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Autore: Inathia Len    23/05/2014    1 recensioni
Celia Stebbins è una ragazza qualsiasi, ma nasconde un segreto.
Celia sogna.
Celia ricorda.
Di un tempo in cui un uomo che viaggia in una cabina blu più grande all'interni rispetto all'esterno l'ha salvata dalla morte, quando era solo una bambina. Ma Celia non sa la verità, non sa che la donna che chiama madre non lo è davvero, non sa chi lei sia.
Quando i sogni si colorano di rosso e Celia ricorda di un pianeta andato distrutto, sa che deve scoprire la verità. E sa anche che c'è un solo uomo che la può aiutare: Sherlock Holmes.
Primo cross-over tra Doctor Who e Sherlock, ambientato tra la seconda e la terza stagione del primo e dopo la terza del secondo. Fatemi sapere che ne pensate :-)
Genere: Angst, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A dinner with my collegue



-Non riesco a capire perché ti interessi a questo... bè, caso, anche se non sono bene sicuro che lo sia.-

Erano di nuovo al parco, di nuovo si mangiava cinese su una panchina perché Angelo aveva messo la candela al tavolo e aveva fatto loro l'occhiolino. E di nuovo John si era alzato e se n'era andato, rincorso da Sherlock, ed erano finiti al parco.

-Voglio capire- spiegò Sherlock che, come suo solito, non aveva ancora toccato cibo.

-E se avessimo a che fare con una mitomane, con una pazza?- chiese John, partendo all'attacco del suo involtino vietnamita. -Oppure ha visto un cartone animato troppo violento quando era bambina e questo l'ha portata a fare quei disegni...-

-Ed è andata avanti a sognarlo per tutta la vita? No, non ha senso.-

-Forse questa cosa un senso non ce l'ha. Io dico che dovremmo consultare un esperto, solo per essere sicuri che non stiamo perdendo tempo.-

Sherlock scosse la testa, portando le lunghe gambe al petto e circondandole con le braccia.

-Io non consulto nessuno. È la gente che consulta me- disse, con lo stesso tono stizzito di un bambino al quale veniva negato il giocattolo tanto desiderato.

-Non le abbiamo chiesto nulla della madre- realizzò improvvisamente John, rimanendo a mezz'aria con il suo boccone di pollo fritto. Le labbra di Sherlock si arricciarono in un sorriso, anche se continuò a guardare di fronte a sé. -Che c'è, che mi sono perso?-

-Non abbiamo bisogno di sapere nulla, da Celia.-

John represse quel qualcosa che gli rodeva dentro ogni volta che Sherlock là chiamava per nome.

-E chi lo ha deciso?- chiese, la voce salita di un'ottava. L'idea di un loro colloquio privato, chissà perché, lo metteva terribilmente a disagio. Quasi fosse geloso. Che assurdità!

-Roona non centra nulla, sono certo che non sappia niente che possa tornarci utile.-

-Hai fatto indagini per conto tuo- borbottò John, leggermente infastidito, mentre si alzava per buttare i contenitori di cibo.

-Le ha fatte Anderson per me. Mi doveva un favore- aggiunse velocemente Sherlock, notando lo sguardo di John. -Lo sai che non è più quel pezzo di cretino che era un tempo. Bè, non è il genio di Scotland Yard, ma è quasi sopportabile. Lo sapevi che ha messo su un mio fan club?-

-Anderson- borbottò John, passandosi una mano sul volto, -hai chiesto aiuto ad Anderson?!-

-Non farne una tragedia. E poi, il fatto che per un pomeriggio non abbia lavorato per Scotland Yard non può che essere stato un guadagno per la polizia.-

-Ah, ecco. Mi sembrava strano che tu lo riempissi di complimenti improvvisamente- ridacchiò John. -Allora, che ha scoperto il tuo segugio?-

-Assolutamente niente. Ma, per una volta, non è colpa di Anderson. Roona Stebbins è pulita, una tipica cinquantenne londinese. Non c'è mai stato nulla di notevole o strano nella sua vita, tutto nella media, niente che la distingua dagli altri.-

-A parte il fatto che ha una figlia che non è sua figlia, la quale disegnava, a otto anni, alieni con la stessa abilità di un professionista. Ah, senza dimenticare il fatto che è convinta di provenire da un altro pianeta, andato distrutto- commentò sarcastico John.

-A parte quello, esatto- ribadì Sherlock, ma non c'era traccia di ironia nella sua voce. Voleva davvero capire cosa stesse succedendo, il mistero si infittiva e lui si stava divertendo sempre più.

-E riguardo all'adozione che mi dici?-

-Tutto in regola. La bambina è arrivata in orfanotrofio alla mattina e nel pomeriggio era già a casa con Roona.-

-Questo non è molto nella norma.-

-Concordo, ma evidentemente il marito di Roona aveva un bel po' di soldi e sapeva essere piuttosto convincente.-

-Marito? Hai detto che non c'era nessun signor Stebbins!-

-Nei documenti appare solo in quella circostanza e questo sì che è piuttosto strano. Ma niente le impedisce di essere sposata. A quanto risulta dai documenti, si erano appena sposati e lui è deceduto dopo poco.-

-Quindi sembra compaia giusto in tempo per permetterle di adottare Celia- commentò John.

-Esattamente- disse Sherlock, girandosi questa volta verso di lui e guardandolo intensamente. -Quindi...?-

-Quindi bisogna indagare su questo signor Stebbins... O lo hai già chiesto ad Anderson?- chiese John, più amaramente di quanto volesse.

-Questo è tutto per noi. Pensavo di passare domani mattina dalla cara Roona, che sembra sempre contenta di vedermi. Ci vediamo sotto casa sua verso le dieci?-

John scosse la testa.

-Ho il turno al laboratorio, domani. Sono libero nel pomeriggio.-

Sherlock rimase in silenzio, le mani giunte sotto il mento.

-Hai degli appuntamenti?-

-Uno alle undici e uno mezzogiorno.-

-Quindi, se io portassi lì Celia per una visita verso le dieci...-

-Io sarei libero, certo, ma non ne capisco lo scopo. Sta poco bene?-

-John- lo riprese Sherlock.

-Che c'è?-

-Ma per vedere se quelle cose sugli alieni sono vere oppure no!-

-Oh, giusto- commentò John, lo sguardo fisso per terra, mentre uno strano rossore gli colorava le guance. -Bè, tu portala, male non le farà.-

-Così pomeriggio potrai venire con me da Roona- cominciò Sherlock, interrotto dal segnale di arrivo di un messaggio. Tirò fuori il telefono e sbarrò gli occhi. Lo passò poi a John, le mani tremanti.

-Oh cavolo- fu l'unico commento di John. -Doppio cavolo.-

  
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