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Autore: Conny Guitar    25/05/2014    1 recensioni
Ci sono montagne color panna che non verranno shiacciate, e quell'acquetta divina che beveva l'uomo oscuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardo confuso il monitor del computer, con il suo foglio Word immacolato che sembra una distesa così grande, così minacciosa. Le mie mani si avvicinano avide alla tastiera, come un ragazzino davanti ai giornalini porno scovati in qualche recondito cassetto del padre. Rimango non so quanto con le mani tremanti a non più di due centimetri da quegli sporgenti tasti color panna che ora sembrano montagne invalicabili dentro cui si annidano mostri sconosciuti. Le appoggio infine ai tasti stessi, ma non ne premo neanche uno, sconfitto. Ho questa crisi di ispirazione da non so neanche più quanto tempo. Credo di star per impazzire. C'è una bottiglia di gin dietro al computer, vedo un pezzo di collo che spunta. È vuota. Sospiro. Badate bene, non sono così sfigato da aver finito l'ultima bottiglia di liquore. Nella credenza ci sono ancora svariate bottiglie di tutti i tipi. Mi alzo, strascicando i piedi fino al salotto. In quella credenza c'è l'oggetto dei miei desideri: una bottiglia di vodka della migliore qualità, all'incirca 40 gradi. L'avevo comprata per un' occasione speciale, l'acquetta, come sembra voler dire il nome, quando ancora Jane viveva con me e la piccola ma accogliente casa del suo amante era lontana. È evidente che verrà utilizzata per un' occasione molto poco speciale. Ma anche no. Potrei aprirla per festeggiare il mio non-ritorno a scrivere. Peccato che è ogni giorno, da un anno e mezzo a questa parte, che faccio questa festa. È dall'età di ventidue anni che scrivo più o meno senza interruzione, un libro ogni due, tre anni al massimo nel caso di particolari tomi, senza contare periodi più lunghi in cui capitava una trasposizione cinematografica che mi impegnava moltissimo. Due, tre anni passati a pensare, scrivere, rivedere, correggere, litigare con editori e grafici sulle copertine e le varie beghe che fanno parte della pubblicazione di un libro. Sono sempre stato molto pignolo sulle mie storie; non ho mai scritto di getto, discriminando invece le idee con pazienza e coscienza. Alla fine sono sempre rimasto con poche idee nel cervello: le poche che mi servivano per scrivere il libro, pubblicarlo, e farne un bestseller. Tutti mi hanno sempre chiesto come facessi ad azzeccare ogni singolo libro senza mai fallire. Il "segreto del mio successo", se proprio vogliamo chiamarlo così, è quello di cui sopra, nulla di più. Scriversi il libro prima nella mente, rivederlo tutto, curare ogni, singola parola. Ho competamente occupato così poco meno di trent'anni della mia vita, a scrivere thriller e noir tradotti e venduti in tutto il mondo. Sono diventato più di uno scrittore di polizieschi, come la gente ignorantemente li definisce, cercando di fare sempre di tutta l'erba un fascio. Sono diventato un profeta, una specie di Osho della narrativa.
Sarà per tutta questa occupazione che mia moglie, Jane, mi ha lasciato per il suo amante, quello a cui ormai aveva giurato fedeltà eterna, rinunciando a tutte le altre avventure occasionali con sconosciuti e con me.
Prendo la bottiglia (vodka russa di altissima qualità) e torno nel mio studio. La casa è silenziosa, così grande, piena di mobili costati un patrimonio, eppure vuota. Le cose grandi dovrebbero essere fatte per essere riempite, è logico. Ma questa casa è vuota. Ha iniziato a svuotarsi, lenta ma inesorabile, quando Jane ha scoperto di non poter avere figli, anni fa. A me non fregava poi più di tanto, ma lei era caduta in depressione e c'erano voluti mesi e psicologi per farla riprendere.
-Potremmo adottarne uno o due- le avevo proposto, non vedendo la differenza tra averli biologicamente nostri o no. Niente gravidanza e parto, ma un bambino già in grado di mangiare e magari non proprio ameba come sono i primi tempi. Avrebbe dovuto esserne contenta. Avrebbe dovuto benedire il suo utero sterile, se fosse stata incline alla ragionevolezza.
-Non capisci proprio un cazzo-; detto così, con una voce incolore che poteva solo appartenere al testimone di un atto di disumana violenza perpetrata da un folle psicotico verso una creatura indifesa. Vai a capirle, le persone reali.

Ogni mio romanzo è caratterizzato da due elementi che compiaiono solitamente insieme (sulla scena del delitto, in mano all'assassino...) e che ai più potrebbero sembrare banali: Dracula di Bram Stoker, ed una bottiglia di vodka. Dracula è stato il primo libro horror che abbia mai letto, uno di quei libri che non puoi facilmente scordare. La vodka è semplicemente la mia bevanda preferita, ammetto di preferirla all'acqua. È anche il primo alcolico che abbia mai assaggiato, a casa del mio amico d'infanzia Dean. I critici si sono autoconvinti che io abbia letteralmente un' ossessione per questi due oggetti, e potrebbero non avere tutti i torti, ma la gente comune non nota mai le sottigliezze, troppo presa dalla banale ed inutile esistenza quotidiana. È l'umanità che si lascia trascinare dallo scorrere del tempo, mentre la morte ride.
Un uomo oscuro era seduto in poltrona, in mano aveva una bottiglia di vodka russa e sul tavolino verde un po' traballante collocato tra la poltrona e la grande finestra che mostrava una New York frenetica ed abbandonata a sè stessa, vi era un libro chiuso; un segnalibro era infilato: 'Mi si consenta di cominciare dai fatti - fatti nudi e crudi, verifcati per mezzo di libri e cifre - sui quali non possono sussistere dubbi'. "Il sorriso del destino", bestseller in tutto il mondo.
Sono tornato al computer, l'orologio sulla parete sembra urlare che sono le due di notte, e l'urlo rimbalza sulle pareti, assordandomi. Tuttavia una persona esterna non udirebbe nulla, solo il ticchettare lieve ma continuo del sopracitato orologio. Mi rigiro la bottiglia tra le mani, desidero saggiarne bene il peso, la forma, il colore del divino liquido, quasi temendo che non esista. Finalmente la apro.
-A te, cara Jane, che sei partita per altri lidi, ed a te tutta, umanità, limitata ma infinita-.
Bevo mezza bottiglia. Guardo lo schermo che si fa sempre meno nitido, mentre parole si confondo nel cervello. Anche per stasera, le montagne color panna non verranno schiacciate.

The corner: senza nessuno scopo preciso. Fate voi. "Mi si consenta ecc." è una frase di Dracula *capitan Ovvio*.
P.S: perdonatemi anche l'intro
   
 
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