrivavano fino
all’avambraccio. Il
vestito invece aveva un corpetto stretto, tanto che mi chiesi come
facesse a
respirare. Il corpetto, decorato di pietre, arrivava fino alla vita
sottile,
dove si apriva in una lunga gonna azzurra con la sottogonna blu scuro.
Lei mi
scrutò incuriosita. Io invece notai che assomigliava ad
Amelia e questo mi
inquietò non poco. Vide James e si aprì in un
sorriso:«Sono felice di
rivedervi» disse la
ragazza con un
fiorentino perfetto. Dall’accento
leggermente
inglese. Un momento.. l’accento era Inglese,
gallese o scozzese? Chi
poteva dirlo? Parlava fiorentino,
eppure qualcosa mi
faceva
supporre che venisse dal Regno Unito. James le sorrise felice di poter
parlare
con qualcuno che non scappasse urlando non appena lo vedeva oltre a -un idiota con un cravattino e
l’acida
reincarnazione di mia moglie- per citare i suoi
pensieri. James
ritenne opportuno finalmente, presentarci.
«Io
sono James
Potter e questi sono i miei compagni di viaggio; la
signorina Amelia
Pond e il Dottore.»
Lei ci
sorrise cordiale.
Raccogliendo
le gonne, la ragazza si scostò dall’uscio
per farci entrare. Poi mi sorrise, sentì Amelia dietro di me
irrigidirsi.
«Voi
siete un dottore?»
«No,
io sono il
Dottore. Mi chiamo così e..»
«Oh voi siete
proprio quello che ci serve. Seguitemi!»
La ragazza salì
le scale facendoci cenno di seguirla. Io la guardai ancora
più stupito. Quella
ragazza era bellissima, ma non era
quello ad attirarmi verso di lei come una calamita.
Emanava un‘aria
strana, potente, nascosta. Aveva un segreto certamente, forse non se ne
rendeva
nemmeno conto. Arrivammo al terzo piano del palazzo, la ragazza
girò la maniglia
della doppia porta a sinistra ed
entrò.
«Clara
ti ho trovato un dottore» esclamò la rossa
entrando.
«No,
io... non
sono un vero proprio.. cioè sono il Dottore ma..»
le parole mi si fermarono in
gola. Sul divano era sdraiata una ragazza, anche lei più o
meno della stessa
età della prima, anche se più minuta, volse gli
occhi verso di me. Annegai nei
suoi grandi occhi castani.
«Potete
fare qualcosa?» mi chiese la rossa che non si era
ancora presentata. Mi
avvicinai e mi
chinai verso la ragazza sul divano, scostandole delicatamente i lisci
capelli
castani dal collo.
Due forellini appena
visibili, come punture, si notavano sul collo candido.
«Oh, questo non
è
niente! Ringraziate che, chi vi ha aggredita, non abbia continuato a
nutrirsi o
avreste perso la vita. Avete perso un po’ di liquidi, nulla
di grave. Bevete
acqua e rimanete sdraiata» le consigliai.
«Vi
ringrazio del vostro parere dottor...» disse
la ragazza dai capelli rossi. Era rimasta
immobile sulla porta e osservava me e Amy cercando di capire suppongo,
che
genere di legame ci fosse tra noi, e come mai le somigliassimo.
Mi alzai in
piedi e sorrisi.
«Niente
dottor, il Dottore, solo il Dottore.»
«Beh
Io voglio il suo nome. Non mi accontenterò di un
semplice il Dottore, straniero»
«Ma
io mi chiamo così!» protestai.
«Voi
non potete chiamarvi il Dottore. È assurdo. Pretendo
di sapere chi siete!» disse lei
con aria
di sfida.
«E
se io non volessi dirvelo? Dopotutto
neanche io so chi siete voi» ribattei in tono
di sfida.
«Voi
non ve ne andrete finché non mi direte chi diavolo
siete!» disse
ostinata la rossa,
appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia sotto
il
seno.
Vedendola
così non potei fare a meno di pensare ad
Amelia, e a quanto quelle due si assimilassero.
«Ve
l’ho detto sono il Dottore! E cosa potreste fare
per fermarmi se
volessi andarmene?»
chiesi con un sorrisetto compiaciuto. Lei ignorò la mia
provocazione e continuò
«Il
Dottore e poi? Voi non potete chiamarvi il Dottore o
io sono la regina Elisabetta!»
«Davvero?»
chiesi schernendola.
«No!Vi
sembra che stia facendo dello spirito?!»
Oh quanto mi
piaceva far infuriare quella ragazza!
Sorrisi, mi piaceva la sua ostinazione.
«Smith»
dissi alla fine usando il mio nome falso.
«Cosa?» mi chiese
perplessa lei.
«Se
vi fa sentire meglio, potete chiamarmi John Smith. E
voi non mi sembrate
esattamente
veneziana comunque»
La sua
spudoratezza non era normale per il galateo
dell’epoca. Questa ragazza così sfrontata mi
piaceva, ma mi spaventava anche.
Una parte di me voleva sapere tutto di lei e dell’altra
ragazza castana.
L’altra parte ne aveva paura, voleva scappare a gambe levate,
voleva prendere
Amy per mano, correre giù per le scale fino al TARDIS e
ripartire lasciandosi
tutto alle spalle. Ma non potevo farlo, non ora che i vampiri rapivano e aggredivano
persone innocenti. Ma
dove diavolo erano i Cacciatori* quando servivano?
«Io
Signor Smith mi chiamo Lilia Rosetti e questa» disse
indicando il divano e la ragazza castana che vi era sdraiata. «è
mia cugina Clara. Siamo fiorentine e voi
invece avete tutta l’aria di essere inglese» si
presento.
Lilia.
Lilia, Lilia, Lilia. Mi ricorda qualcosa. .mi è famigliare
ma.. Fiorentine?
Interessante. Pensai
«Che
cosa fanno due nobili fiorentine qui a Venezia?»
«Che
cosa fa un’inglese qui a Venezia?»
ribatté lei.
«Credo
sia la stessa cosa che porta voi qui signorina
Rosetti»
«Cosa
le fa credere
che la ragione per cui siamo qui sia la stessa Signor
Smith?» mi chiese
indignata.
«Siete
troppo sveglia e troppo impudente per essere qui
per caso»
«E
voi vi prendete un po’ troppe
libertà» mi disse acidamente Lilia.
«Lil
basta!» intervenne una voce, a parlare era stata la
ragazza castana sul divano.
«Potresti
anche dire perché siamo qui Lil. Mi, sembrano
abbastanza affidabili» continuò la ragazza mora,
girandosi su un fianco,
puntellandosi su un gomito e puntando i suoi grandi occhi castani in
quelli
verde scuro cangianti dell’altra.
Lilia
sembrò abbastanza restia alla proposta della sua
amica. Ma alla fine sospirò e ci fece cenno di accomodarci. Il salotto
dov’era stata adagiata Clara era
grande, arioso, con ampie finestre sul Canal Grande.
Accanto al divano, c’era un tavolino basso e
due poltrone. Mentre Amy si accomodava insieme a Lilia che guardava con aria critica
l’abbigliamento un
po’ troppo osé di Amy per l’epoca. James
si stabilì dietro la poltrona
di Amy,
mentre Lilia si
sedeva con compostezza e
con un gran fruscio di gonne nell’altra poltrona. Restava un posto sul
divano.
«Voi
non vi sedete?» mi chiese Clara guardandomi da sopra
il bracciolo del
divano.
Per tutta
risposta mi avviai verso le finestre e mi misi
a camminare avanti e indietro davanti ad esse.
«Lilia
e Clara Rosetti, due nobildonne trasferitesi a
Venezia, molto più impudenti di quanto
consenta la buona educazione. Siete venute qui per
qualcosa di più
grande di un semplice svago non è vero Signorina Lilia?» chiesi
girandomi verso di lei. Teneva
le mani in grembo e mi guardava fisso
negli occhi senza paura, un sopraciglio rosso inarcato, il busto
leggermente in
avanti per potermi ascoltare meglio. Mi avvicinai a lei e mi chinai
verso il
suo viso. Lei non sembrava spaventata, anzi mi guardava
con quell’altezzosa aria di sfida che avevo
capito, la caratterizzava. Mi
portai a
due centimetri dal suo viso, invadendo deliberatamente il suo spazio
personale.
Lei infatti, si spostò indietro sulla sedia e a disagio,
cercò di distogliere
lo sguardo dal mio.
«Mi
sbaglio?» .
Lei deglutì, ovviamente in imbarazzo per la
mia vicinanza.
«No,
non vi sbagliate. Qui succedono delle cose strane»
Mi allontanai da
lei, la vidi riprendere un po’ di contegno e
tornare a respirare normalmente.
«Ad
esempio?» chiesi.
«Succedono
cose strane. Rosanna Calvierri
è apparsa
all’improvviso e si è
eletta protutrice di Venezia qualche mese fa, durante una nostra
vacanza. Ha
aperto una scuola per sole donne e le ragazze.. beh.. hanno cominciato
a
sparire. Così abbiamo deciso di restare.» disse
Clara.
«Dobbiamo
scoprire di più su questa scuola. A cosa gli
servono le ragazze? E la città?» mi chiesi
accarezzandomi il mento, continuando
a guardare fuori.
«Non
lo sappiamo signore. Ma, ci siamo procurate una
mappa.» mi voltai verso il divano.
Clara era in
piedi e si stava dirigendo verso il mobile
al’estremità opposta del salotto. Si
chinò, aprì un’anta del mobile e
tirò
fuori un foglio di pergamena.
Lo portò al basso
tavolino del salotto e vidi che era una
mappa di Venezia. Sotto la dimora dei Calvierri si vedeva
un tunnel.
«La
scuola è impenetrabile, ma passando da un tunnel
sotterraneo posiamo accedervi. L’unico
inconveniente è che
per passare
all’interno qualcuno deve aprire la botola.»
spiegò ancora Clara indicando con
l’indice i punti interessati.
POV Amy
Guardai il Dottore
dalla mia posizione sulla poltrona, guardai Clara, James e Lilia. E poi un’idea mi
folgorò. Se ci fosse stato
qualcuno all’interno, qualcuno che sapeva quando saremmo
entrati e fosse andato
ad aprire la botola..
Allora..
«Dottore!»
esclamai compiaciuta di me stessa. Lui si
voltò verso di me. Incrociai lo sguardo di James che mi
guardava severo e
preoccupato. Mi strinsi nelle spalle, non capivo che cosa avessero
tutti e due.
«Cosa
c’è che non va?» chiesi.
«Tu non lo farai
Lils» mi disse James risoluto.
«James
ha ragione, Amy
Scordatelo. Abbiamo capito
che vuoi
intrufolarti nella scuola e
aprirci la botola. James ed io non siamo stupidi».
«Grazie
per avermi incluso nel siamo
Dottore. Mi fai sentire importante!» scherzò
James.
«Ma..»
provai a protestare.
«No!»
dissero all’unisono.
«Potrei
accompagnarla io, diremo di essere sorelle.
Dopotutto
ci somigliamo» intervenne Lilia.
«Lil
è troppo pericoloso! Non puoi, il Dottore e James
hanno ragione! Ripensateci» disse Clara preoccupata guardando
l’amica.
«Quale
alternativa abbiamo?»
«Amelia
no! È fuori discussione! Non possiamo fare
così»
«Avete
un paino migliore?» chiesi ai miei ragazzi che
sbuffarono rassegnati.
«Oh
e va bene, ma state attente» ci ammonii
il Dottore.
***
Il Dottore
James e Clara
ci accompagnarono fino al palazzo.
Lilia
salì i gradini, stavo per seguirla, quando sentii
una mano fredda afferrarmi per il polso. Mi voltai, di fronte a me
James mi
guardava preoccupato.
«Questa
è una pazzia Lily e tu lo sai bene» mi disse in tono grave. Lo
guardai in quei
profondissimi occhi nocciola.
Verde contro
nocciola, occhi negli occhi. Mi sembrava che
il tempo si fosse fermato per permetterci di parlare.
«James
io...» mi bloccai. Non sapevo come continuare.
«Non
preoccuparti Lily, so cosa mi vuoi dire e so che
vuoi dimostrarci di sapertela cavare da sola, ma tesoro, ascoltami, tu non devi
dimostrare niente a
nessuno ok?»
Sapevo che
era la verità, ma ribattei.
«Io
non ho bisogno della vostra protezione James. Tu e il
Dottore dovete capire che posso anche non essere salvata»
«E
c’è bisogno di farlo in questo modo?»
Io annuii,
gli voltai le spalle e mi dieresi su per le
scale.
Dopodiché
io e Lilia avevamo chiesto udienza. Ad
coglierci avevamo trovato un uomo che ci aveva condotte in una grande
sala con
un trono al centro e, come quella descritta dal Dottore, era spoglia.
Vi si
trovavano però, quattro persone: un ragazzo dai
capelli castani accanto al trono, due uomini di cui non vedevo il viso
e sul
trono era seduta una donna. Doveva essere lei la signora Calvierri. Era
snella,
con i capelli portati sciolti in morbide onde nere, un viso ovale e
occhi
gelidi.
Lilia ed io
c’inchinammo inquiete. Iniziavo a pentirmi di
essermi ficcata in quel guaio. Mi schiarii la gola e iniziai la mia
commedia.
POV James
Come
puoi averglielo lasciato fare?! Ti è
dato di volta il cervello Dottore?!
Non avevo
altra scelta! Anche se gliel’avessi impedito Amy, lo avrebbe
fatto lo steso.
Oh
certo! Perché
lei non sta cercando
d’impressionarti sai?
Ma lei
non...
«James
che diavolo stai facendo?!» mi urlò il Dottore
questa volta, non più mentalmente, quando mi vide fluttuare
verso il palazzo
dei Calvierri.
«Faccio
quello che dovresti fare tu! La seguo» dissi
senza voltarmi a guardarlo.
«Ma
cos..? Non puoi andare dietro ad Amelia!James Potter
rientra nel mio corpo, immediatamente!» mi ordinò.
Lo ignorai e
continuai a fluttuare.
«James
Charlus
Potter torna subito
qui!» mi
urlò. Entrai nel palazzo ignorandolo, lasciandomi un Dottore
parecchio
arrabbiato alle spalle.
Ora dovevo
solo trovare Lily e Lilia. Mi bloccai colpito
da una strana idea. Lila deriva dal latino Lilium esattamente come
Lilian.
Erano praticamente identiche, Lilia aveva gli occhi del Dottore e..
Scacciai
quei pensieri. In quel momento dovevo solo
trovare quelle due,
era questa la cosa
importante.
Come in risposta a
quell’ultimo pensiero sentii l’inconfondibile
accento scozzese di Amy.
«Siamo
orfane, i nostri genitori sono morti e non abbiamo
altro posto dove andare. Io e mia sorella le saremmo
grate se ci acetisse»
disse
Amy. Nella
sua voce non c’era
un’inflessione, non c’era
una virgola
fuori posto, niente indicava il sordo terrore che le avevo visto in
viso mentre
parlavamo sulle scale. Era un’ottima attrice non
c’era dubbio. Seguendo la voce
arrivai nella sala dov’erano state portate. Mi accorsi, con
terrore, che
accanto al trono c’era l’uomo che aveva
aggredito Clara. E guardava la
mia Lily
in modo talmente velenoso che dovetti serrare i pugni contro i fianchi
e
mordermi il labbro per non urlargli di non guardarla in quel modo. La
donna sul
trono sorrise falsa e disse con un tono mellifluo: «E non
saremo lieti di
accogliere due povere orfane.». Un uomo che era rimasto in
ombra fino a quel
momento guidò Amy e Lilia per una lunga scalinata di marmo.
Poi passarono per
alcuni corridoi tutti uguali, fino ad arrivare a un dormitorio che
somigliava a
quello maschile di Hogwarts. Era una stanza circolare con cinque letti
e un
soffitto di legno. A differenza dei dormitori di Hogwarts
però, i letti non
erano a baldacchino,le coperte non erano di broccato rosso, le finestre
erano
coperte da spesse tende che non facevano entrare i raggi solari del
tardo
pomeriggio. La stanza era illuminata da candele bianche che mandavano
inquietanti bagliori sulle pareti. Non somigliava per niente agli
accoglienti
dormitori nella torre di Grifondoro a Hogwarts. Mi guardai intorno, non
c’era
nessuno oltre a me, Lilia e Lils. L’uomo che le aveva
accompagnate li, se n’era
andato dopo aver porto alle ragazze due tuniche bianche. Era quella
l’occasione
per uscire allo scoperto.
«Ciao
come va?» chiesi tornando visibile. Lilia e Lils
fecero un salto indietro spaventate.
«James!
Mi hai spaventata a morte! Sei un idiota Potter
lo sai?!» mi disse Amy guardandomi ancora leggermente scossa.
«Allora
qual è il piano tesoro?» chiesi sapendo di farla
infuriare. Lei abbassò la voce, ma anche sussurrando, si
poteva sentire che era
molto arrabbiata.
«James
Potter che diavolo ci fai tu qui?! E non
chiamarmi Tesoro!» Io sorrisi, con il sorriso
più arrogante che
potei. Il sorriso che pensavo la irritasse di più. Adoravo
vederla arrabbiata,
aera ancora più bella.
Sì, lo so, sono
una persona masochista. Ma sono James Potter dopotutto.
«Togliti
quel sorrisetto irritante dalla faccia Potter!
Chi ti ha mandato qui? Il Dottore?
Vi ho
detto di lasciarmi fare!» gridò sussurrando
irritata.
«Beh
non mi sembra così male avere James con noi ci
potrebbe aiutare a orientarci in questo labirinto che chiamano
scuola» disse
Lilia.
«Ti
ringrazio per aver preso le mie difese con la
deliziosa Amelia Pond!» dissi scoccando un’occhiata
ad Amy che mi guardava
irritata.
«Quando
voi due avrete finito di flirtare,avremmo un
piano da elaborare, sapete?» dissi Amy.
Sorrisi
sornione, mi stavo divertendo un mondo.
«Gelosa
Pond?» dissi beffardo.
«Ti
piacerebbe Potter!» mi gridò lei.
***
POV Amy
Il piano era
semplice. Lilia ed io saremmo andate nel
cortile a mezzanotte e avremmo aperto la botola. James
ci avrebbe aiutate. Così alle 11.30, io e
Lilia eravamo scese con quella tunica bianca addosso e due lampade ad
olio per
i corridoi bui e umidi. Mi
tornò in
mente, come in un flashback bizzarro, la volta in cui, quando nella mia
vita
precedente a dodici anni James ed io eravamo sgattaiolati fuori dalla
Torre di
Grifondoro e dal castello di Hogwarts, per aiutare la mia migliore
amica.
Scendemmo cercando di non fare rumore. Una volta arrivate
nell’ampio cortile
circolare, posai la lampada sul bordo del pozzo insieme a quella di
Lilia. Prendemmo
ognuna l’estremità della grata di
ferro e tirammo. Dopo
quella che mi
sembrò un eternità finalmente la grata
scivolò di lato e la botola fu
aperta.
«Amy
veloce! Ho sentito qualcuno» sussurro concitata
Lilia correndo sotto i portici che davano sul cortile, nascondendosi
dietro a
un pilastro. Raccolsi la gonna per correre verso l’arco,
quando sentii dei
passi dietro di me, mi voltai spaventata e urlai con tutto il fiato che
avevo
in gola, in un grido disperato: «James!»
To
be continued
Piccolo
Angolino Autrice
Riguardo ai personaggi nel benner i primi due in salto da sinistra sono spoiler. perciò dovrete aspettare per sapere chi sono. Gli altri invece penso sappiate tutti chi sono. il primo vicino alla ragazza misteriosa è John Smith. (il dottore umano per intenderci) Nella riga sotto abbiamo James Potter (Anche se non mi soddisfa granché Andrew Girldried non ce n'erano altri malgrado io e Dubhe abbiamo passato un po' di tempo a pensarci) Vicino abbiamo Eleven (naturalmnte al centro visto che tuto ruota attorno a lui. e poi abbiamo la nostra cara Amelia/Lilian. E nella riga sotto ovviamente la carissima Rose Tyler (che non vedo l'ora d'introdurre ho già il capitolo pronto) Ten ( si non potevo non far tornare Ten mi manca troppo!) e Donna Nobble (si anche lei mi manca ma riguardo a lei non dico nulla. Ancora una cosa devo dirvi le prime cose su Shadowhunters. Visto che non tutti sanno qualcosa su Shadowhunters ho deciso di spiegarvelo. Ma siccome le informazioni sono tantissime ad ogni capitolo dirò qualcosa su questo argomento in modo che voi arriviate preparati ai capitoli che riguardano i personaggi di Shadowhunters. innanzitutto L’universo di Shadowhunters è stato scritto ed ideato da Cassandra Clare. In questo universo sono ambientate le seguenti serie della Clare The mortal Instumenrts e The infernal Devicces. (più la serie Spin-of The Magnus Bane Cronicolsma che non ci riguarda. e il sequel di the mortal Instuments ancora in fase di scrittura) La prima è The Mortal Instuments series (serie degli Strumenti Mortali) da cui hanno anche tratto un film
The mortal instumers è ambientata nel 2007 e narra le vicende di una ragazza di nome Clary Fray la serie è composta da 6 libri e ambientata a New York anche se negli ultimi libri l’ambientazione è un po’ cambiata.(qui di seguito troverete l’elenco dei libri con il titolo in inglese e in italiano)
1 The Mortal Instumers - City of Bones in
italiano Shadowhunters Città
di Ossa
2 The Mortal Instruments - City of Ashes
Shadowhunters- Città di Cenere
3 The
Mortal Instruments -City of Glass Shadowhunters Città
di Vetro
4 The Mortal Instruments -City of Fallen Angels
Shadowhunters – Città degli Angeli Caduti
5 The Mortal Instruments -City of Lost Souls
Shadowhunters –Città delle Anime Perdute
6 The Mortal Instruments -City of Heavenly Fire Shadowhunters – Città del Fuoco Celeste (in uscita in inglese il 27 maggio 2014 da noi a luglio non vedo l’ora!)
Ma quella che interessa a noi caro lettore è la seconda serie . The infernal Devices la trilogia prequel di The Mortal Instuments . Ambientata nella Londra Vittoriana (si io amo la Londra Vittoriana e la Clare malgrado l’adattamento sovrannaturale l’ha resa benissimo) e narra le vicende degli antenati dei protagonisti di The Mortal Instuments (qui di seguito i titoli dei libri in inglese e in italiano )
1 The Infernal Devices - Clockwork Angel in
italiano Shadowhunters le Origini – L’angelo
2 The Infernal Devices- Clookwork Prince in
italiano Shadowhunters
le Origini- Il Principe
3The Infernal Devices – Clookwork
Princess in Italiano Shadowhunters le Origini – La Principessa
Ora che vi ho illustrato quali sono le due serie iniziamo dalle basi. Che cos’è uno Shadowhunter? (Shadowhunter o Shadowhunters al plurale si scrive tutto attaccato) Gli Shadowhunters sono Cacciatori di Demoni Hanno sangue angelico nelle vene (anche se la Clare non specifica quanto ne hanno) questo sangue gli consente forza e velocità sorprendenti. infatti si possono chiamare anche Nephlim o Cacciatori grazie al fatto che hanno questo sangue particolare. Difendono il mondo dalle orde di demoni che tentano di invaderlo giungendo da altre dimensioni. vi spiegherò altro nel prossimo capitolo. Cosa centra il Dottore con loro? Lo scoprirete
e ora ringrazio wendy_candy per le sue recensioni fantastiche
Run_ per il fatto di farmi così tanti complimenti che non merito.
dubhe01 sei la migliore amica del mondo e grazie per il benner.
shalycohen sono felice di tirarti su di morale
HelenaLestrange ti ringrazio perché recensisci sempre
spero
di avervi incuriosito recensite
Baci
Marty Evans