Ventitrè maggio: ritorno.
voltarsi indietro e guardare negli occhi il passato,
senza rimorsi, senza pensieri, senza giudizi,
riesce persino a stendere un tenue sorriso sulle labbra
tumide e appena screpolate dal vento vorace;
tremano le ciglia, sussultano le palpebre,
guardando e scrutando, sezionando i ricordi e
cercandovi tra le lunghe fila dei collegamenti,
delle idee; si cancellano gli eterni e se? Che logorano
la mente e contorcono le interiora in strette ferree;
s’ignorano i ma, i però e i nonostante tutto.
Nel bene e nel male ci sono sempre cose belle,
persone importanti, azioni significative, parole adatte,
momenti perfetti ed idilliaci, incubi screziati d’azzurro intenso,
sogni all’ombra di un grigio pino:
nel bene e nel male il nostro passato ci ha formato,
ci ha modellato, ci ha plasmato;
siamo il frutto di errori e di vittorie, di azzardi e di casualità.
Ma alla fin fine siamo pur sempre qualcuno, siamo noi,
e questo dovrebbe bastarci.
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